Terraformare Marte

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di Oliver Melis

La parola terraformazione significa dare a un corpo celeste le caratteristiche, uniche nel sistema solare, della nostra casa, la Terra, cioè renderlo in grado di sostenere la vita come noi la conosciamo. Spesso il termine viene associato a Marte, il pianeta che forse ha più similitudini con il nostro pianeta, in teoria il più facile da terraformare, ammesso un giorno sulla Terra si sviluppi una tecnologia simile.

Il giorno marziano è lungo poco più di 24 ore, perfetto per permettere l’esistenza di vegetazione senza sconvolgerne troppo i cicli vitali. Marte possiede tutti gli elementi necessari per creare materiale da costruzione, come plastica, metalli e vetro, e ha acqua congelata nel sottosuolo che potrebbe essere riutilizzata per creare dei mari o degli oceani.

Nel caso del nostro rosso vicino si tratterebbe forse di un ritorno alle origini, in quanto, Marte un tempo era molto più ospitale, con temperature più miti e con acqua liquida che scorreva in superficie. Non sappiamo come ma qualcosa sul pianeta rosso è cambiato, la sua atmosfera è andata quasi del tutto persa, forse a causa del vento solare e alla mancanza di un campo magnetico apprezzabile, che come accade sulla Terra lo avrebbe avvolto e protetto dal soffio del Sole.

Oggi Marte è un pianeta freddo, anzi gelido con temperature estremamente basse con medie di -60° C e con un’atmosfera densa un centesimo della nostra che non garantirebbe nessuna schermatura dalle radiazioni cosmiche abbastanza efficace da consentire di vivere a lungo sulla sua superficie senza schermature. Anche un’ipotetica missione umana su Marte, come quelle previste dalla NASA per il quarto decennio di questo secolo o come quelle annunciate dall’imprenditore proprietario di SpaceX, Elon Musk, dovrebbe dosare con attenzione il tempo di esposizione ai raggi solari non schermati dalla tenue atmosfera per evitare il rischio di assorbire una quantità enorme di radiazione ultravioletta, senza considerare la mancanza dello scudo di ozono e dello schermo del campo magnetico.



Il processo di Terraformazione potrebbe donare a Marte le caratteristiche perse milioni di anni fa e dopo una prima fase di esplorazione che comunque, visti i continui tagli alla NASA e il ritardo sugli sviluppi di nuovi sistemi di lancio per esplorare lo spazio profondo, non ha una data ben definita, gli scienziati potrebbero provare a ricreare le condizioni adatte a sostenere la vita.

Inizialmente si dovrebbe cercare un modo efficace per innalzare la temperatura del pianeta, cosa che si potrebbe ottenere immettendo nella tenue atmosfera marziana i gas che creano l’effetto serra, un ottimo candidato sarebbe la temibile anidride carbonica o CO2. Questo si potrebbe fare costruendo degli stabilimenti automatici per la produzione del gas serra che sarebbe in grado di trattenere il calore di Marte e catturare quello solare, come una serra vera e propria, impedendo la dispersione di una parte dei fotoni solari. Altri candidati ottimi per generare questo effetto sono i gas a base di fluoro, forse facilmente reperibili sul suolo marziano.

Robert Zubrin, ingegnere aerospaziale, coordinatore di vari progetti della NASA e fondatore della Mars Society, è convinto che questo sistema potrebbe funzionare. “In poche decine di anni, la temperatura su Marte aumenterebbe già di oltre 10°C”.

L’aumento della temperatura scatenerebbe il rilascio di anidride carbonica dal suolo di marte che contribuirebbe ad innalzare ancora di più la temperatura rendendo l’atmosfera più densa, forse un giorno gli esploratori non sarebbero costretti a utilizzare ingombranti tute ma solo dei semplici respiratori.

Con l’aumento della temperatura, i ghiacci nel sottosuolo si scioglierebbero restituendo a Marte la sua acqua che potrebbe tornare nei letti dei fiumi prosciugati, andando a formare laghi e mari e questo potrebbe innescare il ciclo dell’acqua con la formazione di nubi e piogge. Marte a questo punto sarebbe pronto per far rinascere la vita o supportare la vita impiantata dagli scienziati della Terra. Si potrebbe iniziare con microorganismi semplici, alghe e poi piante più complesse che grazie alla grande quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera prospererebbero indisturbate ricoprendo il suolo marziano.

Un ulteriore passo sarebbe quello di rendere l’atmosfera marziana respirabile e questo lo potrebbero fare le piante che attraverso la fotosintesi clorofilliana produrrebbero ossigeno.

Quanto tempo serve? Forse un centinaio di ani per riscaldare l’atmosfera a livelli accettabili ma migliaia per renderla respirabile.

Dice Zubrin: “Non credo che Marte sarà terraformato in questo modo. Stiamo tentando di risolvere con una mente del XX secolo un problema del XXII secolo.”

Insomma, dal punto di vista scientifico, la terraformazione di Marte pare possibile. Eppure, non tutti gli scienziati concordano sull’opportunità di farlo, e il dibattito parte, ovviamente, dalla domanda: a che scopo?

Per Christopher McKay, la motivazione che dovrebbe spingere i terrestri del prossimo futuro è la volontà di restituire Marte ai marziani, cioè alle forme di vita che si pensa abbiano abitato il pianeta rosso quando le condizioni ambientali erano più favorevoli. “Io voto per la vita”, ha detto intervenendo a un dibattito sulla terraformazione di Marte nell’ambito della Astrobiology Science Conference della NASA. “Marte ha vissuto per breve tempo, è morto giovane e ha lasciato un corpo bellissimo… E’ bellissimo così com’è, ma credo che sarebbe ancora più bello se ripristinassimo la biosfera che possedeva.”

Ci sono anche tanti che non concordano sul tentare un esperimento del genere, di lunga durata e sicuramente molto costoso. James Kasting, geoscienziato alla Pennsylvania State University, che pur avendo scritto insieme a McKay sull’argomento, ha una visione piuttosto diversa dal collega. “Personalmente non mi darei tanto da fare per terraformare Marte solo per renderlo abitabile per le piante. Sono più interessato agli esseri umani… Ci vorrebbero 40000 anni per produrre l’ossigeno. E’ un’impresa che fatico a pensare realizzabile. Pertanto non ci rimarrebbe che terraformare il pianeta per le piante, e dobbiamo chiederci se ne valga davvero la pena”.

Terraformare Marte ci potrebbe aiutare a capire come nasce la vita, come affermano alcuni e altri, come gli entusiasti della Mars Society, affermano che terraformare il pianeta rosso garantirebbe una seconda casa all’umanità in un lontano futuro.

Posizioni che comunque guardano molto avanti, a quando la Terra, a causa dell’espansione del Sole non sarà più abitabile ma, con diversi miliardi di anni a disposizione, c’è tutto il tempo di studiare tecnologie più pratiche di quelle proposte, ammesso che la nostra esistenza duri cosi tanto.

Fonte: Astronomia.com

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