Supremazia Quantistica, razzismo e politicamente corretto applicato alla scienza

Dopo la notizia, del conseguimento da parte di Google, ripresa praticamente da tutte le riviste ed i siti di informazione scientifica, della supremazia quantistica, alcuni scienziati hanno scritto a Nature, che aveva pubblicato per prima la notizia, accusando Google di razzismo e violenza per la scelta della definizione "Supremazia Quantistica".

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Possiamo dirlo?

Non se ne può più!

Siamo ormai al punto che pure la scienza deve fare attenzione a come si esprime per salvaguardarsi dai soliti pasionari del politicamente corretto.

Il fatto:

Google ha fatto sapere di aver raggiunto la tanto agognata “supremazia quantistica” grazie ad un computer quantistico che è riuscito ad eseguire in pochi minuti un calcolo impossibile da risolvere per i supercomputer di tipo tradizionale se non con tempistiche nell’ordine di centinaia o migliaia di anni.



Dopo questa notizia, ripresa praticamente da tutte le riviste ed i siti di informazione scientifica, alcuni scienziati hanno scritto a Nature, che aveva pubblicato per prima la notizia, accusando Google di razzismo e violenza per la scelta della definizione “Supremazia Quantistica”.

Sono almeno tre decenni che si parla e si insegue la supremazia quantistica, cioè la capacità di un computer quantistico di eseguire operazioni troppo complesse per i computer dotati di architettura classica.

Molti scienziati e tecnici, infatti, hanno gioito per il traguardo raggiunto ma alcuni, un gruppo di 13 scienziati è arrivato a firmare una lettera aperta, poi pubblicata sulla stessa rivista Nature, definendo il termine “supremazia quantistica” come violento e razzista.

​”A nostro avviso,” è scritto nella lettera, “la ‘supremazia’ ha sfumature di violenza, neocolonialismo e razzismo attraverso la sua associazione con ‘supremazia bianca’“, Chiediamo quindi alla comunità scientifica di utilizzare piuttosto l’espressione di ‘vantaggio quantico’. Il linguaggio intrinsecamente violento si è insinuato anche in altri rami della scienza. Nel volo spaziale umano e robotico, ad esempio, termini come ‘conquista’, ‘colonizzazione’ e ‘insediamento’ evocano l’argomento ‘terra nullius’ addotto al tempo del colonialismo e dovrebbero venire contestualizzati contro le questioni in corso riguardanti il neocolonialismo”.

Insomma, siamo al parossismo del concetto di correttezza, un parossismo che sfiora ormai il fondamentalismo.

Notare che oltre che con “Supremazia quantistica” i 13 pasionari del politicamente corretto se la prendono anche con espressioni come “conquista della spazio”, “Colonizzazione” e “Insediamento” accusando, in maniera chiaramente esplicita, chi li usa di neocolonialismo.

Probabilmente parliamo di personaggi che poco hanno da dire, attualmente, nel settore della ricerca e che hanno cercato di fare parlare di sé con questa lettera, ma non sono i primi. Lo scorso agosto, un team di ricercatori del laboratorio Human Interface Technology in Nuova Zelanda era arrivato a dichiarare ‘problematico’ il fatto che la maggior parte dei robot fossero costruiti in plastica bianca, una caratteristica che sostenevano, “solleva preoccupazioni per l’imperialismo e la supremazia bianca“.

Com’era prevedibile, sui social molti commentatori hanno deriso Nature per aver pubblicato la lettera e non poteva essere diversamente in un mondo in cui sono ormai moltissime le persone che si sentono castrate dal “politicamente corretto”.

Siamo al punto che nella vita di tutti i giorni non si può più dire che un africano ha la pelle nera ma occorre utilizzare elaborate circumvoluzioni semantiche anche solo, per esempio, per spiegare l’adattamento fenotipico che ha portato gli esseri umani africani ad esprimere una notevole quantità di melanina per adattare la propria pelle a resistere al calore e alla luce del Sole rendendola più scura.

Di recente ho visto su facebook un meme, peraltro spiritoso, su un’astronauta donna che aveva parcheggiato in modo improbabile la sua capsula spaziale: l’autore è stato subissato di critiche ed accuse di sessismo, al punto che ha dovuto cancellare il post e scusarsi con il capo cosparso di cenere per averlo concepito e pubblicato.

Siamo ormai all’assurdo. Nature avrebbe dovuto ignorare e cestinare la “lettera aperta”, non pubblicarla.

Su Twitter, in seguito alla pubblicazione della lettera sono piovute critiche a Nature e, ovviamente, battute anche salaci, tipo “Wait till computers start flashing the Quantum Supremacy symbol — Mickey Mouse Institute For the Blind (@Blind_Mickey)” oppure “La supremazia del compact disc sta ignorando gli aspetti positivi della cultura del floppy disk“.

Insomma, sempre di più è necessario che la politica, ed i suoi modi ormai inqualificabili, resti fuori dalla scienza, occupandosene solo quel tanto necessario a deliberare i sacrosanti contributi alla ricerca che troppo spesso sono negati o erogati in quantità risibili.

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