Le rocce marziane rivenute sulla Terra sono più giovani del previsto

Perché le rocce spaziali di origine marziana raccolte sulla Terra hanno unb'età minore di quanto dovrebbe essere? Gli scienziati ipotizzano una risposta

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Le rocce marziane rivenute sulla Terra sono più giovani del previsto
Le rocce marziane rivenute sulla Terra sono più giovani del previsto

Tra le molte rocce spaziali ritrovate sulla Terra molte sembrano avere origine dal nostro vicino cosmico, Marte. Questi pezzi di roccia marziana sono stati espulsi dal loro pianeta natale da impatti violenti e si sono fatti strada attraverso il sistema solare per per milioni di anni prima di schiantarsi sulla Terra.

Geologi e planetologi che hanno esaminato queste rocce di un altro mando hanno, però, notato un fatto curioso. La maggior parte dei campioni sembrano essere rocce formatesi sul pianeta rosso abbastanza recentemente; un fatto abbastanza inatteso, dato che la maggior parte della superficie marziana è molto antica.

Come ci si può immaginare, è possibile che le misurazioni dell’età di queste rocce extraterrestri rinvenute sulla Terra siano in gran parte sbagliate, i milioni d’anni trascorsi nello spazio, il riscaldamento subito durante la loro caduta attraverso l’atmosfera terrestre e poi il tempo trascorso sulla suoperficie della Terra potrebbe avere inquinato ed alterato la loro composizione originale. Insomma, per farla breve, diverse tecniche di datazione hanno restituito risultati diversi, il che significa che gli scienziati non sono del tutto sicuri delle stime su quando queste rocce si sono formate su Marte.

Ora, un team di scienziati statunitensi e britannici ha ora trovato un modo per risolvere questo problema. E, con loro sorpresa, molte di queste rocce si sono rivelate davvero piuttosto giovani – hanno solo poche centinaia di milioni di anni, in realtà. Queste informazioni potrebbero fornire indizi su quanto tempo hanno impiegato i meteoriti per arrivare qui, così come sui processi geologici su Marte.

Secondo quanto riporta Science Alert, il vulcanologo Ben Cohen, dell’Università di Glasgow, che ha guidato la ricerca ha detto: “Sappiamo da alcune caratteristiche chimiche che questi meteoriti provengono sicuramente da Marte“.

Sono stati espulsi dal pianeta rosso da violenti eventi di impatto, che hanno formato grandi crateri sulla sua superficie. Ma ci sono decine di migliaia di crateri da impatto su Marte, quindi non sappiamo esattamente da dove provengano i meteoriti. Uno dei migliori indizi che possiamo usare per determinare il cratere di origine è l’età dei campioni“.



Ci sono circa 360 campioni di meteoriti trovati sulla Terra che sono stati identificati come di origine marziana. 302 di questi, quindi la maggior parte, sono classificati come shergottite, un tipo di roccia marziana ricca di metalli forgiata nel calore dell’attività vulcanica.

In base al numero di crateri presenti sulla superficie di Marte, gli scienziati hanno stimato che la superficie sia piuttosto antica. Se la superficie fosse più giovane, rinfrescata dall’attività vulcanica, molti crateri sarebbero stati cancellati dai flussi vulcanici. Quindi anche tutte le rocce che vengono espulse dalla superficie marziana dovrebbero essere vecchie.

Le tecniche di datazione sulla shergottite qui sulla Terra sono complicate dalla loro composizione, ma quel poco che siamo riusciti a ricavarne ha suggerito che molte hanno meno di 200 milioni di anni. Ciò ha portato a quello che è noto come il paradosso dell’età della shergottite, che tormenta gli scienziati da decenni.

Le spiegazioni dell’inaspettata giovane età dei meteoriti di origine marziana spaziavano da un unico punto di origine per tutte le shergottiti più giovani, all’idea che l’evento dell’impatto potrebbe avere riscaldato e frantumato la roccia a un livello tale da resettarne l’età. Ma queste teorie non corrispondono alle prove: le rocce stesse.

datazione argon-argon, che si basa sul decadimento del potassio radioattivo in argon. Poiché questo tasso di decadimento produce un rapporto noto di isotopi di argon, gli scienziati possono esaminare tale rapporto per determinare da quanto tempo ha avuto luogo il decadimento radioattivo e quindi datare il campione di roccia.

mars crater

Un cratere formatosi su Marte tra settembre 2016 e febbraio 2019. ( NASA/JPL-Caltech/UArizona )

Il problema è che, qui sulla Terra, esistono diverse fonti note di argon che potrebbero avere contaminato i campioni. Per la shergottite formatasi su un altro pianeta e che ha trascorso chissà quanto tempo nello spazio, questo è più complicato. Esistono cinque potenziali fonti di argon per la shergottite, rispetto alle sole tre per le rocce terrestri.

Per compensare ciò, Cohen e i suoi colleghi hanno sviluppato un metodo per correggere la contaminazione da argon proveniente dalla Terra e dallo spazio. “Una volta fatto ciò, le età determinate con il metodo dell’argon-argon si sono rivelate giovani e si adattavano perfettamente ai risultati di altri metodi di datazione come come l’uranio-piombo“.

I ricercatori hanno datato sette campioni di shergottite che hanno restituito età comprese tra 161 milioni e 540 milioni di anni fa. Secondo loro, la ragione di ciò potrebbe trovarsi nel fatto che i frequenti bombardamenti meteoritici cui è sottoposto Marte potrebbero avere distrutto la superficie più vecchia, esponendo la roccia più giovane sottostante, che è stata ricostituita dall’attività vulcanica che, poi, in seguito ad un impatto è stata estratta dalla superficie ed espulsa dall’atmosfera marziana.

Sappiamo per certo che fino a poche decine di milioni di anni fa Marte aveva ancora unb’attività vulcanica importante, mentre oggi, questa attività potrebbe essere in corso sottotraccia ancora oggi e Marte, a causa della sua atmosfera rarefatta, continua ad essere bombardato con frequenza ancora oggi.

Gli scienziati hanno stimato che sul pianeta rosso avvengono circa 200 impatti ogni anno che creano crateri di oltre 4 metri di diametro. Quindi non è poi così sorprendente che le rocce più giovani vengano occasionalmente scagliate nello spazio verso la Terra, in una sorta di percorso indiretto tipico del Sistema Solare.

La ricerca è stata pubblicata su Earth and Planetary Science Letters .

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