Ritrovate le ossa di “Black Sam” Bellamy, il ricchissimo pirata soprannominato il “Robin Hood dei mari”

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Capitan “Black Sam” Bellamy era uno dei più famosi pirati che infestarono i “sette mari”. Durante il XVIII secolo, “l’età dell’oro” della pirateria, le sue scorrerie lo portarono a diventare il più ricco pirata mai conosciuto, accumulando una ricchezza equivalente a 120 milioni  di dollari in valuta odierna.

Nonostante la grande ricchezza accumulata, archeologi e scienziati forensi hanno scoperto quelle che credono essere le sue ossa in una enorme fossa comune insieme a quelle di almeno altri 100 pirati.

Sulle coste di Cape Cod, nel Massachusetts, gli archeologi si sono recentemente imbattuti nel più grande cimitero di pirati in America, contando, finora, le ossa di oltre 102 persone che componevano la gran parte dell’equipaggio della nave Whydah che affondò nell’aprile del 1717.

Crediamo di aver trovato il più grande cimitero di massa negli Stati Uniti“. ha detto il capo della spedizione Casey Sherman al The Telegraph.

È un terreno sacro… Che ci permette di imparare ogni giorno qualcosa di più su quanto accadde 300 anni fa“.

Secondo i ricercatori impegnati nel sito, è abbastanza probabile che i resti di uno dei corpi individuati nel sito appartenga a capitan Bellamy, poichè alcuni dei resti scheletrici sono stati trovati accanto ad una pistola decorata in un modo univoco corrispondente alle registrazioni storiche della pistola di Bellamy. Per avere la prova definitiva che si tratta realmente delle ossa del famigerato pirata, gli archeologi forensi stanno eseguendo dei test sul DNA prelevato da un osso del femore che confronteranno con il DNA di un discendente maschio di Bellamy che vive nel Regno Unito.



“Black Sam” Bellamy era un pirata particolarmente noto, non a causa della sua brutalità ma, piuttosto, per la sua benevolenza e il suo carisma. Il relitto della sua nave ammiraglia –  il Whydah  –  fu scoperto dagli archeologi nel 1984. Era una nave realizzata nel 1715 per trasportare schiavi dall’Africa al Nuovo Mondo. Sulla via del ritorno dal suo viaggio inaugurale in Giamaica, incrociò la rotta di Black Sam e dei suoi uomini che riuscirono a prendere la nave, insieme a centinaia di sacchi d’oro e oscene quantità di bottino, dopo un inseguimento durato tre giorni lungo l’Oceano Atlantico occidentale.

La breve carriera piratesca di Black Sam, durò sostanzialmente poco più di un anno, colpì molto l’immaginario popolare, sia per la rapidità e la ricchezza delle sue scorrerie che per il suo modo di comportarsi. Il suo equipaggio, composto in gran parte da neri e nativi americani cui aveva restituito la libertà, lo idolatrava e si sa che in molti casi alcuni suoi uomini lo definirono il Robin Hood dei mari.

Furono ben 53 le navi depredate da Bellamy e dal suo equipaggio, con la particolarità che raramente i suoi abbordaggi si concludeva con l’affondamento o il danneggiamento della nave abbordata. Questo pirata si limitava a depredare le ricchezza, limitando al minimo i danni inferti ad esseri umani o cose.

Secondo quanto riporta Wikipedia, “Bellamy divenne noto per la misericordia e la generosità verso coloro che catturava durante le incursioni, tanto da essere anche detto “il Principe dei pirati”. Diverse testimonianze narrano che, ogni volta che conquistava una nave, chiedeva di provarla. Se non la riteneva abbastanza veloce, la restituiva al legittimo proprietario e se ne andava per la sua strada. A ogni estemporaneo sbarco per i rifornimenti non risparmiava regalie, doni o offerte in denaro ai più bisognosi.

La carriera piratesca di Black Sam Bellamy iniziò quando, dopo una breve avventura alla ricerca di tesori affondati insieme a galeoni spagnoli davanti alle coste della Florida, insieme con il suo amico Paul Williams, si unì all’equipaggio di della nave pirata Mary Anne (o Marianne), comandata dal famoso Benjamin Hornigold, in precedenza corsaro inglese agli ordini di Sua Maestà britannica. Il Capitano Hornigold – per un periodo insieme a Edward Teach (passato alla storia come Barbanera) – scorrazzava con successo nei Caraibi ed era noto per essere meno cruento di molti degli altri pirati: generoso, leale, e a suo modo coerente, attaccava solo navi francesi e spagnole.

Quando, per varie ragioni, Hornigold decise di ritirarsi chiedendo il perdono al suo amico governatore delle Bahamas, lasciando la nave in disarmo dopo un urto contro una barriera corallina, Bellamy colse la palla al balzo, riarmò la Mary Anne, rimpinguò l’equipaggio e partì per una serie di fortunate scorrerie che gli fruttarono diverse navi e una fortuna in denaro, oro e preziosi. Tra le altre, catturò il Sultana che divenne l’ammiraglia della sua flotta, al comando della Mary Anne mise il suo inseparabile amico Paul Williams, fino all’avventurosa cattura della Whydah Gally, una splendida nave di 300 tonnellate di stazza che, viaggiando sulla rotta degli schiavi, aveva appena terminato la seconda tappa ed era carica di ori e pietre preziose. Black Sam non avrebbe mai immaginato di poter entrare in possesso in un sol colpo di tanta ricchezza e insieme ai suoi, visto l’insperato grande bottino, valutò la possibilità di ritirarsi dalla pirateria. Fedele alla sua reputazione di pirata generoso, Bellamy concesse in dono al capitano e all’equipaggio del Whydah Gally la sua ammiraglia: il Sultana, facendo dell’enorme Whydah Gally la sua nuova ammiraglia.

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Il “Pirata gentile” probabilmente pensava, a soli 29 anni, con poco più di un anno di strabiliante carriera piratesca alle spalle, con un’immensa fortuna accumulata e soprattutto con l’amore della sua Maria, che lo attendeva a terra, di ritirarsi per sempre e vivere una vita in pace. Stesso sogno condiviso da tutto il suo affezionato equipaggio.

Purtroppo, il destino si sarebbe compiuto sulla via del ritorno, sotto forma di una violentissima tempesta che investì la flotta di Bellamy al largo delle coste del Massachusetts, nei pressi di Cape Cod. Bellamy morì all’età di soli 29 anni, con oltre 140 membri dell’equipaggio. Al naufragio, tuttavia, sopravvissero due uomini: John Julian, un semi-nativo americano che fece perdere le proprie tracce, e Thomas Davis, un gallese catturato e processato a Boston che, grazie alle sue testimonianze ottenne il perdono.

Nel 1984 venne ritrovato il relitto della Whydah. Al momento dell’affondamento l’ammiraglia di Bellamy era la più grande nave mai catturata. Il suo carico includeva grandi quantitativi di avorio, oro, argento, preziosi e 30.000 sterline. La scoperta del relitto e del relativo tesoro venne resa pubblica nel luglio 1984. L’esplorazione e il recupero furono condotte dall’équipe di Barry Clifford che, successivamente, fondò il “Museo Samuel Bellamy” sulle rive del Provincetown, in Massachusetts, poco distante dal luogo dell’affondamento.

Il museo ospita gran parte degli oggetti ritrovati in fondo al mare, compresa la “Flangia di bordo” di Bellamy. La flangia era un simbolo di autorità e fu ritrovata non presso gli alloggi di Black Sam, come generalmente usavano i capitani pirati, ma vicino a quelli dell’equipaggio, contribuendo ad alimentare la leggenda del pirata popolare, anarchico e libertario. Vero è che Bellamy – che le fonti riportano avventuriero idealista, passionale e di animo gentile – era anche un apprezzato poeta, filosofo e pensatore.

Nel 2000, nel 2005 e nel 2006 l’équipe di Clifford ha eseguito ulteriori rilevazioni, recuperando altre venticinquemila libbre di materiale, oltre a 15 cannoni.

Gran parte di ciò che sappiamo sulle imprese della Whydah deriva proprio dalle dichiarazioni fornite da Davis durante il suo processo. Ora, dopo il ritrovamento dei corpi dell’equipaggio della Whydah, con alcune prove fisiche sul tavolo, i ricercatori sperano di scoprire ancora di più delle avventure in alto mare di questo carismatico pirata.

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