Pericolo dallo spazio

Il problema non è tanto se queste collisioni avverranno, ma se, quando il pericolo si concretizzerà, l’umanità sarà in grado di approntare sistemi efficaci di difesa

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E’ il 1993 quando un team di astronomi composto da Eugene Shoemaker, sua moglie Carolyn ed il collega David Levy scoprirono ben 21 enormi frammenti di roccia che un tempo dovevano far parte di una cometa attratta dal potentissimo campo gravitazionale di Giove, l’enorme pianeta gassoso composto prevalentemente da idrogeno ed elio, grande tanto da contenere oltre 1.300 pianeti come la Terra.

Shoemaker, però, scoprì che si trattava di lune effimere poiché entro un anno, secondo i calcoli del pool di ricercatori, questi enormi pezzi di roccia si sarebbero schiantati contro la superficie di Giove.

Ed infatti il 16 luglio 1994 il primo frammento della cometa Shoemaker-Levy si schiantava contro Giove, sollevando un gigantesco pennacchio di gas e detriti e provocando una grande onda d’urto che si espanse velocemente. I frammenti continuarono a colpire la superficie di Giove ed immagini spettacolari furono raccolte dal telescopio Hubble e dalla sonda Galileo.

Il 18 luglio 1994, due giorni dopo la prima collisione, un frammento di roccia largo circa 4 km impattò contro Giove con la forza di cento milioni di tonnellate di TNT. Il grande pezzo di roccia, battezzato prosaicamente, Frammento G aveva provocato un’esplosione pari ad 8 miliardi di bombe atomiche della potenza di quella lanciata su Hiroshima.

Il bagliore causato dall’esplosione accecò temporaneamente quasi tutti i telescopi ad infrarossi puntati sull’evento. Forse per la prima volta, concretamente, la comunità scientifica si pose una domanda: cosa sarebbe successo se il Frammento G avesse colpito la Terra?



Ogni cinque minuti un detrito grande come un pisello viene incenerito dalla nostra atmosfera, mentre almeno una volta al mese, un frammento di roccia grande come un pallone da calcio brucia completamente prima di poter impattare al suolo.

Secondo alcuni calcoli ci sono almeno 20 milioni di asteroidi larghi più di 10 metri che incrociano potenzialmente l’orbita terrestre, ognuno dei quali ha la potenziale capacità di distruggere una città come Londra o New York se centrata direttamente.

Sempre secondo alcune stime sono tra 500 e 1100 gli oggetti grandi più di un chilometro che potrebbero collidere con il nostro pianeta. Un chilometro è la soglia di grandezza che si stima capace di produrre effetti globali dopo l’impatto, grazie all’enorme energia cinetica coinvolta.

Una di queste conseguenze sarebbe il cosiddetto inverno cosmico che sarebbe foriero di gravi ripercussioni climatiche, alimentari e sulla salute umana.

Quindi il problema non è tanto se queste collisioni avverranno, ma quando e se l’umanità sarà in grado di approntare sistemi efficaci di difesa.

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