L’antica Cina aveva un apparato tecnico e tecnologico all’avanguardia per le civiltà del tempo, per questo la scoperta dei cosiddetti tubi di Baigong pose un interessante enigma ad archeologi e ricercatori, offrendo al contempo spunti per discussioni ed ipotesi agli appassionati di storia alternativa, ufo e speculatori pronti ad approfittare dell’occasione.
I tubi di Baigong, venuti alla ribalta nel 2002, vennero considerati un enigma tanto che, inizialmente, vennero considerati dei veri e propri Oopart, o oggetti fuori dal tempo, cioè oggetti che all’epoca che gli viene attribuita non sarebbero dovuti esistere.
Questo, almeno, è quanto affermano alcuni siti specializzati in speculazioni fantasiose. Gli strani tubi vennero ritrovati nei pressi del Monte Baigong a circa 40 km a sud-est della città di Deligha, nella provincia di Qinghai.
La gente del posto conosce da secoli questi tubi che fanno parte di un insieme di leggende legate al Monte Baigong che li attribuiscono all’intervento di “esseri di fuori” ovvero, come ipotizzano alcuni, extraterrestri che si sarebbero stabiliti in quella regione realizzando varie costruzioni, prima dell’arrivo dell’uomo.
I tubi di Baigong, la storia
La notizia della scoperta dei tubi è del 1998, riportata da un gruppo di scienziati statunitensi non meglio identificati alla ricerca, in realtà, di tracce di fossili di dinosauri. Effettuata la scoperta, il gruppo di paleontologi, presumibilmente, ne diede tempestiva notizia al governo locale di Delingha, il quale inizialmente ignorò la scoperta fino a quando un rapporto di Ye Zhou apparve su Henan Dahe Bao nel giugno 2002.
All’epoca, un funzionario del posto, Quin Jianven, discusse le caratteristiche dei tubi con alcuni giornalisti del Xinhua News Agency e il 16 giugno, vista la fama raggiunta dai reperti, si decise di promuovere la scoperta come attrazione turistica facendo in modo che passasse il messaggio che i tubi fossero di origine ignota, forse aliena.
Nel 2002 il Governo locale decise di pianificare una missione per indagare sui misteriosi reperti ma gli esiti della ricerca lasciarono alquanto a desiderare: il rapporto ufficiale si riduce a una breve nota generica riportata inizialmente sulla rivista Nexus corredata con qualche foto e con i dati di localizzazione del sito.
Furono eseguite delle analisi in una fonderia, analisi condotte da un ricercatore, Liu Shaolin, che si occupò dei reperti che, secondo lui, dimostrava inconfutabilmente l’origine aliena dei reperti che presenterebbero, nella loro composizione, almeno un elemento ignoto.
I tubi risalirebbero a un periodo compreso tra i 140-150 mila anni fa, sebbene risulti che la regione fu abitata dagli esseri umani a partire soltanto da 30 mila anni fa. Agli scettici questo però non bastava per confermare l’origine aliena dei reperti.
Vista l’epoca a cui sarebbero da attribuire, i reperti non possono essere stati costruiti da nomadi locali e vennero, dunque, presi in considerazione alcuni fenomeni naturali.
Si ipotizzò che fratture causate dal sollevamento dell’altopiano Qinghai-Tibet avrebbero potuto lasciare il terreno crivellato da fessure tali da incanalare a forza magma altamente pressurizzato che combinandosi con gli effetti chimici dei successivi processi geologici, avrebbe potuto solidificarsi in tali strutture incastonate nella roccia.
Questa teoria però non è supportata da prove.
Un’altra ipotesi è che le fessure si siano riempite nel corso del tempo con le inondazioni di sedimenti ricchi di ferro: l’acqua e il gas idrogeno solforato avrebbero dato origine alle strutture metalliche tubolari che osserviamo oggi.
Ma furono due ricercatori americani, Mossa e Schumacher, in uno studio intitolato “ricerca sedimentaria sui calchi dell’albero fossile in Louisiana” effettuato su strutture molto simili rinvenute nel suolo della Louisiana, che la termoluminescenza aveva datato 75-95 mila anni fa, che dimostrarono che la composizione chimica di queste strutture variava a seconda di dove e quando si erano formati e in quale tipo di terreno.
Le tubature da loro prese in esame avevano un diametro di circa 70 cm e si trovavano a un metro di profondità e, dopo studi approfonditi, scoprirono che si erano formate naturalmente in seguito all’aggregazione di minerali di ferro attorno a radici di pino.
In pratica, le famose tubature non erano altro che calchi di radici fossilizzate che, dopo secoli, apparivano come di una rete di tubi metallici incastrati in vario modo nel terreno, proprio come i misteriosi tubi di Baigong.
A questo punto, gli scienziati cinesi verificarono se anche per i tubi di Baigon potesse essere valida la stessa teoria e, attraverso la spettroscopia atomica, condussero una dettagliata analisi chimica su alcuni frammenti dei tubi, scoprendovi materia organica vegetale, cosa che può far pensare che anche i tubi di Baigong siano resti di alberi fossilizzati, o comunque vegetali o parti di essi.
Con il senno di poi, questa sembra proprio la soluzione più razionale, senza dover tirare in ballo misteriose civiltà scomparse o scomodare i poveri extraterrestri che vengono sempre messi al centro dell’attenzione.
A cura di Oliver Melis.