Milano, la città segreta: simboli, leggende ed enigmi

Per le strade di Milano c'è di tutto, certi enigmi sono ignorati dagli stessi milanesi. Passeggiando ci si può imbattere in luoghi misteriosi, che vale davvero la pena di scoprire!

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Strane iscrizioni, muri dotati di orecchie, ossa che risalgono ai tempi della peste, serpenti mangiauomini: per le strade di Milano c’è davvero di tutto, e il più delle volte sono enigmi ignorati dagli stessi milanesi! Passeggiando ci si può imbattere in luoghi misteriosi, che vale la pena di scoprire.

I luoghi misteriosi di Milano

In via Serbelloni (corso Venezia) al numero 10, accanto alla porta di ingresso del palazzo si trova la cosiddetta “Cà de l’oreggia”, un perfetto orecchio, dotato di padiglione auricolare e condotto uditivo esterno, scolpito nella pietra. La casa, in sile liberty, in realtà si chiama Sola – Busca ed è l’originale citofono creato da Adolf Wild nel 1930. Oggi però, non è più in funzione. Secondo una leggenda, basta sussurrare i propri desideri in questo gigantesco orecchio per vederli presto realizzati.

In piazza San Sepolcro, nel quattrocentesco palazzo Castani (al numero 9), ha sede il commissariato di Polizia. Se vi trovate a passare da quelle parti, chiedete il permesso di fotografare la grata misteriosa che compare accanto all’ingresso.

Di solito grate di questo tipo presentano sbarre con anelli dentro cui si infilano altre sbarre dritte. Questa invece è dotata di anelli che a un certo punto diventano dritti e poi riprendono gli anelli. Un disegno in apparenza “impossibile” che vale la pena di vedere, per comprendere quanto è complesso.

Molto curiosa è la storia di San Giovanni in Conca (la cappella privata di Bernabò Visconti), che si trovava in piazza Missori. Nel 1945 la chiesa fu abbattuta per lasciare spazio al traffico. La parte dell’abside oggi rimasta si deve per fortuna a un tardivo stop della sovraintendenza.



Prima che ne fosse fatto scempio, i valdesi ai quali nel frattempo era stata ceduta, ne “portarono via” la facciata che rimontarono in via Francesco Sforza, dietro la quale si trova la loro nuova chiesa. Così, oggi dell’antico edificio sono rimaste solo “la testa” e “la coda”.

La peste a Milano

Sconosciuta quasi a tutti è la chiesa del Fopponiano, il cimitero che si estendeva tra gli odierni via San Michele al Carso, via Paolo Giovio e piazzale Aquileia. Le prime sepolture risalgono all’epidemia di peste del 1576, ma il cimiterò divenne enorme con i morti del 1630 (la famosa peste manzoniana) che in quella sola estate fece circa 1.500 vittime al giorno.

Delle ossa di migliaia di persone, oggi trasferite, ne sono state lasciate alcune in “bella vista” nel tabernacolo che dà sulla piazza. Sopra di esso campeggia una lugubre scritta, che recita: “Quel che sarete voi, noi siamo adesso. Chi si scorda di noi scorda se stesso”.

Altre ossa, forse ancora degli appestati, ma anche dei malati morti all’ospedale del Brolo, ricoprono tutte le pareti della cappelletta – ossario di San Bernardino alle Ossa, una chiesa che si trova nei pressi di via Larga. Anonimi architetti del passato hanno disposto centinaia di teschi, femori, frammenti di bacino in una inquietante composizione.

La zona è quella del Verziere, l’antico mercato ortofrutticolo di Milano, area molto popolare ma anche misteriosa: qui, secondo la leggenda, vivevano molte streghe (molto più probabilmente erano guaritrici che preparavano pozioni di erbe medicinali).

La colonna maledetta e il serpente leggendario

La “colonna maledetta” che fu innalzata al centro della piazza, con il Cristo Redentore sulla cima, ritenuta “stregata” (le forze del male del luogo avrebbero cercato di respingere l’effigie divina). La colonna, progettata nel 1580, fu dapprima bloccata dai litigi tra civili e religiosi: si giunse perfino a demolirne metà e incercerare gli innocenti operai che ci lavoravano. In seguito precipitò per ben due volte, prima di essere eretta definitivamente nel 1673.

La leggenda del “bissun”, stemma dei Visconti che raffigura il serpente con l’uomo in bocca. Nonostante sia uno dei simboli di Milano, non ne è chiara l’origine. Secondo alcuni storici, Ottone Visconti combattè e vinse contro i Saraceni durante la seconda Crociata, nel 1100, e volle uno stemma che commemorasse la sua vittoria.

Secondo una leggenda fu invece Azzone Visconti, nel 1323, a volere il biscione: accampato nei pressi di Pisa con le sue truppe, non si accorse che una vipera si era infilata nel suo elmo. Quando però lo indossò, la vipera sgusciò fuori e non lo morse.

I Templari a Milano

L’ordine dei Templari giunse a Milano nel 1135, al seguito di Bernardo di Chiaravalle. I suoi membri vissero nel chiostro di Sant’Ambrogio Maggiore e costruirono un insediamento nella zona detta del “Broletto”, vicino all’antica Porta Romana.

Avevano una comanderia, dove poi sarebbe sorta via della Commenda, e in onore di Bernardo fu eretta l’Abbazia di Chiaravalle. In seguito alla scomunica da parte di Clemente V nel 1312, tutte le proprietà dei Templari furono confiscate e si cercò di cancellare le tracce della loro presenza.

Ma alcune testimonianze sopravvivono. A Sant’Ambrogio si trovano le scacchiere, simbolo degli stendardi templari; in via San Barnaba, sulla vetrata di Santa Maria della Pace, c’è una croce circondata da altre quattro. E la Croce di Gerusalemme adottata dai Cavalieri del Santo Sepolcro. La stessa croce, insieme a quella “patente” (altro simbolo templare) campeggia sull’edificio adiacente.

La Santa Inquisizione

Così funzionava a Milano, dove il Tribunale sito in corso di Porta Ticinese aveva dato il via alle sue attività nel 1218. Da qui, le persone accusate di stregoneria (prevalentemente donne) venivano condotte dove oggi è piazza Vetra, attraverso un ponte di legno che sorgeva all’altezza dell’attuale via delle Pioppette. I roghi di streghe ed eretici si svolgevano anche in piazza Sant’Eustorgio, dove si trovava un altro tribunale.

Dal 1226, con la bolla Super Illius Specula, papa Giovanni XXII aprì ufficialmente la caccia alle streghe. Chiunque possedesse conoscenza di arti magiche, venisse sorpreso a invocare spiriti e anche solamente a danzare in cerchio, era bollato di eresia e portato di fronte all’inquisizione. La confessione poteva essere strappata con ogni forma di tortura descritta più tardi nel Malleus Maleficarum, il più autorevole manuale a uso degli inquisitori.

Col passare del tempo i processi si fecero più frequenti, e le persone accusate di eresia bruciate sul rogo furono centinaia. A qualcuno venne il dubbio che, forse, chi ammetteva di essere una strega soffriva di disturbi mentali, oppure confessava di esserlo per mettere fine alle torture.

Nel 1598 si progettò un carcere per sole streghe nella Torre dell’Imperatore, dove sorge l’attuale via Santa Croce. Tra il 1589 e il 1600 vennero versate a questo scopo le prime 3.252 lire. Tra i promotori dell’iniziativa il cardinale Federigo Borromeo, arcivescovo di Milano. L’ultima esecuzione di streghe ebbe luogo il 12 novembre 1641, quando alla Vetra furono bruciate Anna Maria Pamolea, padrona, e Margarita Martignona, sua serva.

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