L’ultimo momento della vita può essere euforico?

Mentre il corpo lentamente si spegne, il cervello partecipa a questo momento. Forse è possibile che il modo in cui accade influisca sull'esperienza che abbiamo al momento della morte.

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Spesso, le persone subito dopo la morte sembrano dormire, assumendo un espressione facciale neutra. Invece, in alcuni casi, dove il defunto ha sofferto intensamente nelle ore che hanno preceduto la morte, senza però aver ricevuto cure mediche, si può vedere un’espressione radiosa ed estatica. Molti si chiedono se gli ultimi minuti di vita possano essere euforici, sopratutto con l’assenza di somministrazione di antidolorifici.
Dylan Thomas, poeta scrittore e drammaturgo gallese, ha avuto cose molto interessanti da dire riguardo la morte, alcune delle quali presenti in una delle sue poesie più famose:

E tu, mio ​​padre, lì sulla triste altezza,

Maledizione, benedici, ora con le tue feroci lacrime, prego.

Non andare dolcemente in quella buona notte.

Rabbia, rabbia contro il morire della luce”.

Molte persone pensano che la vita sia una battaglia fino all’ultimo respiro contro la morte, ma è possibile venire a patti con la morte?
Un esperto in cure palliative spiega che, nei malati, il processo della morte inizia già due settimane prima del passaggio nell’aldilà. Infatti, durante questo periodo le persone tendono a manifestare sintomi inspiegabili, fanno fatica a camminare e diventano più assonnati, riuscendo a rimanere svegli per periodi sempre più brevi. Inoltre, si è notato che verso gli ultimi giorni di vita spesso la capacità di deglutire le compresse o consumare cibo e bevande si indebolisce.
Durante questa fase si dice che le persone stanno “morendo attivamente”. Di solito, da quando inizia a manifestarsi questa difficoltà a deglutire e mangiare, la morte sopraggiunge dopo circa due o tre giorni. Tuttavia, è accaduto a diverse persone che l’intera fase sia avvenuta in un giorno. In altri casi, alcune persone sono rimaste in punto di morte per quasi una settimana prima di morire, situazione estremamente angosciante per i familiari.
Ci sono molte situazioni diverse che possono riscontrarsi prima della morte, e non è possibile prevederle in alcun modo. L’istante in cui si muore è difficile da decifrare. Riguardo ciò uno studio, non ancora pubblicato, suggerisce che man mano che le persone si avvicinano al momento della morte, avviene un aumento delle sostanze chimiche dello stress all’interno del corpo. Nelle persone affette da cancro, e forse anche per altri individui, i marker infiammatori, cioé sostanze chimiche prodotte dall’organismo, aumentano come quando il corpo sta combattendo contro un infezione.
Si presume che potrebbe anche esserci una scarica di endorfine prima che qualcuno muoia, ma attualmente nessuno ha ancora esplorato questa possibilità. Uno studio effettuato nel 2011 ha dimostrato che i livelli di serotonina, una sostanza chimica presente nel cervello, che si ritiene contribuisca anche alla stimolazione della felicità, triplichino nel cervello di sei topi poco prima di morire. Non si può del tutto escludere la possibilità che la stessa situazione avvenga con le persone.
Le tecnologia per poter esaminare i livelli di endorfina e serotonina nell’uomo esiste. Tuttavia, poter ottenere campioni di sangue ripetuti nelle ultime ore di vita di qualcuno è logisticamente impegnativo. Non solo, gli esperimenti sono difficili da effettuare e i finanziamenti sono difficili da ottenere.
Nel Regno Unito la ricerca sul cancro ha ottenuto, tra il 2015 e il 2016, 580 milioni di sterline a differenza della ricerca per le cure palliative che ha ricevuto meno di 2 milioni.
Non esistono prove che suggeriscano che gli antidolorifici, come la morfina ad esempio, possano impedire la produzione di endorfine. Il dolore non è neanche un problema quando le persone muoiono. Le osservazioni e discussioni suggeriscono che se il dolore non era un problema prima per la persona è insolito che lo possa diventare durante il processo di morte.
Generalmente, sembra che la percezione del dolore, in molte persone diminuisca durante il processo che porta alla morte. Non si sa molto sul perché succeda, forse potrebbe essere correlato alla produzione di endorfine, ma al momento non è stata effettuata alcuna ricerca in merito.
Gli studi dimostrano che esistono molti processi che avvengono nel cervello e possono aiutarci a superare il dolore intenso. Un esempio è quello che avviene per i soldati durante la battaglia, spesso non provano dolore quando la loro attenzione viene dirottata. Irene Tracy, con un lavoro effettuato presso l’Università di Oxford, ha dimostrato che l’affascinante potere del placebo, della suggestione e delle credenze religiose, ma anche la meditazione possono aiutare a superare il dolore.

Esperienze euforiche

Cos’è che innesca un’esperienza euforica durante la morte, oltre alle endorfine o ai neurotrasmettitori alternativi?
Mentre il corpo lentamente si spegne, il cervello partecipa a questo momento. Forse è possibile che il modo in cui accade influisca sull’esperienza che abbiamo al momento della morte.
Jill Bolte-Taylor, neuroanatomista americana, ha descritto in un discorso come lei ha vissuto l’euforia e persino il “nirvana” durante una esperienza di premorte, in cui il suo emisfero celebrale sinistro, centro di molte abilità razionali come il linguaggio, ha riportato una lesione a seguito di un infarto. Molto interessante notare che se la lesione di Jill Bolte-Taylor invece di avvenire nella parte sinistra fosse avvenuta nella parte destra, avrebbe potuto influenzare i sentimenti di poter essere vicino ad un potere superiore.
Forse esiste la possibilità che un tuo parente abbia avuto una profonda esperienza o realizzazione spirituale. Ci sono molti casi che inducono a pensare che questo avvenga (gesti, al momento della morte, come allungare il braccio verso una direzione, come nell’indicare qualcosa). Ci sono persone che muoiono col sorriso sul volto, rassicurando chi gli sta vicino.
Il processo di morte è sacro per i buddisti, loro credono che il momento della morte offra un immenso potenziale alla mente. I buddisti vedono il passaggio dalla vita alla morte come l’evento più importante della vita, il punto in cui si raggiunge il Karma da questa vita ad altre vite.
Questo non vuol dire che le persone religiose generalmente abbiano esperienze di morte più gioiose. Lo dimostra il fatto che anche suore e sacerdoti hanno sofferto di ansia e paura mentre si avvicinava il momento della morte, forse consumati dalle preoccupazioni sulla loro fedina morale e dalla paura del giudizio.
Alla fine ogni morte è diversa e non si può assolutamente prevedere chi potrà avere una morte felice. Le persone che hanno avuto un’esperienza estatica sono coloro che verso la fine della vita hanno abbracciato in maniera serena la morte, ed erano in pace con l’inevitabilità di essa.
Le cure possono essere molto importanti. In uno studio effettuato su pazienti con carcinoma polmonare che hanno ricevuto cure palliative precoci, si è dimostrato che uno stato di felicità e sono vissute più a lungo.
Si sa ben poco di ciò che accade nel momento in cui si muore. Dopo 5000 anni di medicina i dottori sono in grado di dirci come si è morti ma non sanno come si muore, l’unica cosa che possono fare è descrivere il momento della morte. In futuro magari si potrà demistificare il processo di morte, comprendere la biologia di base e sviluppare modelli che prevedono le ultime settimane e giorni di vita, forse si studierà anche il ruolo delle endorfine nelle ultime ore di vita, e magari si riuscirà a rispondere definitivamente alla domanda.
È possibile che si viva il momento più profondo dell’esistenza proprio mentre si attraversa l’oscuro entroterra tra la vita e la morte, ciò non significa che si dovrebbe smettere di combattere contro la morte.
Come ha scritto il diplomatico svedese Dag Hammarskjöld:
Non cercare la morte. La morte ti troverà. Ma cerca la strada che rende la morte un compimento”.