Lori Ruff, ladra di identità

Solo un'attenta ricerca genealogica ha potuto rivelare chi fosse Lori Ruff, donna americana che ha vissuto più di vent'anni sotto mentite spoglie

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Lori Ruff, ladra di identità
Lori Ruff, ladra di identità

Il furto di identità e la sostituzione di persona sono sempre esistiti: di solito chi si appropria dell’identità di qualcun altro lo fa per ottenere vantaggi economici o sociali ma prendere le generalità di un altro e vivere più di vent’anni sotto falso nome senza ricavarne un apparente profitto è qualcosa di raro, per non dire unico.

Questa è la storia di Kimberly McLean, alias Lori Erica Ruff.

Una vita tranquilla

Kimberly nasce nel 1968 in una famiglia di lontana origine irlandese, in un sobborgo di Philadelphia. Sua madre Deanne fa la casalinga, suo padre è un falegname: ha una sorella minore. L’infanzia trascorre felice, la famiglia è molto unita, fanno vacanze, gite, ogni sera si cena insieme.

Quando Kimberly è appena adolescente i suoi genitori divorziano; la madre Deanne, poi, incontra un altro uomo, si risposa e si trasferisce col marito e le ragazze a Wyncote, in Pennsylvania. Questo brusco cambiamento di abitudini, di casa, di scuola è insopportabile per la giovane che, a diciotto anni, se ne va di casa stabilendosi dapprima a poca distanza dalla famiglia, per poi un giorno telefonare alla madre annunciandole che se ne sarebbe andata per sempre.

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I suoi ovviamente fanno di tutto per ritrovarla ma Kimberly è scomparsa.

 

Kimberly diventa Lori Ruff

Nel maggio 1988, due anni dopo la sua scomparsa, ritroviamo Kimberly a Bakersfield in California, dove richiede e ottiene il certificato di nascita di Becky Sue Turner, nata in quella città nel 1969: il documento le viene dato senza problemi, quindi la ragazza si reca nell’Idaho dove in base al certificato le viene data una carta di identità statale. Peccato che in realtà Becky Sue Turner fosse morta all’età di due anni, nel 1971, nell’incendio di casa sua, a Fife nello Stato di Washington. Come faccia Kimberly a saperlo è un mistero.

Kimberly McLean, fingendosi Becky, va a Dallas, in Texas, e fa istanza per cambiare il proprio nome e cognome: il 5 luglio 1988, davanti al giudice, diventa legalmente Lori Erica Kennedy. Da qui in poi la sua strada è in discesa: ottiene un numero di previdenza sociale, prende la patente, supera gli esami GED (una specie di maturità da privatista) e si iscrive al Dallas County Community College, laureandosi in amministrazione aziendale.

Matrimonio e maternità

Nel 2003 Lori, frequentando un corso di studi biblici, incontra un uomo: Jon Blakely “Blake” Ruff, figlio di una famiglia socialmente importante nel Texas orientale. Jon la descrive come una donna incredibilmente riservata, in particolare per quanto riguarda il passato.

I genitori di Blake sono ansiosi di incontrarla, quindi la invitano a pranzo, e cercano di fare conversazione chiedendole della sua famiglia, ma lei li gela: i suoi genitori sono morti, ha avuto un’infanzia infelice, non ha fratelli o sorelle, nonni o zii. È sola al mondo. Anche le domande sui suoi studi ricevono risposte telegrafiche: non ha frequentato le scuole superiori, è andata direttamente all’università. E così via.

I Ruff sentono che c’è qualcosa di strano e cercano di mettere in guardia il figlio, ma lui è innamorato di Lori e non ci bada. Annuncia di volerla sposare, e quando sua madre parla di mettere un annuncio sul giornale locale, come si usa fare nel loro ambiente, Lori si oppone con tutte le sue forze e, anzi, convince Blake a fuggire insieme per poi sposarsi in una piccola chiesa fuori Dallas. L’unica persona presente, oltre a loro, è il pastore.

La coppia si stabilisce nel paese di Leonard, in Texas, a un centinaio di miglia dalla casa dei Ruff. I due vivono come in un bozzolo: Blake vorrebbe fare amicizia coi vicini, ma Lori si rifiuta di stringere qualsiasi rapporto con gli altri. Lavora in casa al computer, gestisce un’attività domestica di mystery shopper: prova nuovi prodotti, oppure va al supermercato o al fast food e quindi fa rapporto al committente, di solito la casa produttrice o la direzione generale della catena di punti vendita.

Più di ogni altra cosa, Lori desidera un figlio e finalmente, nel 2008, dà alla luce una bambina. Questo crea ulteriori problemi con la famiglia Ruff: lei è estremamente protettiva nei confronti della figlia e quasi non permette ai suoceri di toccarla. Nancy, la madre di Blake, riferirà che non ha mai potuto rimanere sola cinque minuti con la nipotina.

Le cose precipitano

Blake è sempre più in difficoltà. Lori Ruff trova continuamente da ridire sulla sua famiglia, non vuole nemmeno far loro vedere la bambina; alla fine l’uomo ne ha abbastanza e nell’estate del 2010 torna dai genitori e chiede il divorzio.

È il principio della fine per Lori. Nell’autunno del 2010 inizia a inviare email minatorie al marito e a tutta la famiglia Ruff, riesce a rubare una delle loro chiavi di casa, fa scenate: il marito la fa addirittura diffidare dal giudice.

Il 24 dicembre 2010 il padre di Blake, Jon Ruff, vede un SUV nero acceso al minimo nel vialetto di casa sua e va a vedere: dentro c’è Lori Ruff. Si è sparata.

In macchina ci sono due lettere, una di undici pagine indirizzata “al mio meraviglioso marito” e un’altra per la figlia, da aprire al suo diciottesimo compleanno; la polizia le apre, ma si tratta di divagazioni incomprensibili che indicano una mente profondamente disturbata.

Blake, chi hai sposato?

Dopo il funerale Blake e suo cognato, l’avvocato Miles Darby, vanno a Leonard per cercare qualche indizio che spieghi il motivo del suicidio: frugano dappertutto e trovano una cassaforte portatile etichettata “Artigianato”. La forzano e trovano il documento del 1988 con cui Becky Sue Turner ha cambiato il suo nome in Lori Erica Kennedy.

Miles conosce un investigatore privato al quale chiede di fare una ricerca, e così si viene a sapere che la vera Becky Sue è morta da quasi quarant’anni.

La famiglia Ruff vuole sapere chi fosse la donna che Blake ha sposato, e tramite un amico membro del Congresso del Texas incarica Joe Velling, l’investigatore responsabile dell’ufficio di Seattle della Social Security Administration, di indagare sul caso.

Velling, esperto di furti di identità, sa che difficilmente una persona prende una nuova identità solo per il gusto di farlo. Comincia quindi a verificare le varie possibilità: Kimberly era scappata dopo aver commesso un crimine? Era vittima di una relazione violenta, o adepta di una setta? Sicuramente le sue azioni sono state accuratamente pianificate.

Una pianificazione accurata

Prima di tutto ha scelto l’identità di una bambina nata in uno stato ma morta in un altro; questo ha ridotto le possibilità di un intoppo da parte di un database statale. Ottenere la carta d’identità e cambiare il suo nome sono stati i passi successivi, quindi è arrivato il Santo Graal del furto di identità: ottenere una tessera di previdenza sociale.

Oggi la maggior parte dei bambini viene registrata alla previdenza sociale alla nascita: all’epoca, invece, di solito la tessera si richiedeva soltanto quando si iniziava a lavorare per la prima volta, quindi la richiesta di Lori non sembrò strana. L’intero processo richiese meno di due mesi.

Velling inserisce le foto di Lori in ogni database di riconoscimento facciale che conosce: niente. Invia le sue impronte digitali all’FBI, che però non trova alcun riscontro nei suoi fascicoli criminali. Evidentemente la donna non è mai stata in carcere.

Indagini infruttuose

Ad un certo punto Velling si chiede: perché Lori ha scelto proprio Becky Sue? Che abbia visto in qualche cimitero la lapide della bambina? Ma sulle lapidi non è indicato di solito il luogo di nascita; forse conosceva la famiglia?

L’investigatore va a trovare i genitori di Becky Sue, gli mostra la foto di Lori, ma loro non l’hanno mai vista. Una nuova frustrazione per Velling. Blake e la sua famiglia continuano a chiedersi chi fosse in realtà Lori, soprattutto per poter rispondere alle inevitabili domande che sua figlia un giorno certamente gli farà.

Risonanza internazionale

Con il loro sostegno, Velling nel 2013 si rivolge a un giornalista che conosce al Seattle Times, sperando che qualche lettore riesca a riconoscerla. La storia viene pubblicata in prima pagina e ripresa da altre testate in tutto il mondo e cattura l’immaginazione online: si creano pagine Facebook, community su Reddit, migliaia di persone cercano di risolvere il mistero soprattutto consultando database di persone scomparse. Per tre anni nessuno ci riesce.

Colleen Fitzpatrick, un fisico nucleare diventata genealogista forense, viene a conoscenza del caso e affronta le indagini in modo diverso. Come scienziata, ha aiutato i sopravvissuti all’Olocausto a cercare i membri della propria famiglia e gli adottati a trovare i genitori naturali; in un caso che ha fatto notizia, è stata in grado di trovare l’identità di un bambino morto sul Titanic nel 1912 rintracciando i suoi antenati attraverso il DNA dei suoi parenti.

Quando Fitzpatrick legge la storia di Lori pensa subito al DNA. Lori è stata cremata, ma ha avuto una figlia; si rivolge alla famiglia Ruff che fornisce subito un campione di saliva della bambina ad alcune società che analizzano il DNA per dare alle persone risposte sulle loro origini, come Ancestry.com.

Indagini genealogiche

Verificando i loro database Fitzpatrick trova solo una persona che potrebbe essere un cugino di primo grado, ma ci sono soltanto un nome e un cognome: Michael Cassidy. Non ci sono altri dettagli. Negli Stati Uniti ci sono sicuramente migliaia di persone con lo stesso nome: si cerca di contattarlo tramite i siti di genealogia ma l’uomo non risponde. Forse non ha nemmeno visto i messaggi.

Ci sono alcuni indizi che indicano l’area della Pennsylvania, ma per anni non c’è una vera svolta. Poi, finalmente, viene fuori il nome di un cugino di terzo grado e Fitzpatrick può creare un albero genealogico basato sulla sua ascendenza, facendo risalire le radici della famiglia a un bis-bisnonno irlandese nato nel 1848, e di ramo in ramo vede un nome familiare: Michael Cassidy, che vive nell’area di Philadelphia.

Tra Facebook, necrologi online, registri pubblici e strumenti per la ricerca di persone utilizzati da investigatori privati, Fitzpatrick capisce che la madre di Lori è quasi certamente una delle zie di Michael, e chiama Velling: lui vola subito a Philadelphia.

Incredibile verità

Quando Velling arriva in città, anziché cercare Michael Cassidy decide di contattare una delle sue zie: Deanna McLean. Si reca a casa sua e, dopo un lungo preambolo, le mostra una foto di Lori Ruff. La donna sbianca: “Mio dio, ma questa è Kimberly!”

In seguito Deanne McLean fa un test del DNA che conferma tutto: Lori è sua figlia.

Tom Cassidy, zio di Kimberly, in un’intervista al Seattle Times sottolinea la tristezza di tutto questo, la futilità. “Riuscite a immaginare? Non c’era nessuno della famiglia lì a congratularsi con lei per la sua laurea. Non c’era nessuno quando si è sposata. Ha avuto una figlia senza che sua madre fosse lì ad aiutarla… e tutto questo per niente”.

Per Velling la vera storia di Lori Ruff è difficile da capire. “Mi chiedevo se avesse disertato dall’esercito, se forse ci fosse qualche connessione con una gang o se fosse coinvolta in una specie di crimine familiare. Non è mai successo niente del genere. Non è mai stata collegata a nessuna indagine penale, né come Kimberly McLean né come Lori Ruff”.

Nel 2016 il nome di Lori Ruff è stato rimosso dal database del governo federale delle persone scomparse e non identificate.

fonti:

https://www.seattletimes.com/seattle-news/special-reports/she-stole-anothers-identity-and-took-her-secret-to-the-grave-who-was-she/

https://en.wikipedia.org/wiki/Lori_Erica_Ruff