Lo scandalo dei quiz show

Uno scandalo che travolse la televisione americana degli anni '50, facendo scomparire i quiz per decenni

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Per quanto la televisione negli Stati Uniti esistesse fin dagli anni ’40, fu solo nel 1954 che la Corte Suprema americana stabilì che i quiz a premi non fossero giochi d’azzardo e che quindi potessero essere trasmessi liberamente.
Questo diede l’avvio ad una vera e propria ondata di quiz su tutti i canali televisivi: uno dei più celebri fu il gioco The $64.000 Question, che debuttò il 7 giugno 1955 diventando ben presto una delle trasmissioni più seguite. Si dice che persino il presidente Eisenhower proibisse a chiunque di venire a disturbarlo durante il programma.
L’interesse verso questi giochi era immenso, e gli autori continuavano a sfornarne sempre di nuovi: i loro campioni diventavano da un giorno all’altro delle celebrità, oltre che ricchi: 64.000 dollari dell’epoca equivalevano a circa 600.000 euro di oggi.
Nel 1956, il conduttore tv Jack Barry e il produttore Dan Enright, crearono un nuovo quiz, Twenty-One, in cui due concorrenti chiusi ognuno nella propria cabina dovevano rispondere a ventun domande di cultura generale, di difficoltà crescente, che venivano premiate fino ad un massimo di 210.000 dollari per l’ultima risposta. Lo sponsor di questo gioco era la Pharmaceutical Inc., che pubblicizzava la linea di prodotti per l’igiene orale Geritol.

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Una puntata di Twenty-One

Dan Enright disse: “Il primo episodio di Twenty-One fu un triste fallimento. Era semplicemente noioso. Nessuno dei due concorrenti è stato in grado di rispondere alle domande, e il punteggio è rimasto a zero. Mancava il dramma, mancava la suspense. E la mattina dopo, lo sponsor chiamò me e il mio partner, Jack Barry, e ci disse senza mezzi termini che non avrebbe mai voluto vedere ripetersi quello che era successo la notte precedente. E da quel momento in poi, decidemmo di truccarlo.
Di conseguenza, Twenty-One fu non soltanto truccato, ma anche quasi completamente coreografato. I concorrenti venivano addestrati come se fossero stati attori e, di solito, erano partner attivi e disponibili nell’inganno. Ricevevano istruzioni su come vestirsi, cosa dire al presentatore, a quali domande rispondere correttamente o no, e anche quando asciugarsi la fronte con aria preoccupata.
Uno stratagemma molto utilizzato era quello di spegnere l’aria condizionata in entrambe le cabine per far sudare di più i concorrenti, facendoli sembrare sotto forte stress.
Il programma diventò ben presto uno dei preferiti del pubblico, e gli autori ricevettero un’infinità di candidature. Chi si presentava veniva sottoposto ad un esame che durava più di tre ore, nel quale doveva rispondere a ben 363 domande che spaziavano in tutti i campi dello scibile.
Uno dei candidati che riuscì a rispondere a più domande fu un certo Herbert Stempel, trentenne newyorkese, che era stato un bambino prodigio e studiava al City College di New York dopo aver combattuto nella II Guerra Mondiale. Gli autori videro in lui un grande potenziale e gli proposero di partecipare alla truffa. Lui acconsentì.
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Herb Stempel

Non soltanto gli furono fornite le risposte esatte e tutte le indicazioni su come comportarsi, ma gli autori si interessarono anche al suo aspetto fisico. Stempel era sposato con una donna benestante e non aveva problemi di soldi, ma Enright decise che l’immagine di un perdente, di un reduce senza un soldo, sarebbe piaciuta al pubblico americano. Gli fu imposto di indossare un abito doppiopetto largo e antiquato che era appartenuto al suo defunto suocero, una camicia blu con un colletto sfilacciato, una cravatta di cattivo gusto e un vecchio orologio che ticchettava come una sveglia, il cui suono sarebbe stato registrato dal microfono dello studio e avrebbe aiutato a creare suspense.
Stempel disse in seguito: “L’idea era di farmi apparire come un reduce che cercava di farsi strada studiando al college. Il motivo per cui mi era stato chiesto di indossare questo vestito vecchio e inadatto e di farmi tagliare i capelli come un Marine era quello di farmi apparire come quello che chiamereste oggi “un nerd”. (…) Non avrei mai dovuto chiamare il presentatore (Jack Barry) come “Jack”. Dovevo sempre chiamarlo “Mr. Barry” ed apparire molto, molto umile e imbarazzato. Nel primo episodio a cui ho partecipato, sono stato attivo per circa quattro minuti e ho vinto circa $ 9.000. Non avevo mai avuto così tanti soldi in vita mia ed ero assolutamente sbalordito”.
Enright spiegò poi il motivo per cui Stempel era stato scelto fra tanti: “Bisogna che lo spettatore reagisca emotivamente al concorrente. Se reagisce favorevolmente o negativamente non è poi così importante. L’importante è che reagisca. (…) Herb, pensavo, era il tipo di personalità che porta gli spettatori a pregare per la vittoria del suo avversario. Era il tipo dell’antagonista perfetto”.
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Charles Van Doren

Dopo qualche settimana, però, gli ascolti cominciarono a calare e i produttori corsero ai ripari selezionando un nuovo concorrente: Charles Van Doren. Era un insegnante di inglese della Columbia University, coetaneo di Stempel ma molto più telegenico; gli autori dissero di averlo convinto ad accettare la frode dicendogli che il suo aspetto e i suoi risultati avrebbero contribuito ad aggiornare l’idea che il pubblico si faceva degli intellettuali. Il suo impatto fu immediato e settimana dopo settimana lui e Stempel si diedero battaglia, davanti a milioni di americani col fiato sospeso.
“Dissi a Herb Stempel che quella notte avrebbe perso contro Charles Van Doren” raccontò in seguito Enright. “Mi chiese se non poteva rinunciare alla sconfitta e se non poteva giocare pulito contro Van Doren [suggerendo che poteva essere pubblicizzato come un duello tra la Columbia University e il City College of NY] e io gli dissi di no, ricordandogli che mi aveva dato la sua parola: quando gli avessi chiesto di perdere, lui avrebbe perso”.
Il 5 dicembre 1956 Van Doren sconfisse Stempel davanti a 15 milioni di spettatori. Stempel finì subito nel dimenticatoio: Enright gli aveva promesso di affidargli la conduzione di un programma, ma questa promessa non fu mantenuta malgrado in precedenza gli fosse stata fatta firmare una dichiarazione in cui attestava che tutto si era svolto in modo onesto e nessuna risposta gli fosse stata passata in anticipo.
Stempel chiamò allora Jack O’Brian, un editorialista che si occupava di televisione per il New York City Journal-American. O’Brian trovò la storia interessante, ma la direzione del giornale, temendo una causa per diffamazione, rifiutò di pubblicarla in mancanza di ulteriori prove. Non c’erano testimoni o prove concrete e la cosa momentaneamente finì in una bolla di sapone.
Nell’agosto 1958 un altro quiz show, Dotto, fu improvvisamente cancellato quando un concorrente, E. Hilgemeier, fece un esposto alla Federal Communications Commission sostenendo di aver trovato dietro le quinte un taccuino contenente le risposte che la concorrente Marie Winn stava dando in quel preciso momento sul palco.
Altri concorrenti, a questo punto, confermarono di essere stati “aiutati” nelle loro vittorie e per nove mesi fu convocato un Gran Giurì per decidere sull’argomento. La cosa arrivò addirittura al Congresso: da banale forma di intrattenimento, i quiz erano ora oggetto di indagine al più alto livello di governo.
Quando le accuse di frode furono sollevate per la prima volta da Stempel e altri, Van Doren negò qualsiasi illecito, dicendo: “È sciocco e angosciante pensare che le persone non abbiano più fiducia nei quiz show”. Con l’avanzare delle indagini da parte dell’ufficio del procuratore distrettuale di New York e infine del Congresso degli Stati Uniti, Van Doren, ora corrispondente culturale della popolare trasmissione Today, si nascose per evitare la citazione del Congresso. Fu un altro ex concorrente di Twenty-One, l’artista James Snodgrass, che fornì finalmente la prova indiscutibile che lo spettacolo era stato truccato. Snodgrass aveva documentato ogni risposta che gli veniva fornita in una serie di lettere raccomandate che si spediva prima della trasmissione.
Un mese dopo l’inizio delle udienze, Van Doren uscì dalla clandestinità e confessò davanti al Congresso di essere stato complice della frode. Il 2 novembre 1959 ammise alla sottocommissione della Camera per la supervisione legislativa che gli erano state date domande e risposte prima dello spettacolo.
Quali conseguenze ci furono per i quiz?
I quiz praticamente scomparvero per decenni dai programmi di prima serata della televisione americana. Quelli che continuavano ad andare in onda avevano premi ridotti e molti spettacoli limitavano il numero di partite che un giocatore poteva vincere (di solito cinque, il numero di programmi in una settimana di trasmissione).
Il ritorno dei premi a sei cifre sarebbe stato solo alla fine degli anni ’70, e solo nell’agosto 1999 Who Wants to Be a Millionaire? avrebbe dato il via all’era dei giochi da un milione di dollari.
Herbert Stempel riprese gli studi al City College of NY, si laureò e divenne un funzionario del Dipartimento dei Trasporti di New York. Fu soltanto negli anni ’90 che accettò di essere intervistato per il documentario The Quiz Show Scandal; nel 1994 il suo personaggio fu interpretato da John Turturro nel film Quiz Show, diretto da Robert Redford. Morì il 7 aprile 2020, all’età di 93 anni.
Charles Van Doren perse il posto nella trasmissione Today e fu costretto a dimettersi dalla sua cattedra alla Columbia University. Accettò quindi un lavoro come redattore presso l’Enciclopedia Britannica guadagnando circa il 20% di quanto era stato pagato da Today, rifiutò le richieste di interviste per più di tre decenni e scelse di non partecipare alla produzione di The Quiz Show Scandal, In seguito rifiutò l’offerta di 100.000 dollari per agire come consulente nel film Quiz Show. Van Doren morì il 9 aprile 2019, all’età di 93 anni, come il suo rivale Stempel.