L’incontro UFO di Pearl Harbor

La storia, secondo ufologi e ricercatori, è interessante per via della destinazione della nave su cui si trovava l'ufficiale: Guam. E da quel punto avrebbe effettuato missioni di collegamento per la guerra in Corea.

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Il 1952 è per ufologi e appassionati della materia un anno importante che vide moltissimi casi di avvistamento di oggetti volanti non identificati in molte parti del mondo. Uno dei più singolari, secondo i ricercatori UFO, riguardò un ufficiale canadese esperto e rispettato che segnalò nel maggio di quell’anno dozzine di luci e un disco volante nei pressi di Pearl Harbor, al largo delle Hawaii. George MacFarlane, all’epoca un giovane tenente, proseguì la sua carriera fino al grado di comandante. Questo bastò agli ufologi per definire il testimone affidabile.
La storia, secondo ufologi e ricercatori, è interessante per via della destinazione della nave su cui si trovava l’ufficiale: Guam. E da quel punto avrebbe effettuato missioni di collegamento per la guerra in Corea. Secondo gli ufologi, infatti, le guerre offrirebbero terreno fertile per le attività degli UFO che, secondo alcune teorie, ci monitorerebbero preoccupati per l’utilizzo di armi atomiche.
Il cacciatorpediniere canadese HMCS Iroquois lasciò Pearl Harbor nel maggio del 1952, facendo rotta per Guam. Sei ore dopo MacFarlane assunse la carica di Ufficiale sul ponte.
Poco dopo l’una una “sola luce bianca” iniziò a penetrare un “sottile strato di nebbia“, MacFarlane stimò che la luce fosse a circa un miglio di distanza dalla nave. Tuttavia, si stava muovendo ad un “ritmo rapido” con la nebbia che faceva apparire un “alone” attorno ad essa.
MacFarlane chiese la conferma dell’avvistamento sul radar, ma nessun oggetto comparve negli schermi. Decise di consultare i registri per capire se nell’area fosse in programma una qualche attività militare ma non vi era nulla in programma quella notte ed essendo parecchio lontani dalla costa, circa un centinaio di miglia, escluse la possibilità che fosse transitato un piccolo aereo. Di li a poco comparve una seconda luce che si muoveva nella stessa direzione del primo oggetto, più piccola ma apparentemente più veloce. Anche questo secondo oggetto non venne rilevato dal radar di bordo. La nebbia si diradò e, dopo un’ora circa, una terza luce venne avvistata.
Poco dopo le 2 del mattino, una serie di luci fecero la loro comparsa nel cielo. MacFarlane rimase al suo posto, forse involontariamente e idealmente posizionato per assistere agli eventi.
Molte delle luci “erano in formazione” e tutte sembravano provenire da una precisa direzione posta a sud della loro posizione. Le luci erano in gruppi di tre, cinque o sei. Sembravano pulsare ogni secondo, comparendo e scomparendo “alla stessa velocità di funzionamento di uno schermo di computer”.
Quella notte si contarono fino a trenta luci nel cielo.
Ma MacFarlane ben presto non fu più in grado di tenere in conteggio corretto delle luci, fino a quando una delle luci si avvicinò alla nave acquistando le sembianze di un vero e proprio disco dall’aspetto metallico con attorno al bordo una serie di finestre nere. L’oggetto si limitò a restare sospeso sopra la nave, completamente immobile e silenzioso per circa un quarto d’ora. MacFarlane osservò l’oggetto misterioso attraverso un binocolo contando 24 finestre separate ma senza osservare nessuna attività. L’oggetto, seppur brillante, non impedì a MacFarlane di compiere agevolmente le sue osservazioni. Gli oggetti scomparvero verso le tre del mattino, il radar non segnalò mai nulla e il comandante della nave non venne mai avvisato.
MacFarlane nonostante non denunciò mai l’avvistamento aveva il dovere di fare rapporto tenendo conto che l’operatore radar aveva partecipato agli avvistamenti pur non segnalando nulla. Inserì nel registro ufficiale che quella notte furono osservati “molti meteoriti”. Alle 4 del mattino ricevette il cambio dal tenente Doug Tutte, al quale non disse nulla dell’avvistamento.
Fu solo durante l’incontro in mensa all’ora di colazione che MacFarlane venne interrogato da Tutte sul perché non avesse fatto parola con nessuno dell’evento meteorico, a quel punto MacFarlane scoprì che il suo collega aveva assistito allo stesso fenomeno e anche Tutte decise come lui, di non informare il comandante.
I due ufficiali arrivarono così alla conclusione di essere stati come sotto un controllo ipnotico che non consentì loro di segnalare le luci avvistate nel registro e di non interpellare nessuno dei superiori, men che meno il comandante. La storia venne poi raccontata da MacFarlane solo dopo la morte di Tutte decenni dopo i fatti.
Secondo quanto riferito da MacFarlane, a bordo della nave altri avevano visto le strane luci. Le “vedette” generali segnalano spesso “luci divertenti”, sebbene non facciano mai rapporto per evitare conseguenze spiacevoli, proprio come fece MacFarlane e dato che le luci non crearono pericoli, perché segnalarle?
MacFarlane alla fine raccontò dell’avvistamento scrivendo:
Senso di colpa o senso del dovere? Probabilmente perché penso che sia importante che venga registrato. E ora sono abbastanza grande da non preoccuparmi di essere ridicolizzato”, aggiunse inoltre che questi oggetti “hanno agito in modo non minaccioso” E che “erano solo curiosi“.
MacFarlane dopo questi fatti non assistette a nessun altro avvistamento, secondo gli ufologi questo fa di lui un osservatore credibile.
Il file è negli archivi del Blue book che dovrebbe, almeno secondo gli esperti, farne un caso autentico. Vogliamo dissentire però da questo, MacFarlane è stato l’unico, oltre Tutte a vedere gli oggetti da lui definiti “misteriosi”, anzi, Tutte non lo confessò mai se non a lui, quindi MacFarlane è la fonte principale e unica, nessun altro nome viene citato, quindi l’ufficilale potrebbe aver inventato la storia o semplicemente male interpretato un fenomeno celeste.
Fonte: https://www.ufoinsight.com/the-1952-pearl-harbor-close-encounter/

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