L’estinzione di massa del Permiano

Fu il più grave evento di estinzione di massa che si sia mai verificato sulla Terra, con la scomparsa dell'81% delle specie marine e del 70% delle specie di vertebrati terrestri; fu l'unica estinzione di massa nota che coinvolse anche gli insetti

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L’estinzione di massa del Permiano, detta anche Great Dying (la Grande Morìa in italiano), fu un’evento drammatico, verificatosi circa 251,4 milioni di anni fa, in seguito al quale la maggior parte delle specie si estinsero e costituisce il limite tra il periodo geologico Permiano e Triassico.

Fu il più grave evento di estinzione di massa che si sia mai verificato sulla Terra, con la scomparsa dell’81% delle specie marine e del 70% delle specie di vertebrati terrestri; fu l’unica estinzione di massa nota che coinvolse anche gli insetti.

Secondo alcune stime, si estinsero il 57% di tutte le famiglie tassonomiche e l’83% di tutti i generi. Poiché andò persa così tanta biodiversità, la ripresa della vita sulla Terra fu un processo molto più lungo (si è ipotizzato 10 milioni di anni) rispetto ad altre estinzioni di massa.

La, causa dell’evento di estinzione di massa è ancora in discussione, ma studi differenti suggeriscono che si succedettero da una fino a tre fasi diverse. Sono stati proposti svariati meccanismi per spiegarle: il primo picco di estinzione fu probabilmente dovuto ad un cambiamento ambientale graduale, mentre quello o quelli successivi potrebbero essere stati dovuti ad un evento catastrofico.

Alcuni scenari possibili per questi picchi successivi di estinzione includono collisioni con oggetti astronomici, un aumento dell’attività vulcanica, o l’improvviso rilascio di idrati di metano dal fondo marino; i cambiamenti graduali includono il mutamento del livello del mare, un’anossia, un aumento dell’aridità, o una modifica della circolazione delle correnti oceaniche in seguito al cambiamento climatico.

Estinzione di Massa del permiano: impatto?

Un team internazionale di geologi ha comunicato di avere individuato un enorme cratere da impatto nascosto sotto le acque dell’oceano al largo delle isole Falklands. Stando alle notizie riportate, si tratterebbe del secondo più grande cratere da impatto mai individuato sulla Terra e potrebbe essere legato alla più grande estinzione di forme di vita accaduta sul nostro pianeta.



Il team che ha effettuato la scoperta era guidato da Max Rocca dell’Argentina’s Planetary Society. I ricercatori stimano che il cratere dovrebbe avere un diametro di 250 chilometri di larghezza e dovrebbe risalire a dai 270 ai 250 milioni di anni fa. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Terra Nova.

L’esistenza del cratere è stata dedotta misurando una diminuzione della forza di gravità della Terra in quella parte di oceano Atlantico. Tali misurazioni si giustificherebbero con la minore densità, rispetto all’ambiente circostante, del materiale che ha riempito nel tempo il cratere.

Le misurazione effettuate hanno anche rilevato un aumento del magnetismo terrestre nell’area, caratteristica questa, tipica della grandi strutture derivanti da impatto, come il cratere da impatto Chicxulub, in Messico, risalente a 66 milioni di anni fa.

Se il bacino delle Malvinas è in realtà un cratere da impatto, e ha alcune delle caratteristiche più rivelatorie, allora esso è uno dei più grandi crateri mai conosciuti prima”, osserva in una nota Michael Rampino, professore del Dipartimento di Biologia dell’Università di New York e uno dei co-autori della ricerca.

Il più grande cratere conosciuto sulla Terra è il cratere Vredefort in Sud Africa, che misura circa 300 chilometri di diametro e risale 2,02 miliardi di anni. Questo cratere scoperto nella Falklands si contenderebbe il secondo posto con il cratere di Sudbury in Ontario, Canada, che misura 250 chilometri di diametro e risale a circa 1,85 miliardi di anni fa.

Le grandi estinzioni di massa

Ordoviciano-Siluriano (circa 450 milioni di anni fa)

In un periodo di tempo di pochi milioni di anni, probabilmente a causa di imponenti glaciazioni, il livello marino si abbassò drasticamente causando l’estinzione di molte specie marine, in particolare quelle residenti nei fondali bassi e nelle acque calde.

Devoniano superiore (circa 375 milioni di anni fa)

Al passaggio Frasniano-Famenniano (Devoniano superiore) si verificò un’estinzione di massa, chiamata evento Kellwasser che interessò una percentuale stimata in circa l’82% delle specie viventi. Anche se alcuni ricercatori suggeriscono come causa dell’estinzione alcuni impatti asteroidali, non dovrebbe in realtà essersi trattato di un evento improvviso in quanto le estinzioni si svilupparono durante un periodo di circa 3 milioni di anni.

Permiano-Triassico (circa 250 milioni di anni fa)

Alcuni scienziati sono convinti che a provocare l’estinzione sia stato un episodio di vulcanismo intenso che si è verificato proprio 250 milioni di anni fa; in effetti la possibilità di correlare tale picco di attività vulcanica con gli effetti tettonici connessi ad un impatto di grandi proporzioni esiste ed ha una sua valenza. Infatti a Noril’sk in Siberia è stata individuata un’enorme colata di basalto, spessa 4 km e ampia 2,5 milioni di km², che altri non è che il grande trappo siberiano, una delle più grandi province ignee.

Triassico-Giurassico (circa 200 milioni di anni fa)

Al termine del Triassico, la temperatura salì di circa 5 gradi Celsius e si estinse circa il 76% delle specie viventi, tra le quali la quasi totalità dei terapsidi e molti anfibi primitivi, e l’84% dei bivalvi. Tra le cause proposte per spiegare questa estinzione, oltre a impatti di corpi extraterrestri, ricordiamo variazioni climatiche verso una crescente aridità, variazioni del livello del mare e diffusa anossia dei fondi marini a causa della divisione di Pangea o, con l’ultima ipotesi in ordine di tempo, rilascio di grandi quantità di metano dal fondo degli oceani, come suggerirebbe una ricerca sviluppata da Antony Cohen e colleghi della britannica Open University.

Cretaceo-Paleocene (circa 65 milioni di anni fa)

Al limite tra Secondario e Terziario è stimata l’estinzione di circa il 75% di tutte le specie viventi, compresi i dinosauri.

In alcuni livelli geologici risalenti al limite K-T (abbreviazione per Cretaceo-Terziario), campionati vicino a Gubbio, la presenza di una concentrazione insolita di iridio, un elemento chimico piuttosto raro sulla Terra, ma comune nelle meteoriti. Si avanzò pertanto l’ipotesi che l’estinzione di massa fosse stata provocata dall’urto con un asteroide.

Successivamente, fu scoperta un’enorme struttura circolare sotterranea situata nella penisola dello Yucatán, vicino alla cittadina di Chicxulub Puerto presso Mérida. Lo studio su questo cratere ha portato alla conclusione che il meteorite che avrebbe colpito la Terra alla velocità stimata di 30 km/s, avrebbe avuto un diametro di almeno 10 km e avrebbe liberato un’energia pari a 10.000 volte quella generabile da tutto l’arsenale nucleare ai tempi della guerra fredda.

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