giovedì, Dicembre 12, 2024
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Le misteriose tombe di Stonehenge

Tra i tanti misteri che circondano Stonehenge ci sono i resti di alcuni cadaveri che aprono interessanti interrogativi

Il complesso di Stonehenge è ricco di misteri ancora irrisolti. Uno di questi riguarda alcuni resti umani rinvenuti nei suoi pressi. Il primo “cadavere” misterioso è stato scoperto nel 2010 all’interno di una tomba già indagata nel 2005 in modo però non accurato.

Dentro questa tomba giaceva lo scheletro di un ragazzo di 14-15 anni, morto nel 1550 a.C. circa, sepolto con una collanina di 90 perline di ambra, da cui la denominazione di tomba del ragazzo con la collana di ambra.

Ed è proprio la presenza della collana d’ambra a conferire un’aurea di mistero a questi resti. Infatti l’ambra era un materiale raro non presente nell’isola e caratteristica di regioni dal clima più temperato.

Studiando i resti la professoressa Evans del British Geological Survey notò che la dentatura apparteneva ad un ragazzo cresciuto nell’area del Mediterraneo.

Il ragazzo sepolto in quel di Stonehenge probabilmente proveniva dall’Italia o dalla Spagna e comunque da uno dei paesi rivieraschi del Mediterraneo. 

Quali erano stati i motivi che avevano spinto questo giovane appartenente certamente ad una classe agiata, come dimostra il possesso di una preziosa collana d’ambra, ad intraprendere un lunghissimo e pericoloso viaggio, dalle sponde del Mediterraneo all’Inghilterra?

Era Stonehenge, già all’epoca, un luogo di culto rinomato e conosciuto in gran parte dell’Europa, capace di suggestionare le persone, spingendole ad effettuare viaggi estenuanti e di grande pericolo? Ed ancora, il grande complesso delle bluestone era sorvegliato da guardie armate?

Quest’ultimo interrogativo è sollevato dal ritrovamento di un secondo cadavere misterioso ritrovato nella cosiddetta tomba dell’arciere. Dell’arciere dell’omonima tomba è stato detto e scritto di tutto: che morì per un incidente, che fu un sacrificio umano o addirittura che la sua morte e la stranezza della disposizione delle sue membra rappresentavano un omicidio rituale.

La tomba dell’arciere fu scoperta nel 1978 e l’esame dei resti identificarono un uomo forte e muscoloso, dell’età approssimativa di 25-30 ed alto circa un metro e cinquanta. Il radiocarbonio ne data la morte attorno al 2300 a.C., periodo in cui sappiamo che Stonehenge era stata completata e aveva già cominciato a funzionare come luogo rituale.

Grazie all’analisi delle ossa sappiamo che l’uomo ebbe una vita faticosa e costellata di incidenti ed infortuni. La dentatura, a parte l’assenza di un incisivo, era praticamente perfetta, segno di una dieta sana, di una buona igiene orale e naturalmente di eredità genetiche.

L’uomo è stato identificato come Arciere per effetto della causa della morte: fu trafitto da quattro frecce, e questo di per sé non è un mistero se non fosse che alcuni antropologi suggeriscono che le frecce erano molte di più.

Un’attenta analisi dimostrerebbe che le frecce furono scagliate da distanza ravvicinata. Alcuni archeologi avanzano l’ipotesi che l’uomo fu letteralmente “cacciato” come una preda animale forse per aver tentato di intrufolarsi nel sito di Stonehenge.

La presenza nella tomba di una sorta di manopola di cuoio che gli arcieri portavano per protezione intorno al polso fa pensare che l’uomo fosse davvero un arciere e di un discreto livello sociale. Altri archeologi suggeriscono invece che l’uomo cercasse protezione all’interno di Stonehenge ma non abbia fatto in tempo a sfuggire a chi gli dava la caccia.

Un altro fatto molto strano, legato alla sua morte, è proprio l’uso dell’arma: gli scavi hanno rivelato che le frecce in questo periodo non erano usate per scopi pratici ma solo cerimoniali.

A questo punto viene il sospetto che ci si potrebbe trovare di fronte non a un semplice omicidio, ma a un sacrificio umano. Appare certo che Stonehenge fosse collegato a particolari forme di ritualità astrale ma è ancora tutto da dimostrare che tra i riti officiati ci fossero anche sacrifici umani.

Fonte: I misteri dell’archeologia, C. Barandani

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