Le donne-computer della NASA

Poco conosciute dal grande pubblico, la conquista della Luna è anche e soprattutto merito delle donne-computer della NASA.

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Per molti anni, dal 1943 a gran parte degli anni Cinquanta, la NACA che dal 29 luglio 1958 diverrà la NASA, utilizzò dei computer umani per lo sviluppo del programma spaziale. Si trattava in gran parte di donne di colore che facevano e rifacevano calcoli di ogni tipo in modo che fisici, matematici ed ingegneri potessero dedicarsi ad altro, ottimizzando i tempi di lavoro.
Tre donne in particolare negli anni Sessanta diedero un prezioso contributo alla corsa allo spazio americana: Katherine Johnson, Mary Jackson e Dorothy Vaughan.
Mary Jackson fu la prima donna ingegnere della NASA. Katherine Johnson che aveva completato gli studi al college all’età di 18 anni, si occupò dei calcoli per le traiettorie, le finestre di lancio e le rotte di ritorno per i primi voli spaziali statunitensi con esseri umani a bordo. Tra questi ricordiamo quello di Alan Shepard e la missione Atlas-Mercury 6. Katherine lavorò anche alle traiettorie della missione Apollo 11 ed ai calcoli per le procedure di emergenza di Apollo 13.
Il suo straordinario apporto sarà riconosciuto e premiato con la Medaglia della Libertà (la massima onorificenza civile americana) nel 2015 dall’allora Presidente Barack Obama.
Dorothy Vaughan fu invece la prima donna di colore che dal 1948 svolse ruolo di supervisore nell’allora NACA. Con l’avvento dei primi computer elettronici Dorothy divenne una grande esperta del linguaggio di programmazione FORTRAN che insegnò alle decine di donne-computer che coordinava.
Le storie di queste straordinarie donne sono raccontate nel film “Il diritto di contare”, 2016, per la regia di Theodore Melfi. Il film racconta la storia vera della matematica, scienziata e fisica afroamericana Katherine Johnson, che collaborò con la NASA, sfidando razzismo e sessismo, tracciando le traiettorie per il Programma Mercury e la missione Apollo 11.
Ma torniamo ai computer. I primi esemplari erano di dimensioni enormi e del tutto inadatti ad essere trasportati su una navicella spaziale. Ancora una volta un ruolo fondamentale lo svolgerà un’altra donna: la matematica Margaret Heafield Hamilton (Paoli, Indiana, 17 agosto 1936).
Nel 1960 Margaret ottiene un impiego temporaneo al Massachusetts Institute of Technology (MIT) per sviluppare software per le previsioni meteo per i calcolatori LGP-30 e PDP-1 per un progetto del professor Edward Norton Lorenz, del dipartimento di meteorologia. Il progetto verrà poi esteso per fini militari e prenderà il nome di SAGE, Semi Automatic Ground Environment.
La Hamilton scrisse in seguito a questa sua esperienza: «Quello che erano soliti fare quando entravi, senza esperienza, in questa organizzazione, era di assegnarti un programma che nessuno era in grado nemmeno di capire come far funzionare. Quando ero alle prime armi lo diedero anche a me, e quel che successe è che si trattava di un programma pieno d’insidie e la persona che lo aveva realizzato si era divertito a commentare il codice in greco e in latino. Così, fui assegnata a questo programma e riuscii a farlo funzionare. Addirittura riportava l’output in greco e latino. Fui la prima a riuscire a farlo funzionare» .
Grazie comunque a questo successo Margaret ottiene il posto di capo sviluppo per il software di volo del programma Apollo alla NASA, presso il Charles Stark Draper Laboratory del MIT. Ed è proprio al MIT che viene progettato l’APOLLO GUIDANCE COMPUTER (AGC), il computer delle navicelle spaziali delle missioni Apollo.
Si trattava per l’epoca di un computer di dimensioni ridotte, era grande come una lavatrice ed in grado di operare in multitasking essendo in grado di eseguire fino ad otto programmi contemporaneamente. Fu anche il primo computer ad usare i circuiti integrati. Insomma si trattava del top della tecnologia dell’epoca. Questa meraviglia della tecnica però fu così ridimensionata diversi anni dopo da Charles Duke (Apollo 16) uno dei 12 uomini che hanno calpestato il suolo lunare: “Il computer del nostro modulo lunare aveva una potenza di calcolo migliaia di volte inferiore al Blackberry che ho in tasca”.
L’AGC era infatti basato su un’unità con frequenza di calcolo che al massimo poteva raggiungere i 2 Megahertz, gli attuali smartphone hanno una potenza di calcolo che supera i 2.000 Megahertz. La memoria RAM poteva ospitare 2.000 parole, quella ROM circa 30.000. Un file Word medio occuperebbe tutta la memoria del computer di bordo delle navicelle usate per le missioni Apollo.
Nonostante questo e grazie anche allo straordinario contributo di decine di donne talvolta misconosciute l’uomo è riuscito nell’impresa esplorativa più spettacolare della sua storia.
Aggiornamento 24/02/20202: Si è spenta a 101 anni Katherine Johnson. Lo ha annunciato in un tweet la Nasa, l’agenzia spaziale Usa per la quale la Johnson lavorò come matematica per 33 anni, fornendo un contributo fondamentale, tra l’altro, alla missione Apollo 11, che portò il primo uomo sulla Luna.

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