Alcune persone potrebbero ricordare quando erano bambini trovavano spesso le api che svolazzano intorno ai fiori nel loro cortile. Se questi incontri stanno diminuendo, è perché nel Nord America e in Europa gli effetti dei cambiamenti climatici hanno ridotto di molto le probabilità, in media fino al 30%, di vedere un calabrone o un’ape, secondo uno nuovo studio, pubblicato sulla rivista Science.
I ricercatori dell’Università di Ottawa in Canada hanno esaminato i cambiamenti avvenuti nelle popolazioni di 66 specie di calabrone e api nei due continenti, successivamente lo hanno confrontato con i cambiamenti climatici delle località. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza che i cambiamenti climatici, che causano un aumento delle temperature e delle precipitazioni oltre i limiti che i bombi possono sopportare, aumentano i rischi di estinzioni di questi insetti.
Il dott. Jeremy Kerr, autore senior dello studio e professore di biologia all’Università di Ottawa, ha dichiarato che “Le cose che eravamo abituati a vedere da bambini stanno velocemente svanendo. Non stiamo valutando ciò che vivranno i nostri figli, o guardando indietro di una generazione intera a quando eravamo bambini noi. Magari si pensa che si potrebbero portare i bambini nei luoghi dove vivono questi animali e mostrargli quello che vedevamo noi da piccoli. Purtroppo il nostro studio rivela che ciò non e possibile in alcuni continenti”.
Le popolazioni di alcuni insetti diminuiranno entro il decennio
I ricercatori hanno valutato i cambiamenti delle specie dei calabroni sia per quanto riguarda la presenza che la diversità, sia in Nord America che in Europa, utilizzando un database di circa 550.000 risultati. I ricercatori hanno stimato la distribuzione delle specie nei due continenti in due periodi diversi: il primo dal 1901 al 1974 e il secondo dal 2000 al 2015. In questa fascia di anni hanno esaminato se le temperature medie mensili e le precipitazioni totali nelle località, superavano il livello di tolleranza delle api.
I bombi tendono a preferire climi più freschi e leggermente umidi e dove c’è una variazione nelle stagioni. Il declino delle popolazioni di insetti è stato associato all’aumento della frequenza delle temperature più calde che provoca l’essiccamento degli habitat, aumentando cosi il rischio di estinzione dei bombi. Inoltre questo clima non adatto diminuisce la possibilità dei bombi di colonizzare una nuova area e creare altre specie.
I ricercatori hanno riscontrato cali rapidi e diffusi nelle popolazioni di calabrone in entrambi i continenti. La probabilità che una specie di calabrone sia presente nelle aree studiate tra il 2000 e il 2015 è diminuita del 46% in Nord America e del 17% in Europa, rispetto al periodo precedente.
Jeremy Kerr ha spiegato che “La colonizzazione avviene quando un animale si sposta in un luogo dove non vi era mai stato e stabilisce una nuova popolazione. Se questo accade spesso allora la popolazione ha trovato il proprio habitat. Le quantità di estinzioni locali che abbiamo riscontrato erano otto volte maggiori rispetto agli eventi di colonizzazione. I cambiamenti climatici stanno facendo sparire queste specie a un ritmo esponenziale, e non danno la possibilità agli insetti di cambiare habitat”.
Il clima negli Stati Uniti e in Europa è cambiato drasticamente a causa dell’attività umana, durante i periodi analizzati dagli autori. Negli ultimi cento anni, abbiamo riscaldato il pianeta di 1,3 gradi Celsius, quasi vicino agli 1,5 gradi, che è considerato un valore di riscaldamento critico. Gli autori affermano che ciò ha portato a un calo drastico della popolazione dei calabroni e della sua diffusione.
La perdita dei bombi può contribuire a ridurre la biodiversità e a compromettere l’ecosistema, incidendo sull’approvvigionamento di cibo e acqua, sul controllo del clima e delle malattie e a sostenere i cicli nutrizionali e la produzione di ossigeno. I bombi impollinano piante come i cetrioli, i pomodori, la zucca, i mirtilli e il melone.
Peter Soroye, coautore e dottorando presso l’Università di Ottawa ha dichiarato che “I bombi sono tra i migliori impollinatori che abbiamo nel sistema faunistico. Riescono ad adattarsi per gran parte dei periodi dell’anno e a diverse condizioni meteorologiche, inoltre visitano una vasta gamma di fiori. Sono davvero una parte importante dei paesaggi naturali e sono belli da vedere”.
Haley Todd, direttore dei programmi e dell’istruzione presso il Planet Bee, a San Francisco, una no profit focalizzata sulla conservazione delle api, se pur non coinvolto nello studio, spiega che “Le piante e le colture, che dipendono dall’impollinazione dei bombi, rischiano di soffrire se le popolazioni di calabrone continuano a declinare o svanire del tutto, il che potrebbe portare a gravi conseguenze per l’ecosistema”.
Aiutare le api a sopravvivere ai cambiamenti climatici
Le popolazioni di calabroni sono influenzate negativamente anche da altri fattori, tra cui troviamo l’uso diffuso di pesticidi e il cambiamento nell’uso del suolo, che riduce la flora a loro disposizione.
Lo studio effettuato ha considerato solo i cambiamenti climatici che influiscono sui bombi e non ha preso in esame le pratiche umane, il che significa che se fossero state prese in considerazione, il rischio di estinzione sarebbe sicuramente maggiore. Lo studio è riuscito a chiarire che “Ci si aspetta che le interazioni tra questi fattori accelerino la perdita di biodiversità per i bombi e altre specie su vaste aree”.
Peter Soroye ha dichiarato che “Tuttavia, ci sono ancora diverse azioni da poter attuare per consentire la conservazione di queste specie e per poter combattere questi fattori di estinzione”.
Le azioni da dover adottare, secondo Soroye, includono la riduzione dell’uso di pesticidi, la piantagione di una vasta gamma di fiori e arbusti per prevenire la perdita dell’habitat, e fornire ai bombi un riparo occasionale dal sole durante gli eventi meteorologici estremi, a cui sono sottoposti più frequentemente a causa dei cambiamenti climatici.
Gli apicoltori possono proteggere i bombi dall’eccessiva esposizione al sole e alla pioggia, piantando arbusti oltre ai fiori, e costruendo rifugi per alveari con tetti e materiali protettivi, come il legno.
Gli autori della ricerca sospettano che i loro risultati riguardano anche altre specie in via di estinzione, come le farfalle e gli uccelli.
Jeremy Kerr ha concluso dichiarando che “Ci sono molte cose che possiamo fare ed il recupero dell’habitat può essere una cosa fattibile. Non stiamo ovviamente affermando che per migliorare le cose dobbiamo vivere in una capanna nel bosco, ma bisogna intervenire per poter avere una speranza di recuperare queste meravigliose specie”.