La singolare storia della saccarina

Come spesso accade nella ricerca scientifica alcune scoperte avvengono per caso, poi sta all'intuizione brillante di uno scienziato sfruttarne le potenzialità commerciali.

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Il ventesimo secolo è appena iniziato, siamo nel 1902, in Germania. Il governo proibisce la vendita della saccarina salvo che in farmacia per i pazienti diabetici. Non si tratta di una misura cautelare ma della vittoria delle potenti lobby dei produttori di zucchero da barbabietola.

La saccarina aveva costi di produzione molto bassi ed era diventata ben presto lo zucchero dei poveri. Questa iniziativa fu imitata da diversi stati europei dando cosi l’avvio ad un fiorente mercato nero con la Svizzera dove la produzione della saccarina e la sua vendita era rimasta legale. Ci vorrà lo scoppio della Grande Guerra e la crisi nell’approvvigionamento dello zucchero per sdoganare nuovamente l’utilizzo della saccarina come dolcificante.

La scoperta della saccarina è strettamente intrecciata con l’affascinante personalità di Ira Ramsen (1846-1927), un grande chimico statunitense.

Dopo aver perfezionato i suoi studi in Germania, leader all’epoca nella ricerca chimica, torna negli Stati Uniti e in breve grazie ai suoi studi ed a una crescente notorietà accademica conquistò la cattedra di chimica a Baltimora in una nuova università fondata nel 1876 grazie al contributo di un commerciante locale di nome Johns Hopkins, destinata negli anni a venire, a diventare uno dei più prestigiosi atenei statunitensi.

Ben presto la Johns Hopkins diventò uno dei centri di ricerca chimici più importanti del paese grazie all’azione di Ramsen in grado di attrarre ricercatori da tutto il mondo. Uno di questi, un chimico tedesco Constantine Falhberg (1850-1910), che voleva lavorare con Ramsen, approdò a Baltimora e gli fu affidato un progetto di ricerca, non particolarmente entusiasmante. Falhberg avrebbe dovuto studiare l’ossidazione di certe sostanze derivate dal catrame di carbone.



Ora pare che Falhberg fosse il prototipo dello scienziato trasandato, sembra persino che non avesse l’abitudine dopo ore di lavoro in laboratorio di lavarsi le mani.
Questa abitudine non proprio lodevole si tradurrà in un grosso colpo di fortuna. Una sera Falhberg a cena notò che la fetta di pane che stava mangiando aveva un sapore insolitamente dolce. Non fu difficile al chimico tedesco individuare che questo sapore era il frutto di una sostanza che aveva toccato quel pomeriggio in laboratorio e informò Ramsen di questa scoperta.

Nel 1880 i due pubblicarono un articolo a firma congiunta sull’American Chemical Journal dove si sottolineava come il nuovo composto era più dolce di un centinaio di volte rispetto allo zucchero.

Per Ramsen questa scoperta era una semplice curiosità scientifica, più avveduto Falhberg intuì le grandi possibilità economiche della scoperta. Le fluttuazioni dei costi dello zucchero erano infatti violente e spesso imprevedibili ed un dolcificante che poteva essere prodotto a basso costo rappresentava un ottimo business.
Per questo ribattezzò il sapore dolce del o-toluenesulfonamide saccarina, dal latino saccarum (zucchero) ed in gran segreto ne brevettò il processo produttivo.
Il successo di Falhberg inasprì i rapporti con il suo ex mentore Ramsen anche perché secondo quest’ultimo il tedesco si era preso tutti i meriti della scoperta.

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