La pornocrazia di Marozia

Breve storia di Marozia, una donna bella e spregiudicata che fu la Padrona di Roma per oltre un ventennio

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La pornocrazia di Marozia
La pornocrazia di Marozia
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La comparsa di Marozia sulla scena politica romana rappresentò uno dei punti più bassi della storia del Papato.

Tra il IX e l’XI secolo, il soglio di Pietro divenne un affare esclusivo delle potenti famiglie aristocratiche romane che si scontrarono senza esclusioni di colpi. Assassini, intrighi, tresche tutto era ammesso pur di far eleggere al soglio pontificio un proprio rappresentante.

Una delle protagoniste assolute di questa stagione fu proprio la bella e spregiudicata Marozia, nata Maria nell’892,  era figlia di Teodora e del potente senatore romano Teofilatto. Analfabeta ma dotata di spiccata intelligenza e di un’avvenenza fisica non comune, coltivò un’ambizione sfrenata che la portò a detenere il potere per quasi venti anni sulla città Eterna.

Ma procediamo con ordine.

Marozia, come si faceva chiamare, utilizzò sia la sua acuta intelligenza che il suo corpo per giungere al fine che più agognava: il potere, che nella Roma dell’epoca, era rappresentato dal controllo del soglio pontificio.



A quindici anni, nel 907, divenne la concubina di suo cugino, papa Sergio III, ed ebbe da lui un figlio, Giovanni. Si sposò due anni dopo con Alberico I, Duca di Spoleto, un cavaliere di oscure origini germaniche che dopo aver eliminato Guido IV di Spoleto, dominò gran parte del centro Italia.

Marozia convinse Alberico a legittimare il figlio Giovanni, avuto nella torbida relazione con il cugino Papa. Alberico era molto più anziano della bella Marozia che riuscì a dargli altri cinque figli, al primogenito fu dato il nome del padre Alberico, a cui seguirono Costantino, Sergio (che sarebbe diventato vescovo di Nepi), una figlia di nome Berta e forse un’altra figlia.

Secondo alcune fonti Marozia avvelenò l’ex amante Papa Sergio III ed alla morte di Alberico, avvenuta nel 924 ad Orte, sposò il marchese Guido di Toscana e iniziò a trescare per eliminare il suo principale oppositore, il nuovo papa Giovanni X.

Nel dicembre 927 Marozia assaltò il Laterano e, a maggio dell’anno successivo, arrestò il pontefice rinchiudendolo in Castel Sant’Angelo (dove sarebbe morto, forse avvelenato o soffocato per suo ordine, pochi mesi dopo).

A questo punto la nobildonna, signora assoluta di Roma, fece eleggere sul soglio pontificio due papi di suo gradimento – gli inetti Leone VI e Stefano VII – e, nel 931, addirittura il figlio che aveva avuto da Sergio, il ventenne Giovanni XI.

Il figlio Giovanni, di carattere debole, divenne una marionetta nelle mani della madre che divenne di fatto la padrona di Roma.

Morto anche il secondo marito Guido, Marozia, assetata di potere, ne sposò il fratello Ugo di Provenza (che fu re d’Italia dal 926 al 947) imponendogli, per evitare l’incesto, di dichiarare che era figlio illegittimo. Marozia progettò l’incoronazione di Ugo a imperatore, sfruttando la propria influenza sul figlio Papa.

La sua ambizione sfrenata fu però fermata da un altro suo figlio, Alberico II che la fece arrestare, imprigionando anche il fratellastro Papa Giovanni XI. Per Marozia fu un colpo fatale.

La “signora di Roma”, definita poco elegantemente dal contemporaneo vescovo Liutprando da Cremona «bella come una dea e focosa come una cagna», morì in convento probabilmente nel 955.

Finiva così quella che sarà successivamente definita come la “pornocrazia” della spregiudicata Marozia che gettò il Papato forse nel punto più basso della sua millenaria storia.

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