La NASA è già stata sulla Luna. Il presidente George HW Bush voleva rimandare l’uomo sulla Luna e poi arrivare su Marte. Il presidente Bill Clinton non era d’accordo. Il presidente George W. Bush rispolverò i piani di suo padre, immaginando un atterraggio sulla Luna per gettare le basi per una missione su Marte. Il presidente Barack Obama ha annullato quel progetto e ha ordinato alla NASA di raggiungere un asteroide e poi di andare su Marte.
Il presidente Trump ha di nuovo rivolto lo sguardo della nazione verso la Luna ma poi, mesi dopo, twittò perplesso che “la NASA NON dovrebbe parlare di andare sulla luna “ma piuttosto di Marte (di cui la Luna fa parte)”.
Probabilmente Trump intendeva che la Luna dovrebbe essere solo una tappa intermedia sul percorso della conquista di Marte e i legislatori della Camera dei Rappresentanti sembrano convenire con questa idea: andare sulla Luna solo come punto di partenza per esplorare il pianeta rosso con esseri umani persona.
Questo è molto diverso dal piano che la NASA sta perseguendo: l’agenzia guarda a Marte come il traguardo di un lontano futuro e pensa alla Luna come un fine in sé, con progetti per stabilire basi sul lato opposto e estrarre ghiaccio lunare, per il supporto vitale necessario ad una presenza permanente e ricavare carburante per i razzi.
In generale nella politica c’è una forte argomentazione secondo cui il soddisfacimento della spinta umana a conoscere in realtà non richiede umani. I robot possono fare esplorare per meno denaro di quanto costa portare le persone sui corpi celesti; e in effetti abbiamo ottenuto molta conoscenza da progetti come i rover marziani la sonda Cassini e molti altri.
C’è anche chi argomenta che dovrebbero essere le aziende private, sempre più interessate all’avventura in orbita bassa, ad essere incaricate di quanto sono in grado di svolgere, per far risparmiare denaro della NASA e per garantire che il lavoro esplorativo continui anche quando i capricci dei politici cambiano.
Questi capricci mutevoli sono la più grande minaccia per un programma spaziale costantemente afflitto da problemi di budget.
Ma se è vero che “senza soldi non si cantano le messe”, è altrettanto vero che la politica dovrebbe decidersi ad abbandonare gli interessi di cassetta e smettere di seguire gli umori dei media, almeno su temi dell’importanza di un programma spaziale.
Quanti soldi ha sprecato la NASA negli ultimi decenni avviando e chiudendo progetti diversi sulla base degli umori presidenziali o del congresso?
Ora, dopo avere affidato appalti e fatto progetti per arrivare sulla Luna entro il 2024 la NASA dovrebbe invece, secondo le nuove indicazioni, arrivarci entro il 2028, ma solo di striscio, per poi puntare Marte per il 2033.
Si tratta di obbiettivi realmente alla portata della NASA? Ed è giusto portare avanti un progetto costosissimo, costantemente afflitto da ritardi e da richieste di ulteriore budget, come l’SLS quando sappiamo che compagnie private come Blue Origin e, soprattutto, SpaceX hanno accumulato know how e tecnologie più moderne e performanti?
Se Trump perderà le elezioni di novembre e sarà sostituito da un democratico, magari in un momento di recessione globale, assisteremo ad un nuovo cambio di rotta della NASA? Nuovi ordine presidenziali potrebbero rinviare il ritorno alla Luna di un decennio ed oltre. Marte potrebbe diventare solo una lontano utopia.
Questi obiettivi a lungo termine, probabilmente potranno essere raggiunti solo con una pianificazione da perseguire per lunghi periodi e adeguati investimenti. Più a lungo i politici, e non tecnici e scienziati, discutono di Luna o Marte, meno è probabile che la NASA arriverà su uno dei due.
E allora, per rivedere l’uomo sulla Luna, non ci resta che sperare nella lenta ma coerente pianificazione dell’ESA, che spera di scendere con i suoi mezzi sulla Luna nel 2030 o aspettare che ci vadano i cinesi a metà degli anni trenta.
Oppure lasciare che gli interessi economici delle società commerciali prevalgano sulla curiosità scientifica e dare il via libera a Bezos con la sua Blue Origin e, soprattutto, a Musk con la sua SpaceX che potrebbe davvero arrivare sulla Luna entro la metà di questo decennio e su Marte nei dieci anni successivi se adeguatamente supportato e non sottoposto a troppi lacci e lacciuoli burocratici e politici.