La gomma: breve storia di un polimero che ha reintrodotto la schiavitù

Come un polimero può influire nella storia politica e sociale dell'umanità

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Le proprietà della gomma, un materiale costituito da polimeri ovvero macromolecole e ricavato dal lattice di un albero, erano conosciute fin dai primi anni del Diciannovesimo secolo. Questo materiale aveva però un limite legato alla diversa temperatura ambientale, in altri termini caldo e freddo, incidevano significativamente sul suo stato rendendola quindi inefficiente. Nel 1839 però un inventore ed imprenditore statunitense Charles Goodyear (1800-1860) riuscì ad ideare un metodo per la vulcanizzazione della gomma. La vulcanizzazione è un processo di lavorazione della gomma, la quale viene legata chimicamente allo zolfo mediante riscaldamento. Attraverso questo processo si ottiene un materiale elastico e poco rigonfiabile se tenuto a contatto con solventi organici e molto più stabile al variare della temperatura.
Come imprenditore Goodyear non era altrettanto bravo e tutta la sua vita fu costellata di debiti, i diritti guadagnati dai brevetti sulla gomma che aveva registrato gli fruttarono somme modeste, mentre quando per problemi finanziari si trovò costretto a venderli gli acquirenti incamerarono autentiche fortune. Intentò ben 32 cause a difesa delle sue invenzioni e le vinse quasi tutte ma questo non gli impedì di vivere per l’intera sua esistenza in condizioni di gravi difficoltà economiche.
Addirittura durante l‘Esposizione Universale di Parigi fu arrestato per insolvenza e paradossalmente mentre era ospitato nelle galere francesi l’imperatore Napoleone III gli conferì la Croce Francese della Legion d’Onore. Certamente era un modo di onorare più l’inventore che l’imprenditore.
La richiesta di gomma vulcanizzata si era nel frattempo impennata e nei bacini pluviali dell’Amazzonia era presente l’albero di Hevea una pianta appartenente alla famiglia delle Euphorbiaceae. Questa pianta ha un’enorme importanza economica essendo la fonte primaria per la produzione del caucciù che se ne ricava attraverso la lavorazione del lattice che viene raccolto praticando incisioni sulla corteccia. La pianta, la cui vita media si aggira fra i 35 e i 40 anni, viene sfruttata a partire dal quinto o sesto anno d’età e garantisce la massima produzione intorno al dodicesimo anno di vita: le incisioni corticali vengono effettuate ortogonalmente ai canali laticiferi in modo che la crescita dell’albero non venga disturbata. Il lattice viene raccolto in piccole ciotole legate al tronco.
Il sistema di sfruttamento della manodopera nelle piantagioni di gomma del Diciottesimo secolo era disumano. . Gli operai di fatto erano ridotti in schiavitù da un centinaio di ricchissimi “baroni” della gomma. Il sistema era semplice. all’inizio le compagnie offrivano un prestito a ciascun operaio per acquistare l’equipaggiamento necessario per il lavoro di estrazione. Questo prestito segnava la sorte degli sventurati, il salario bassissimo infatti non bastava a ripagare il prestito e pertanto questi disperati che lavoravano in condizioni durissime per molte ore al giorno diventavano praticamente di proprietà delle compagnie.
Per impedire qualsiasi tentativo di fuga erano sorvegliati da guardie armate che non esitavano a sparare in caso di tentativi di fuga. Gli alberi della gomma rappresentano meno del’1% degli alberi presenti nel bacino amazzonico e gli alberi migliori fornivano meno di un chilo e mezzo di gomma all’anno. Un buon lavorante poteva produrre circa 11 kg di gomma vulcanizzata al giorno. La gomma veniva trasportata a valle con delle canoe fino alle stazioni commerciali che sorgevano sulla riva del fiume e poi proseguivano fino a Manaus una cittadina che sorgeva a circa 20 km dalla confluenza del Rio Negro con il Rio delle Amazzoni a ben 1500 km dall’Oceano Atlantico.
Manaus da sonnolenta e piccola cittadina tropicale divenne ben presto una grande città, dove il centinaio di “baroni” della gomma, per lo più europei, conducevano una vita agiata e sfarzosa. Tra il 1890 ed il 1920 Manaus raggiunse l’apice della sua prosperità, tanto che fu costruito un grande e sontuoso Teatro dell’Opera dove periodicamente si esibivano le migliori orchestre ed i migliori cantanti europei ed americani.
L’età d’oro di Manaus però iniziò a declinare già dalla prima decade del Ventesimo secolo. La Gran Bretagna era preoccupata dalla scelta di abbattere gli Hevea Brasiliensis per raccogliere maggiori quantitativi di lattice e già nel 1876 Sir Henry Alexander Wickham (29 maggio 1846 – 27 settembre 1928) riuscì a trafugare 70.000 semi di Hevea che consegnò all’eminente botanico John Hooker, responsabile dei Royal Botanic Gardens, di Kew, poco fuori Londra.
Questi costruì una sera e piantò i semi ottenendo ben presto 1500 piantine di Hevea. Nell’arco di una decina d’anni gli inglesi, poi seguiti dalle altre potenze europee, impiantarono gli Hevea a Ceylon, in Malaysia ed a Singapore ed in buona parte del Sud Est asiatico. Successivamente queste piante furono esportate con metodi brutali dal Belgio in Africa equatoriale schiavizzando la popolazione autoctona del cosiddetto Congo belga per la raccolta del prezioso lattice. Dal 1932 il 98% della produzione della gomma si era spostata dai bacini fluviali dell’Amazzonia ai mercati del Sud Est asiatico.
Per Manaus l’età d’ore era definitivamente finita.

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