La battaglia di Los Angeles

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di Oliver Melis per Reccom Magazine

La battaglia di Los Angeles, cosi viene chiamato un caso ufologico risalente al 1942. Nella notte tra il 24 e il 25 febbraio del 1942 la contraerea degli Stati Uniti rispose a un presunto attacco aereo nemico.

Inizialmente si pensava che la contraerea stesse rispondendo a un attacco giapponese ma il segretario della Marina militare durante una conferenza stampa chiarì che il fatto era da attribuirsi esclusivamente a un falso allarme.

Nonostante l’importante precisazione i giornali fecero uscire delle rivelazioni sensazionalistiche.

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Più tardi, gli ufologi ritennero probabile che l’obiettivo della contraerea fosse un disco volante.

Non mancarono nemmeno le ipotesi complottiste che affermarono che fu il governo stesso a organizzare la messa in scena per terrorizzare la popolazione della zona e facilitare cosi lo spostamento delle industrie belliche nell’entroterra.

Per altri l’incidente fu organizzato con l’intento di accusare i giapponesi e internare nei campi di concentramento gli statunitensi di origine giapponese.

Tutto inizia nella giornata del 24, l’ufficio dell’intelligence navale con un avviso indicava un possibile attacco aereo «entro dieci ore». Dopo un primo allarme a vuoto, alle 02:15 del 25 i radar registrano un oggetto volante non identificato in volo a 193 Km da Los Angeles, l’artiglieria fu cosi allertata. Anche i caccia vennero tenuti al suolo in attesa di istruzioni. Il segnale, in seguito, svani dai radar ma gli avvistamenti si intensificarono con la segnalazione di diversi aerei.

Fu avvistato anche un pallone e, subito dopo la segnalazione, la 37esima brigata apri il fuoco: 1500 proiettili vennero sparati in tutta la notte, spesso senza mirare a nulla di concreto ma semplicemente seguendo i fasci dei proiettori alla ricerca del fuggevole nemico. Il bombardamento venne interrotto alle 07:21 del mattino.

Al mattino si dovettero contare i danni, infatti il “fuoco amico” aveva danneggiato edifici, ucciso diversi civili e animali. Durante il black out ci furono anche diversi incidenti stradali che costarono la vita a due persone.

In seguito al fatto ci furono diverse polemiche, nonostante la Marina ritenesse l’attacco un falso allarme provocato dallo stress della guerra in corso, ci fu chi affermò che bisognava spostare le industrie belliche nell’entroterra perché attacchi del genere potevano effettivamente verificarsi. Ci fu chi cavalcò queste affermazioni gridando al complotto cioè che l’attacco non era altro che una messa in scena per spaventare i cittadini e a far loro accettare di avere nelle vicinanze le industrie belliche.

Per il Western Defence Command, la credibilità dell’attacco era da considerarsi scarsa già prima che fosse revocato il black-out. Anche la Quarta Air Force dell’Aeronautica militare indicò di non ritenere che ci fossero stati aerei nemici in volo, quella notte. Il dipartimento della Guerra riesaminò i fatti e i testimoni e tra verbi al condizionale, cifre vaghe, «probabili», «potrebbero» e «presunti» concludeva che c’erano stati da uno a cinque velivoli forse nemici, ma erano solo speculazioni.

Il contrasto tra la versione della Marina e l’esercito fecero si che i giornali andassero a nozze con le tesi sensazionalistiche e complottistiche, criticando l’operato del Governo.

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Cosa successe quella notte? Le ipotesi, come detto sono diverse, falso attacco architettato per spostare le fabbriche di materiale bellico nelle zone interne del paese, comprando il consenso dei cittadini spaventandoli a morte.

Errore di valutazione e stress da conflitto, come visto i militari spararono a qualsiasi cosa si muovesse, ammesso ci fosse realmente qualcosa, seguirono spesso alla cieca i fasci dei proiettori scaricando tonnellate di piombo sul presunto nemico.

Attacco a un UFO, una nave aliena sarebbe stata intercettata dai radar e la contraerea avrebbe cercato di abbatterla, gli UFO che allora si chiamavano dischi volanti facevano notizia e le potenzialità delle notizie di presunti avvistamenti di veicoli extraterrestri erano già testate dai vari cultori del tema, in ogni salsa, gli UFO si prestano e si agganciano a qualsiasi complotto e negli anni hanno fatto la fortuna di tanti.

Della battaglia di Los Angeles, a farne le spese furono tanti cittadini statunitensi di origine giapponese, la paura e il sospetto in quegli anni di guerra fomentarono anche l’odio razziale. Trenta persone di origine giapponese furono arrestate nel corso della notte, accusate di aiutare i loro connazionali durante il presunto attacco. Nel quartiere balneare di Venice, un abitante fece arrestare una cinquantunenne giapponese e i suoi due figli per delle «luci lampeggianti» che intravide nella loro casa. Nel 1983 l’ufficio storico dell’United States Air Force concluse che l’allarme iniziale fu causato da palloni meteorologici scambiati per aerei nemici. Ma, palloni, aerei o UFO, fa poca differenza, la differenza la fanno sempre le notizie che circolano grazie a incomprensioni o alla ricerca del sensazionalismo ovunque e comunque.

A Pagina B dell’edizione del mattino del 26 febbraio 1942 del Los Angeles Times apparve l’unica foto dell’evento, foto largamente ritoccata prima della stampa. Questa foto mostrava una convergenza di fasci di luce dei proiettori in un punto, con alcuni punti luminosi dovuti allo scoppio dei proiettili della contraerea. Tuttavia, un ritocco involontario della foto sembrava quasi mostrare un oggetto presente nel punto di incontro dei riflettori, e questo decenni dopo contribuì a creare la leggenda che si trattasse di un UFO.

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO Italia, Perle complottare e le scie chimiche sono una cazzata

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