giovedì, Ottobre 24, 2024
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Invecchiamento: una nuova scoperta ha permesso di invertire il processo nelle cellule umane in vitro

Quella contro la morte è una battaglia che gli esseri umani combattono dall'alba dei tempi. La consapevolezza di non poterla vincere, però, ci sta spingendo sempre più verso una ricerca mirata a prevenire l'invecchiamento, o almeno rallentarlo, prolungando la nostra vita perseguendo, contemporaneamente, l'obbiettivo di vivere la terza età nelle migliori condizioni possibili

Quella contro la morte è una battaglia che gli esseri umani combattono dall’alba dei tempi. La consapevolezza di non poterla vincere, però, ci sta spingendo sempre più verso una ricerca mirata a prevenire l’invecchiamento, o almeno rallentarlo, prolungando la nostra vita perseguendo, contemporaneamente, l’obbiettivo di vivere la terza età nelle migliori condizioni possibili.

Nel corso degli anni i ricercatori hanno cercato di individuare le radici del processo biologico che presiede all’invecchiamento per capire se esiste un modo per fermarlo o invertirlo. Si tratta di un cammino impervio e difficile che solo le nuove conoscenze sui meccanismi biologici che avvengono in ambito microscopico hanno consentito di conseguire piccoli successi. Oggi, un interessante studio apre, forse, nuove strade verso la comprensione di questi meccanismi.

Grazie ai progressi della scienza medica, alle migliori condizioni di vita e ad una migliore alimentazione oggi i limiti della durata della vita umana sembrano spostarsi sempre più in avanti, lentamente ma inesorabilmente. Non solo, oggi molte persone anziane riescono a vivere una vita piena e più sana, arrivando anche a cimentarsi in competizioni sportive ed a riuscire a lavorare con profitto fino a tarda età.

Invertire l’invecchiamento

Un gruppo di ricercatori sono riusciti ad invertire il processo di invecchiamento di alcune cellule umane anziane attraverso l’immissione di una molecola specifica nei loro mitocondri, le strutture cellulari dotate di un proprio codice genetico deputate principalmente, per quanto ne sappiamo finora, alla produzione di energia. Questo approccio impedisce alle cellule di diventare senescenti, dove per senescenza si intende il momento in cui le cellule diventano incapaci di replicarsi. Alcuni ricercatori ritengono che l’accumulo negli organi di queste cellule incapaci di duplicarsi sia la chiave del processo di invecchiamento.

Ancora non comprendiamo pienamente il motivo per cui le cellule diventano senescenti mentre invecchiamo, ma, tra le possibili cause, sono stati suggeriti i danni al DNA da accumulo di errori di replicazione, esposizione a infiammazioni e danni alle molecole protettive poste in cima ai cromosomi, i telomeri. Ma potrebbero concorrere anche tutti insieme questi ed altri fattori.” È quanto scritto dai ricercatori coinvolti in un post su The Conversation. “Più recentemente, qualcuno ha suggerito che un fattore di senescenza potrebbe essere la perdita della nostra capacità di attivare e disattivare i geni al momento giusto e nel posto giusto.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Aging e descrive come la somministrazione di idrogeno solforato direttamente ai mitocondri può consentire alle vecchie cellule di riacquistare le capacità di divisione delle cellule più giovani. L’idrogeno solforato è il composto che provoca l’odore solforoso delle uova marce e si trova anche nelle acque sulfuree. Si tratta di una sostanza tossica in dosi elevate ma è stato dimostrato che produce effetti benefici a basse concentrazioni. Inserirlo direttamente dove può servire, come in questo caso nei mitocondri, ridurre i rischi potenziali di tossicità.

Secondo quanto riferito dal team di ricercatori, la presenza di questa molecola nei mitocondri sembra permettere l’aumento di alcuni fattori di splicing, proteine ​​che essenzialmente hanno la funzione di attivare e disattivare i geni in risposta ai cambiamenti ambientali. Ci sono circa 300 proteine ​​in questo gruppo e il loro numero tende a diminuire con l’età. L’idrogeno solforato sembra accrescere la quantità di due fattori di splicing collegati alla senescenza, riducendo questo meccanismo di invecchiamento.

Siamo fiduciosi che utilizzando strumenti molecolari come questo, potremo un giorno impedire che nell’organismo si formino cellule senescenti, permettendoci anche di ridurre le malattie correlate all’età. Per ora siamo ancor a alivello di approccio, c’è molto da provare e da capire ma si tratta di una strada che apre molte possibilità“.

Come dicevamo, la chiave per l’eterna giovinezza non è ancora a portata di mano ma riuscire a capire i meccanismi che presiedono all’invecchiamento potrà permetterci pian piano di invecchiare sempre meglio, rendendoci la vita più facile in tarda età.

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