Nell’immondizia di una antica città i segni che l’impero Bizantino stava per crollare sotto i colpi di cambiamenti climatici e malattie

Circa un secolo prima della caduta dell’impero bizantino in medio oriente, i segni del suo destino imminente furono scritti nella spazzatura.

Gli archeologi hanno recentemente scavato tra i rifiuti di un insediamento bizantino chiamato Elusa nel deserto del Negev in Israele. I ricercatori hanno scoperto che lo smaltimento dei rifiuti, una volta un servizio ben organizzato e affidabile in città avamposto come Elusa, cessò verso la metà del sesto secolo, circa 100 anni prima del crollo dell’impero. A quel tempo, un evento climatico noto come piccola era glaciale della tarda antichità stava prendendo piede nell’emisfero settentrionale, e un’epidemia conosciuta come la piaga di Giustiniano infuriò attraverso l’Impero Romano, uccidendo alla fine oltre 100 milioni di persone.

Insieme, malattie e cambiamenti climatici hanno avuto effetti devastanti sull’economia e la popolazione dell’impero Bizantino, costringendo l’impero ad allentare la presa sulle sue terre orientali un secolo prima di quanto si pensasse una volta, secondo lo studio.

Elusa era già stata in parte scavata, ma la nuova indagine è stata la prima a esplorare i cumuli di rifiuti, secondo quanto riferito dall’autore principale dello studio, Guy Bar-Oz, un professore di archeologia all’Università di Haifa in Israele. A differenza dell’architettura di una città antica, che potrebbe essere più volte distrutta e ricostruita, le discariche si sono accumulate costantemente nel tempo, creando registrazioni continue dell’attività umana. Gli indizi trovati nelle antiche discariche possono quindi rivelare se una città fosse fiorente o in difficoltà.

Per me, era chiaro che la vera miniera d’oro dei dati sulla vita quotidiana e l’aspetto urbano del passato stia proprio nella spazzatura“, ha detto Bar-Oz. Nelle discariche, gli scienziati hanno trovato una varietà di oggetti: frammenti di ceramica, semi, noccioli di oliva, carbone di legna bruciata e persino prove di “cibi gourmet” scartati importati dal Mar Rosso e dal Nilo, hanno riferito gli autori dello studio.

Il ritrovamento di materiale organico databile al carbonio come semi e carbone negli strati di cumuli di rifiuti situati vicino alla città ha permesso di datare con precisione i cumuli di spazzatura e ne è risultato che quelle discariche sono state utilizzate per circa 150 anni e che l’uso terminò a metà del sesto secolo. Questo ha suggerito che possa essere insorto un problema nella gestione delle infrastrutture, cosa che accade quando una città sta per collassare, hanno osservato i ricercatori.

Sulla base delle nuove prove, i ricercatori hanno concluso che il declino di Elusa è iniziato almeno un secolo prima che il dominio islamico strappasse il controllo della regione ai Romani. Infatti, Elusa attraversava un periodo relativamente pacifico e stabile; era l’epoca in cui l’imperatore romano Giustiniano stava espandendo i confini dell’impero in Europa, Africa e Asia, ha spiegato Bar-Oz.

Con l’impero che stava attraversando “un periodo di glorioso successo”, sembrerebbe logico aspettarsi avamposti forti e finanziariamente sicuri, ha detto Bar-Oz. Eppure i dati raccolti dai ricercatori suggeriscono il contrario.

In realtà, stiamo scoprendo i segni di quello che stava realmente accadendo in quel momento e che è stato a lungo quasi invisibile alla maggior parte degli archeologi, cioè che, nonostante i successi militari e le conquiste, l’impero stava lentamente venendo minato da disastri climatici e malattie“.

I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati online negli atti della rivista National Academy of Sciences.

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