Settecamini, la Storia rivive nei resti della Roma imperiale

Settecamini, il quartiere che si trova alla periferia di Roma ospita una importante area archeologica di infrastrutture di epoca romana.

A nove chilometri dal centro dell’Urbe

Esse furono scoperte durante i lavori edilizi realizzati negli anni ’80, quando Il quartiere di Settecamini, nato all’inizio del XX secolo come piccolo borgo di poche case, assunse la conformazione attuale, inglobando e preservando l’area archeologica.

Il nome Ad nonas, che le è stato dato, deriva dal fatto che è presente un cippo militare di duemila anni fa, indicante, lungo il tragitto della antica via Tiburtina, la distanza di nove miglia dal centro di Roma dove era presente una stazione di posta.

Qui i mercanti che trasportavano a Roma il marmo e il travertino di Tibur, i pastori che portavano le loro greggi dalle montagne verso le zone pianeggianti e i nobili romani che dal centro di Roma si recavano a villeggiare nelle splendide ville costruite nelle campagne circostanti trovavano sollievo:

Importanti sono I resti del grande cortile rettangolare dove i viandanti lasciavano i cavalli a riposare, i banconi della taverna dove gli ospiti si rifocillavano di cibo e vino e i resti di un pavimento a mosaico che decorava la stanza dove si sdraiavano a riposare.

Ci sono anche i resti di mausolei, monumenti funerari ed edifici, di cui ancora si sa poco, i quali costruiti probabilmente alla fine del I sec. a.C. ma utilizzati per lungo tempo, fino al V sec. d.C.

Gli studi hanno , comunque, rivelato che gli elementi di questa area archeologica, facciano parte assieme ad altre strutture dislocate lungo il tracciato anticoe oltre il limite dell’area archeologica, di un unico grosso insediamento abitativo, più vasto ed articolato di un semplice luogo di sosta.

Caratteristiche dell’Area

L’area archeologica di Settecamini va dall’incrocio tra via di Casal Bianco e via Tiburtina fino a viale del Tecnopolo.

A ovest l’area ospita un basolato ben conservato della via Tiburtina antica (IX miglio) e c’è la stazione di posta, la quale disponeva di abbeveratoi e pozzi e un cortile semianulare largo abbastanza per garantire un rapido cambio dei cavalli.

Il manufatto è un esempio di opera reticolata, una tecnica edilizia romana attraverso la quale si realizza il paramento di un muro in opera cementizia. A Roma e nei dintorni fu utilizzata soprattutto a partire dalla prima metà del I secolo a.C. e in epoca augustea. Caratteristici sono i mosaici dei pavimenti, parzialmente conservati.

L’area archeologica orientale è un eccezionale quadro dell’area suburbana di Roma in età imperiale: la grande strada, infatti, ha ai suoi fianchi muri di recinzione con portali d’accesso alle proprietà; lungo i margini sono collocati sepolcri sia a carattere monumentale che per individui di umili origini; sul lato meridionale è presente una grande locanda.

La via Tiburtina

L’antica Via Tiburtina era uno dei più importanti assi viari antichi e collegava
Roma all’Adriatico. Originariamente, però, la strada collegava Roma a
Tibur  (Tivoli). Oltre Tibur, il nome cambiava in Valeria;infatti alla fine del IV e i primi anni del IIIsecolo a.C., un magistrato della gens Valeria prolungò il percorso della strada fino al territorio dei Marsi; per questo venne poi chiamata Via Tiburtina Valeria.
La sistemazione della via Tiburtina Valeria segna la penetrazione di Roma nelle regioni interne dell’Appennino.
In seguito, la via fu ulteriormente prolungata prima da Cerfennia alla piana di Sulmona con
Corfinium, poi a Teate Marrucinorum (Chieti) ed Ostia Aterni (Pescara), raggiungendo così, da Roma all’Adriatico, 125 miglia, pari a km 185.
L’ultimo prolungamento, da Corfinio all’Adriatico, avvenne in epoca claudia, per cui prese infine il nome di Claudia Valeria.

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