Il sesso nel Medio Evo

Il sesso nell'Alto Medio Evo tra libertà di costumi ed il rigido controllo sociale della Chiesa cattolica

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Indice

Due considerazioni preliminari prima di addentrarci su questo argomento che viene soltanto sfiorato nei testi di storia.

La prima: ovviamente i costumi, e quindi anche quelli sessuali, si sono profondamente e dinamicamente modificati, nel corso dei circa 1.000 anni che consideriamo convenzionalmente appartenere al Medio Evo. Pertanto ci focalizzeremo soprattutto sui costumi sessuali dell’Alto Medioevo e sempre con argomentazioni di carattere generale.

La seconda considerazione, molto importante per capire il contesto di quanto andremo ad esplorare, è che la società medioevale, al netto delle sue contraddizioni, è una società fortemente religiosa. L’uomo medioevale, nella sua largamente maggioritaria componente crede in Dio, nel Paradiso, nell’Inferno, attribuisce a preti e monaci una funzione di guida spirituale totalizzante, tanto da invadere ogni momento ed ogni attività della vita umana.

Ci sono alcuni testi che in qualche modo rappresentano la summa dell’erotismo di questo periodo, le Roman de la Rose di Jean de Meung (1270) e De Amore di Andrea Cappellano, un trattato in latino che fissa i termini dell’amor cortese.

Per Cappellano l’amore nasceva dalla vista, dallo sguardo su colei, che come in un colpo di fulmine, si trasforma nell’amata, che va corteggiata, assiduamente e con eleganza, fino ad ottenere il pegno d’amore, ovvero il primo bacio.



Se in questo trattato come in altri, l’amore è visto quasi come un gioco intellettuale, di schermaglie tra l’uomo e la dama oggetto del suo desiderio, altri romanzi, sono molto più espliciti e rivelano la carnalità del sesso come i fabliaux, romanzi d’amore della Francia del nord.

Secondo questa letteratura riservata alle classi colte, la gente del popolo, i contadini invece,  rincorrevano il sesso, né più né meno che come bestie guidate soltanto da una sorta di istinto animale. Nella realtà i giovani facevano il filo alle fanciulle che preferivano ma il matrimonio rimaneva un affare di famiglia anche nei ceti sociali più bassi. Tradimenti e relazioni extraconiugali non erano infrequenti, come dimostra il numero – imponente – di figli illegittimi o bastardi.

La Chiesa demonizzava il sesso, considerandolo una tentazione del demonio ed ammettendo soltanto quello necessario alla procreazione della prole. Dei meccanismi del piacere si sapeva molto poco, anche se sulla base delle teorie di Galeno (greco vissuto nel II secolo) ancora in auge per buona parte dell’Alto Medio Evo, si riteneva che la donna dovesse provare piacere per poter concepire.

Questo modo di vedere le cose, per cosi dire femminista, viene però ribaltato quando, alla fine del XIII secolo, Egidio Romano sostiene che la donna può essere fecondata anche senza che abbia raggiunto l’orgasmo eliminando di fatto ogni preoccupazione per l’uomo di provocare piacere alla compagna durante l’atto sessuale. Per la Chiesa, naturalmente, la ricerca del piacere legata al sesso era un peccato da condannare senza appello.

Addirittura, San Bernardo proclamava che era adultero anche il marito che amava la propria moglie in modo troppo appassionato. Il sesso veniva dalla Chiesa bandito poi in molte occasioni e ricorrenze: era vietato accoppiarsi durante le festività, la notte della domenica, durante la gravidanza e il periodo mestruale della donna: se lo si faceva, occorreva fare penitenza digiunando a pane e acqua per alcuni giorni. Soltanto verso il Duecento si inizierà lentamente e progressivamente, di nuovo a mettere il piacere al centro dell’atto sessuale femminile.

Aborto e contraccezione erano ovviamente severamente proibiti così come tutte le devianze dall’omosessualità alla sodomia. Sulla masturbazione femminile la Chiesa invece, almeno fino ad un certo punto adotterà una posizione ambigua, il teologo Albero Magno ammetteva che durante l’adolescenza questa pratica auto erotica avesse un fine terapeutico.

Il senso del peccato opprimeva però la società medioevale e quindi dopo le fornicazioni più o meno consentite, gli adulteri e le sodomie occorreva espiare per sfuggire alla dannazione eterna.
Le penitenze che andavano compiute pubblicamente e dopo il 
VI-VII secolo anche privatamente erano dettagliatamente previste nei cosiddetti Libri penitenziali, dopo ovviamente l’obbligatoria confessione.
Naturalmente anche il rigore delle punizioni era diverso se riguardavano un maschio piuttosto che una femmina. 
Una donna adultera poteva essere fustigata in pubblico, costretta a prendere i voti e rinchiusa in convento, esposta al pubblico ludibrio con rasatura completa del cranio.

Sempre meglio che prima dell’affermazione definitiva del cristianesimo quando il marito aveva il diritto di uccidere la donna adultera, anche se già dalla conquista longobarda si passò alle meno cruente sanzioni pecuniarie.

Punizioni e sanzioni pecuniarie non ebbero però il potere di contenere l’adulterio tanto che,come abbiamo già scritto all’inizio di questo articolo, i figli bastardi erano numerosissimi. Tra l’aristocrazia non sempre essere un bastardo era limitante per il successo personale, figli illegittimi e di successo furono Carlo Martello che sconfisse i saraceni a Poitiers nel 732 oppure Guglielmo il Conquistatore che nel 1066 diede il via alla conquista normanna dell’Inghilterra.

Nel corso degli anni si assiste progressivamente ad una negazione del piacere, particolarmente accentuata quando riferita al gentil sesso verso cui i toni, anche di maestri della Chiesa si fanno a tratti veramente aspri.

Per certificare la misoginia della società medioevale è opportuno ricordare un passo attribuito ad Oddone, abate di uno dei monasteri più ricchi e potenti dell’Occidente, quello di Cluny. Oddone afferma testualmente: «Se gli uomini potessero vedere ciò che si cela sotto la pelle, la vista delle donne darebbe loro la nausea […]. Come possono infatti desiderare di abbracciare un sacco di escrementi?».

La Chiesa, che condiziona pesantemente la società dell’epoca, vede quindi la donna come una pericolosa tentatrice, istigatrice dei peggiori vizi, tra i quali primeggia la lussuria.
Per contrastare la lussuria, la Chiesa regolamentava persino le posizioni dell’amore, inutile dire che l’unica veramente accettata e considerata naturale ai fini della procreazione
era il missionario, mentre la più esecrabile era prendere la donna da dietro, sia perché questo tipo di copula ricordava i peggiori istinti animali sia per l’evocazione della tanto vituperata (quanto praticata) sodomia.

Il sesso anale era a tal punto stigmatizzato che un teologo di fama come Pier Damiani (1007-1072) la bollava come «atto contro natura», sostenendo che «questo vizio non va affatto considerato come un vizio ordinario, perché supera per gravità tutti gli altri vizi. Esso infatti, uccide il corpo, rovina l’anima, contamina la carne, estingue la luce dell’intelletto, caccia lo Spirito Santo dal tempio dell’anima»

Come abbiamo succintamente raccontato il sesso fuori dalla funzione procreativaera severamente osteggiato dalla Chiesa, che condannava altresì con rigoroso fervore anche aborto e contraccezione.

In linea di massima ogni famiglia metteva al mondo molti figli, almeno la metà dei quali, difficilmente raggiungeva i 3 o 4 anni di età. Non era raro che una donna mettesse al mondo sei, sette, anche dieci figli nel corso della sua vita fertile. Nonostante questo, sia nelle classi nobili ed agiate che in quelle popolari, spesso era avvertita la necessità di impedire una gravidanza per motivi economici, sociali, di rango etc.

I sistemi erano quelli già praticati in antichità, dal più diffuso coito interrotto, all’uso di rudimentali profilattici ricavati dal budello e dagli intestini di animali la cui efficacia era messa duramente alla prova per l’abitudine ad essere riutilizzati fintanto che la pelle non cedeva, rompendosi.
Le donne facevano largo uso di misture realizzate con 
erbe ed a base di miele che spesso inserivano direttamente nella vagina per un presunto potere spermicida. Un raro esempio di medico donna, Totula, vissuta nel XI secolo, in un suo trattato elogia le virtù contraccettive di una pietra che lei chiama gagateTutte queste pratiche erano considerate peccati gravissimi dalla Chiesa che imponeva lunghi digiuni espiativi.

Lo stesso valeva per l’aborto, sanzionato con astinenze che variavano dai trentasei ai dodici mesi, a seconda che la vittima fosse un feto oppure un embrione «provvisto di anima».

La promiscuità nel Medio Evo era la condizione normale, soprattutto per i contadini ed i ceti più popolari. Le case erano piccole, buie e fredde e nel grande giaciglio domestico, spesso, dormivano oltre a marito e moglie, anche i figli e talvolta anche parenti ed ospiti.

Uomini e donne nell’Alto Medio Evo dormivano nudi, ci vorrà tempo perché ci si orienti ad indossare camice da notte, sarà determinante, ancora una volta la spinta della Chiesa che vedeva in questi corpi nudi ravvicinati una tentazione del demonio.

Per la Chiesa, che pure era tutt’altro che esente nei suoi membri da una carnalità diffusa, il sesso era diventato uno dei pericoli maggiori per la salvezza delle anime. Può essere interessante dare uno sguardo alle perversioni , vere e presunte, elencate come abiette da illustri uomini di Chiesa.
Diamo la parola di nuovo 
ad Oddone, abate del monastero di Cluny, ma vale la pena prima spendere due parole su questa potentissima e ricchissima abbazia.

L’abbazia di Cluny fu fondata nell’omonimo paese dell’allora regione della Borgogna il 2 settembre dell’anno 909 o 910, quando il duca di Aquitania e Alvernia Guglielmo I detto il Pio, fece dono di un grande possedimento fondiario a un abate, Bernone, che fu incaricato di costruirvi un monastero.

Guglielmo rinunciò a qualunque pretesa secolare sull’abbazia che crebbe e si sviluppo completamente autonoma da influenze politiche. La chiesa edificata da Bernone si sviluppò ampliandosi a dismisura tra il 955 ed il 1040 diventando ben presto il luogo di maggiore richiamo monastico ed anche ecclesiale della cristianità. L’afflusso dei fedeli in pellegrinaggio era cosi sostenuto che nel 1088 l’abate Ugo decise la costruzione della terza chiesa abbaziale (chiesa di San Pietro e Paolo o “Cluny III”). L’edificio era di dimensioni titaniche: lungo 187 metri, aveva ben cinque navate.

Oddone divenne abate alla morte di Bernone, nel 927 e per ordine di Papa Giovanni XI riformò moltissimi monasteri in Italia e Francia, al punto che l’abbazia di Cluny divenne il modello di monachesimo per i successivi secoli.

Ecco quindi cosa diceva il potente Oddone sulle perversioni:

Hai posseduto tua moglie o altra donna more canino? Hai avuto rapporti sessuali durante le mestruazioni? Hai avuto rapporti con tua sorella o tua zia? Hai forse avuto rapporti omosessuali? Hai esercitato la sessualità con un maschio, mimando, come fanno alcuni, l’atto sessuale fra le sue cosce? Ti sei dato all’onanismo reciproco, fino all’appagamento sessuale? Hai forse ricercato la soddisfazione sessuale servendoti di una cavità lignea o altro? Hai avuto rapporti contro natura unendoti ad un maschio o peggio con animali quali asini, giovenche e cavalle?

E sulle donne ci andava se possibile ancora più duro:

Ti sei forse comportata anche tu come alcune donne che si fanno oggetti e altri marchingegni a mo’ di membro virile? Li hai adattati alle tue o altrui intimità per provare piacere con altre donnacce o esserne da queste posseduta? Anche tu ti sei comportata come alcune donne che provano piacere da sole? Anche tu ti sei comportata come altre donne che, per soddisfare le loro pruriginose voglie, si uniscono fra loro per fare l’amore? Anche tu ti sei comportata come alcune donne che provano piacere sessuale ponendo il loro bambino sulle parti intime, quasi a mimare l’atto sessuale? Anche tu ti sei comportata come quelle donne che, stese sotto un animale, si servono di qualsiasi tecnica per avere con lo stesso un rapporto sessuale?

Al di la dell’invettiva morale e del carattere pruriginoso di questi brani tratti dalle opere di Oddone, questa condanna morale ci fornisce una documentazione circa le pratiche sessuali più diffuse o presunte tale di questo periodo storico da cui si evince che nonostante il tentativo di controllo sociale e morale della Chiesa si trattava di un periodo della nostra storia tutt’altro che bigotto sotto il profilo dei costumi sessuali.

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