Il rapimento di Scarabello: storia di una bufala

Luigi Scarabello, allenatore dello Spezia, esce dal ristorante verso le 22.00: da quel momento scompare

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Il 6 aprile del 1952, domenica delle Palme, si gioca ad Empoli, la partita tra la squadra locale e lo Spezia, serie C.

Assiste al match l’allenatore della Spezia, Luigi Scarabello, che però a metà partita lascia il campo e si allontana a bordo della sua 1400 verde oliva, sotto gli occhi del guardiano del campo che, ovviamente, non sospetta di nulla.

Scarabello si presenta a Pisa all’albergo Cavalieri di Malta e domanda se per caso è stato cercato da un certo Steiffenberg. Gli rispondono di no, ma che giacente in albergo si trova un telegramma per lui, spedito proprio da quella persona. L’allenatore lo apre e legge un invito a recarsi subito all’albergo Astoria di Livorno.

Scarabello parte subito e all’Astoria ripete la domanda già fatta all’albergo pisano. Risposta negativa anche qui. L’allenatore ha un gesto di stizza davanti al portiere, e siccome è già ora di cena va al ristorante Il Merlo, in una zona centrale di Livorno, e fa telefonare da un cameriere all’Astoria per sapere se è arrivato il signor Steiffenberg, che purtroppo non c’è.

Luigi Scarabello esce dal ristorante verso le 22.00: da quel momento scompare.



L’indomani, lunedì 7 aprile, a Roma, la moglie Lilia Silvi esce di buon mattino a fare la spesa, incontra un’amica e le comunica agitatissima che suo marito è stato rapito a Livorno: ha ricevuto la terribile notizia con una lettera anonima quel mattino stesso. Lilia Silvi parte precipitosamente per Pisa, scende all’albergo Cavalieri di Malta e si chiude nella camera 306, rifiutando di parlare con chicchessia.scara4

Vediamo adesso un po’ più da vicino i protagonisti di questa storia.

Luigi Scarabello, nato in provincia di Massa nel 1916, era stato un famoso calciatore. Giocatore dello Spezia, aveva fatto parte della Nazionale italiana alle Olimpiadi di Berlino del 1936 diventando il primo calciatore di serie C a vincere una medaglia d’oro olimpica. Era passato quindi al Genoa, militando in questa squadra fino al 1941.

Nel 1940 aveva sposato l’attrice Lilia Silvi (pseudonimo di Silvana Musitelli), celebre a quei tempi nei film dei telefoni bianchi, e la loro unione sarebbe durata ben sessantasette anni.

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Nel 1949, infine, Scarabello era diventato allenatore dello Spezia, ruolo che avrebbe ricoperto fino al 1952, mentre Lilia Silvi era stata quasi dimenticata dal cinema: il suo tipo e il suo stile di recitazione erano sorpassati.

La notizia esce su tutti i giornali: i reporter si precipitano a Pisa per saperne di più, ma la Silvi si rinchiude dietro un rigoroso “no comment” e, anzi, prega di non rivolgersi alla polizia per non pregiudicare una trattativa che, lascia intendere, sta conducendo con i rapitori.

L’auto di Scarabello viene ritrovata, regolarmente chiusa, parcheggiata davanti all’albergo Astoria. Dentro non ci sono tracce di lotta.

Finalmente, la notte tra il 9 e il 10 aprile, squilla il telefono nella redazione del giornale livornese La Gazzetta. Una voce dall’accento straniero dice di cercare Scarabello sulla collina di Montenero: due fotoreporter romani, Fedeli e Palomba, che stanno in redazione ad aspettare notizie, accorrono sul posto e, in una buca scavata nel terreno, trovano l’allenatore legato mani e piedi, emaciato, pallido e con la barba lunga.

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Dopo averlo rifocillato l’uomo viene accompagnato alla polizia e interrogato dal questore Marzano, e qui subito si nota qualcosa di strano: Scarabello sembra recitare una lezione imparata a memoria, inanella date, ore e luoghi con precisione persino esagerata. Dice di essere stato trascinato in un’auto appena uscito dal ristorante Il Merlo, ma com’è possibile che nessuno in un luogo tanto affollato e bene illuminato si sia accorto di niente? Avrebbe passato i giorni della sua prigionia rinchiuso in una baracca dove moriva di freddo, nutrito soltanto con piatti di riso in bianco… un momento: il riso è un alimento lungo e noioso da cuocere, solo a pensare ai crudeli rapitori intenti a controllarne la cottura viene da ridere.

Inoltre, com’era possibile che la famosa lettera anonima, spedita presumibilmente la sera di domenica da Livorno, potesse arrivare a Roma nelle prime ore del mattino di lunedì?

Basta indagare sul conto dei due fotoreporter per scoprire che, alcuni mesi prima, avevano avvicinato un famoso corridore automobilistico per proporgli un finto rapimento a scopi pubblicitari. Lo sportivo li aveva mandati a quel paese, ma appena aveva sentito citare i loro nomi nella vicenda livornese aveva subito avvisato la Polizia.

Sottoposto a interrogatori sempre più stringenti, infine Scarabello crolla.

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Era stato avvicinato dai due reporter, ma a differenza del corridore la combinazione gli era sembrata un’ottima idea per fare un colpo pubblicitario e risollevare la carriera della moglie.

Fedeli e Palomba, con l’aiuto di uno studente livornese di loro conoscenza, avevano affittato una casetta in una zona periferica e solitaria della città. Quando Scarabello era uscito dal ristorante, dopo avere attirato l’attenzione di tutti sul misterioso e inesistente Steiffenberg, vi si erano recati col filobus; poi l’allenatore era stato tenuto tre giorni a stecchetto per dargli l’aria emaciata, senza farsi la barba, dormendo vestito su di una branda.

Il giorno 10 aprile, infine, i due lo avevano condotto sulla collina di Montenero, legato come un salame e fatto stendere nella famosa buca in attesa dei soccorsi.

Luigi Scarabello viene arrestato con l’accusa di simulazione di reato, per la quale riceve una condanna molto mite. Muore nel 2007, a 91 anni.

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