Le compagnie di ventura

Tra il 1300 e la fine del 1500 fiorirono le compagnie di ventura, reparti specializzati nell’arte della guerra che si offrivano al miglior offerente tra sovrani, grandi signori e città dell’epoca

1929
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Tra il 1300 e la fine del 1500 fiorirono reparti specializzati nell’arte della guerra che si offrivano al miglior offerente tra sovrani, grandi signori e città dell’epoca. Questi uomini d’arme che avevano fatto della guerra la loro professione divennero in non pochi casi tristemente famosi.

Uno dei più importanti fu Giovanni dalle Bande Nere, nato Giovanni de’ Medici (1498-1526) che troverà la morte il 25 novembre del 1526 in seguito al ferimento di una gamba che pur amputata volse in cancrena causando la morte di uno dei più celebri condottieri del Rinascimento.


Altri comandanti di ventura celebri furono l’inglese John Hawkwood, conosciuto come Giovanni Acuto (1320 ca.-1394), Alberico da Barbiano (1349-1409), Andrea Fortebraccio detto Braccio da Montone (1368-1424), Muzio Attendolo Sforza (1369-1424), Erasmo da Narni detto il Gattamelata (1370-1443), Bartolomeo Colleoni (1395 ca.-1475), Francesco Sforza (1401-1466).

Alcuni di loro riuscirono anche a prendere possesso, sia pure in maniera effimera, di importanti feudi.

Ma cosa favorì l’ascesa dei capitani di ventura e della loro soldataglia?

Durante l’Alto Medio Evo combattere a fianco del proprio re o signore era un dovere a cui non ci si poteva sottrarre.

Per tutto il periodo feudale ogni vassallo era tenuto, in base al reddito, a fornire a titolo gratuito un certo numero di armati (oltre a combattere egli stesso) con tanto di equipaggiamento e cavalcature. Questo comportava spese a volte esorbitanti che non potevano essere compensate del tutto dal bottino dei saccheggi che ogni guerra inevitabilmente comportava.

Per avere un’idea, nel Duecento l’equipaggiamento completo di un cavaliere costava fino a 1250 grammi d’argento. A questo si aggiungeva il mantenimento delle cavalcature, degli scudieri e della raccogliticcia fanteria costituita per lo più da contadini e sottoproletari delle città.

Fu dunque a partire dal XII secolo che si diffuse in modo sensibile la pratica di pagare una tassa in cambio dell’esenzione dal servizio armato in favore del sovrano o del signore. Il denaro così raccolto era utilizzato per pagare militari di professione – i soldati, da “soldo” appunto – disposti a combattere per lunghi periodi.

Il risultato fu che progressivamente i mercenari costituirono la forza principale delle guerre che insanguinarono l’Europa e la nostra penisola in quei secoli. Particolarmente apprezzati erano i reparti di ventura “specializzati”, quelli che potremmo definire le truppe “d’elite” dell’epoca come i balestrieri genovesi, i fanti di Guascogna, gli arcieri inglesi, i picchieri svizzeri e così via.

Le truppe mercenarie, accomunate dal fatto di essere composte per la maggior parte da soldataglia di bassa estrazione sociale, si distinsero anche per la disinvoltura con cui mettevano a ferro e fuoco non solo il territorio nemico, ma anche quello “amico”, nel caso in cui il loro padrone non li avesse pagati a sufficienza o il bottino fosse stato meno ingente del previsto.

In Francia nel Quattrocento divennero tristemente famose le imprese di varie compagnie di ventura – come i Tard-Venus, la Compagnie Blanche (comandata da Giovanni Acuto) e gli Écorcheurs, che devastavano le campagne. I danni causati da questi mercenari quando finivano le ostilità e i loro servigi terminavano, erano così forti che spesso il sovrano francese doveva mettere in campo delle forze regolari per cacciare oltre confine le compagnie di ventura più spregiudicate.