I fiumi di Marte

Gli scienziati hanno passato decenni alla ricerca di antichi corsi d'acqua su Marte e ora dispongono di nuove prove dell'esistenza di fiumi, laghi e oceani

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Gli scienziati hanno passato decenni alla ricerca di antichi corsi d’acqua su Marte e ora dispongono di nuove prove dell’esistenza di fiumi, laghi e oceani. Marte oggi è un pianeta freddo, polveroso e con una pressione atmosferica di un centesimo di quella presente sulla Terra al livello del mare e difficilmente potrebbe avere acqua liquida in superficie, anzi è molto probabile che ne sia del tutto privo.

Tuttavia, qualche miliardo di anni fa, Marte era più caldo e avrebbe potuto avere un’atmosfera più densa e quantità adeguata di acqua liquida per sostenere la vita. Queste passate condizioni fanno ritenere agli esperti che il pianeta rosso sia uno dei luoghi dove sia probabile trovare tracce di vita.

Secondo quanto rilevato, 3,7 miliardi di anni fa, quando sulla Terra iniziava a sbocciare la vita, su Marte erano presenti fiumi.

Il satellite MRO ha catturato immagini dettagliate di una parete rocciosa della scogliera marziana, una struttura ben esposta e preservata alta 200 metri, lunga 1500 metri e con pareti a picco: una falesia alta il doppio delle scogliere di Dover.

Per la prima volta gli scienziati sono stati in grado di esaminare “da vicino” questi tipi di rocce. A effettuare lo studio i geologi Dr. Francesco Salese e William McMahon dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, supportati da un team internazionale tra cui il Dr. Matt Balme della Open University e il Dr. Joel Davis, ricercatore post dottorato presso il Museo.



I loro risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.

Joel afferma: “Non abbiamo mai visto uno sperone con questa quantità di dettagli tanto che possiamo dire con sicurezza che è così vecchio. Questo è un altro pezzo del puzzle nella ricerca della vita antica su Marte, che fornisce una nuova visione di come molta acqua occupava questi antichi paesaggi”.

Le immagini dell’interno dell’enorme cratere di impatto dell’Hellas, nell’emisfero marziano meridionale, uno dei più grandi crateri da impatto del sistema solare, sono state scattate dall’Esperimento scientifico ad alta risoluzione della NASA HiRISE, installato sul veicolo spaziale MRO (Mars Reconnaissance Orbiter), che ha l’obiettivo di effettuare un’analisi dettagliata del pianeta rosso allo scopo di individuare un potenziale luogo di atterraggio per future missioni.

La sonda è studiata anche per fornire alle future missioni un canale per trasmissioni a banda larga tra la Terra e Marte e per eseguire osservazioni della superficie marziana ad altissima risoluzione.

Il team ha esaminato le immagini che mostrano una pila di rocce a strati di 200 metri di spessore visibile all’interno delle pareti della scogliera.

Gli strati si vedono in modo sufficientemente dettagliato, tanto che Joel e i suoi colleghi hanno potuto valutarle come rocce sedimentarie, formate dall’acqua corrente. I fiumi avrebbero spostato continuamente i loro letti, creando banchi di sabbia.

Secondo i ricercatori è possibile che i processi fluviali che hanno formato queste rocce siano andati avanti per un periodo di tempo molto lungo, a spiegarlo il Dottor Joel Davis: “I fiumi che hanno formato queste rocce non erano solo un evento unico, probabilmente sono stati attivi per decine o centinaia di migliaia di anni”.

Queste osservazioni molto dettagliate dall’orbita fatte con MRO mettono in evidenza la possibilità che le rocce sedimentarie risalenti a 3,7 miliardi di anni fa possano essere ideali per la ricerca di prove dell’esistenza di forme elementari di vita nel passato di Marte.

William McMahon, co-autore principale dell’articolo, afferma: “Qui sulla Terra, le rocce sedimentarie sono state utilizzate dai geologi per generazioni per porre vincoli su come erano le condizioni sul nostro pianeta milioni o addirittura miliardi di anni fa. Ora abbiamo la tecnologia per estendere questa metodologia a un altro pianeta terrestre, Marte, le cui rocce sedimentarie hanno mantenuto una regostrazione che si estende ancora più indietro nel tempo rispetto alla nostra”.

Nel 2022, l’Agenzia spaziale europea (ESA) dovrebbe lanciare il nuovo Rover Rosalind Franklin ExoMars, che esplorerà terreni simili per studiare l’idrogeologia marziana e capire se un tempo la vita vi prosperava.

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