I creazionisti sono più propensi a credere alle teorie complottiste

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Quando accade qualcosa che è difficile da spiegare, ci sono persone che sostengono che “tutto accade per una ragione” e che l’evento era “destinato ad accadere“.

Il loro pensiero cerca di trovare uno scopo recondito del destino per quello che, in realtà, era un evento squisitamente casuale.

Questo tipo di pensiero, chiamato pensiero teleologico, è ciò che dà origine al creazionismo, che, in questo caso, si riferisce alla convinzione che la Terra sia stata creata da un essere onnipotente all’inizio della storia. Lo stesso tipo di ragionamento favorisce il credere e trovare accettabili le teorie cospirative. Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato il mese scorso.

Penso che questo studio sia un contributo prezioso e interessante per lavorare sui modi in cui le nostre sensazioni di pancia possono promuovere particolari visioni del mondo non scientifico“, ha detto Deborah Kelemen, psicologa che si occupa dei meccanismo dello sviluppo cognitivo all’Università di Boston, che non è stata coinvolta nello studio.

In precedenti ricerche, l’autore dello studio Pascal Wagner-Egger, uno psicologo sociale dell’Università di Friburgo, ed i suoi colleghi hanno scoperto che le persone che credono nelle teorie cospirative non rifiutano del tutto il fatto che si verifichino incidenti o eventi casuali.  



Non è che rifiutano la casualità ovunque, ma in alcuni eventi [storici e sociali], rifiutano la casualità vedendo una cospirazione“, ha spiegato Wagner-Egger. “È come se rifiutino la casualità negli eventi umani ma non in ogni evento che succede nel mondo“.

Wagner-Egger ed i suoi colleghi erano perplessi dal fatto che la fiducia nelle teorie cospirative non fosse associata a un completo rifiuto degli eventi casuali. Sospettavano che ciò fosse dovuto a un pregiudizio teleologico o a un modo di pensare predisposto che porta anche a credere nel creazionismo.

La teleologia descrive un modo di pensare che rifiuta il ragionamento scientifico, ma accetta senza riserve l’idea che gli eventi si verificano a causa dello scopo per cui servono.

Ad esempio, credere che “il sole sorge ogni giorno per fornire luce diurna” è un pensiero teleologico, che è in opposizione al fatto scientifico che il sole sorge perché la Terra ruota sul suo asse ogni 24 ore. (Nel romanzo satirico di Voltaire “Candido“, il personaggio del Dr. Pangloss porta questo tipo di pensiero alle sue assurde conclusioni logiche, sostenendo che gli occhiali si adattano al naso perché Dio ha creato il naso per adattarsi agli occhiali.) Il pensiero teleologico è comune nell’infanzia, ma per molte persone, persiste nell’età adulta.

Per capire se questo stesso modo di pensare possa innescare la fiducia nelle teorie del complotto, i ricercatori hanno analizzato, tramite dei sondaggi tematici costituiti da quiz a risposta multipla, tre gruppi di persone: un gruppo di oltre 150 studenti universitari svizzeri; un gruppo di oltre 1200 francesi; e un gruppo di oltre 700 studenti universitari francesi e svizzeri. In tutti i sondaggi effettuati, i partecipanti che affermavano di credere nel creazionismo tendevano anche a credere in teorie cospirative ben note, come quella che afferma che l’atterraggio sulla Luna dell’Apollo 11 fosse un falso, o che il governo degli Stati Uniti fosse coinvolto negli attacchi terroristici dell’11 settembre. Inoltre, i partecipanti che credevano nel creazionismo e nelle teorie cospirative erano anche più propensi a rispondere a domande che indicavano un chiaro pregiudizio teleologico.

Secondo Wagner-Egger, questi risultati sono sorprendenti perché il cospirazionismo e il creazionismo spiegano due diversi aspetti del mondo. “Il creazionismo e il pensiero teleologico riguardano il mondo naturale, mentre il cospirazionismo riguarda eventi sociali e storici“, ha spiegato. I risultati dell’indagine suggeriscono, però, che il pensiero teleologico stimola sia il creazionismo che il cospirazionismo.

I ricercatori non hanno individuato nessuna relazione tra cospirazione o pregiudizio teleologico sulla base di età, sesso, religione o orientamento politico ma hanno trovato un collegamento con il livello di istruzione. “È una constatazione comune che le persone con un mionr grado di istruzione siano più portate a credere nella ipotesi cospirative“, ha detto Wagner-Egger.

Non sarebbe questione solo di istruzione ma anche di status sociale. Ricerche precedenti hanno scoperto che “i gruppi di minoranza e le persone ai margini della società credono più nelle cospirazioni perché non sono integrate a livello sociale“, di conseguenza, sono più inclini a pensare che i leader e i governi abbiano interesse a perseguire scopi occulti incoffesabili.

In realtà, secondo il ricercatore, non è necessariamente un male analizzare in modo critico le informazioni provenienti dalle fonti ufficiali, ma i cospirazionisti tendono a concentrarsi solo sulla narrativa cospirativa, rifiutando di considerare gli argomenti che confutano le loro teorie. I cospirazionisti “non sono scettici nel modo giusto“, ha spiegato Wagner-Egger. “Se rifiuti tutti gli argomenti, viene a mancare la base per una discussione utile e costruttiva e non possiamo più discutere. Questo prefigura chiaramente un problema per il futuro“.

la crescente diffusione della fiducia nel cospirazionismo potrebbe avere gravi conseguenze poiché le convinzioni sulla cospirazione sono collegate a cose come il rifiuto dei vaccini e al negazionismo del cambiamento climatico. La gente dovrebbe fare attenzione quando segue le vecchie credenze, “perché quelle credenze sono basate sui nostri pregiudizi cognitivi“.

I pregiudizi cognitivi – come il pregiudizio teleologico – si sviluppano precocemente e sono ricorrenti a livello transculturale“, ha affermato Kelemen. “Premesso ciò, dovremmo iniziare a intervenire prima se vogliamo promuovere efficacemente l’alfabetizzazione scientifica e ridurre la mentalità non scientifica, che portano alla fiducia nelle teorie cospirative, che possono promuovere la paura e la paranoia“.

Wagner-Egger e i suoi colleghi hanno pubblicato i loro risultati il 20 agosto sulla rivista Current Biology.

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