Circa 20 mila anni fa, l’emisfero nord era ricoperto da una spessa calotta ghiacciata che iniziando a sciogliersi contribuì a spingere masse d’aria calda verso sud, che favorirono il rilascio di biossido di carbonio dagli oceani verso l’atmosfera che permise un ulteriore riscaldamento del pianeta.
Nulla di insolito per il nostro pianeta che ultimi 2,6 milioni di anni (periodo noto come “quaternario”) ha affrontato più di 50 ere glaciali, intervallate da periodi interglaciali più caldi.
Qual è la causa delle ere glaciali?
Esistono una serie di fattori: la posizione della Terra nel sistema solare, i livelli di anidride carbonica, l’inclinazione dell’asse terrestre e altre influenze locali che contribuiscono a scatenare tali eventi. Ancora oggi gli scienziati sono al lavoro per capire il funzionamento di questo sistema complesso, tenendo conto anche di un fattore eccezionale e del tutto nuovo, le attività antropiche che potrebbero aver interrotto il lungo ciclo di glaciazioni e deglaciazioni.
La storia delle ere glaciali è molto lunga, come abbiamo visto, e gli scienziati hanno iniziato a studiare il fenomeno in profondità solo negli ultimi due secoli.
A metà del XIX secolo, il naturalista svizzero-americano Louis Agassiz documentò i segni che i ghiacciai avevano lasciato sulla Terra, come rocce fuori posto e giganteschi cumuli di detriti, noti come morene, che sospettava fossero trasportati da antichi ghiacciai e spinti per lunghe distanze.
Alla fine del diciannovesimo secolo, gli scienziati identificarono quattro ere glaciali verificatesi durante l’epoca del pleistocene, che durò da circa 2,6 milioni di anni fa a circa 11.700 anni fa.
Ci vollero decenni per capire che le ere glaciali avvenivano con molta più regolarità e un passo avanti decisivo nella comprensione dei cicli di tali ere fu compiuto negli anni ’40 grazie a Milutin Milankovitch, astrofisico serbo, che intuì la connessione ere glaciali – movimento terrestre come causa dei mutamenti climatici. Tale intuizione ancora oggi è nota come ciclo di Milankovitch.
Secondo Milankovitch, ci sono tre modi in cui l’orbita terrestre varia rispetto al Sole, questi fattori influenzano la quantità di calore che aggiunge la Terra.
I fattori sono, la forma eccentrica dell’orbita della Terra attorno al Sole, che nel corso di 96 mila anni varia dalla forma quasi circolare a una forma smaccatamente ellittica. Il cambiamento della forma dell’orbita della Terra è imputabile al tiro alla fune gravitazionale di Giove, che possiede il 4% della massa del sistema solare.
Un secondo fattore è l’inclinazione dell’asse terrestre che spiega le stagioni. L’inclinazione dell’asse implica che se un emisfero è più inclinato rispetto al Sole riceve meno calore causando l’inverno, mentre l’emisfero meno inclinato riceve più calore causando l’estate. Più verticale sarà l’asse della Terra meno estreme saranno le variazioni con estati meno calde e inverni meno rigidi.
Un terzo fattore dipende invece dal movimento della Terra intorno al suo asse, infatti, il nostro pianeta si muove un po’ come una trottola, tracciando un movimento doppio-conico del suo asse per l’azione gravitazionale della Luna e del Sole e per la rotazione terrestre, l’oscillazione avviene in 20 mila anni.
Milankovitch ha definito che le condizioni orbitali per le estati fresche erano importanti precursori delle ere glaciali.
Mark Maslin, professore di paleoclimatologia all’University College di Londra, ha fatto notare che seguendo quanto postulato da Milankovitch, parte del ghiaccio accumulato in inverno potrà resistere in estate. Questi fattori, però, anche correlati tra di essi non sono sufficienti a innescare un’era glaciale e, come spiega Maslin, la vera causa è il feedback nel sistema climatico.
Gli scienziati non sono ancora certi su quali fattori ambientali influenzino glaciazioni e scioglimenti, ma recenti ricerche hanno evidenziato che i livelli dei gas serra svolgono un ruolo rilevante.
Una dimostrazione dell’importanza dei gas serra l’hanno ottenuta gli scienziati dell’Istituto Potsdam in una ricerca sull’impatto climatico (PIK) in Germania, che hanno dimostrato che l’insorgenza delle ere glaciali avvenute in passato è stata innescata principalmente dalla diminuzione dell’anidride carbonica in atmosfera.
Il drammatico aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera a causa dell’impatto antropico ha probabilmente inibito l’inizio della prossima era glaciale per un periodo forse di 100 mila anni.
Come ha affermato Hans Joachim Schellnhuber, allora direttore di PIK e coautore di uno di questi studi nel 2016, forse dobbiamo molto alle passate glaciazioni che per lungo tempo hanno plasmato l’ambiente e determinato la nascita e lo sviluppo dell’umanità, gli dobbiamo il terreno fertile e i paesaggi che ha scolpito lasciandosi dietro ghiacciai e fiumi, creando fiordi, morene e laghi.
Oggi siamo noi, sempre di più, a determinare il nostro futuro e questo forse non è un bene.