Entro 10 anni troveremo la vita extraterrestre

Il James Webb Space telescope e altri strumenti avanzati potrebbero scoprire la vita extraterrestre entro i prossimi 10 anni. A suggerirlo un team di ricercatori della Ohio State University

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Una nuova ricerca mostra come un nuovo super telescopio potrebbe rilevare una potenziale traccia di vita extraterrestre su altri pianeti in appena 60 ore.

Caprice Phillips, studentessa laureata alla Ohio State University, che condividerà i risultati preliminari durante una conferenza stampa con la APS ad aprile 2021 è sorpresa dai risultati raggiunti dalla ricerca. La Phillips sostiene che potremmo trovare realisticamente tracce di vita extraterrestre su altri pianeti entro i prossimi 5-10 anni.

I pianeti nani gassosi hanno il potenziale per supportare la vita extraterrestre. Ma poiché nessuna di queste super-Terre o mini-Nettuno esiste nel nostro sistema solare, gli scienziati, studiando le stelle lontane, cercano di capire se le loro atmosfere contengono ammoniaca o altre potenziali tracce prodotte da eventuali forme di vita.

La Phillips ha calcolato che quando il nuovo telescopio spaziale James Webb verrà lanciato nel prossimo ottobre, potrebbe rilevare l’ammoniaca nell’atmosfera di sei pianeti nani gassosi dopo poche orbite.

Lei e il suo team hanno realizzato dei modelli per capire come gli strumenti del JWST avrebbero risposto a nuvole e condizioni atmosferiche variabili, quindi hanno realizzato un elenco dei luoghi dove il telescopio spaziale dovrebbe cercare la vita extraterrestre.



L’umanità da millenni si pone le stesse domande: ‘Siamo soli nell’universo? Cos’è la vita? La vita, se esiste altrove è simile alla nostra?’ La ricerca effettuata da Phillips e dal suo team suggerisce che per la prima volta, abbiamo le conoscenze scientifiche e le capacità tecnologiche per iniziare realisticamente a dare una risposta a queste domande.

Caccia alla vita extraterrestre

Il James Webb Space Telescope verrà lanciato nello spazio nel 2021. Questo nuovo strumento e altri in fase di progettazione potrebbero rilevare il mix di gas nelle atmosfere degli esopianeti simili alla Terra. JWST potrebbe trovare i segni di un’atmosfera come la nostra, composta da ossigeno, azoto, anidride carbonica, metano tutti gas che indicano la possibile esistenza di forme di vita.

Il JWST e i futuri super telescopi potrebbero persino rilevare i segni della fotosintesi utilizzata da forme di vita vegetale per trasformare la luce in energia chimica – o altri gas e molecole che suggeriscono la presenza di forme di vita extraterrestre

Esseri alieni, intelligenti e tecnologicamente avanzati potrebbero inquinare le atmosfere esoplanetarie come facciamo noi sul nostro pianeta. Queste “tecnofirme” sarebbero rilevabili a decine di anni luce di distanza dai futuri telescopi spaziali

Naturalmente, il meglio che potremmo essere in grado di fare è una stima della probabilità. Tuttavia, un esopianeta con una probabilità di vita del 95% rappresenterebbe un punto di svolta di proporzioni storiche.

La vita extraterrestre potrebbe essere ancora presente nel sistema solare: sotto la superficie di Marte o negli oscuri oceani sotterranei della luna di Giove, Europa o su una luna di Saturno. Forse il sogno di captare comunicazioni extraterrestri potrebbe un giorno diventare realtà. Potremmo persino rilevare prove di “tecnofirme” o tracce lasciate da un qualche tipo di tecnologia. 

Colpi di fortuna a parte, il lavoro sarà molto complesso. La luce sarà la chiave delle prossime scoperte: la luce proveniente dalle atmosfere degli esopianeti, una volta scomposta nello spettro elettromagnetico, l’insieme di tutte le frequenze elettromagnetiche, potrebbe essere interpretata come un codice a barre.

Questa tecnica, chiamata spettroscopia di transito, ci fornirebbe i tipi gas e sostanze chimiche presenti nelle atmosfere dei mondi alieni aiutandoci a capire quali di essi potrebbe potenzialmente ospitare la vita extraterrestre anche tecnologicamente avanzata.

La vita come non la conosciamo

La vita sulla Terra ha colonizzato ogni luogo, anche il più impervio e duro. Si trova nelle pozze chimiche caustiche del Parco Nazionale di Yellowstone, nelle valli aride dell’Antartide, nell’acqua surriscaldata sul fondo dell’oceano. Queste forme di vita appartengono a rami che si sono separati dal nostro miliardi di anni fa. 

Gli “estremofili”, come vengono chiamate queste forme di vita, sono organismi che abitano gli ambienti estremi, prosperando in condizioni che ucciderebbero qualsiasi altro essere vivente. Potrebbero essere simili a strane forme di vita extraterrestre su mondi lontani.

Dove dovremmo guardare?

Sappiamo dell’esistenza di più di 4.000 esopianeti nella nostra galassia, ma probabilmente il numero è molto più alto, i pianeti extraterrestri potrebbero essere trilioni e molti potrebbero essere potenzialmente abitabili.

Uno dei migliori strumenti che gli scienziati possiedono per restringere la ricerca dei mondi abitabili è un concetto noto come “zona abitabile”. Questa zona è definita come “la distanza che separa il pianeta dalla stella ospite”, distanza che permette all’acqua di permanere allo stato liquido sulla superficie planetaria.

Ovviamente questa condizione non è sufficiente, ne servono molte altre: un pianeta di dimensioni adeguate con un’atmosfera adatta e una stella stabile che non emette emettere dannosi flare. La zona abitabile è solo un modo per capire quali pianeti presentano le migliori condizioni per essere abitabili, un punto di partenza per capire se la vita come la conosciamo potrebbe nascere e prosperare in luoghi diversi dalla Terra.

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