giovedì, Ottobre 24, 2024
HomeTecnologiaRicordate il controverso EmDrive? Un test pratico ha dato risultati sorprendenti

Ricordate il controverso EmDrive? Un test pratico ha dato risultati sorprendenti

Fu alla fine del 2016 che l'EmDrive fece notizia quando alcune indiscrezioni riportarono i risultati di uno studio effettuato attraverso un ciclo di test teorici e simulazioni effettuati dalla NASA su un modello

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Il volo spaziale è difficile. Mandare astronavi con carichi pesanti e, magari, un equipaggio umano a velocità rispettabili sulle distanze interplanetarie richiede una quantità di propellente troppo grande per permetterci di sognare di esplorare con esseri umani il sistema solare o di fondare colonie spaziali.

A meno che non si abbia un propulsore in grado di funzionare senza propellente.

Sembra una cosa impossibile ma gli scienziati degli Eagleworks Laboratories della NASA hanno costruito e testato proprio una cosa del genere. Chiamato EmDrive, si tratta di un sistema di propulsione che sfida la fisica producendo spinta attraverso microonde che rimbalzano all’interno di una cavità chiusa a forma di cono, senza bisogno di carburante. I test sul sistema dimostrarono che, effettivamente, esso generava una certa spinta.

Fu alla fine del 2016 che l’EmDrive fece notizia quando alcune indiscrezioni riportarono i risultati di uno studio effettuato attraverso un ciclo di test teorici e simulazioni effettuati dalla NASA su un modello. Oggi torna alla ribalta perchè un gruppo di ricercatori indipendenti di Dresda, in Germania, hanno costruito un proprio prototipo di EmDrive, con l’obiettivo di testare concetti innovativi di propulsione e determinare se il loro successo apparente è reale o un artefatto.

Quindi, cosa hanno scoperto?

La spinta non viene generata dall’EmDrive ma da alcune interazioni elettromagnetiche” Ha riferito Martin Tajmar, della Technische Universität Dresden, leader del team tedesco, durante una recente conferenza sulla propulsione spaziale.

Il gruppo ha testato l’unità in una camera a vuoto collegata con una serie di sensori automatici. I ricercatori hanno controllato vibrazioni, fluttuazioni termiche, risonanze e altre potenziali fonti di spinta ma il dispositivo è rimasto in balìa degli effetti del campo magnetico terrestre.

Fin dall’accensione il propulsore si è comportato in modo inatteso: appena data energia a potenza ridotta per evitare che si generassero microonde l’EmDrive riuscì comunque a produrre spinta, cosa che non avrebbe dovuto fare se i test teorici e le simulazioni effettuati dalla NASA avessero fornito risultati corretti.

Insomma, si è giunti alla conclusione che l’effetto di spinta misurato sia stato causato dall’interazione tra il campo magnetico terrestre ed i cavi di alimentazione nella camera.

Nel caso dell’EmDrive, le interazioni con il campo magnetico terrestre sembrano essere la principale spiegazione possibile delle piccole spinte viste“, ha sostenuto Jim Woodward della California State University di Fullerton. Woodward ha teorizzato un suo propulsore chiamato Mach Effect Thruster, a sua volta testato dal gruppo di Dresda.

Per arrivare a risultati definitivi sull’EmDrive il dispositivo dovrà essere isolato dal magnetismo terrestre. Questo tipo di schermatura non faceva parte dell’apparato di prova originale degli Eagleworks laboratories, il che suggerisce che i risultati da loro ottenuti potrebbero essere stati causati, anche in quel caso, dall’interferenza del campo magnetico terrestre.

Le prospettive dell’EmDrive come sistema di propulsione in grado di fornire un’accelerazione costante senza consumo di propellente sono esaurite?Woodward non è ancora pronto a chiudere il caso sul congegno. A parte la mancanza di schermatura, i test del laboratorio di Dresda sono stati eseguiti a livelli di potenza molto bassi, cosa che, secondo lui, potrebbe comportare che “Qualsiasi segnale reale verrebbe probabilmente sommerso dal rumore proveniente da fonti spurie“.

Insomma, per risolvere definitivamente la questione relativa all’EmDrive sarà necessario effettuare nuovi test, dopo averlo opportunamente schermato, utilizzando quantità molto maggiori di energia.

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