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Con due sole ondate migratorie i gatti conquistarono il mondo

Stiamo cominciando a capire quando e come i gatti si trasformarono da felini selvatici in animali domestici, amanti delle comodità e coccoloni. A quanto pare, i gatti sono stati probabilmente addomesticati per la prima volta in Medio Oriente poi iniziarono a diffondersi, al seguito delle loro famiglie, prima via terra poi anche via mare, nel resto del mondo. Tutto questo ci viene riportato dai ricercatori impegnati nell’analisi del DNA di questi felini.

I primi agricoltori portarono con loro i gatti in Europa dal Medio Oriente, attraverso una lunga migrazione via terra, circa 6.400 anni fa. Questa è la conclusione dello studio effettuato sul DNA di 352 antichi gatti. Una seconda ondata di migrazione, forse via mare, sembra sia avvenuta circa 5.000 anni dopo. Fu allora che i gatti egiziani rapidamente colonizzarono l’Europa e il Medio Oriente.

I ricercatori descrivono come arrivati a queste date in un nuovo studio pubblicato il 19 giugno su Nature Ecology & Evolution .

L‘addomesticamento (Doh-MES-ti-kay-shun) è un processo lungo e lento attraverso il quale gli uomini hanno adattato animali o piante selvatiche alla convivenza nella società umana fino ad arrivare ad essere utili e di compagnia. Per esempio, i lupi sono diventati cani. I buoi selvatici sono diventati bestiame da allevamento. E i gatti selvatici sono diventati gatti domestici.

Sul dove e quando questo sia accaduto ai gatti, si è lungamente dibattuto. I ricercatori avevano solo il DNA dei gatti moderni su cui lavorare. I dati ricavati dimostrarono che i gatti domestici sono discendenti dei gatti selvatici africani. restava, però, poco chiaro quando esattamente i gatti addomesticati cominciarono a diffondersi in tutto il mondo. Ora, le nuove tecnologie per estrarre e studiare il DNA antico cominciano a fornire alcune risposte.

Eva-Maria Geigl e Thierry Grange sono i responsabili di questa profonda immersione nella storia genetica dei gatti. Sono biologi molecolari. Entrambi lavorano all’Istituto Jacques Monod di Parigi, in Francia. I mitocondri (My-tow-KON-dree-uh) sono piccole strutture che producono energia all’interno delle cellule. Contengono un po’ di DNA. Il DNA mitocondriale si trasmette solo in linea materna. Gli scienziati usano varietà leggermente diverse di DNA mitocondriale, chiamate mitotipi , per tenere traccia del lato femminile delle famiglie.

Geigl, Grange ed i loro colleghi hanno raccolto DNA mitocondriale proveniente da 352 antichi gatti e 28 gatti selvatici moderni. Si tratta di casmpioni risalenti fino a 9000 anni fa e raccolti in regioni che vanno dall’Europa all’Africa.

Gatto egiziano

Gli antichi egiziani spesso rappresentavano gatti in dipinti e statue. I gatti furono descritti inizialmente come cacciatori, abili uccisori di serpenti. Raffigurazioni successive mostravano i felini acciambellati sotto le sedie. Quella progressione rispecchia la trasformazione del gatto da cacciatore selvatico a cacciatore domestico intento a catturare i parassiti intorno ai depositi di grano degli antichi agricoltori fino a diventare un animale domestico e socievole. ANNA (NINA) MACPHERSON DAVIES © ASHMOLEAN MUSEO / UNIVERSITÀ DI OXFORD

Tra i 10.000 ed i 9.500 anni fa, i gatti selvatici africani ( Felis silvestris lybica ) entrano in scena come domestici. probabilmente questi felini cacciavano topi, serpenti ed altri parassiti intorno ai granai e i primi agricoltori, riconosciutane l’utilità, finirono per incoraggiarli a restare intorno alle case, dando loro gli scarti alimentari. Questa collaborazione si rivelò vantaggiosa per entrambe le parti e i gatti finirono per diventare parte integrante della famiglia anche durante gli spostamenti migratori.

Pian piano il gatto finì per entrare nelle case, conquistandosi sempre di più la fiducia e l’affetto degli esseri umani. Sull’isola mediterranea di Cipro, 9.500 anni fa, un notabile del luogo fu sepolto con il suo gatto. È quindi molto probabile che a quell’epoca ci fossero già parecchie persone che avevano stretti legami con i propri gatti.

Prima che i primi agricoltori iniziassero a migrare dal Medio Oriente all’Europa, i gatti selvatici europei ( Felis silvestris silvestris ) svilupparono un mitotipo. Si chiama clade I. Un gatto bulgaro di 6.400 anni e un gatto rumeno di 5.200 anni avevnoa un diverso tipo di DNA mitocondriale. Entrambi avevano mitotipo IV-A. Si tratta di un mitotipo precedentemente rilevato solo nei gatti domestici rinvenuti in Turchia.

I gatti sono territoriali e di solito non vagano molto. Ciò suggerisce che siano stati gli esseri umani a migrare portandosi dietro i gatti.

Modelli di gatto

I gatti selvatici ed i primi gatti domestici sembrano avere tutti lo stesso tipo di mantello tigrato a righe. Oggi, però, circa l’80 per cento dei gatti domestici moderni porta una mutazione che dà a un gatto un tipo di mantello detto tabby blusato. Nuovi dati genetici suggeriscono che questa mutazione si è verificata  in Asia sudorientale durante il Medioevo. (I quadri nella tabella rappresentano i gatti antichi campionati come parte di uno studio del DNA. L’azzurro indica mantelli tigrati e rosso i mantelli a macchie di tabby). Si ipotizza che la mutazione si sia diffusa rapidamente perchè il nuovo tipo di mantello permetteva alle persone di distinguere più facilmente il proprio gatto. C. OTTONI ET AL / NATURA ECOLOGIA E EVOLUZIONE 2017

Le Mummie (e altro) raccontano un’altra storia

I gatti domestici africani, comprese tre mummie di gatto ritrovate in Egitto, presentavano, però, un altro mitotipo ancora. È conosciuto come IV-C. Fino a circa 2.800 anni fa, quel tipo è stato trovato in gran parte in Egitto. Ma poi ha cominciato ad apparire in Europa e in Medio Oriente. E tra i 1.600 ed i 700 anni fa si è diffuso molto velocemente. Sette dei nove dei gatti europei antichi testati dai riceractori presentano questo tipo di DNA egiziano. Tra questi, un gatto risalente a circa 1350 anni fa trovato nei pressi del porto di Viking, sul Mar Baltico.

Lo stesso mitotipo è stato rinvenuto in trentadue su 70 gatti provenienti dall’Asia sud-occidentale. La velocità della diffusione di questo mitotipo potrebbe significare che le navi antiche includevano dei gatti nel loro equipaggio e che qualcuno di quei gatti potrebbe aver deciso di fermarsi in qualche porto per accasarsi.

La rapida diffusione del DNA dei gatti egiziani potrebbe significare che qualcosa ha reso questi animali particolarmente attraenti. I gatti domestici non sono molto diversi dai gatti selvatici. La grande differenza è che i gatti domestici tollerano le persone. E i gatti egiziani potrebbero essere stati particolarmente amichevoli. Probabilmente erano più simili al tipo di gatto domestico che troviamo oggi nelle nostre case.

Un’altra possibile ragione che potrebbe avere permesso ai gatti egiziani di diffondersi in modo così capillare potrebbe stare nel fatto che trovandosi lungo i percorsi commerciali e di spedizione potrebbero essere facilmente stati arruolati nelle carovane o sulle navi come cacciatori di topi.

Insomma, nonostante gli studi approfonditi sul DNA ne sappiamo ancora poco e molte delle informazioni appartengono al campo delle speculazioni. Tra le poche sicurezze che abbiamo sui nostri gatti vi è quella che discendono dai gatti egiziani e, chissà, quando li sorprendiamo con lo sguardo spesso nel vuoto, forse stanno rimirando, nella loro mente, lontani deserti e antiche piramidi.

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