L’idea è contenuta in una proposta di uno scienziato, inviata al Deputy for Research “Special Activities” della CIA e trasmessa al capo della divisione Air Systems. Il nome dello scienziato è stato cancellato nel documento declassificato dall’archivio della CIA, ma la proposta menziona una precedente discussione con la CIA, indicando che l’idea era stata presa sul serio.
Il concetto di fulmine guidato si basa sull’osservazione che il fulmine segue un percorso di aria ionizzata noto come passo guida. Una volta che la corsa della guida raggiunge il suolo e fa un circuito, si forma il fulmine vero e proprio in cui scorre una corrente, tipicamente intorno ai 300 milioni di Volt a 30.000 Ampere.
Lo scienziato affermava che si sarebbe potuto fare in modo di creare delle “guide” artificiali pilotate per provocare le scariche di fulmini a volontà e su precisi obiettivi. La guida artificiale sarebbe stato un filo di pochi millesimi di pollice di diametro e lungo diversi chilometri. I fili sarebbero stati inseriti nelle tempeste da aerei o razzi su una bobina, e srotolati da un paracadute, obbligando i fulmini a seguirli fino a terra.
Questo metodo sarebbe stato realizzabile in quanto il fulmine principale si sarebbe scaricato attraverso il filo ionizzato, come spiega lo scienziato nel documento. Il filo, come la guida, è necessario solo per far funzionare il fulmine e funzionerebbe comunque anche nel caso si fosse rotto.
La tecnologia, realizzabile a costi relativamente economici, avrebbe permesso alla CIA di richiamare quella che può chiamarsi “l’ira del paradiso”, su un obiettivo, senza lasciare tracce su chi ci fosse dietro a quest’arma.
Il piano potrebbe non essere sembrato molto inverosimile nel 1967. L’aviazione americana era già coinvolta nel tentativo di influenzare il meteo con l’operazione Popeye, seminando nuvole in Vietnam nel tentativo di aumentare le precipitazioni e interrompere il sentiero di Ho Chi Minh utilizzato per rifornire il Viet Cong. E la CIA, dal canto suo, era entusiasta delle operazioni psicologiche che invocavano il soprannaturale, come un piano per persuadere i cubani che la Seconda Venuta era imminente, utilizzando un sommergibile nascosto per lanciare razzi sull’Avana.
Lo scienziato coinvolto sembra fosse un ricercatore meteorologico senior. Nella proposta si rilevava che erano già pronti i brevetti per lo sfruttamento commerciale della tecnologia, ma si preferiva che l’esercito americano ne avesse prima il libero uso.
L’idea è di certo scientificamente valida. Nei decenni successivi la tecnica di innescare i fulmini con guide artificiali, tipicamente cavi trainati da razzi, si è dimostrata preziosa per la ricerca sia negli Stati Uniti che in Cina. Ma domare i fulmini non è facile o semplice, e per quanto ne sappiamo, nessuno ha ancora dimostrato il tipo di “tecnologia” per il puntamento suggerito nella proposta della CIA.
La DARPA, in seguito, ha sperimentato i fulmini innescati e ha portato la ricerca molto oltre con il progetto Nimbus, gestendo l’unico centro di ricerca sui fulmini all’aperto negli Stati Uniti. Tuttavia, l’enfasi era sulla ricerca scientifica di base e sulla prevenzione dei fulmini, (ironia della sorte, l’ultimo velivolo F-35 Lightning II si è dimostrato particolarmente vulnerabile ai fulmini), affermando di non avere alcun interesse nell’usare il fulmine come arma quando il DARPA ha cessato di finanziare il lavoro.
Questa mancanza di interesse per i fulmini armati potrebbe essere dovuta al fatto che non sembravano fattibili oppure che i fulmini erano visti come meno efficaci delle moderne armi lanciate dall’aria.
Non ci sono ulteriori menzioni di fulmini controllati negli archivi della CIA. Stranamente, però, i brevetti commerciali preannunciati non furono mai pubblicati. Quindi non possiamo dire se l’idea è stata abbandonata, o se è scomparsa in qualche oscuro progetto segreto e la CIA nutre ancora i sogni di possedere (o magari possiede) un arsenale segreto di fulmini.