giovedì, Ottobre 24, 2024
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Cos’è la Mindfulness e perché praticarla

Il termine “mindfulness” è di origine inglese e vuol dire “consapevolezza”. Il suo significato è, tuttavia, decisamente più profondo e sottintende il fatto di calarsi nel presente secondo un approccio all’insegna della curiosità e della sospensione di giudizio. Ciò porta ad acquisire una maggiore accettazione della situazione vissuta dalla persona

In un mondo che ci porta a vivere con frenesia e ad andare di corsa anche quando potrebbe risultare superfluo, è facile sentire sensazioni simili a dei blocchi. Si tratta soprattutto di ansia, una condizione di cui soffrono nel mondo circa 284 milioni di persone, il 3,6% della popolazione totale (Fonte: OMS).

La maggior parte sono donne, il 63%, e si rivela sempre qualcosa di invalidante e che influisce su un aspetto ampiamente trascurato, per quanto imprescindibile: il diritto (e la necessità) di essere felici, trascorrendo un’esistenza il più possibile appagante e serena.

La Mindfulness, in questo contesto, risulta una delle discipline più interessanti e può essere praticata sia in presenza sia da remoto, attraverso corsi come quelli di Simone Gatto (sito simonegatto.net), il quale propone 5 esercizi guidati che permettono di allenare la consapevolezza in ogni momento della giornata, semplici da fare e da integrare nella routine quotidiana.

In questo articolo vi proponiamo una sorta di viaggio nella Mindfulness, analizzando cos’è e perché praticarla si rivela interessante, per chi soffre d’ansia ma non solo.

Cos’è la Mindfulness

Il termine “mindfulness” è di origine inglese e vuol dire “consapevolezza”. Il suo significato è, tuttavia, decisamente più profondo e sottintende il fatto di calarsi nel presente secondo un approccio all’insegna della curiosità e della sospensione di giudizio. Ciò porta ad acquisire una maggiore accettazione della situazione vissuta dalla persona.

Consapevolezza, accettazione e attenzione: questi sono i principi su cui si snoda la Mindfulness, che ha una doppia matrice al suo interno, pratica ed etica.

L’intento è quello di contrastare e rimuovere quella sofferenza superflua che tanto aleggia nell’esistenza degli individui, incentivando una comprensione più profonda attraverso un lavoro costante e attivo sul proprio asset mentale.

Secondo la tradizione originaria di questa disciplina, la persona si trova in uno stato di disequilibrio che comporta una sofferenza che può essere rimossa tramite una percezione di benessere, complice una conoscenza più centrata degli stati mentali e dei loro processi.

Quando è stata introdotta la Mindfulness?

Le origini della Mindfulness sono difficili da rintracciare a livello temporale e geografico. Pare risalgano in un contesto territoriale di ampie dimensioni e di matrice orientale, compreso tra la Grecia e la Cina. Bisogna tornare indietro di circa 2800/2200 anni fa, cosa che in realtà non stupisce poi tanto se si considera come ancestrale il bisogno dell’uomo di interrogarsi interiormente così da avere un’esistenza più piacevole e serena.

Gli insegnamenti della Mindfulness trovano riscontro in diverse religioni e filosofie: dal Buddhismo indiano, passando per il Taoismo e il Confucianesimo in Cina, fino al Monoteismo di Zarathustra in Persia e alla stessa filosofia dell’Antica Grecia, per fare degli esempi.

La meditazione così come è concepita nel Buddhismo è forse la pratica che più di ogni altra si concentra in maniera esplicita sulla questione della consapevolezza.

La parola Mindfulness viene inizialmente esemplificata con il termine sanscrito “sati”, a sua volta difficile da tradurre soltanto in un vocabolo, essendo la “sati” al contempo “presenza mentale” e “memoria del presente”: è quindi una conoscenza di stampo fenomenologico.

Soffermarsi sulle origini della disciplina è essenziale per carpirne l’essenza potervi familiarizzare. Possiamo dire che si tratta di un viaggio nella mente che permette di comprendere meglio il presente, liberandosi dalle sue proiezioni, errori ed incomprensioni, a fronte di un’attitudine che semplifica l’accettazione di quanto accade.

Perché praticare la Mindfulness

Con l’arrivo della Mindfulness in Occidente, essa ha registrato una molteplicità di applicazioni. Molto del merito va all’opera di Kabat-Zinn, professore e biologo presso la School of Medicine dell’University of Massachusetts dal 1979: colui che per primo ha introdotto le pratiche di meditazione e consapevolezza a livello clinico.

La Mindfulness viene oggi applicata in molteplici ambiti e persino nella terapia cognitiva, risultando oggetto costantemente di studio. Tali ricerche la vedono indicata, tra le altre cose, nel trattamento dei disturbi alimentari e durante la gravidanza.

Essendo uno speciale stato in cui avviene la cessazione di qualsiasi attività, questa disciplina è ideale per tutte quelle persone che desiderano intraprendere un percorso all’insegna del benessere e per provare ad allontanare qualsiasi condizione spiacevole a favore della felicità, del piacevole appunto.

Inoltre, è molto utile per affrontare al meglio i momenti di cambiamento e di stress, entrambi di per sé molto provanti per l’essere umano, che da sempre si trova in difficoltà in simili situazioni.

Praticare Mindfulness è interessante, quindi, per un motivo molto semplice: aiuta a stare bene prendendo consapevolezza e accettando la realtà, focalizzandosi sul presente e sui suoi aspetti positivi, migliorando la capacità mentale e corporea.

Si tratta di un allenamento che permette di tollerare meglio le emozioni, in special modo quelle negative, che non riescono più, così, ad avere un’azione risucchiante. Inoltre, incentiva l’abitudine alla sospensione del giudizio e migliora la pazienza, una virtù spesso sottovalutata ma che è possibile coltivare.

Infine, la Mindfulness, apre le persone alla gentilezza, una condizione che permette di vivere meglio e che detiene un impatto relazionale importante.

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