Coronavirus e terapia al plasma. Secondo uno studio gli effetti sono limitati

I risultati di un nuovo studio mettono in evidenza come la terapia al plasma possegga un'efficacia in realtà limitata. Infatti, secondo i dati ottenuti dalla ricerca, non riesce a diminuire né i decessi, né a contrastare il dilagare dell'infezione da coronavirus

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I risultati di un nuovo studio mettono in evidenza come la terapia al plasma possegga un’efficacia in realtà limitata. Infatti, secondo i dati ottenuti dalla ricerca, non riesce a diminuire né i decessi, né a contrastare il dilagare dell’infezione da coronavirus.
La terapia al plasma, secondo il nuovo studio pubblicato sulla rivista British Medical Journal, non è in grado di ridurre la gravità dell’infezione, né la mortalità portata dal Covid-19. Purtroppo, la tanto attesa terapia al plasma possiede degli effetti benefici piuttosto limitati.
Questo nuovo studio entra in contrasto con tutti quelli che sono stati effettuati, come ad esempio le sperimentazioni condotte in Italia e negli Stati Uniti, ricerche secondo cui la terapia al plasma ha fornito degli esiti positivi, divenendo così sicura ed efficace.
Per riuscire a capire meglio bisogna sapere di cosa si sta parlando. La terapia al plasma da convalescenti consiste nel somministrare un’infusione di plasma, ossia la parte liquida del sangue, da pazienti già guariti dal coronavirus, che quindi presentano degli anticorpi specifici contro il Sars-Cov-2, sviluppati in maniera naturale dal sistema immunitario.
La trasfusione del plasma dovrebbe quindi apportare una sorta di protezione, così da contrastare l’infezione. Questo tipo di terapia è stata già utilizzata durante altri epidemie, come in quella della Sars, della Mers e di ebola, e potrebbe comunque divenire una possibile arma efficace, da utilizzare nell’attesa che venga creato un vaccino o un farmaco specifico contro il coronavirus.
Esistono però dei limiti nella somministrazione della terapia al plasma, tra cui la necessità di una compatibilità del sangue tra la persona guarita e il paziente. Il nuovo studio ha preso in esame 464 pazienti che presentavano una forma di covid-19 moderata, che si trovavano ricoverati in 39 ospedali differenti in India, in un periodo compreso tra aprile e luglio.
La ricerca ha fatto emergere che circa la metà dei pazienti, ossia 235 persone, sono stati sottoposti ad una somministrazione di una doppia dose, una quantità di 200 ml ognuna, di plasma, effettuando delle trasfusioni a distanza di 24 ore l’una dall’altra.
Le analisi effettuate hanno fatto emergere che in un periodo di 18 giorni dalla somministrazione del plasma, 44 pazienti, ossia il 19%, che hanno avuto la doppia dose, sono deceduti per una qualunque causa o manifestato una forma più grave di malattia, rispetto ai 41 pazienti, ossia il 18%, del gruppo di controllo.
La terapia al plasma ha anche determinato una riduzione di alcuni sintomi in circa 7 giorni, come la mancanza di respiro e l’affaticamento. I ricercatori quindi ritengono che la conclusione sia che la terapia al plasma, secondo il loro studio, ha un effetto benefico limitato, che non porta ne una riduzione della progressione del Covid-19, né dei tassi di mortalità.
Un portavoce del Nhs Blood and Transplant, che sta raccogliendo il plasma dalle persone guarite, sottolinea che le sperimentazioni che si stanno svolgendo nel Regno Unito, stanno utilizzando solo il plasma che contiene dei livelli più elevati di anticorpi contro il coronavirus, rispetto invece a quello utilizzato nella nuova ricerca. Inoltre, conclude affermando che. “Questa è stata una ricerca che ha utilizzato un plasma con dei livelli di anticorpi da 6 a 10 volte inferiori rispetto a quelli che stiamo utilizzando”. I ricercatori hanno concordato che le ricerche che utilizzano una terapia con alti livelli di anticorpi, potrebbero essere più efficaci di quella da loro studiata.