venerdì, Maggio 16, 2025
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L’atterraggio UFO di Bexleyheath

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Tra le 12:00 e le 13:00 del 17 luglio 1955 un giovane operaio di 15 anni, Rodney Maynard, si trovava in pausa pranzo con un gruppo di colleghi in un cantiere a Bexleyheath, un quartiere di Londra. Durante il pasto, il gruppo di lavoratori chiacchierava rumorosamente quando giunse loro una strana notizia, qualcosa di particolare accadeva in una strada vicina, la King Harold’s Way. Il gruppo decise di andare a vedere.

Quando giunsero sulla strada videro un “oggetto posato sulla carreggiata”, il misterioso marchingegno la occupava completamente.

Il giovane Rodney Maynard, come racconterà molti anni dopo, notò che l’oggetto poggiava sulla strada su una serie di otto enormi ventose che sembravano sostenerlo. L’oggetto, sempre secondo il racconto di Maynard sembrava avere il bordo esterno in lenta rotazione mentre il centro restava immobile. Udì anche un suono, una specie di ronzio a bassa frequenza.

L’oggetto era anche dotato di ampie finestre concave che tuttavia non lasciavano intravedere nulla del suo interno.

Preso coraggio, alcuni operai si fecero avanti tentando di toccare l’oggetto, questo però decollò e si portò nei pressi della scuola elementare di Bedonwell. Di li a poco l’oggetto volante sparì in un lampo.

Anche il fratello sedicenne di Maynard fu testimone dell’evento misterioso. Anche lui ricorderà anni dopo i fatti che l’oggetto volante era nero, elegante ed aerodinamico apparentemente metallico.

Anche Margareth Fry, all’epoca ventenne, vide il misterioso oggetto volante. Quel giorno La Fry si recò ad un appuntamento presso la General practice in King Harold’s Way. Durante la visita con la dottoressa Thukarta notò il trambusto nella strada e entrambe videro l’oggetto posato sulla carreggiata. La Fry descrisse l’oggetto come un disco di colore scuro con tre sfere poste al di sotto, ricordandolo quasi 40 anni dopo. Raccontò che un gruppo di giovani si diresse verso l’oggetto ma questi si levò velocemente in volo.

L’avvistamento, certamente curioso, ricorda gli oggetti volanti descritti all’epoca e le tre sfere erano molto comuni nei racconti dei dischi volanti forse suggerite anche dai disegni di fantasia di qualche giornale.

Nel 1960 il giornalista Roger Muirfield, scrivendo sulla rivista “Flying Saucer Review” affermò: “Anche se non riesco a spiegare perché la verità viene soppressa, sono certo che si tratta semplicemente di un’azione difensiva che viene combattuta, consciamente o inconsciamente, da coloro che sono responsabili del pensiero dell’opinione pubblica ”.

Muirfield, come tanti altri, sospettava una censura di questi rapporti da parte dell’informazione ufficiale, anche se non se ne capisce il motivo, visto che questa storia e altre simili sono ancora oggi raccontate.

Non sapremo mai cosa videro gli operai e i ragazzi, non sapremo se la storia è inventata di sana pianta o un qualche oggetto particolare venne, all’epoca, scambiato per qualcosa di alieno.

Fonte: https://www.ufoinsight.com/the-bexleyheath-ufo-landing/

La sicurezza dei sistemi aziendali

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“In business we plan for success, but in security we have to plan for failure”

Una massima, usata anche in campo ICT, che tutte le organizzazioni – pubbliche o private – esposte a rischi di security e safety connessi alle vulnerabilità legate ai propri assets, dovrebbero osservare come un punto fermo e imprescindibile.

In una moderna (globalizzata) organizzazione, la sicurezza e la difesa del patrimonio aziendale sono di vitale importanza, e vanno a preservare in ogni aspetto:

  • infrastrutture;
  • beni tangibili e intangibili;
  • informazioni e dati;
  • capitale umano e know how;
  • proprietà intellettuale e brevetti.

La Sicurezza Aziendale è una attività che richiede un costante impegno, soprattutto economico, e specifiche competenze professionali relative a tematiche e normative in continua evoluzione.

Un’efficace protezione del patrimonio deve essere affrontata sempre attraverso una stretta interdisciplinarietà, data la natura della materia e l’oggetto della tutela.

Un’azienda, quale articolazione dei beni organizzati, rappresenta un insieme di ricchezze, materiali, immateriali e capitale umano, la cui protezione richiede una vision ad ampio spettro, metodologicamente efficace: mai partire dalla probabile fonte della minaccia, ma piuttosto dal bene che si intende garantire.

Banalmente: se dovrò proteggere una tela preziosa, il mio obiettivo non sarà solo  quello di concentrarmi, esclusivamente, su un impianto integrato di security (allarme, videosorveglianza, etc), ma dovrò pormi anche il problema di altre possibili minacce esogene, tanto antropiche (dolose e colpose), quanto naturali (inondazioni, incendi, terremoti, etc), perché servirà a poco proteggere la tela da un furto, se questa poi sarà irrimediabilmente danneggiata, e dunque, privata del suo reale valore economico.

D’altronde, per converso, sarà del tutto inutile qualsiasi sottoscrizione di leale fedeltà da parte del management aziendale se, poi, i dati e le informazioni strategiche non sono adeguatamente protetti, ma alla portata di tutti!

Quindi, rifacendoci a questo ultimo esempio, il management dell’area security attiverà tutta una serie diversificata di procedure (furto dati, spionaggio industriale, attacchi al patrimonio informativo, etc), tanto per l’identificazione quanto per il trattamento, sia dei dati che delle informazioni aziendali; lo farà considerando un adeguato sistema tecnologico di sicurezza cyber, di information security, il cd perimetro logico, implementato da un robusto sistema di gestione delle informazioniche racchiuda in sé gli aspetti di sicurezza logica, fisica e organizzativa (es. ISO 27001).

Diversamente, voglio tutelare l’immagine e la reputazione aziendale? E allora focalizzerò l’attenzione, ad esempio, sull’uso interno dei social network, seguendo una strategia diametralmente opposta, attuando preliminarmente uno screening sistematico e continuo delle attività che i dipendenti compiono sui social, anticipando parallelamente le difese e le contromisure più idonee; tuttavia, tali controlli dovranno essere sempre condotti nel pieno rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti (segretezza delle comunicazioni, libertà di pensiero, etc.) e sorvegliati dall’Autorità Garante della privacy, in maniera tale da non violare la libertà e la dignità personale degli interessati.

Perciò, nel contesto di una globalizzazione dove i mercati diventano sempre più complessi, la conoscenza, lo studio, l’innovazione, la tecnologia rappresentano gli strumenti strategici per esercitare una leadership competitiva; mentre la vision, l’excution e, in particolar modo, la compliance, caratterizzano i punti di forza dell’organizzazione aziendale che si misura sui mercati.

Security Compliance, certamente; un obbligo per l’organizzazione, tenuta a considerare tutte le esigenze di protezione, valutandole attentamente nella fase di Risk Analysis, rispettando tutte le prescrizioni definite nelle policy aziendali di security, e approvate come documentazione di security compliant.

E qui entriamo nella sfera del Risk Management (Risk Assessment, Risk Reporting, Risk Treatment, Risk Monitoring, etc), strumento indispensabile al raggiungimento delle performance aziendali; un’area dove l’analisi dei rischi sarà ampia e approfondita, considerando tutti i possibili scenari di rischio che potrebbero danneggiare il perimetro aziendale, minandone le capacità operative, la posizione di mercato, la reputazione aziendale, la solidità economica.

Nelle attività di gestione del rischio bisogna sempre ricercare il giusto equilibrio al compromesso tra l’eliminazione (prevenzione, protezione) e la riduzione del rischio (compensazione), considerando sempre il trasferimento del rischio (assicurazione, terzi, etc), un elemento residuale del processo.

Peraltro, negli ultimi anni, la gestione del rischio è stata integrata all’interno del nuovo sistema di qualità ISO 9001 (presente anche all’interno dei modelli organizzativi delineati dai D.Lgs 231/2001 e 81/2008).

Nei modelli di gestione del rischio, un altro aspetto fondamentale è dettato dalla business continuity; i piani di continuità operativa (business continuity plan) rappresentano la chiave primaria nel processo di resilienza dell’organizzazione.

Una delle professionalità cardini riservate alla gestione della sicurezza e alla tutela del patrimonio, è quella del Security Manager (UNI 10459:2017 ); uno specialista in grado di leggere l’evoluzione dei contesti strategici, nazionali e internazionali, e analizzandone gli scenari, individuerà, misurandoli, i rischi applicabili alla propria organizzazione, proponendo azioni mirate (security e safety), volte alla loro mitigazione e/o riduzione.

Assistiamo frequentemente a un’espansione dimensionale e insidiosa del rischio, soprattutto nel perimetro cibernetico, laddove proprio la criminalità organizzata e le organizzazioni terroristiche viaggiano con maggior velocità rispetto alla resilienza dei sistemi.

Oggi un professionista della Security deve possedere una preparazione trasversale unica: crisis management, emergency planning, risk analysis, data protection, loss prevention, asset protection, physical security, personnel security, travel security, intelligence, investigations, legal aspects.

Questo perché diversi sono i campi operativi e le competenze che questo manager deve possedere: le fonti della minaccia si sono diversificate e moltiplicate, per effetto della crescita esponenziale delle tecnologie e del mutato quadro internazionale.

Ma nuove sfide aspettano il mondo della security aziendale. In questi ultimi mesi abbiamo assistito all’emergere di una nuova vulnerabilità con la quale le organizzazioni, d’ora in poi, si dovranno confrontare: la medical security, un pericolo conseguente all’epidemia del Coronavirus nCoV2019.

Travel, personnel e medical security saranno parte integrante dei processi e analisi di rischio che le aziende affronteranno quando invieranno i propri dipendenti oltre confine. Un vero processo di medical intelligence che dovrà essere attivato ogni qualvolta verrà messa in discussione l’incolumità del patrimonio umano aziendale, in trasferte classificate come ad alto rischio sanitario.

Articolo originariamente pubblicato su Safety&Security Magazine e ripubblicato con il permesso dell’autore.

Longevità e salute mentale grazie alla dieta mediterranea

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La dieta mediterranea può vantarsi di essere considerata una delle più sane al mondo.

Uno studio, pubblicato sulla rivista BMJ Gut, ha scoperto che seguire la dieta mediterranea anche solo per un anno riesce ad equilibrare il microbioma delle persone anziane, consentendo così il miglioramento della funzione cerebrale e della longevità.

Lo studio effettuato sottolinea che la dieta mediterranea riesce a inibire la produzione di sostanze chimiche infiammatorie, capaci di portare alla perdita delle funzioni cognitive, e a prevenire lo sviluppo di malattie croniche, come il diabete, il cancro e l’aterosclerosi.

Gli autori dello studio hanno spiegato che “I risultati ottenuti supportano il fatto che, se si cambia la dieta abituale con quella mediterranea, si riesce a modulare il microbiota intestinale, permettendo un invecchiamento più sano”.

Il ruolo del microbioma

La scienza spiega che circa 60 tonnellate di cibo attraversano il tratto digestivo umano nell’arco di una vita, esponendo cosi le parti interne del corpo a miliardi di batteri differenti, oltre a quelli con cui siamo nati. Queste minuscole creature svolgono dei ruoli molto importanti, sia buoni che cattivi, come il modo in cui vengono assorbiti i nutrimenti, la funzionalità della risposta delle difese immunitarie, ed infine i livelli di energia e il metabolismo.

La scienza è riuscita a dimostrare che con l’avanzare degli anni, la tipologia e la quantità di microbi presenti all’interno dell’intestino si riducono. La dieta mediterranea è molto comune tra gli anziani che si trovano nelle case di cura a lunga degenza e per coloro che vivono da soli.

Gli anziani hanno difficoltà a poter avere una dieta equilibrata a causa di problemi di salute e dentistici. Quando avviene una diminuzione della diversità batterica, si verifica  “l’invecchiamento e l’infiammazione” , ciò contribuisce a processi infiammatori legate all’età, che possono sfociare in diverse malattie, tra cui il cancro, i disturbi neurologici e altre malattie.

Il cambiamento è avvenuto in 12 mesi

Lo studio effettuato ha da prima preso in esame il microbioma intestinale presente in 612 anziani provenienti dalla Francia, dall’Italia, dai Paesi Bassi, dalla Polonia e dal Regno Unito, per poi passare alla dieta speciale per un anno. La dieta progettata per gli anziani si è basata sui principi mediterranei, che consistono nel mangiare molta frutta, verdura, noci, legumi, olio d’oliva, pesce, poca carne rossa, zucchero e grassi saturi.

Ad una parte degli anziani, con età compresa tra i 65 e i 79 anni, è stato chiesto di continuare a mangiare come avevano sempre fatto sempre negli stessi 12 mesi. Terminato l’anno, coloro che avevano seguito la dieta mediterranea hanno avuto dei cambiamenti benefici al microbioma presente nel loro sistema digestivo, hanno avuto un rallentamento della perdita di diversità batterica e la produzione di marker infiammatori potenzialmente dannosi come la proteina C reattiva e l’interleuchina-17 si sono ridotte. Secondo lo studio i soggetti esaminati hanno mostrato uno sviluppo di batteri benefici collegati alla memoria e alle funzioni cerebrali, con un effettivo miglioramento di quest’ultimi.

La dieta sembra anche che sia in grado di potenziare la specie “chiave di volta“, fondamentale per un “ecosistema intestinale” stabile, inoltre ha anche rallentato i segni di fragilità, come il miglioramento nella velocità di deambulazione e la forza di presa delle mani.

La nazionalità dei soggetti esaminati non sembra abbia influito. I risultati ottenuti sono stati simili e coerenti indipendentemente da dove vivessero le persone, dall’età che avevano e dal peso, tutti fattori che influenzano la composizione unica del microbioma di una persona.

Lo studio fa parte di una ricerca molto più ampia effettuato su 1200 persone, chiamato Progetto europeo sulla nutrizione nelle persone anziane o NU-AGE, iniziato nel 2012. Le pubblicazioni precedenti riguardanti lo studio in corso, hanno scoperto che coloro che seguivano esattamente la dieta avevano avuto miglioramenti della memori episodica e nelle abilità cognitive. Seguendo in maniera corretta la dieta si riduceva il tasso di perdita ossea nelle persone affette da osteoporosi, si registrava un miglioramento della pressione sanguigna e della rigidità arteriosa.

I benefici della dieta mediterranea

L’aver scoperto che la dieta mediterranea potrebbe essere in grado di influenzare il microbioma in modo positivo non è molto sorprendente, visto che questa dieta ha già innumerevoli riconoscimenti dei suoi benefici. La dieta mediterranea è in grado di ridurre il rischio del diabete, il colesterolo alto, la demenza, la perdita di memoria la depressione e il cancro al seno. Inoltre, è stata ricondotta a ossa più forti, ad un cuore più sano e a una vita più lunga e alla perdita di peso.

La dieta mediterranea prevede una cucina semplice a base vegetale, con la maggior parte dei pasti basati su frutta e verdura, cereali integrali, fagioli e semi, poche noci e olio extra vergine di oliva, eliminazione di zucchero e farine raffinate, tranne in rare occasioni. I grassi diversi dall’olio d’oliva, come il burro vengono consumati raramente, se non eliminati del tutto.

La dieta prevede un utilizzo della carne molto basso, mentre i piatti possono includere uova latticini e pollame ma in porzioni molto più piccole delle tradizionali diete occidentali. Il pesce diventa, con la dieta mediterranea, un alimento di base.

Il dietista Rahaf Al Bochi in un intervista ha descritto la dieta mediterranea è più di una dieta, è uno stile di vita, diventa un momento d’incontro con amici e parenti, ci aiuta a socializzare durante il pasto, aiuta a mangiare in modo consapevole i cibi preferiti, nonché ad avere movimenti ed esercizi consapevoli”.

La dieta mediterranea ha conquistato il primo posto nella classifica come “migliore dieta” del News e del World Report degli Stati Uniti per tre anni di seguito.

Gli esperti affermano che per chiunque voglia iniziare la dieta mediterranea, lo può fare in pochi semplici passaggi, semplicemente aggiungendo delle scelte salutari alla propria dieta quotidiana.

Prepararsi alla fine del mondo: i preppers

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Viviamo in un’epoca in cui tutte le informazioni sono condivise a livello globale e con le informazioni anche i timori.

Dalla metà del secolo scorso si cominciò a parlare dei survivalisti, persone che si preparavano a sopravvivere alla fine del mondo, più precisamente a catastrofi, di qualsiasi origine, in grado di provocare un radicale cambiamento dello stile di vita con il crollo della società civile.

Oggi il survivalismo si è diffuso un po’ in tutto il mondo e le persone che lo seguono si definiscono “prepper“, vocabolo onomatopeico derivato dall’inglese “to prepare”.

Ma chi è, cosa fa e cosa pensa un prepper?

Secondo wikipedia, i prepper sono persone che si preparano attivamente per le emergenze, future o eventuali, comprese possibili interruzioni o profondi mutamenti dell’ordine sociale o politico, su scale che vanno dal locale a quella internazionale. Sostanzialmente, sono persone che si preparano psicologicamente, fisicamente (allenamento, tecniche di auto-difesa…) e materialmente (con l’acquisto o la realizzazione di vari kit, attrezzatura, vestiario…) a calamità naturali e sociali. I prepper si preparano anche modificando l’abitazione o costruendo rifugi sotterranei o bunker da raggiungere in caso di pericolo.

Il prepper si prepara preventivamente ad affrontare le conseguenze derivanti dall’evento, approntando una serie di strategie, azioni e contromisure che gli permetteranno di affrontare al meglio questo cambiamento nell’eventualità si verifichi.

Solitamente, il prepper affronta i temi legati alla preparazione da solo oppure come nucleo familiare; ciò nonostante non sono rari anche i casi di veri e propri network di individui che cooperano tra loro.

Insomma, i preppers sono persone che si ritengono pronte ad affrontare qualsiasi disastro che colpisca su scala locale, nazionale o mondiale provocando al fine del nostro modo di vivere.

Un prepper non è altro che un individuo che ritiene che nulla è certo, pertanto prevedendo la variabilità degli elementi climatici, sociali e temporali, cerca di essere indipendente e autosufficiente. Ciò non significa vivere al di fuori dal mondo, anzi, significa esserne parte senza divenire un problema o subire passivamente i problemi che possono presentarsi all’improvviso.

Infatti, ogni prepper ben preparato può essere una persona autosufficiente e non dover essere un numero che si aggiunge alla lista di coloro che necessitano del supporto della macchina dei soccorsi in caso di calamità, anzi può perfino aiutare il prossimo.

Il prepper che si prepara con la sua famiglia o col suo gruppo di amici o parenti a un possibile Evento, non è altro che una persona che preparata ad affrontare le emergenze avendo una sua scorta di beni di prima necessità che, in caso di disastro, potrebbero improvvisamente scarseggiare o mancare del tutto.

Secondo i preppers, cose che crediamo scontate, come cibo, acqua, corrente elettrica e carburante sono in realtà elementi che fanno parte di un sistema a catena, così delicato, che se un solo anello si spezzasse, tutto potrebbe essere compromesso.
Il prepper, quindi, si prepara accumulando scorte, ad esempio torce elettriche in caso di blackout, taniche di gasolio in caso di sciopero dei distributori, scorte di cibo nel caso saltasse la distribuzione. Il prepper non vuole essere schiavo della tecnologia che regna sovrana nelle nostre vite quotidiane, non che la ripudi, ma semplicemente non se ne rende dipendente.

Gli eventi per i quali si preparano i preppers sono principalmente:

  • catastrofi naturali, modelli di apocalittiche crisi planetarie, o ingenti cambiamenti dei processi climatici terrestri (uragani, glaciazioni, terremoti, bufere di neve, tempeste solari, forti temporali).
  • Un disastro causato da attività umane (fuoriuscite chimiche, rilascio di agenti radioattivi o di materiali nucleari, guerre nucleari, chimiche o portate avanti con armi non convenzionali).
  • Un crollo generale della società causato da mancanza o indisponibilità di risorse come l’elettricità, il carburante, il cibo o l’acqua.
  • Crisi finanziarie o collassi economici (causati da manipolazione monetaria, iperinflazione, deflazione o depressione).
  • Una pandemia globale.
  • Caos diffuso da qualche altro inspiegabile o imprevedibile evento apocalittico.

Solitamente survivalisti e prepper vengo fatti confluire in un’unica categoria. Tuttavia esistono profonde differenze nell’approccio, nello stile di vita e nelle strategie adottate da questi due gruppi. Queste differenze, tuttavia, si devono considerare prevalentemente in linea di principio, perché in pratica vi sono molteplici sovrapposizioni ed aspetti in comune. Ogni individuo nella sua preparazione può essere più o meno incline ad un approccio o all’altro.

Survivalisti

Il survivalista tipico ha un approccio più “militare” alla gestione delle emergenze. Solitamente il suo stile di vita “pre-evento” è già improntato molto alla sopravvivenza e riflette questo atteggiamento nell’abbigliamento, negli strumenti usati, nelle attività di tutti i giorni.

L’atteggiamento mentale del survivalista è quello di essere in grado di risolvere qualsiasi problema pratico nelle situazioni di emergenza. Per questo studia tecniche di sopravvivenza nella natura, si interessa di caccia, pesca ed altri sistemi di sussistenza da adottare in caso di necessità. La maggior parte dei survivalisti punta innanzitutto alla sopravvivenza personale: ritiene di essere perfettamente in grado di badare a se stesso e tendenzialmente punterà a fare quello.

Prepper

Lo scopo del prepper è quello di difendere la propria qualità della vita in seguito ad un’emergenza. La maggior parte della sua attività si concentra nel “pre-evento” ed ha lo scopo di subire meno privazioni possibili nel “post-evento“. Un prepper non punta solo a saper risolvere un problema, di qualsiasi natura e tipologia possa essere (pratico, manuale, economico, meccanico, elettronico) ma soprattutto a far sì che quel problema non si presenti. Punta prevalentemente quindi alla prevenzione.

La maggior parte dei prepper agisce in un contesto familiare, per cui le sue attività sono volte a proteggere e prendersi cura di un piccolo gruppo di persone a cui possono essere affidati compiti e ruoli differenti. Statisticamente infatti molti uomini iniziano ad interessarsi al prepping nel momento in cui diventano padri.

Un’altra delle differenze principali sarebbe quella secondo cui il survivalist si specializza in modo verticale nella sopravvivenza in uno specifico scenario ad alto rischio e di forte difficoltà (ma anche meno probabile e realistico) mentre il prepper ha una preparazione molto più vasta ma meno approfondita in diversi settori, per diversi ambienti e diversi eventi che possono presentarsi con più facilità nella vita di tutti i giorni.

Strategie

Nel contesto del survivalismo esistono essenzialmente due strategie che possono sintetizzarsi con il “bugging in” e il “bugging out“. Entrambe rispondono al verificarsi di un evento e richiedono comunque una preparazione preventiva rispetto allo stesso (ad esempio: addestramento per la sopravvivenza in ambienti naturali, acquisizione di competenze tecniche o di sopravvivenza, pianificazione attività, accumulazione materiali, ecc).

In linea di principio il bugging in risponde maggiormente alla mentalità del “prepper” (se non in prima istanza, almeno dopo un pianificato bugging out), mentre quella del bugging out a quella del “survivalista“, ma, come detto in precedenza, le strategie e le tattiche operative delle due figure sono spesso sovrapponibili.

Bugging in

È la strategia che prevede di trincerarsi in casa o in un luogo sicuro (eventualmente dopo il ricorso a una strategia di bugging out) appositamente preparato. In casi estremi sono approntati dei veri e propri bunker. La strategia prevede di restare al sicuro all’interno della struttura fino alla fine della minaccia. L’implementazione prevede che la struttura sia rifornita di acqua, viveri ed ogni altra cosa potrebbe essere necessaria in questo periodo di tempo.

Bugging out

Questa strategia prevede di abbandonare la propria abitazione in seguito ad un evento per trovare rifugio in un luogo più distante dalla minaccia e quindi più sicuro. Essendo una strategia, il bugging out non è una semplice fuga, richiede pertanto una pianificazione preventiva della destinazione, del percorso e del materiale di supporto da prelevare al momento dell’attivazione della strategia.

Nel bugging out si prevede di approntare una o più delle seguenti risorse od attrezzature:

  • Bug out location (b.o.l.)

Un rifugio sicuro, come una casa di villeggiatura, di amici o parenti in cui trasferirsi. La strategia richiede che nella b.o.l. vi siano stati già predisposte scorte di acqua, viveri, altri generi di prima necessità (in quanto una volta raggiunta la bug out location la strategia del bugging out si trasformerebbe in un bugging in).

  • Bug out bag (b.o.b.)

Uno zaino con tutto l’occorrente per sopravvivere durante l’implementazione della strategia del bugging out.

Rientra in questa categoria la cosiddetta “72hours bag“, raccomandata alla popolazione degli Stati Uniti dalla Federal Emergency Management Agency (F.E.M.A.) – corrispondente all’italiano Dipartimento della Protezione Civile. Il nome assegnato allo strumento è da ricollegarsi al tempo (appunto 72 ore) massimo stimabile in cui il kit potrebbe fornire supporto ai cittadini dopo il verificarsi di un evento calamitoso nell’attesa che le strutture di soccorso provvedano ad intervenire ed implementare una organizzazione effettiva di assistenza.

  • Bug out vehicle

Il mezzo (eventualmente più di uno) con cui ci si sposterà dalla propria abitazione verso la bug out location. Anche per questo strumento è possibile approntare dei kit specifici in sostituzione o in aggiunta alla b.o.b..

Scorte ed accumulo

Uno dei cardini della preparazione è quello di accumulare scorte di materiali e risorse in genere che potranno essere indispensabili, necessarie o utili alla sopravvivenza dopo il verificarsi dell’evento. A seconda dello scenario per cui ci si prepara gli elementi di cui fare scorta possono cambiare molto. In generale però si ritrovano questi elementi:

  • acqua potabile per uso personale, per la cucina e per l’igiene personale o ambientale (oltre a strumenti per filtrare e potabilizzare l’acqua);
  • cibo, generalmente in scatola o comunque a lunga conservazione;
  • medicinali di ogni tipo, soprattutto quelli che si è usi assumere;
  • attrezzi e strumenti in genere (corde, chiodi, martelli, pinze, cacciaviti, coltelli, seghe, ecc.);
  • armi o altri strumenti di difesa e per la sicurezza delle persone e dei luoghi;
  • strumenti per garantire energia termica (riscaldamento e cucina) e illuminazione.

Molti di queste categorie di accumulo (acqua, cibo, medicinali) rientrano in strategie “trasversali“, ovvero che rispondono contemporaneamente a molteplici situazioni emergenziali.

Ovviamente, dietro al fenomeno del survivalismo e dei preppers è fiorito tutto un sottobosco di aziende che, attraverso siti web e non solo, propongono ogni possibile utility per prepper: dai corsi di sopravvivenza nelle varie condizioni ai kit di sopravvivenza, all’oggettistica più disparata utile al prepper, dal contatore geiger alla radio a galena, passando per coltelli multiuso o da caccia e per le pastiglie per la decontaminazione dell’acqua e molto altro ancora.

Ovviamente, a pagamento.

Fonti: prepper.it; wikipedia.

Le più importanti missioni di esplorazione spaziale previste nel 2022

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La maggior parte di noi ricorderà il 2021 come l’anno del vaccino contro il Covid ma non dimentichiamo che l’esplorazione dello spazio e l’astronomia hanno avuto davvero un anno molto positivo, che si è concluso con il lancio dell’attesissimo James Webb Telescope.

Nel 2021, il rover Perseverance della NASA è atterrato con successo nel cratere Jezero di Marte. Ingenuity, il piccolo elicottero che trasportava, ha effettuato il primo volo controllato a motore avvenuto su un altro pianeta. Alcuni privati ​​cittadini hanno potuto vivere la Terra come un piccolo punto blu, segnando una nuova era per il turismo spaziale. E, come accennato in precedenza, il telescopio spaziale James Webb, il più potente telescopio spaziale mai esistito, ha dato il via alla sua missione e attualmente sta spiegando il suo scudo solare da qualche parte nello spazio in attesa di iniziare la sua missione nel prossimo giugno.

A questo punto, c’è molto da aspettarsi nel 2022 sul fronte dell’esplorazione spaziale. In effetti, molti amano l’esplorazione dello spazio perché ci incute meraviglia e speranza: mette in prospettiva il nostro posto nell’universo e ci ricorda quanta meraviglia e stupore ci riserva nell’ignoto.

Il programma Artemis della NASA ha in programma di riportare un equipaggio umano sulla Luna, il primo dall’Apollo 17 nel 1972. In particolare, l’idea è di portare i nuovi esploratori al polo sud lunare entro il 2025. Ma la preparazione per una missione del genere richiede tempo e il primo passo avverrà nel 2022. Attualmente, la NASA sta puntando a un lancio a marzo o aprile 2022 per il suo volo Artemis 1, che sarà porterà una missione senza equipaggio intorno alla Luna. Il lancio avverrà al Kennedy Space Center della NASA in Florida. Se tutto va bene, Orion orbiterà di nuovo intorno alla Luna con un equipaggio a bordo nel 2024, preparandosi per un atterraggio lunare con equipaggio nel 2025.

Lancio del LUNA-25 in Russia

A proposito della Luna, il lancio della missione russa Luna-25 è previsto per il maggio 2022 e si dirigerà, a sua volta, verso la regione polare meridionale della Luna. Una volta atterrato, il lander studierà la composizione della regolite polare, i componenti del plasma e della polvere dell’esosfera polare lunare.

Il turismo spaziale raggiungerà nuove vette

Blue Origin di Jeff Bezos, che ha effettuato tre viaggi suborbitali nel 2021, ha in programma di effettuare sei o più voli nel 2022. Anche Virgin Galactic di Richard Branson sta pianificando di iniziare a offrire servizi commerciali sul suo aereo spaziale suborbitale per i turisti spaziali che sono disposti a pagare cifre importanti.

ExoMars

La missione ExoMars, una collaborazione tra Europa e Russia, decollerà per Marte nel 2022. L’obiettivo della missione è determinare se ci sia mai stata o meno vita su Marte, oltre a comprendere meglio il ruolo svolto dall’acqua sul pianeta millenni fa. Il rover della missione si chiama Rosalind Franklin ed è dotato di trapani per accedere al sottosuolo di Marte. Il lancio dovrebbe avvenire nel settembre 2022 e l’atterraggio nel giugno 2023.

Il telescopio James Webb aprirà gli occhi

Com’era l’universo 13,5 miliardi di anni fa, quando le galassie e le stelle iniziarono a formarsi? Il James Webb Telescope, il telescopio spaziale più potente mai esistito, aprirà gli occhi e inizierà a raccogliere dati che cambieranno sicuramente la nostra comprensione dell’universo nel giugno 2022, sei mesi dopo il  lancio del 25 dicembre.

La navicella spaziale Double Asteroid Redirection Test ( DART), un progetto congiunto della NASA e del Johns Hopkins Applied Physics Laboratory, è stata lanciata nel novembre 2021. Attualmente è impegnata nella sua missione di dieci mesi per raggiungere il sistema di asteroidi Didymos. Una volta arrivata, andrà letteralmente a sbattere contro l’asteroide più piccolo del sistema binario Didymos, Dimorphos, nel tentativo di cambiare il suo percorso orbitale. Il proiettile spaziale è considerato una prova di concetto per un sistema di difesa planetario teorico per proteggere la Terra dal possibile impatto un asteroide. Questo test dovrebbe avvenire  il 26 settembre 2022.

I misteri del X-37B

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Le 5 missioni portate a termine dall’aereo spaziale X-37B dell’US Air Force, accompagnate dalla dicitura “top secret”, hanno riacceso le speculazioni di complottisti e cospirazionisti con una serie di teorie che vanno dallo spionaggio, ai test di armi spaziali esotiche fino a coinvolgere presunte attività UFO di chi è fermamente convinto che all’interno dell’Area 51, in Nevada, ci sia una collezione di alieni e astronavi raccolta dal governo americano a partire del 1947.

I dettagli delle missioni dell’X-37B, sono sempre stati coperti da un’impenetrabile cortina di segreto militare, imposta dalla US Air Force per placare la curiosità degli americani, e solo pochi dei segreti del programma, concentrato sulla “sperimentazione e lo sviluppo di veicoli spaziali riutilizzabili”, sono stati svelati.

Ma proprio questa cortina impenetrabile di mistero che avvolge le missioni del X-37B e non solo, su tanti ha avuto un effetto contrario, facendo del piccolo aereo spaziale il simbolo delle cospirazioni in cui i complottisti immaginano coinvolto il governo americano.

Queste idee hanno radici lontane che partono dalla guerra fredda e, toccarono il loro apice in seguito ad un episodio reso moto molto più tardi rispetto a quando accadde.

Nel 1985, proprio nel bel mezzo della guerra fredda Ronald Reagan, allora Presidente USA incontrò il Presidente dell’URSS, Gorbaciov, a Ginevra, per un vertice tenutosi il 19 e 20 novembre. Nell’occasione, i due leader si incontrarono per la prima volta, per discutere della riduzione del numero di armi nucleari in modo simmetrico.

I due leader, prima dell’inizio del meeting formale, fecero una passeggiata accompagnati dai loro interpreti, nessuno udì quello che si dissero a parte gli intermediari che traducevano i dialoghi tra i due. Lo scambio di battute tra i due più potenti capi di stato rimase segreto fino al 2009 fino a quando Michail Gorbaciov in un’intervista si decise a rivelare quanto gli disse Reagan:

ALL’IMPROVVISO IL PRESIDENTE REAGAN MI DISSE: “COSA FARESTI SE GLI STATI UNITI VENISSERO ATTACCATI DA QUALCUNO DALLO SPAZIO PROFONDO? CI AIUTERESTE?”.
RISPOSI: “SENZA ALCUN DUBBIO”.
E LUI RIBATTÈ: “ANCHE NOI”.

Anche le dichiarazioni dei leader delle due superpotenze mondiali hanno contribuito a seminare il sospetto e il cospirazionismo in chi vede nelle missioni spaziali un’azione di contrasto agli UFO. Reagan e Gorbaciov si dissero pronti a collaborare per respingere un invasore extraterrestre, una minaccia che nonostante gli innumerevoli avvistamenti di UFO, i presunti rapimenti da parte di non ben precisate creature aliene e le varie gole profonde che gridano al complotto non è mai stata ufficialmente raccontata.

Reagan tuttavia era un appassionato di fantascienza, cresciuto leggendo opere di Edgar Rice Burroughs, e nel 1983 chiamò il suo programma di difesa nucleare, lo scudo spaziale, Star Wars, come il film uscito 6 anni prima. È nota anche una sua avventura a sfondo ufologico datata 1974, che lo vide protagonista di un avvistamento UFO.

Ma cosa viene segnalato nello spazio e che interessi avrebbero il governo USA e i militari dell’US Air Force?

Intanto, in barba ai cospirazionisti, il veicolo spaziale X-37B sta per tornare nello spazio a partire da metà maggio, e mentre l’Aeronautica militare ha sempre svolto le missioni in assoluta segretezza ora si è decisa a svelare qualcuno dei suoi segreti.

Il Rapid Capability Office dell’Air Force, l’Air Force Reserve Research Lab e la US Space Force hanno unito le forze per eseguire una missione che sfrutta le capacità uniche dell’X-37B. La missione ospiterà più esperimenti di qualsiasi precedente volo del X-37B, inclusi due esperimenti della NASA.

Uno di questi esperimenti valuterà la reazione di determinati materiali alle condizioni nello spazio. Il secondo studierà l’effetto della radiazione spaziale ambientale sui semi. Un terzo esperimento, progettato dal laboratorio di ricerca navale, trasformerà l’energia solare in energia a microonde a radiofrequenza, quindi studierà la trasmissione di tale energia sulla Terra.

Il programma X-37B è iniziato nel 1999 e lanciato per la prima volta nel 2010. Ha completato cinque missioni, trascorrendo in orbita 2.865 giorni, tra cui un record di 780 giorni nella sua missione più recente, che si è conclusa ad ottobre.

Fonti:

https://www.italiastarmagazine.it/stati-uniti/il-mistero-dellx-37b-11329

https://www.sciencealert.com/the-x-37b-space-plane-is-heading-for-mission-6-and-this-time-we-know-what-it-s-doing

Come programmare una radio ricetrasmittente con il software CHIRP

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Migliori casinò non AAMS in Italia

Non basta prendere una ricetrasmittente e metterla nella borsa. Parte del poter  comunicare in un’emergenza è sapere chi si desidera contattare e come. Ad esempio, in un momento di crisi potrebbe non essere facile ricordare ed inserire manualmente nell’apparecchio una particolare frequenza, ad esempio 150.965, per raggiungere i servizi di emergenza locali. Meglio avere questa frequenza già settata sulla selezione rapida.

La maggior parte delle radio, compresi i modelli popolari tra i prepper come le BaoFeng UV5R e BF-F8, hanno una rubrica digitale integrata. Ma sono facili da usare quanto un videoregistratore degli anni ’90: è un grosso problema programmare manualmente le impostazioni tramite i tasti della radio.

CHIRP è un software di programmazione radioamatoriale gratuito che gestisce la rubrica della radio collegando la radio al computer. È open source e funziona con i tre principali sistemi operativi desktop (Windows, macOS e Linux).

CHIRP funziona con le radio più comuni. L’elenco completo è sul loro sito web.

Tutto ciò di cui hai bisogno è un cavo FTDI che funzioni con la tua radio e un po’ di pazienza: è meraviglioso che CHIRP esista, specialmente come software open source gratuito, ma è un obsoleto e macchinoso frustrante da usare.

in questo articolo ti guideremo attraverso la configurazione e l’utilizzo di CHIRP per attività di preparazione comuni come il salvataggio dei tuoi contatti personali e l’importazione di ripetitori locali, stazioni meteorologiche e di primo soccorso. Usiamo le comuni radio BaoFeng, ma i passaggi sono sostanzialmente gli stessi per qualsiasi modello e su tutti i sistemi operativi dei computer.

BaoFeng BF-F8HP radioamatore portatile Dual Band da 8 Watt
Livello base:

BaoFeng BF-F8HP radio portatile Dual Band da 8 Watt

Una delle radio amatoriali portatili più popolari perché è abbastanza solida per la maggior parte degli usi ad un costo accettabile. 3a generazione del già popolare UV-5R.

Canali e impostazioni, cosa salvare e backup

Tipi comuni di contatti che si desidera salvare nella radio:

  • Contatti diretti come familiari, amici, colleghi o il tuo gruppo
  • Ripetitori locali, che sono speciali stazioni radioamatoriali che ritrasmettono messaggi su aree più vaste
  • Stazioni meteorologiche, come gli avvisi meteo NOAA sempre attivi
  • Soccorritori locali, come polizia, vigili del fuoco e servizi di emergenza sanitaria
  • Frequenze FRS e GMRS, così puoi parlare con le persone su quel tipo di radio (es. comuni walkie-talkie)

Ogni cosa specifica che vuoi contattare ha una frequenza. Ma invece di ricordare, ad esempio, 155.415 e a chi corrisponde, puoi semplicemente dargli un nome salvato amichevole come “Vigili del fuoco”.

Ogni voce viene salvata in un canale.

Il salvataggio delle frequenze preferite nei canali semplifica anche la scansione sulla radio. Basta premere il pulsante di scansione e la radio scorrerà continuamente l’elenco dei canali salvati finché non trova qualcosa con attività. Questo è un caso d’uso fondamentale che utilizzerai in caso di emergenza.

CHIRP non serve solo per salvare la tua rubrica. Puoi facilmente creare backup sul tuo computer, cloud storage o unità USB. Puoi condividere lo stesso file di configurazione tra tutti nel tuo gruppo di prepper in modo che siano sulla stessa pagina. In questo modo se perdi o aggiorni la tua radio, è facile riprogrammarla o programmarne un’altra.

Il giusto cavo radio-computer

Alcune radio come l’Icom IC-7300 hanno porte USB, ma altre no, come le BaoFeng più economiche. In questi casi, è necessario un cavo FTDI che colleghi i jack del microfono e degli altoparlanti della radio alla porta USB del computer.

Ci sono molte segnalazioni di errori con cavi knockoff più economici, quindi conviene acquistare cavi autentici dal produttore. I pochi euro in più ne valgono la pena.

La nostra scelta
Cavo di programmazione USB originale BaoFengTech Pc03 FTDI
Prodotto essenziale:

Cavo di programmazione USB originale BaoFengTech Pc03 FTDI

Usa questo cavo per programmare il tuo BaoFeng UV-5R e BF-F8HP.
Un errore comune è non inserire completamente le spine nei fori. Dovresti sentire un clic evidente una volta che il cavo è completamente agganciato.
BaoFeng ports TP
Dove si collega il cavo a una radio BaoFeng

È possibile che il tuo computer non sia già in grado di comunicare con il cavo. In tal caso, dovrai scaricare e installare un “driver” che permetta alle due macchine di parlare tra loro.

Tuttavia, probabilmente con un computer moderno non dovresti avere problemi di driver. In ogni caso, se il tuo computer avesse difficoltà a riconoscere la tua radio quando è collegata, potresti dover installare manualmente un driver da FTDI.

Nei nostri test, il driver si è installato automaticamente in Windows 10. Il driver era già preinstallato su macOS e Arch Linux (Arch è una versione Linux barebone, quindi dovrebbe essere preinstallato anche su distribuzioni Linux più popolari come Ubuntu e Fedora).

Il driver FTDI fornito dalla maggior parte dei fornitori di sistemi operativi non funzionerà con chip contraffatti. Spesso, quando qualcuno ha un problema con CHIRP, la causa è un cavo non originale.

Come installare CHIRP

L’installazione e la configurazione iniziale tendono ad essere alcune delle parti più complicate, quindi procediamo passo dopo passo.

Windows

Scarica il programma di installazione di Windows, aprilo e fai clic sui soliti prompt di Windows. Durante i test, abbiamo scoperto che CHIRP sembra più a suo agio su Windows.

Mac

CHIRP offre pacchetti sia legacy che unificati per macOS, ma consiglia il pacchetto unificato (evidenziazione verde, in fondo all’elenco).

Una volta scaricato, decomprimi il file, quindi trascina e rilascia l’applicazione CHIRP nella cartella `/Applicazioni/`.

La prima volta che lo avvii, devi fare clic tenendo premuto il tasto Ctrl sull’icona dell’app e scegliere Apri. Se provi ad aprirlo facendo doppio clic, riceverai un errore poiché Apple non ha dato a CHIRP il suo timbro di approvazione (Non preoccuparti, è sicuro).

Mac unidentified developer TP

Abbiamo testato CHIRP su macOS 10.14 Mojave e macOS 10.15 Catalina e, nonostante alcuni avvertimenti degli sviluppatori CHIRP, non abbiamo riscontrato problemi nell’utilizzo di CHIRP in Catalina.

Linux

CHIRP offre pacchetti di installazione Linux per Ubuntu e Fedora e un “file tarball” per altre distribuzioni. Se utilizzi una distribuzione basata su Arch Linux, puoi installare CHIRP da Arch Linux User Repository.

Dopo aver installato CHIRP, puoi avviarlo dalla riga di comando con il comando chirpw. Potrebbe anche essere visualizzato in qualsiasi programma di avvio che utilizzi.

L’installazione è abbastanza semplice, ma potresti ricevere un errore di autorizzazione. Gli sviluppatori suggeriscono di aggiungere il tuo utente al gruppo dialout con questo comando:

sudo usermod -aG dialout USERNAME

Dove USERNAME è il tuo nome.

Durante i test con un ThinkPad con Arch, CHIRP ha avuto difficoltà a vedere il cavo FTDI, che mappa su /dev/ttyUSB0. Il riavvio del ThinkPad con il cavo inserito lo ha fatto apparire e da allora non abbiamo avuto problemi di connessione.

Suggerimenti generali

Puoi eseguire la maggior parte di queste attività solo sul computer senza che la radio sia collegata o accesa. Ovviamente, la radio deve essere collegata e accesa quando si spostano i dati tra i dispositivi.

Qualsiasi modifica apportata al computer non cambia la radio finché non glielo dici specificamente.

Collegamenti dei cavi allentati e cavi contraffatti causano la maggior parte dei problemi CHIRP.

Il cavo parla con la radio tramite toni audio. Quindi, ogni volta che fai questo lavoro, assicurati che la tua radio sia sintonizzata su una frequenza bassa senza che passino rumori (anche con il volume al massimo). Si consiglia di rimuovere l’antenna dalla radio prima di collegarla al computer.

La maggior parte delle persone vuole avere un elenco di canali organizzato, come questo esempio molto approssimativo:

  • I Ch 1-10 sono per i contatti personali
  • 11-20 per ripetitori
  • 21-30 per le stazioni meteorologiche
  • 31-50 per i servizi locali
  • 51+ per FRS/GMRS

È utile mantenere alcuni spazi inutilizzati. Immagina di iniziare con solo cinque contatti personali. Invece di avviare i ripetitori sul canale 6, potresti lasciare 6-10 vuoti e avviare i ripetitori sul canale 11. In questo modo, man mano che ne aggiungi altri nel tempo, non devi rielaborare l’intero sistema. Questa è solo una preferenza personale, però.

Ma il software è goffo quando si tratta di mantenere i tuoi canali nel modo desiderato mentre aggiungi/importi altri alla lista.

Mentre segui i passaggi seguenti, ti consigliamo di tenere traccia di quali canali hai già compilato nel tuo piano generale. Potresti aver già salvato i canali 1-14, ma quando vai a importare un altro blocco di canali, la schermata di importazione mostrerà la prima riga a Ch 1, la successiva come Ch 2 e così via.

Dovrai dire a CHIRP quali numeri di canale vuoi che prendano le importazioni, in questo modo eviterai sovrascritture accidentali.

Inizia: collegare la radio e fare un backup

Se hai una radio vuota o una appena uscita dalla scatola, questo passaggio non è molto importante, ma è un buon punto di partenza per la lezione generale: fai parlare CHIRP e la tua radio e crea un’immagine di backup di ciò che è attualmente salvato sulla radio.

Una volta che la radio è collegata correttamente, avvia CHIRP. Nel menu, vai su Radio > Scarica da radio.

Apparirà una finestra di dialogo che ti chiederà di scegliere la porta, il fornitore della radio e il modello. Il venditore e il modello sono relativamente semplici; per un BaoFeng UV5RV2+, scegli BaoFeng per il fornitore e UV-5R per il modello.

Mac choose port TP

Potrebbero essere necessari alcuni tentativi ed errori per scegliere la porta giusta dall’elenco di opzioni mal etichettate, ma non preoccuparti, non puoi danneggiare nulla e saprai se fallisce perché CHIRP non sarà in grado di parlare con la tua radio

Dovresti prima cercare una porta con USB da qualche parte nel nome. Fare clic su Scarica. Se il processo fallisce, prova con un’altra porta.

Una volta eseguito questo passaggio, non dovresti doverlo ripetere sullo stesso computer.

Spostati tra tutti i prompt e gli avvisi visualizzati. Non preoccuparti per gli avvertimenti. Nei nostri test, gli avvertimenti ci dicevano che il driver era sperimentale e non c’erano garanzie sul funzionamento (questi sono avvertimenti comuni in questo tipo di software sviluppato dalla comunità.)

Se tutto funziona come dovrebbe, vedrai una finestra di dialogo che indica che la clonazione è iniziata. CHIRP sta ora copiando le frequenze dalla tua radio al sistema CHIRP.

CHIRP cloning TP

Dopo pochi secondi apparirà una tabella con l’elenco delle frequenze programmate nella vostra radio.

Problemi? Basta ricominciare il processo. Nella nostra esperienza, i problemi emergono nel contatto iniziale tra il computer e la radio. Una volta superato questo punto, diventa tutto più facile.

CHIRP starter frequencies TP

L’interfaccia di CHIRP utilizza le schede. Quando scarichi l’elenco delle frequenze della tua radio (mostrato sopra), tutte queste informazioni verranno visualizzate in una scheda (chiamata “Memoria” nello screenshot). È possibile che ti ritrovi con più schede, quindi fai attenzione.

All’interno di ciascuna scheda, le frequenze radio vengono visualizzate in una tabella. I radioamatori esperti dovrebbero riconoscere molte di queste impostazioni, ma alcune colonne chiave richiedono una spiegazione per i principianti:

  • Loc: il numero del canale assegnato a ciascuna frequenza. Loc 0 sarà il canale 0 sulla tua radio, Loc 10 sarà il canale 10, ecc. Nota che la tua radio ha solo un tot di canali disponibili che puoi programmare. Ad esempio, il BaoFeng UV5RV2+ può avere 128 canali in totale programmati al suo interno.
  • Frequenza: la frequenza effettiva assegnata a ciascun canale.
  • Nome: un’etichetta che assegnerai a ciascun canale. Usa un nominativo per ogni ripetitore, come KY4BG; un soprannome, come 2M CALL; o un nome di canale standard per una frequenza, come FRS 1.
  • Duplex: consente di armeggiare con le impostazioni di trasmissione ed è un argomento completo in sé e per sé. In parole povere, se imposti Duplex su Off, non sarai in grado di trasmettere a quel canale. Probabilmente vorrai disattivare Duplex per le stazioni meteorologiche e le frequenze di risposta alle emergenze come polizia e vigili del fuoco.
  • Salta: l’impostazione di Salta su S farà in modo che la radio salti automaticamente quella frequenza durante la scansione. Abilita Salta per tutte le stazioni meteorologiche che programmi poiché trasmettono sempre.

È buona norma eseguire un backup ogni volta che si apportano modifiche alla radio.

Scegli File > Salva, assegna alla tua immagine un nome memorabile (come la data odierna + “backup”), scegli dove salvare il file e fai clic su Salva.

Immagini vs esportazioni

Quello che hai appena salvato è una “immagine” della tua radio. È un’istantanea di tutto ciò che è memorizzato su quella radio, non solo la rubrica.

Salvare solo la tua rubrica è leggermente diverso. Non include le impostazioni specifiche della radio, solo la tabella delle informazioni di contatto, il che significa che puoi caricare la rubrica su qualsiasi radio. Ciò è utile quando hai più modelli nella tua famiglia o nel gruppo di preparazione.

Questi backup della sola rubrica sono spiegati nell’ultima sezione.

Importazione delle frequenze di base

Uno dei grandi vantaggi di CHIRP è la directory integrata delle frequenze comuni. Potresti usare CHIRP per inserire manualmente la tua rubrica, ma è ancora noioso e soggetto a errori.

Sono disponibili alcune voci di menu per l’importazione delle preimpostazioni di frequenza. Radio > Import From Stock Config è un buon punto di partenza, poiché questa voce di menu offre frequenze universali comuni da importare.

Attraverso l’intero spettro radio, la maggior parte dei prepper finisce per utilizzare le frequenze in soli due parti dello spettro: 2 m e 70 cm.

Modificare le impostazioni del canale automatizzato

Le impostazioni automatiche del canale che CHIRP assegna a ciascuna frequenza non sono ottimali. Per correggere i numeri dei canali, guarda in fondo alla finestra di dialogo in Regola nuova posizione. Se si fa clic su Auto, CHIRP imposterà il canale 2m Call sul canale zero e 70cm Call sul canale uno.

In alternativa, puoi fare doppio clic sul numero del canale nella colonna A per impostarlo manualmente.

CHIRP call adjusted frequencies TP

Il vantaggio dell’utilizzo dei pulsanti in Regola nuova posizione è che aggiornerà tutte le assegnazioni dei canali in una volta sola.

Si desidera utilizzare Auto solo per le prime frequenze che si importano in una rubrica vuota. Utilizzerai i pulsanti numerati (+1, +10, +100) sotto Regola nuova posizione la prossima volta che importi, in modo che l’importazione successiva inizi dove finisce la rubrica corrente, o più in basso se vuoi lasciare alcuni canali vuoti.

Controlla ogni canale manualmente per evitare di sovrascrivere i canali che hai già impostato.

Un semplice esempio:

  • Hai già salvato i canali 1-8.
  • Quindi vai a importare un batch di 14 frequenze.
  • Se non si interviene manualmente, CHIRP potrebbe posizionare quelle 14 nuove frequenze nei canali 1-14.
  • Ma poiché 1-8 sono già presi, devi dire a CHIRP di importare il nuovo batch a partire dal Canale 9 nel campo “A”.

Aggiunta di stazioni meteorologiche

Per aggiungere le frequenze meteorologiche, utilizza la stessa procedura: Radio > Importa da configurazione stock > Avviso meteo.

Per i canali meteo, sono importanti due configurazioni:

  1. A meno che tu non sia un meteorologo, non vorrai trasmettere alle frequenze meteorologiche. Quindi assicurati che Duplex sia disattivato su tutte le tue frequenze meteorologiche.
  2. Dì alla tua radio di saltare la scansione di quelle stazioni inserendo S nella colonna Salta. Se li lasci così come sono e imposti la radio per la scansione, si fermerà a tutte le stazioni meteorologiche che la tua radio può ricevere. E poiché le stazioni meteorologiche trasmettono sempre, la tua scansione si bloccherà lì.

Problema? Se accidentalmente imposti Skip sulla stazione sbagliata, fai clic sulla S e scegli il blocco grigio vuoto sopra la S. Questo disattiverà Skip per quel canale.

Skip wx TP.jpg

Aggiunta di ripetitori locali

CHIRP è particolarmente utile per inserire ripetitori radioamatoriali. Un ripetitore è una particolare stazione radioamatoriale, di solito su un’alta collina o montagna, che ascolta i segnali e poi li “ripete” su un’area più ampia. Molti ripetitori richiedono impostazioni speciali, come un offset di frequenza (poiché di solito ascoltano su una frequenza e trasmettono su un’altra) e un tono PL. CHIRP non solo ti consente di inserire manualmente frequenze, offset e toni PL, ma può importare direttamente le frequenze dai più diffusi repository online per rendere la programmazione un gioco da ragazzi.

Per connetterti ai ripetitori intorno a te, scegli Radio > Importa da sorgente dati > RepeaterBook > Query di prossimità RepeaterBook.

Viene visualizzata una finestra di dialogo in cui inserirai il tuo CAP, la distanza di ricerca in chilometri e le bande disponibili. Per massimizzare il numero di ripetitori trovati da CHIRP, mantieni Banda impostata su Tutti. CHIRP non importerà frequenze incompatibili con la tua radio.

RepeaterBook Query TP

Si è tentati di creare un’area di ricerca davvero ampia. Ma non è il caso di ingombrare la rubrica al punto da risultare inutile. Potresti considerare la distanza tra il tuo lavoro e casa, quanto distanti potrebbero essere i membri principali della famiglia in una giornata tipo, quanto lontano viaggerai verso un luogo di rifugio, ecc.

I ripetitori Ham hanno alcune impostazioni extra nelle colonne, come tono e offset. Questi sono fondamentali per poter trasmettere al ripetitore.

Repeater channels TP

Aggiunta di frequenze di emergenza e primo intervento

Ce ne di sono due tipi:

  • Frequenze standard che le persone possono utilizzare per chiedere aiuto. Pensalo come chiamare il 112: non importa dove ti trovi in Italia, puoi chiamare il 112 e ottenere aiuto. Allo stesso modo, la maggior parte dei diportisti sa che Channel 16 è il canale universale di richiesta di aiuto sulle radio marine.
  • Le frequenze specifiche utilizzate dai risponditori locali, come polizia e vigili del fuoco.

Wikipedia elenca diverse frequenze di soccorso internazionali che è bene conoscere e che sono state programmate nella tua radio. Qui ci sono solo alcuni:

  • La frequenza di chiamata a 2 metri è 146,520 nelle Americhe, 145,5 in Europa e 145 MHz nelle Filippine, in Indonesia e in Thailandia.
  • La frequenza di chiamata di 70 centimetri è 446 nelle Americhe e in Asia, 433,5 in Europa.
  • Canale VHF nautico 16 (156,8 MHz), che è possibile importare in CHIRP in Radio > Importa da Config.
  • Canali FRS 1, 3 e 20. Scorri la pagina per imparare a programmare i canali FRS e GRMS con CHIRP.

La programmazione delle frequenze del primo soccorritore locale può diventare complicata. Puoi farlo manualmente scansionando fino a trovare ciò che è attivo nella tua zona. Puoi navigare manualmente su siti Web come RadioReference e copiare e incollare le informazioni. Oppure potresti chiamare direttamente un gruppo radio locale o anche la polizia/vigili del fuoco e chiedere.

Esistono database con queste informazioni che possono essere importati direttamente in CHIRP, in particolare da RadioReference com, ma è necessario disporre di un account registrato e acquistare un abbonamento premium per importare direttamente quelle frequenze.

Alcune persone che utilizzano CHIRP su Linux e macOS si imbattono in un errore relativo a un “pacchetto Suds mancante“. I passaggi per risolvere sono alla fine di questa sezione.

Suggerimento: puoi verificare che l’importazione/connessione di RadioReference funzioni prima di versare i soldi. Per provarlo, scegli Radio > Importa da origine dati > RadioReference.com. Nella finestra di dialogo che richiede il nome utente, la password e il codice postale, inserisci un messaggio incomprensibile e fai clic su OK. Se ricevi un errore che il tuo nome utente o password non sono validi, sei a posto. Sentiti libero di iscriverti a RadioReference.com e continuare con l’importazione.

Supponendo che la connessione di importazione vada bene, scegli Radio > Importa da origine dati > RadioReference.com. Inserisci il tuo vero nome utente, password e CAP.

Importing first responders TP

Proprio come con gli altri tipi di importazione, vedrai un elenco di frequenze da importare. Usa le caselle di controllo a sinistra (sotto “Importa”) per decidere quali vuoi portare.

Sarai in un mondo di dolore se trasmetti su frequenze di risponditore ufficiale senza un’emergenza in buona fede. Forse tuo figlio prende una radio e decide di giocare a guardie e ladri. Per impedire le trasmissioni in uscita, impostare la colonna Duplex su Off.

Riparare il pacchetto Suds: ll’inferno di Python

Salta questo paragrafo se non hai ricevuto un errore Suds.

Python è un linguaggio di programmazione. La versione attuale è la 3, ma CHIRP è ancora basato sulla versione 2. Ciò rende un po’ difficile da risolvere, perché se installi la versione corrente di Suds pensata per Python 3, non funzionerà.

Mac OS

Apri il Terminale in /Applicazioni/Utility e inserisci:

sudo easy_install -z suds

Questa correzione funziona sia in macOS 10.14 Mojave che in 10.15 Catalina.

Linux

Le cose sono un po’ più rischiose su Linux poiché ogni distribuzione è diversa. Il comando sopra potrebbe funzionare, ma non sul ThinkPad che abbiamo usato. In Arch Linux, potrebbero funzionare questi comandi:

sudo pacman -S python2-pip

pip2 installa suds

pip è un gestore di pacchetti per i moduli Python. Come avrai intuito, esiste una versione per Python 2 e una per Python 3. I comandi precedenti utilizzano Pacman, il gestore di pacchetti di Arch Linux, per installare la versione Python 2 di pip e quindi invocarlo per installare Suds. Controlla il gestore di pacchetti della tua distribuzione per la versione Python 2 di pip, quindi esegui il secondo comando sopra.

Potresti scoprire che è più un problema di quanto ne valga la pena e scegli invece di copiare le informazioni dal sito Web di RadioReference e incollarle in CHIRP, il che non ti costerà nulla. È corretto, ma è anche un processo noioso e soggetto a errori. Dovrai copiare singolarmente ogni frequenza, nome, tono PL, ecc.

Puoi anche esportare un file CSV di frequenze dal sito Web di RadioReference e importarlo in CHIRP, ma non è meno difficile di un’importazione diretta in CHIRP. RadioReference.com non esporta un file CSV formattato come previsto da CHIRP.

Aggiunta di FRS e GRMS

Questa parte è facile, ma potresti non volerla fare. Family Radio Service (FRS) e General Mobile Radio Service (GMRS) sono bande speciali non radioamatoriali. FRS è essenzialmente pensato per i walkie-talkie. GMRS è una versione truccata di FRS che richiede una licenza.

In conclusione: FRS e GMRS sono per radio appositamente costruite. Trasmettere su quelle frequenze da una radio normale è tecnicamente illegale. Tuttavia, in caso di emergenza, potresti voler avere quante più frequenze possibile a tua disposizione e in caso di emergenza di vita o di morte puoi trasmettere ovunque. Un operatore radioamatoriale potrebbe non essere nelle vicinanze, ma potrebbe esserci qualcuno con un walkie talkie FRS o una radio GRMS che puoi raggiungere. Inoltre, è bene avere queste frequenze sulla radio da scansionare nel caso in cui qualcuno chiami da queste frequenze per chiedere aiuto.

Scegli Radio > Importa da configurazione stock > Canali US FRS e GMRS.

Ancora una volta, ti viene presentato un elenco di frequenze. Queste dovrebbero funzionare tutte con la tua radio. Come sempre, dovrai regolare i numeri dei canali.

Importing FRS GMRS TP

Se sono rimasti dei canali vuoti, puoi aggiungerne altri se lo desideri, come bande marine o canali MURS.

Modifica delle impostazioni generali della radio

Puoi anche regolare molte delle impostazioni della tua radio in CHIRP. Non possiamo coprire tutte le impostazioni poiché alcune impostazioni dipendono dal modello della tua radio. Nel dubbio, non cambiare le cose.

Cerca la scheda Impostazioni. Per tornare a visualizzare l’elenco dei canali, fai clic su Ricordi, appena sopra la scheda Impostazioni.

CHIRP radio settings TP

Un esempio di personalizzazione che alcune persone amano effettuare tramite queste impostazioni è il modo in cui le etichette dei canali vengono visualizzate sullo schermo. È possibile visualizzare il nome intuitivo (ad es. “2M Call”) o la frequenza. Invece di avere entrambe le righe che utilizzano lo stesso schema di etichettatura, è possibile impostare una riga per utilizzare un metodo e l’altra per utilizzarne uno diverso.

Molte radio, come la BaoFeng nella foto, possono sintonizzarsi su due canali contemporaneamente che si spostano rapidamente avanti e indietro. È simile a quanti telecomandi TV hanno un pulsante che cambia tra i due canali più recenti. Nell’immagine sottostante, le due linee principali mostrate sullo schermo sono i due canali attualmente attivi. Puoi vedere il numero del canale sulla destra (in questo caso entrambi sono impostati su Ch 0) e il pulsante blu “A/B” serve ad attivare l’uno o l’altro. La freccia in alto accanto a “2M” mostra quale è attualmente attivo. Se la riga inferiore fosse attiva, la freccia sarebbe accanto al “146”.

BaoFeng name frequency TP

Immagina di essere in una situazione di emergenza e di sfogliare la tua rubrica tramite la riga superiore dello schermo. Stai vedendo scorrere etichette come “2M CALL”, “FIRE DEPT”, ecc. Alla fine trovi quello che desideri.

Salvataggio delle modifiche alla radio

Una volta che sei soddisfatto del tuo elenco di canali, sei pronto per caricarlo sulla tua radio. Se hai scollegato la radio, riaccendila, alza il volume, passa a una stazione silenziosa e ricollegala.

Fai un backup del tuo lavoro salvando l’elenco dei canali sul tuo computer usando gli stessi passaggi di prima.

Scegli Radio > Carica su radio. A questo punto, dovresti avere la porta, il fornitore e il modello impostati correttamente. Fare clic su OK e fare clic su qualsiasi richiesta per clonare il nuovo elenco di canali sulla radio.

Condividere la rubrica con altri o cambiare modello di radio

Quando esegui un backup dell'”immagine” della tua radio, salva le informazioni in un file IMG effettivo che è specifico per la tua radio perché include sia la rubrica che le impostazioni personalizzate/generali specifiche per il tuo modello.

Dal momento che non puoi semplicemente importare quel file IMG su un modello di radio diverso, devi fare un passaggio intermedio se vuoi applicare i dati a un nuovo modello o condividi il tuo elenco di frequenze con persone che hanno radio diverse.

Per aprire un’immagine radio, scegli File > Apri e sceglila dalla directory.

Per esportare le frequenze della tua radio, scegli File > Esporta.

Il file esportato sarà in formato CSV, un formato standard per i fogli di calcolo. Puoi quindi importare quelle frequenze su un altro modello di radio aprendo l’immagine della tua nuova radio e scegliendo File > Importa. Seleziona il file CSV che hai esportato.

L’esportazione in CSV è utile per sincronizzare le frequenze tra diversi modelli di radio. Tuttavia, se mantieni più configurazioni per una singola radio, è più semplice salvarle come immagini. Puoi creare più immagini per la tua radio e passare da una all’altra. Ad esempio, potresti avere una serie di frequenze da scansionare a casa e un’altra serie mentre sei in vacanza.

Equazioni di Maxwell dell’elettromagnetismo

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Le equazioni differenziali hanno svolto un ruolo importante nella fisica teorica e matematica. Tutto ebbe inizio nel XIX secolo con la formulazione della teoria ondulatoria della luce che si affermò sotto la spinta di risultati sperimentali osservati e ben analizzati. Qui, per la prima volta, le equazioni alle derivate parziali sono apparse come espressione naturale delle realtà primarie della fisica.

La nuova era nell’evoluzione della fisica teorica iniziò con geni come Maxwell, Faraday e hertz e non sarebbe sbagliato chiamare Maxwell il “leone” di questa rivoluzione della fisica. L’intera idea di ciò che si sapeva allora sui fenomeni luminosi ed elettromagnetici era espressa da Maxwell nel suo doppio sistema di equazioni differenziali. Maxwell dimostrò che i campi elettrici e magnetici erano, infatti, variabili dipendenti, riconcettualizzando la nozione preconcetta di campi elettrici e magnetici.

Confrontandosi con i risultati sperimentali di Faraday, insieme ad altri fisici straordinari come André-Marie Ampère, Maxwell si è interrogato sulla forma matematica delle equazioni dei campi elettrici e magnetici e ha apportato alcuni cambiamenti nelle sue equazioni con un notevole colpo di intuizione. La teoria di Maxwell oggi può essere riassunta da quattro equazioni. Ma la sua formulazione prese la forma di 20 equazioni simultanee, con 20 variabili. Le componenti dimensionali delle sue equazioni (le direzioni x, y e z) dovevano essere enunciate separatamente. E ha impiegato alcune variabili controintuitive.

1)∇.D = ρ
2)∇.B = 0
3)∇xE = -∂B/∂t
4)∇xH = J +∂D/∂t

Qui, E e B e J sono campi vettoriali che descrivono rispettivamente l’intensità del campo elettrico, la densità del flusso magnetico e la densità della corrente elettrica, ρ descrive la densità della carica elettrica, D è lo spostamento elettrico, H rappresenta l’intensità del campo magnetico e t è il tempo .

La prima equazione di Maxwell

∇.D = ρ.
Integrando questo su un volume arbitrario V otteniamo
∫v ∇.D dV = ∫v ρ dV
Ma dal Teorema di Gauss, otteniamo
∫s D.dS = ∫v ρ dV = q
Qui, q è la carica netta contenuta nel volume, V S è il volume limite della superficie V. La prima equazione di Maxwell significa che: Lo spostamento elettrico totale attraverso la superficie che racchiude un volume è uguale alla carica totale all’interno del volume.

Seconda equazione di Maxwell

∇.B = 0
Integrandolo su un volume arbitrario V, otteniamo
∫v ∇.B = 0.
Usando il teorema della divergenza di Gauss per trasformare l’integrale di volume in integrale di superficie, otteniamo
∫s B.dS = 0.
La seconda equazione di Maxwell significa che : Il flusso totale in uscita dell’induzione magnetica B attraverso qualsiasi superficie chiusa S è uguale a zero.

Terza equazione di Maxwell

x E = — ∂B/∂t . dS
Convertendo l’integrale di superficie del
membro sinistro in integrale di linea mediante il teorema di Stoke, si ottiene

Φc E. dI = — ∫s ∂B/∂t. dS.

La terza equazione di Maxwell significa che: La forza elettromotrice (emf e = ∫C E.dI) attorno a un percorso chiuso è uguale alla velocità di variazione negativa del flusso magnetico legato al percorso (poiché flusso magnetico Φ = ∫s B.dS) .

La quarta equazione di Maxwell

∇ x H = J + ∂D/∂t
Prendendo integrale sulla superficie S delimitata dalla curva C, si ottiene
∫s ∇ x H. dS = ∫s (J + ∂D/∂t) dS

Usando il teorema di Stoke per convertire l’integrale di superficie su LHS dell’equazione sopra in integrale di linea, otteniamo
Φc H.dI = ∫s (J + ∂D/∂t).dS

La quarta equazione di Maxwell significa che: La forza magnetomotrice (mmf = Φc H dI) attorno a un percorso chiuso è uguale alla corrente di conduzione più la corrente di spostamento attraverso qualsiasi superficie delimitata dal percorso.

Trascurando gli importanti risultati individuali che il lavoro di una vita di Maxwell ha prodotto in importanti dipartimenti di fisica e della natura della realtà fisica, possiamo dire questo: prima di Maxwell la gente concepiva la realtà fisica, nella misura in cui si suppone che rappresenti eventi in natura- come punti materiali, i cui mutamenti consistono esclusivamente di moti, soggetti ad equazioni differenziali totali. Dopo Maxwell hanno concepito la realtà fisica come rappresentata da campi continui, non spiegabili meccanicamente, che sono soggetti ad equazioni differenziali alle derivate parziali. Questo cambiamento nella concezione della realtà è il più profondo e fruttuoso che sia giunto alla fisica dai tempi di Newton“. (A. Einstein nel centenario della nascita di Maxwell. Pubblicato nel 1931).

Le equazioni di Maxwell sono molto simili alle equazioni di Hamilton in cui mostrano quale deve essere la velocità di variazione, nel tempo, delle quantità rilevanti, in termini di quali sono i loro valori in un dato momento. Nelle equazioni di Maxwell, le quantità sono campi elettrici e magnetici. Ma c’è una grande e importante differenza tra le equazioni di Maxwell e quelle di Hamilton: le equazioni di Maxwell sono equazioni di campo e le equazioni di Hamilton sono equazioni di particelle, il che significa che sono richiesti un numero infinito di parametri per descrivere lo stato del sistema nel caso della proposizione di Maxwell mentre, per quelle hamiltoniane, richiede un numero finito (le coordinate dei tre punti).

Le equazioni dell’elettromagnetismo di Maxwell descrivono come i campi elettrici e magnetici derivano da cariche e correnti elettriche, come si propagano e come si influenzano a vicenda. Queste equazioni non hanno solo l’importanza di aiutare a formulare e spiegare molteplici aree della fisica teorica e matematica ma anche, insieme alla forza di Lorentz, quantificano la maggior parte dei processi fisici che sperimentiamo nella nostra vita quotidiana.

Le equazioni di Maxwell possono essere considerate uno dei pilastri fondamentali della meccanica quantistica e della fisica moderna poiché spiegano magnificamente il fatto che la luce non richiede un mezzo per la sua propagazione che in precedenza si presumeva fosse un etere luminoso.

Nel 19° secolo, i fisici teorici si resero conto che esistevano soluzioni alle equazioni di Maxwell in cui i campi elettrici e magnetici potevano coesistere in assenza di carica elettrica. Questa soluzione era un’onda oscillante, in movimento, che si muoveva a 299.792.458 metri al secondo.

Furono condotti diversi esperimenti che in seguito rivelarono che la luce stessa si muoveva esattamente alla stessa velocità. Non era una coincidenza: erano la stessa cosa. Era chiaro che la luce non era un’entità magica e che potevamo creare luce attraverso la manipolazione di cariche elettriche. Ciò ha portato alla creazione di sorgenti luminose artificiali, come i laser.

La semplice idea che è venuta fuori dalla teoria dell’elettromagnetismo di Maxwell – il fatto che l’energia può essere trasportata da un luogo all’altro dalle onde elettromagnetiche – è risultata sorprendentemente affascinante ed estremamente stimolante nella comunità dei fisici.

Esopianeti: replicare le atmosfere in laboratorio per aiutare a cercare la vita – video

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Un team di scienziati sta replicando in laboratorio le atmosfere degli esopianeti per capire meglio come i climi alieni potrebbero dare origine alla vita altrove.

I climi degli esopianeti

Utilizzando uno strumento da 2.000 libbre presso l’Università del Colorado, Boulder, i ricercatori del laboratorio del professor Greg Rieker possono ricreare il calore elevato e le pressioni di diversi esopianeti per mappare i gas nella loro atmosfera.

“Osservando l’atmosfera terrestre, possiamo vedere che qui c’è vita perché vediamo metano, anidride carbonica, e diversi indicatori che ci dicono che c’è qualcosa di vivo qui” ha detto Rieker in un comunicato. “Possiamo anche guardare le firme chimiche degli esopianeti. Se dovessimo vedere la giusta combinazione di gas, potremmo avere un indicatore che ci dice che qualcosa è vivo anche lì”.

Rieker, insieme al dottor Ryan Cole, ritiene inoltre che il loro lavoro possa contribuire allo studio della spettroscopia di transito degli esopianeti, una tecnica in cui viene studiata la composizione atmosferica di un esopianeta utilizzando la luce che lo attraversa.

Utilizzando questa tecnica, si può osservare che elementi diversi assorbono i fotoni in modo diverso, causando cambiamenti nel colore della luce che emerge dall’atmosfera.

“Gli scienziati hanno bisogno di una mappa per interpretare ciò che la luce ci dice quando arriva qui“, ha detto Rieker. “È qui che entra in gioco l’esperimento di Ryan. Mentre creiamo questo piccolo microcosmo dell’atmosfera di quell’esopianeta nel nostro laboratorio, inviamo la nostra luce caratterizzata con i laser e studiamo i fotoni che escono. Possiamo misurare i cambiamenti e mappare come la luce viene assorbita.”

Lavorando con altri scienziati del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, Rieker e Cole combinano le letture dei sensori con simulazioni al computer per abbattere i diversi gas nell’atmosfera di diversi esopianeti, utilizzando lo strumento di replicazione dell’atmosfera per vedere come la luce viene assorbita in diversi ambienti atmosferici.

Il team del JPL aiuta a fornire gli strumenti a Rieker e Cole per interpretare i loro risultati, e tutti non vedono l’ora di sapere quali nuovi dati il ​​telescopio spaziale James Webb porterà sul tavolo.

“Il James Webb Space Telescope e altri telescopi come Hubble, stanno osservando l’orizzonte finale di ciò che gli umani possono vedere”, ha affermato Cole. “Greg e io stiamo cercando di rendere le loro visioni un po’ più chiare. Le nostre misurazioni di laboratorio possono aiutare a interpretare le osservazioni dei telescopi di lontane atmosfere planetarie”.

I misteriosi esopianeti Giove caldi

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Combinando le osservazioni del telescopio spaziale Hubble con modelli teorici, un team di astronomi ha acquisito informazioni sulla composizione chimica e fisica di una varietà di esopianeti noti come Giove caldi. I risultati forniscono una “guida sul campo” nuova e migliorata per questo gruppo di pianeti, e forniscono idee sulla formazione dei pianeti in generale.

I Giove caldi, sono pianeti giganti gassosi che ruotano intorno alle loro stelle ospiti in orbite estremamente strette.

Mentre gli studi precedenti si concentravano principalmente su singoli mondi classificati come “Giove caldi”, a causa della loro superficiale somiglianza con il gigante gassoso del nostro sistema solare, il nuovo studio è il primo a esaminare una popolazione più ampia di mondi strani.

Lo studio, che è stato pubblicato su Nature Astronomy, fornisce agli astronomi una “guida sul campo” senza precedenti sui misteriosi Giove caldi, e offre informazioni sulla formazione dei pianeti in generale. Lo studio è stato guidato da Megan Mansfield dell’Osservatorio Steward dell’Università dell’Arizona e comprende il coautore dell’ASU e assistente professore Michael Line della School of Earth and Space Exploration. Ulteriori autori dell’ASU includono l’attuale studentessa di dottorato Lindsey Wiser e l’ex studente di dottorato Ehsan Gharib-Nezhad, attualmente del NASA Ames Research Center.

Sebbene gli astronomi pensino che solo 1 stella su 10 ospiti un esopianeta di questa classe, i particolari pianeti costituiscono una parte considerevole degli esopianeti scoperti fino ad oggi, a causa del fatto che sono più grandi e più luminosi di altri tipi di esopianeti, come i pianeti rocciosi, più simili alla Terra o pianeti gassosi più piccoli e più freddi.

Di dimensioni variabili, da circa un terzo delle dimensioni di Giove a 10 masse di Giove, tutti i Giove caldi orbitano attorno alla loro stella ospite a una distanza estremamente ravvicinata, di solito molto più vicina di Mercurio, il pianeta più interno del nostro sistema solare, al Sole. Un “anno” su un tipico Giove caldo dura ore, o al massimo pochi giorni. Per fare un confronto, Mercurio impiega quasi tre mesi per completare un giro intorno al Sole.

A causa delle loro orbite ravvicinate, si pensa che la maggior parte, se non tutti, dei Giove caldi siano bloccati in un abbraccio ad alta velocità con le stelle che li ospitano, con un lato eternamente esposto alla radiazione della stella e l’altro avvolto nell’oscurità perpetua. La superficie di un tipico Giove caldo può raggiungere la temperatura di quasi 5.000 gradi Fahrenheit, con campioni “più freddi” che raggiungono i 1.400 gradi, abbastanza caldo da fondere l’alluminio.

La ricerca ha utilizzato osservazioni fatte con il telescopio spaziale Hubble che hanno permesso al team di misurare direttamente gli spettri di emissione dei Giove caldi, nonostante il fatto che Hubble non possa visualizzare direttamente nessuno di questi pianeti.

“Questi sistemi, queste stelle e i loro Giove caldi, sono troppo lontani per fornire un’immagine dettagliata della singola stella e il suo pianeta”, ha affermato Mansfield. “Tutto ciò che possiamo vedere è un punto, la fonte di luce combinata dei due”.

Mansfield e il suo team hanno utilizzato un metodo noto come eclissi secondaria per estrarre informazioni dalle osservazioni che hanno permesso loro di scrutare in profondità le atmosfere dei pianeti e ottenere informazioni sulla loro struttura e composizione chimica. La tecnica prevede osservazioni ripetute dello stesso sistema, catturando il pianeta in vari punti della sua orbita, anche quando si immerge dietro la stella.

“Fondamentalmente misuriamo la luce combinata proveniente dalla stella e dal suo pianeta e confrontiamo tale misurazione con ciò che vediamo quando il pianeta è nascosto dietro la sua stella”, ha detto Mansfield. “Questo ci permette di sottrarre il contributo della stella e isolare la luce emessa dal pianeta, anche se non possiamo vederla direttamente”.

I dati dell’eclissi hanno fornito ai ricercatori informazioni sulla struttura termica delle atmosfere dei Giove caldi e hanno permesso loro di costruire profili individuali di temperature e pressioni per ciascuno di essi. Il team ha quindi analizzato la luce del vicino infrarosso, che è una banda di lunghezze d’onda appena oltre la gamma che gli esseri umani possono vedere, proveniente da ciascun sistema caldo di Giove per le cosiddette caratteristiche di assorbimento.

Poiché ogni molecola o atomo ha il suo profilo di assorbimento specifico, come un’impronta digitale, l’osservazione di diverse lunghezze d’onda consente ai ricercatori di ottenere informazioni sulla composizione chimica dei Giove caldi. Ad esempio, se l’acqua è presente nell’atmosfera del pianeta, assorbirà la luce a 1,4 micron, che rientra nella gamma di lunghezze d’onda che Hubble può vedere molto bene.

“In un certo senso, usiamo le molecole per scansionare le atmosfere su questi Giove caldi”, ha detto Mansfield. “Possiamo usare lo spettro che osserviamo per ottenere informazioni sulla composizione dell’atmosfera e possiamo anche ottenere informazioni su come appare la struttura dell’atmosfera”.

Il team ha fatto un ulteriore passo avanti quantificando i dati osservativi e confrontandoli con i modelli, sviluppati da Line, dei processi fisici che si ritiene siano all’opera nelle atmosfere dei Giove caldi. I due set si sono abbinati molto bene, confermando che molte previsioni sulla natura dei pianeti basate sul lavoro teorico sembrano essere corrette, secondo Mansfield, che ha affermato che i risultati sono “emozionanti perché erano tutt’altro che garantiti”.

I risultati suggeriscono anche che tutti i Giove caldi, non solo i 19 inclusi nello studio, possono contenere gruppi simili di molecole, come acqua e monossido di carbonio, insieme a quantità minori di altre molecole. Le differenze tra i singoli pianeti dovrebbero ammontare principalmente a quantità relative variabili di queste molecole. I risultati hanno anche rivelato che le caratteristiche di assorbimento dell’acqua osservate variavano leggermente da un Giove caldo all’altro.

“Presi insieme, i nostri risultati ci dicono che ci sono buone possibilità di capire gli elementi del quadro generale che stanno accadendo nella chimica di questi pianeti”, ha detto Mansfield. “Allo stesso tempo, ogni pianeta ha la sua composizione chimica e questo influenza anche ciò che vediamo nelle nostre osservazioni”.

Il coautore Line ha dichiarato: “Negli ultimi dieci anni ci sono state molte scoperte entusiasmanti e inaspettate riguardo alle calde atmosfere di questi esopianeti. La cosa bella di questa indagine è che forse questi mondi non sono così esotici come ci aspettavamo inizialmente; sembrano ben in linea con le previsioni del nostro modello”.

Secondo gli autori, i risultati possono essere utilizzati per guidare le aspettative su ciò che gli astronomi potrebbero essere in grado di vedere guardando un Giove caldo che non è stato studiato prima. Il lancio del nuovo telescopio di punta della NASA, il James Webb Space Telescope (JWST), ha entusiasmato i cacciatori di esopianeti poiché Webb può vedere in una gamma molto più ampia di luce infrarossa, e consentirà uno sguardo molto più dettagliato sugli esopianeti, compresi i Giove caldi.

“Ci sono ancora molte cose che non sappiamo su come si formano i pianeti in generale, e uno dei modi in cui cerchiamo di capire come potrebbe accadere è osservare le atmosfere di questi Giove caldi”, ha detto Mansfield.

“Con i dati di Hubble, possiamo osservare le tendenze studiando l’assorbimento d’acqua, ma quando parliamo della composizione dell’atmosfera nel suo insieme, ci sono molte altre molecole importanti che si desidera esaminare, come il monossido di carbonio e l’anidride carbonica, e JWST ci darà la possibilità di osservare effettivamente anche quelli”.