giovedì, Maggio 15, 2025
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La mano di Prêles

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Un gruppo di archeologi svizzeri si è imbattuti in una scoperta sconcertante, potenzialmente molto importante, rinvenuta all’interno di un’antica sepoltura: una mano di bronzo datata ad oltre 3.500 anni fa, con un bracciale d’oro attorno al polso.

Niente di simile era mai stato portato alla luce, finora, in questa parte dell’Europa, ed i ricercatori non sono ancora sicuri di sapere quale valore attribuire a questa scoperta. Secondo le prime ipotesi, l’oggetto potrebbe essere un simbolo di potere, ma non è chiaro se un tempo fosse parte di una scultura più grande o se fosse l’ornamento di un bastone o uno scettro.

Il Servizio archeologico del Cantone di Berna sta attualmente conducendo un’analisi scientifica dettagliata dell’oggetto e si ritiene che, nel giro di qualche mese, tutte le domande avranno una risposta.

La datazione preliminare effettuata con la tecnica del carbonio ha determinato che la mano risale ad un periodo collocabile intorno alla media età del bronzo, tra il 1550 ed il 1400 avanti Cristo. Se questa datazione fosse confermata, questa mano sarebbe l’opera in bronzo raffigurante una parte del corpo umano più antica del mondo. Se risultasse essere davvero parte di una scultura, potrebbe anche essere la più antica scultura in bronzo ritrovata in Europa.

Per quanto ne sappiamo, non è mai stata ritrovata una scultura simile risalente all’età del bronzo in Europa centrale“, dice un comunicato stampa del Servizio archeologico del Cantone di Berna , “siamo sicuramente in presenza di un oggetto unico e straordinario.”

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La mano misteriosa è leggermente più piccola di una mano vera. © Servizio archeologico del Cantone di Berna / Philippe Joner

La cosiddetta “mano di Prêles” è stata scoperta vicino al Lago di Biel, nella provincia occidentale di Berna, nell’autunno del 2017, insieme a una lama di bronzo e una costola umana. Nell’estate del 2018, gli archeologi che lavoravano sul sito hanno riportato alla luce i resti scheletrici di un uomo adulto che sembrava essere sepolto in una costruzione in pietra molto più antica. La tomba conteneva anche una spilla di bronzo, un ornamento per capelli in bronzo e resti di lastre d’oro, forse facenti originariamente parte della mano di bronzo.

Scoprendo l’identità di questo misterioso uomo, i ricercatori sperano di poter capire il significato dell’insolita mano di bronzo.

“Quasi certamente fu un personaggio di alto rango”, conclude il comunicato del Servizio archeologico del Cantone di Berna.

È ancora troppo presto per determinare se la mano è stata realizzata nella regione dei Tre Laghi o in un paese più lontano. Non conosciamo né il significato né la funzione attribuita a questo oggetto. Il bracciale d’oro potrebbe suggerire che fosse un emblema di potere, un segno distintivo del rango, oppure una parte di una più grande scultura rappresentante una divinità.”

La campagna di scavo nel sito del ritrovamento è ora momentaneamente sospesa. I lavori riprenderanno nella prossima primavera e si spera che l’area riservi ancora qualche sorpresa, magari in grado di fare luce sulla mistriosa mano ed il personaggio sepolto insieme ad essa.

La Spagnola a New York

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Nel 1918 New York rivaleggiava con Londra come metropoli più grande del mondo. Grazie agli ingenti flussi di immigrati che si erano riversati tra il 1880 e il 1920 la “Grande Mela” toccava i 5 milioni e 600.000 abitanti.

Venti milioni di immigrati quasi tutti provenienti dall’Europa,  in cerca di una vita migliore,  transitavano per la porta di accesso degli States: il porto di New York e molti di loro si fermarono nella grande città americana fondata nel 1624 dagli olandesi, col nome di Nieuw Amsterdam.

La città, all’epoca, era costituita da un guazzabuglio di etnie e di lingue diverse, ben lontane da rappresentare una comunità socialmente e culturalmente coesa. Inoltre era il punto di imbarco delle truppe americane che andavano a combattere in Europa. E’ in questo contesto che il neo Commissario alla Sanità, nominato nell’aprile di quell’anno, Royal S. Copeland si trovò ad affrontare a luglio la seconda ondata della “spagnola”.

Copeland era un chirurgo oculista ed omeopata, proveniva dal Michigan ed era riconosciuto come uomo pratico e determinato. Eppure all’inizio dell’estate temporeggiava rispetto alle prime avvisaglie dell’epidemia. Anche se le autorità portuali avevano intensificato agli inizi dell’estate il controllo sulle navi provenienti dall’Europa, il 12 agosto la Bergensfjord una nave norvegese attraccò a New York con undici persone contagiate.

Gli ammalati vengono  ricoverati  senza essere messi in isolamento nell’ospedale di Brooklyn. Soltanto il 17 settembre quando ormai l’epidemia imperversava in città, Copeland notificò l’influenza ed attese fino al 4 ottobre per dichiarare lo stato di epidemia. In quei mesi le navi da trasporto truppe avevano fatto la spola più volte tra le due sponde dell’Atlantico trasportando il loro carico di morte in Europa e viceversa.

Copeland era impotente rispetto alle superiori esigenze militari però dopo il 4 ottobre prese tre provvedimenti che ebbero un certo effetto sull’andamento epidemico: scaglionò gli orari di apertura di negozi, cinema e fabbriche eliminando di fatto l’orario di punta, quindi mise in piedi 150 centri d’emergenza sparsi per la città per coordinare i soccorsi e raccogliere le notifiche delle infezioni ed infine la decisione più controversa di tutte, tenne aperte le scuole pubbliche.

Copeland era convinto che mantenere i bambini all’interno delle scuole avrebbe permesso oltre ad un miglior controllo del contagio anche un suo contrasto attraverso un alimentazione più sana ed un’igiene migliore. Nonostante le feroci critiche ricevute dalla Croce Rossa e dagli ex Commissari alla Sanità, Copeland tenne duro ed ottenne la sua rivincita, quell’autunno pochi  bambini si ammalarono di spagnola.

Copeland era anche consapevole che la malattia avrebbe alimentato il razzismo e la xenofobia contro alcune minoranze etniche e principalmente contro gli italiani verso cui si abbattevano una serie di pregiudizi impietosi, erano tutti sporchi, sciatti, criminali, comunisti, fannulloni, restii ad integrarsi etc. I nostri connazionali arrivavano a New York per lo più attraverso il porto-simbolo di Ellis Island, isolotto alla foce del fiume Hudson e nel  1910 superavano già  (se si comprendono anche i nati in America da genitori italiani) le 500.000 unità. Nacquero così le Little italies,  interi quartieri popolati quasi esclusivamente  da italiani, il più famoso dei quali era situato nella parte meridionale di Manhattan, nel cuore di New York,   attorno a Mulberry Street; sempre a New York, si consolidarono altre Little Italy non meno importanti, come nel Bronx, a Bensonhurst, a Staten Island e nel Queens.

Gli immigrati italiani vivevano in palazzoni fatiscenti con una densità abitativa nei quartieri dove si addensavano anche di 120.000 persone per chilometro quadrato. In alcune aree della Tredicesima Strada Est, enclave dell’immigrazione siciliana, non era raro che dieci persone occupassero una sola stanza. Gran parte degli italiani immigrati erano contadini analfabeti, che non parlavano inglese, ancora avvinti alle loro superstizioni ed alla cultura popolare del paese nativo. All’epoca il principale quotidiano newyorchese in lingua italiana era “Il Progresso Italo-Americano” che vendeva quasi 100.000 copie al giorno.

Il giornale svolse una funzione importante nel contrasto all’epidemia e nell’integrazione della grande comunità italiana. Le poche persone in grado di leggere diffondevano poi le notizie agli altri membri della comunità fungendo da prezioso tramite tra le autorità sanitarie e questa emarginata parte dei cittadini di New York.

Il “Progresso” fu uno dei pochi giornali che appoggiarono la decisione di Copeland di mantenere aperte le scuole. Le misure di Copeland non impedirono però che anche New York pagasse un pesante tributo di vittime alla spagnola, la fine dell’epidemia fu comunicata il 5 novembre, anche se agli inizi del 1919 ci fu una breve recrudescenza della malattia, ed alla fine si contarono circa 20.000 vittime. Lo stesso Copeland secondo il figlio si ammalò in ottobre ma non lo disse a nessuno e continuò a gestire l’emergenza.

Non poche misure adottate allora da Copeland sono le stesse o molto simili a quelle adottate dai Governi nel contrasto a Covid19, ci limitiamo a citarne fra le altre, soltanto due: l’uso generalizzato delle mascherine e la proibizione di tenere funerali pubblici.

Copeland dopo quell’esperienza si diede alla carriera politica e venne per tre volte eletto nel Senato degli Stati Uniti, morì nel suo ufficio il 17 giugno 1938, all’età di 70 anni.

Perché i razzi vengono lanciati dalla Florida?

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Il 24 luglio 1950 ebbe luogo a Cape Canaveral, il primo lancio di un missile denominato Bumper 8. Il missile, composto da due stadi, (il primo era un missile balistico V-2 tedesco e il secondo un razzo WAC Corporal), decollò dal Launch Complex 3 presso la Cape Air Force Station di Cape Canaveral seguendo una traiettoria balistica sul Joint Long Range Proving Ground. Nacque cosi quasi 70 anni fa la “Space Coast” della Florida.

L’agenzia privata SpaceX che collabora con la NASA ha effettuato uno storico lancio il 30 maggio scorso dal Launch Pad 39A presso il Kennedy Space Center a Cape Canaveral, inviando due astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale per la prima volta dal suolo americano dalla chiusura del programma Space Shuttle nel 2011.

Cape Canaveral, che si trova tra Jacksonville a nord e Miami a sud, ospita due siti di lancio: il Kennedy Space Center, a Merritt Island; e Cape Canaveral Air Force Station, sul promontorio. Cape Canaveral è diventato il più importante gateway americano verso il cosmo, anche se non è stato il primo posto da cui sono stati lanciati dei missili dal suolo Statunitense.

Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, quando la tecnologia missilistica era agli albori, i missili venivano lanciati dalla White Sands Test Facility nel New Mexico.

La lunghezza totale del raggio d’azione a White Sands era di circa 160 chilometri“, ha spiegato Stan Starr, capo dell’Applied Physics Branch presso il Kennedy Space Center. “Tutto quello che hanno lanciato doveva andare dritto verso l’alto e leggermente verso nord, in modo che le stazioni radar e di telemetria potevano monitorare i missili per seguirli“.

In quegli anni una serie di programmi missilistici militari avevano lo scopo di raggiungere distanze sempre maggiori. Tuttavia per arrivare all’obiettivo i programmi dovevano essere in grado di seguire la traiettoria del razzo in tutto il suo sviluppo. In questo modo, se qualcosa fosse andata per il verso sbagliato, gli ingegneri missilistici potevano assicurarsi che i missili sarebbero caduti al suolo o in mare senza causare danni.

Cape Canaveral ha avuto un grande vantaggio rispetto ad altre località”, ha detto Starr. È stato selezionato per due motivi: si trova relativamente vicino all’equatore rispetto ad altre luoghi negli Stati Uniti; e si trova sulla costa orientale.

Una posizione di lancio sulla costa orientale consente a qualsiasi razzo che lascia la superficie della Terra viaggiando verso est di ricevere una spinta addizionale dalla rotazione della Terra stessa. Una posizione di lancio sulla costa occidentale obbligherebbe a traiettorie che porterebbero i missili a sorvolare pericolosamente aree popolate per seguire la rotazione della Terra oppure si sarebbero dovute considerare traiettorie molto più dispendiose in senso contrario alla direzione della rotazione.

Qualsiasi oggetto che si trova sulla superficie terrestre si sta già muovendo ad est molto velocemente“, ha spiegato Starr.

Pensate a un disco che gira su un giradischi con un piccolo peso posizionato vicino al centro e un secondo peso vicino al bordo, spiega la NASA. La distanza dal centro di rotazione influenza la quantità di spinta nella cosiddetta velocità tangenziale per ciascun peso. Quindi il peso sul bordo esterno si trova a una distanza maggiore e quindi possiede una maggiore velocità tangenziale rispetto al peso posto vicino al centro.

La Terra può essere pensata allo stesso modo (ma è solo una esemplificazione per facilitare la comprensione, non significa assolutamente che la Terra sia un disco rotante) con il punto più distante dal centro posto all’equatore che possiede la massima velocità tangenziale. Poiché Cape Canaveral si trova a circa 28,5 gradi sopra l’equatore, la velocità aggiuntiva che un razzo ottiene è di poco inferiore alla velocità massima di rotazione all’equatore. Quella velocità è pari a circa 1.471 km / h.

I razzi Bumper che furono testati nel 1950, ha spiegato Starr, furono i primi razzi a due stadi ad essere sviluppati. I razzi a due stadi comprendono un primo stadio che genera la spinta per il lift-off e una volta svuotato del suo carburante viene sganciato e abbandonato per favorire l’accensione del secondo stadio che proseguirà la spinta aumentando la velocità.

All’epoca c’erano otto razzi Bumper in totale, e i primi sei furono lanciati da White Sands. Il Bumper 5 salì a un’altitudine di 244 miglia, più in alto della Stazione Spaziale Internazionale in orbita attorno alla Terra oggi.

L’installazione dell’Aeronautica militare a Cape Canaveral fu ribattezzata Patrick Air Force Base il 1 agosto 1950. Oggi, la Base è adiacente al Kennedy Space Center e negli anni trascorsi dal lancio dei Bumper, Cape Canaveral ha visto partire per lo spazio migliaia di missili.

Fonte: Live Science

Un orologio atomico portatile con una precisione al trilionesimo di secondo

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L’agenzia governativa degli Stati Uniti DARPA ha annunciato il programma Robust Optical Clock Network (ROCkN), che mira a costruire un orologio atomico ottico super preciso abbastanza compatto da stare all’interno di un aereo militare o di un veicolo da campo, rivela un rapporto di New Atlas.

Nelle operazioni militari, è richiesta una precisione di livello di nanosecondi affinché le navi militari possano sparare con armi ad alta velocità e a distanze estreme. Anche un errore di un miliardesimo di secondo potrebbe far mancare il bersaglio a un missile. A tal fine, l’esercito moderno fa molto affidamento sul GPS, ma la tecnologia non è sempre disponibile e può anche essere bloccata dagli avversari.

L’orologio atomico potrebbero fornire una soluzione consentendo alle unità di campo di leggere l’ora con una precisione ultra precisa, senza la necessità di connettersi al GPS. La tecnologia utilizza un raggio di microonde per misurare la frequenza degli atomi mentre cambiano lo stato energetico. Il tipo più accurato di orologio atomico è l’orologio atomico ottico, che sostituisce le microonde con un raggio di luce, aumentando la precisione di un fattore 100. Gli orologi atomici ottici sono così precisi, infatti, che non avrebbero perso un secondo per l’intera esistenza dell’universo di oltre 13 miliardi di anni.

Orologio atomico portatile

In genere, l’orologio atomico ottico è una macchina grande e ingombrante, ma il programma ROCKn di DARPA mira a renderlo più piccolo e leggero in modo che possa essere montato su veicoli militari e persino satelliti.

“L’obiettivo è di trasferire orologi atomici ottici da elaborate configurazioni di laboratorio a versioni piccole e robuste che possono funzionare al di fuori del laboratorio”, ha affermato in una nota Tatjana Curcic, responsabile del programma presso l’Ufficio per le scienze della difesa della DARPA.

“Se abbiamo successo, questi orologi ottici fornirebbero un aumento della precisione di 100 volte, o una diminuzione dell’errore di temporizzazione, rispetto agli orologi atomici a microonde esistenti, e dimostrerebbero un migliore mantenimento della precisione del tempo di nanosecondi da poche ore a un mese. Questo programma potrebbe creare molte delle tecnologie, dei componenti e delle dimostrazioni critiche che portano a una potenziale futura architettura dell’orologio di rete”.

La tecnologia potrebbe avere applicazioni anche per l’esplorazione spaziale. Nel 2019, la NASA ha attivato il suo Deep Space Atomic Clock, che è fondamentale per consentire una navigazione spaziale accurata in futuro. Più o meno allo stesso modo delle operazioni militari, la navigazione spaziale richiede una lettura incredibilmente precisa sulle enormi distanze percorse. Gli orologi atomici ottici portatili, quindi, hanno il potenziale per consentire ai futuri veicoli spaziali di navigare nel cosmo con maggiore facilità.

Marina degli Stati Uniti: caccia stealth F-35C trapelate foto e video dell’incidente – video

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Sono emerse le prime immagini del caccia stealth F-35C della US Navy che si è schiantato nel Mar Cinese Meridionale il 24 gennaio, mostrando il caccia stealth che galleggia in superficie con il tettuccio della cabina di pilotaggio aperto e senza il sedile di espulsione.

Il nuovissimo caccia stealth F-35C statunitense del valore di 100 milioni di dollari

Il nuovissimo caccia stealth F-35C monomotore della Marina degli Stati Uniti, del valore di 100 milioni di dollari, è precipitato sulla portaerei USS Carl Vinson mentre conduceva operazioni di routine, secondo la Marina degli Stati Uniti.

Secondo i funzionari della Marina, il pilota si era espulso prima che l’aereo cadesse in mare dopo aver colpito il ponte della portaerei e aver ferito sei marinai e il pilota.

Da allora la US Navy sta lavorando al recupero del jet F-35C, cercando di battere la Cina, per tenerlo lontano dalle mani di Pechino, poiché contiene alcune delle tecnologie più avanzate della US Navy.

Tuttavia, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha affermato che la Cina era a conoscenza del fatto che un caccia stealth della Marina degli Stati Uniti si era schiantato nel Mar Cinese Meridionale, ma non avevano alcun interesse per il caccia stealth e ha aggiunto: “Consigliamo agli Stati Uniti di contribuire di più alla pace e alla stabilità regionali, piuttosto che mostrare forza ad ogni angolo del Mar Cinese Meridionale”.

Un portavoce della 7a flotta della US Navy ha confermato la genuinità delle immagini venerdì e ha annunciato che le indagini sull’incidente stanno continuando.

Marina degli Stati Uniti: caccia stealth F-35C trapelate foto e video dell'incidente
Marina degli Stati Uniti: caccia stealth F-35C trapelate foto e video dell’incidente

“La nave ha valutato che il video e la foto coperti dai media oggi sono stati presi a bordo della USS Carl Vinson durante l’incidente”, ha detto Hayley Sims ufficiale delle relazioni pubbliche per la 7a flotta.

La Marina degli Stati Uniti ha annunciato all’inizio di questa settimana che i danni alla portaerei sono stati superficiali e ha ripreso le normali operazioni.

Un altro portavoce della 7a flotta, il tenente Nicholas Lingo, ha affermato che sono iniziati gli sforzi per recuperare l’aereo da combattimento dal fondo del Mar Cinese Meridionale.

Non sappiamo quanto impegno richiederà il recupero dell’F-35C della US Navy, ma, come accennato in precedenza, il servizio marittimo ha già avviato le operazioni di recupero della cellula in modo da proteggere i segreti tecnici del suo caccia più avanzato.

L’operazione di recupero sarà probabilmente difficile poiché la Cina rivendica quasi tutti i 1,3 milioni di miglia quadrate del Mar Cinese Meridionale come suo territorio e monitorerà attentamente l’operazione.

Un ufficiale in pensione del Corpo dei Marines e attuale consigliere senior per il programma di sicurezza internazionale del Center for Strategic and International Studies’ International Security Program, Mark Cancian, ha dichiarato al Navy Times che il recupero del caccia stealth dovrebbe essere “relativamente facile”, dato che il Mar Cinese Meridionale non è così profondo.

Sebbene la Marina degli Stati Uniti non avesse fornito dettagli su come intende recuperare l’aereo, ha recuperato un elicottero MH-60S Seahawk da una profondità di 19,075 piedi (5,8 chilometri) al largo della costa di Okinawa, in Giappone, nel 2020.

30 mummie scoperte all’interno di un’antica tomba bruciata dal fuoco

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Nascosto all’interno di una struttura bruciata dal fuoco vicino al fiume Nilo ad Assuan, in Egitto, gli archeologi hanno scoperto l’ingresso di una tomba di famiglia di 2000 anni fa. All’interno hanno trovato 30 mummie di varie età, tra cui diversi anziani affetti da artrite, oltre a bambini e un neonato.

La struttura rettangolare di recente scoperta contenente la tomba.
La struttura rettangolare di recente scoperta contenente la tomba.

Sebbene gli archeologi debbano ancora datare la tomba, sospettano che un’unica famiglia vi abbia seppellito i morti per generazioni che vanno dal periodo tolemaico e romano (dal I secolo a.C. al II o III secolo d.C.), secondo Patrizia Piacentini, professoressa di Egittologia e Archeologia Egizia presso l’Università degli Studi di Milano, condirettore dello scavo.

Questa nuova tomba è una delle oltre 300 recentemente scoperte che circondano il Mausoleo dell’Aga Khan, una struttura in granito rosa costruita nel XX secolo che si trova in cima a una leggera collina lungo il fiume Nilo. Ma mentre la maggior parte delle altre tombe sono state trovate sotterranee o scavate in colline rocciose, questa particolare tomba era unica in quanto è stata trovata all’interno di una struttura fuori terra più grande, che i ricercatori ritengono fosse probabilmente usata come luogo di sacrificio.

Una delle mummie scoperte in una bara all'interno della tomba.
Una delle mummie scoperte in una bara all’interno della tomba.

“Sembra che, per la sua posizione lungo una valle di accesso alla necropoli, questo edificio fosse adibito a recinto sacro dove venivano offerti sacrifici al dio Khnum sotto forma di ariete, Dio creatore e protettore delle fertili inondazioni del Nilo, particolarmente venerato ad Assuan”, ha detto Piacentini a WordsSideKick.com. “Chi meglio di lui avrebbe potuto propiziare la vita eterna di coloro che riposavano in questa necropoli?”

Supportando ulteriormente il suo utilizzo come luogo di sacrificio, Piacentini e la squadra hanno scoperto segni di fuoco sulle pareti della struttura forse da cerimonie di offerta; ma alcuni dei segni di fuoco potrebbero essere stati fatti anche da ladri di tombe, ha aggiunto. Ad ogni modo, all’interno di quella struttura bruciata, hanno scoperto ossa di animali, resti di piante e tavole per le offerte.

All’interno c’era anche una mummia di un uomo accanto a una collana di rame con inciso il suo nome “Nikostratos”.

Gli archeologi hanno scoperto una collana di rame con la scritta "Nikostratos" accanto a una mummia.
Gli archeologi hanno scoperto una collana di rame con la scritta “Nikostratos” accanto a una mummia.

In fondo a una scala che porta all’ingresso della tomba, scavata nella roccia, hanno trovato un vaso per le offerte rotto che conteneva ancora piccoli frutti. La tomba, composta da quattro camere scavate in profondità, conteneva i resti di circa 30 mummie.

Tra i reperti c'era una ciotola di barbotine.
Tra i reperti c’era una ciotola di barbotine.

Alcune delle mummie erano molto ben conservate, come i resti di un bambino nascosto all’interno di un sarcofago di terracotta, mentre altre avevano le bende e il cartonnage, un materiale che gli antichi egizi usavano per avvolgere le mummie, tagliate da antichi ladri. I ricercatori hanno anche scoperto un coltello con una lama di ferro e un manico di legno che potrebbe essere stato usato dai predoni. I ricercatori affermano anche che Nikostratos era probabilmente una volta all’interno della tomba con le altre 30 mummie, ma fu portato fuori dai ladri. 

Lo scavo è stato una joint venture tra la zona delle antichità di Assuan e Nibian in Egitto e dall’Università degli studi di Milano in Italia; i ricercatori stanno continuando ad analizzare e datare i reperti.

 
Originariamente pubblicato su Live Science.
 

Quante galassie esistono?

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Per centinaia di migliaia di anni, l’umanità ha scrutato il cielo notturno con una domanda in testa: cosa c’è là fuori? C’è la Luna, ovviamente, e poi il Sole. E poiché la nostra visione del cielo notturno è diventata più nitida, abbiamo scoperto anche altri oggetti, come gli altri sette pianeti che orbitano attorno al sole e le loro numerose lune. Abbiamo individuato comete, asteroidi, buchi neri e galassie piene di milioni di stelle. Nelle notti particolarmente buie, si possono individuare i bordi della nostra galassia, la Via Lattea.

Quindi esattamente quante galassie ci sono là fuori? Le stime attuali suggeriscono che potrebbero esserci fino a due trilioni di galassie solo nell’universo osservabile.

Ogni galassia ha il suo insieme unico di caratteristiche. Nel corso di milioni di anni formano gas, polvere, stelle, pianeti e lune. Al centro della maggior parte delle galassie si trova un buco nero supermassiccio, che trascina le stelle vicine.

Il famoso astronomo Edwin Hubble fu il primo a ideare un sistema di classificazione dlle galassie per le loro caratteristiche celesti nel 1926. Secondo la sua classificazione (molto semplificata), ci sono cinque tipi principali di galassie: spirale, spirale barrata (la Via Lattea è una spirale barrata) , lenticolare, ellittica e irregolare.

Aritmetica intergalattica

cielo nero con le stelle
Una piccola sezione del Great Observatories Origins Deep Survey (GOODS), che combina i dati del telescopio spaziale Hubble, del telescopio spaziale Spitzer e dell’Osservatorio a raggi X Chandra. – NASA, ESA, GOODS TEAM E M. GIAVALISCO (UNIVERSITÀ DEL MASSACHUSETTS, AMHERST)

Solo negli ultimi anni siamo stati in grado di stimare e capire quanto altro c’è nell’universo. Gli scienziati utilizzano telescopi come il telescopio spaziale Hubble in orbita attorno alla Terra, l’Osservatorio a raggi X Chandra e il Very Large Telescope terrestre dell’Osservatorio australe europeo per effettuare indagini e identificare quante galassie si trovano in un pezzo di cielo delle dimensioni di un capocchia di spillo tenuta alla distanza di un braccio.

Ci sono indubbiamente galassie che non riusciamo nemmeno a vedere. Poiché il nostro universo si sta espandendo, alcune galassie estremamente lontane e antiche, che si sono formate poco dopo il Big Bang, si stanno allontanando da noi più velocemente della velocità della luce. È praticamente impossibile individuarle con la tecnologia attuale.

Hubble va in profondità

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Questa immagine, pubblicata nel 2012, è un insieme di immagini scattate dal telescopio spaziale Hubble nel corso di dieci anni. Ci sono oltre 5.500 galassie raffigurate qui. – NASA, ESA, G. ILLINGWORTH, D. MAGEE E P. OESCH (UNIVERSITY OF CALIFORNIA, SANTA CRUZ), R. BOUWENS (LEIDEN UNIVERSITY) E IL TEAM HUDF09

In gran parte dobbiamo ringraziare il telescopio spaziale Hubble per averci dato una visione complessiva del nostro posto nell’universo. Quando non sta inseguendo comete o contando gli anelli planetari, Hubble scatta periodicamente immagini dettagliate di minuscole fette di cielo. Hubble ha pubblicato il primo sondaggio Deep Field nel 1995.

Stavamo cercando di trovare una sorta di area indiscriminata del cielo dove non era stata fatta alcuna osservazione prima“, ha detto Robert Williams, ex direttore dello Space Telescope Science Institute, nel 2016. L’immagine ha rivoluzionato l’astronomia. Da quell’immagine gli astronomi hanno individuato circa 1.500 galassie. Le immagini successive ne hanno rivelate ancora di più.

Ma solo quattro anni dopo, un team di ricercatori dell’Università di Nottingham ha rianalizzato le immagini di Hubble e valutato i dati di altri osservatori, aumentando il conteggio delle nostre galassie in tutto l’universo di un fattore da dieci a due trilioni. Gli astronomi hanno pubblicato i loro nuovi numeri sull’Astrophysical Journal.

Sconvolge la mente che oltre il 90 per cento delle galassie nell’Universo [osservabile] devono ancora essere studiate“, ha detto all’epoca l’astrofisico Christopher Conselice dell’Università di Nottingham nel Regno Unito. “Chissà quali proprietà interessanti scopriremo quando studieremo queste galassie con le future generazioni di telescopi?

Stime di prossima generazione

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Il telescopio spaziale James Webb. – NASA
In un certo senso, stiamo giocando al gatto e al topo con l’universo. Stiamo cercando di sviluppare strumenti abbastanza potenti da vedere le galassie che si stanno allontanando da noi a velocità vertiginosa. Il James Webb Space Telescope dovrebbe ricevere il testimone da Hubble come principale telescopio spaziale per l’osservazione delle galassie. Questo mese ha raggiunto la sua destinazione, a oltre un milione di chilometri dalla Terra. Da lì, inizierà un’indagine a infrarossi ad alta risoluzione senza precedenti delle galassie che si trovano a circa 50 milioni di anni luce di distanza.
Più di 100 ricercatori internazionali aggiungeranno lo sguardo approfondito di Webb sulla formazione stellare al suo tesoro di immagini radio, visibili e ultraviolette. Insieme, disegneranno un quadro più completo dell’interazione di gas, polvere e fusione termonucleare. “Webb rivelerà la formazione stellare nelle sue primissime fasi, proprio quando il gas collassa per formare stelle e riscalda la polvere circostante“, afferma Janice Lee in un comunicato stampa sulla home page del telescopio Webb. Lee è il capo scienziato del Gemini Observatory presso il NOIRLab della National Science Foundation a Tucson, in Arizona. Il suo laboratorio è membro del programma di indagine multi-lunghezza d’onda noto come PHANGS (Physics at High Angular Resolution in Nearby GalaxieS), una missione cooperativa per condividere dati e accelerare la scoperta.
questa immagine della galassia a spirale ngc 3351 combina le osservazioni di diversi osservatori per rivelare dettagli sulle sue stelle e le osservazioni radio del gas dall'ampio array millimetrosubmillimetrico di atacama mostrano gas molecolare denso in magenta lo strumento esploratore spettroscopico multi-unità del telescopio molto grande mette in evidenza dove si illuminano giovani stelle massicce l'ambiente circostante, evidenziato in rosso le immagini del telescopio spaziale Hubble evidenziano le corsie di polvere in bianco e le stelle di nuova formazione in blu le immagini a infrarossi ad alta risoluzione del telescopio spaziale webb aiuteranno i ricercatori a identificare dove si stanno formando le stelle dietro la polvere e a studiare le prime fasi della formazione stellare in questa galassia
Questa immagine della galassia a spirale NGC 3351 combina le osservazioni di diversi osservatori per rivelare dettagli sulle stelle e sul gas. Le osservazioni radio dell’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) mostrano gas molecolare denso in magenta. Lo strumento MUSE (Multi Unit Spectroscopic Explorer) del Very Large Telescope evidenzia dove le giovani stelle massicce illuminano l’ambiente circostante, iniziando in rosso. Le immagini del telescopio spaziale Hubble evidenziano le strisce di polvere in bianco e le stelle di nuova formazione in blu. Le immagini a infrarossi ad alta risoluzione del telescopio spaziale Webb aiuteranno i ricercatori a identificare dove si stanno formando le stelle dietro la polvere e a studiare le prime fasi della formazione stellare in questa galassia. – ISTITUTO DI SCIENZE DEL TELESCOPIO SPAZIALE UFFICIO DI PUBBLICO SENSIBILIZZAZIONE. SCIENZA: NASA, ESA, ESO-CILE, ALMA, NAOJ, NRAO ELABORAZIONE DELLE IMMAGINI: JOSEPH DEPASQUALE (STSCI)
L’osservatorio a infrarossi James Webb è 100 volte più potente di Hubble e avrà la capacità di sondare il cosmo in modo molto più dettagliato, individuando galassie lontane troppo deboli per essere viste da tutte le generazioni precedenti di telescopi. Gli astronomi sperano di vedere le galassie che si sono formate subito dopo il Big Bang, circa 13,5 miliardi di anni fa. Ci darà lo sguardo più vicino all’inizio di tutto.

Resistenza agli antibiotici terza causa di morte a livello globale

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La resistenza agli antibiotici è spesso vista come un “problema futuro“, ma i dati appena pubblicati hanno rivelato che sta colpendo molte, molte più vite di quanto si possa immaginare. Infatti, le ultime stime mostrano che nel 2019 si sono verificati 4,95 milioni di decessi associati alla resistenza batterica agli antibiotici, diventando così la terza causa di morte nel mondo.

I farmaci che uccidono i batteri sono innegabilmente una delle più grandi scoperte dell’umanità. Da quando Alexander Fleming ha scoperto l’attività antibatterica dei funghi Penicillium nel lontano 1928, non dobbiamo più preoccuparci della morte provocata dai graffi delle spine delle rose o dalla gonorrea. Nei decenni successivi, gli antibiotici hanno salvato milioni e milioni di vite in tutto il mondo.

Ma con il tempo, probabilmente a causa dell’abuso da parte di molti, i batteri hanno sviluppato resistenza agli antibiotici. L’uso continuo degli stessi antibiotici più e più volte offre ai batteri l’opportunità di adattarsi ad essi, portando a un numero crescente di infezioni che non rispondono più agli antibiotici tradizionali.

Sfortunatamente, più specie batteriche acquisiranno resistenza agli antibiotici, più pazienti soccomberanno alle infezioni resistenti e i ricercatori hanno lanciato un allarme secondo il quale ogni anno muoiono più persone a causa della resistenza agli antibiotici che dell’HIV / AIDS o della malaria.

Questi nuovi dati rivelano la reale portata del problema costituito dai batteri resistenti agli antibiotici in tutto il mondo e sono un chiaro segnale che dobbiamo agire ora per combattere la minaccia“, afferma lo statistico sanitario dell’Università di Washington Chris Murray, coautore della nuova ricerca.

Stime precedenti prevedevano 10 milioni di morti all’anno dalla resistenza agli antibiotici entro il 2050, ma ora sappiamo per certo che siamo già molto più vicini a quella cifra di quanto pensassimo. Dobbiamo sfruttare questi dati per correggere la rotta e spingere l’innovazione se vogliamo vincere la battaglia contro i batteri patogeni“.

I ricercatori hanno analizzato i dati su 23 diverse specie batteriche (tra cui E. coliS. pneumoniae e S. aureus) e 88 combinazioni di batteri e farmaci provenienti da 204 paesi. Ciò ha finito per coprire 471 milioni di record di infezione, che hanno poi utilizzato per creare modelli statistici per stimare la scala della resistenza agli antibiotici.

Il team ha esplorato due scenari controfattuali. Nel primo, tutte le infezioni resistenti ai farmaci sono state sostituite con nessuna infezione.

Nel secondo scenario, hanno sostituito tutte le infezioni resistenti ai farmaci con infezioni sensibili ai farmaci, portando a una stima dei decessi causati direttamente dalla resistenza agli antibiotici.

Il team ha concluso che nel 2019, 4,95 milioni di decessi sono stati associati a infezioni batteriche resistenti ai farmaci, di cui 1,27 milioni sono stati causati direttamente dalla resistenza agli antibiotici, un onere enorme in tutte le aree del mondo, ma che ha un impatto particolare sui paesi a redditi bassi e medi.

""Tasso di decessi attribuibili e associati alla resistenza agli antibiotici nel 2019. (Antimicrobial Resistance Collaborators, The Lancet, 2022)

Questi calcoli hanno suggerito che solo ictus e malattie cardiache hanno causato più decessi rispetto alla resistenza agli antibiotici quell’anno.

Gli autori osservano che, a loro conoscenza, questa è la prima volta che viene effettuata una stima globale del genere. Poiché ci sono lacune nei dati provenienti da alcune parti del mondo e gravi difficoltà nell’effettuare la sorveglianza della resistenza agli antibiotici, ci sono alcune limitazioni alla loro modellizzazione. Ma la conclusione è chiara: abbiamo un grave problema di salute globale.

L’innovazione è stata estremamente lenta. I vaccini sono disponibili solo per uno dei sei principali agenti patogeni descritti nello studio. La pipeline clinica per gli antibiotici è troppo piccola per affrontare la crescente emergenza e diffusione della resistenza agli antibiotici“.

Gli autori sia dell’editoriale che dello studio originale esortano i leader a spostare il contrasto alla resistenza antibiotica più in alto nelle loro agende. Senza un’azione urgente, avvertono, negli anni a venire vedremo livelli ancora più elevati di decessi prevenibili.

La ricerca è stata pubblicata su The Lancet.

La Russia non inizierà una guerra con l’Ucraina di punto in bianco. Ecco 8 segnali propedeutici per l’attacco

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Il potenziamento militare della Russia nell’Europa orientale ha portato molti governi, compresi gli Stati Uniti, a credere che una qualche forma di attacco contro l’Ucraina sia imminente. Una guerra, che gli esperti avvertono potrebbe essere il più grande conflitto in Europa in quasi 80 anni, però non inizierebbe all’improvviso. Invece, il Cremlino completerebbe i preparativi da dietro uno scudo di guerra informatica e disturbo elettronico, dispiegando intanto droni ed eventi “omini verdi” che fornirebbero alcuni segnali di avvertimento al mondo.

Finora, la Russia ha accumulato più di 100.000 soldati lungo i confini con l’Ucraina, in Russia, Bielorussia e nella parte di Ucraina occupata, e lo spiegamento di altre truppe sembra ancora in corso. Le forze di terra dell’esercito russo hanno schierato elementi di dieci corpi d’armata nelle vicinanze dell’Ucraina, per un importo di diverse migliaia di carri armati e veicoli da combattimento di fanteria e centinaia di pezzi di artiglieria, elicotteri e sistemi di difesa aerea. Mosca ha schierato queste forze spostandole da Vladivostok (6.000 chilometri di distanza) e ha investito così tanto impegno nell’operazione che sembra improbabile che questa forza sia stata ammassata solo per fare pressione sull’Ucraina mostrando i muscoli.

Nessuno, tranne il presidente russo Vladimir Putin, sa cosa è in serbo per l’Ucraina, ma le cose non vanno bene per Kiev. Se la guerra arriverà, però, ci saranno segni premonitori nelle settimane e nei giorni precedenti l’attacco, segni che anticiperanno la dimensione e la natura del conflitto. Ecco alcuni segnali da tenere d’occhio.

l'esercito schiera un ospedale da campo per pazienti covid19 a chernogorsk khakassia russia

Una tenda ospedale mobile schierato dal ministero della Difesa russo per pazienti affetti da COVID-19 con una capacità di 100 posti letto nella città di Chernogorsk, novembre 2020. – ALEXANDER KOLBASOV GETTY IMAGES

Il massiccio dispiegamento dell’esercito russo al confine ucraino è consistito principalmente in hardware militare, con carri armati, veicoli da combattimento e persino sistemi missilistici terra-aria a lungo raggio apparsi sui social media. Ma per poter davvero fare la guerra, la Russia dovrà accumulare grandi quantità di diesel per i mezzi di terra e carburante per aerei, oltre a munizioni; questi stock di guerra devono ancora essere preposizionati vicino al confine ucraino. Inoltre, la Russia non ha ancora istituito ospedali da campo sul teatro delle operazioni. Se giungeranno immagini di autocisterne in spostamento verso il confine ucraino, significherà che Putin non sta solo mettendo in mostra il suo esercito, ma ha intenzione di usarlo.

Guerra cibernetica

La guerra moderna include non solo i mezzi cinetici tradizionali, ma anche la guerra informatica. Ci si può aspettare che gli hacker militari russi prendano di mira le reti informatiche ucraine, in particolare quelle di proprietà del governo nazionale, quelle preposte ai servizi pubblici, quelle delle istituzioni finanziarie e dei servizi di emergenza. Gli ucraini potrebbero ritrovarsi con i bancomat bloccati, privi di elettricità ed i sistemi informatici del governo potrebbero essere paralizzati. L’obiettivo di tale hacking sarebbe demoralizzare il popolo ucraino e fargli perdere la fiducia nel proprio governo.

Jamming GPS, spoofing

Un’altra via di attacco informatico tenderebbe ad interferire con l’accesso dell’Ucraina al sistema di posizionamento globale, o GPS. La Russia ha la capacità di inceppare o falsificare il GPS. Il primo impedisce agli utenti di ricevere dati GPS, mentre il secondo fa sì che gli utenti ricevano dati GPS falsi o fuorvianti. Ciò potrebbe rendere più difficile il coordinamento tra le unità militari ucraine e demoralizzare ulteriormente la popolazione. La Russia utilizza i propri satelliti di posizionamento, navigazione e cronometraggio (noti come GLONASS), quindi il popolo russo non sarebbe influenzato dall’interferenza con il sistema concorrente.

D-7

Sottomarini

È improbabile un intervento diretto degli Stati Uniti e della NATO dalla parte dell’Ucraina, ma resta nell’ambito delle possibilità (l’Ucraina non è un membro della NATO). Una misura precauzionale che la Russia potrebbe adottare sarebbe quella di inviare quanti più sottomarini d’attacco possibile nel Nord Atlantico nei giorni prima dell’inizio di un conflitto. Sottomarini come i nuovi sottomarini con missili da crociera Yasen della Marina russa potrebbero lanciare uno sciame di missili da crociera d’attacco, missili a bassa quota che prendono rotte più brevi e meno prevedibili verso obiettivi nelle isole britanniche, in Scandinavia e nell’Europa occidentale.

Nel caso in cui gli Stati Uniti inizino a spedire attrezzature dal Nord America all’Ucraina via mare, quegli stessi sottomarini potrebbero attaccare convogli lenti carichi di veicoli militari e rifornimenti, proprio come fece la Marina tedesca durante la prima e la seconda guerra mondiale.

Guerra elettronica

Le truppe russe di guerra elettronica entreranno in azione giorni prima di un attacco vero e proprio, con il duplice scopo di raccogliere informazioni e complicare i preparativi difensivi dell’Ucraina. L’aereo da ricognizione radar e di intelligence elettronica russo Ilyushin Il-20 volerà lungo il confine, scrutando in profondità nell’Ucraina per rilevare le forze di terra e monitorare il traffico delle comunicazioni governative e militari. Il velivolo di allarme rapido Beriev A-50 monitorerà gli aerei ucraini e NATO. Jammer come i sistemi Tiranda e Krashuka interferiranno con i radar e le comunicazioni ucraini e NATO e persino con i satelliti da ricognizione radar in orbita.

Blackout dei social media

Ancora un’altra azione da aspettarsi la settimana prima di un attacco è la chiusura dei social media russi. I social network russi possono fornire informazioni utili condivise inavvertitamente con il resto del mondo; per esempio le fidanzate dei marinai russi potrebbero lamentarsi sui social degli ordini dell’ultimo minuto dei loro fidanzati, o gli equipaggi delle petroliere russe dell’Estremo Oriente lamentarsi di essere stati spediti per migliaia di chilometri attraverso il paese. Queste informazioni sono utili per tracciare i movimenti militari russi e Mosca non vorrà svelare nulla. Mosca vorrà anche reprimere i social media per controllare la narrativa sulle vittime di fuoco amico.

D-24 ore

ucraina piccoli uomini verdi

“Omini verdi” non identificati pattugliano l’esterno dell’aeroporto di Simferopol in Ucraina il 28 febbraio 2014. Questi uomini sono stati successivamente determinati come commando russi. – GENYA SAVILOV GETTY IMAGES

Eventi “Piccoli uomini verdi”.

All’inizio della guerra russo-ucraina del 2014, misteriosi uomini armati che indossavano passamontagna si sono aperti a ventaglio su obiettivi nella regione della Crimea in Ucraina. Gli “omini verdi“, dal nome del colore delle uniformi delle forze di terra russe, hanno seminato confusione mentre conquistavano rapidamente obiettivi chiave. Gli uomini armati erano in realtà commando russi.

Mentre l’Ucraina e i paesi della NATO sono ora attenti con questo stratagemma, è chiaramente possibile che potrebbero esserci nuovi avvistamenti di “omini verdi” nelle ore precedenti un attacco russo. Il confine della Russia con l’Ucraina è lungo e le forze speciali potrebbero nuovamente oltrepassare il confine e occupare obiettivi chiave. Detto questo, questa volta gli ucraini non saranno colti alla sprovvista; schierare uomini armati senza insegne non avrà lo stesso effetto di otto anni fa.

le unità di fanteria navale della flotta della marina russa del Pacifico tengono l'esercitazione nel territorio di primorye

I marines russi lanciano un drone da ricognizione durante un’esercitazione militare, ottobre 2021. – YURI SMITYUK GETTY IMAGES

Ricognizione con droni

Infine, i droni militari russi a corto raggio effettueranno ricognizioni dell’ultimo minuto delle posizioni ucraine, raccogliendo quante più informazioni sulla forza e le difese. I droni presterebbero poca attenzione al confine tra i due paesi: dal punto di vista russo, presto non ci sarebbe più un governo ucraino a sporgere denuncia. La Russia perderebbe alcuni droni a causa del fuoco difensivo, ma sarebbe un piccolo prezzo da pagare in cambio di nuove informazioni. Le informazioni raccolte fornirebbero obiettivi ai caccia russi e ai jet d’attacco, ai missili da crociera, ai missili balistici tattici, all’artiglieria e ai droni armati.

Un attacco russo all’Ucraina non verrà fuori dal nulla. Maggiore sarà la pressione prebellica che la Russia potrà esercitare sull’Ucraina, più è probabile che il governo possa cedere o offrire importanti concessioni, risparmiando a Putin lo sforzo di una guerra e le conseguenti severe sanzioni da parte dell’occidente.

Qualcosa si nasconde nel nostro sistema solare esterno, ma potrebbe non essere il “Planet Nine”

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Da qualche parte nelle parti più esterne del Sistema Solare, oltre l’orbita di Nettuno, accade qualcosa di strano. Alcuni oggetti orbitano in modo diverso da tutto il resto e non sappiamo perché. Un’ipotesi diffusa è che un oggetto invisibile chiamato Pianeta Nove potrebbe incasinare queste orbite; gli astronomi stanno cercando avidamente questo pianeta. Ma all’inizio di quest’anno i fisici hanno trovato una spiegazione alternativa che ritengono più plausibile.

Invece di un grande oggetto, le ondulazioni orbitali potrebbero essere causate dalla forza gravitazionale combinata di un certo numero di piccoli oggetti della cintura di Kuiper o trans-Neptunian objects (TNOs). Questo è secondo gli astrofisici Antranik Sefilian, dell’Università di Cambridge nel Regno Unito, e Jihad Touma, dell’università americana di Beirut in Libano.

Se sembra familiare, è perché Sefilian e Touma non sono i primi a pensare a questa idea ma i loro calcoli sono i primi a spiegare le caratteristiche significative delle orbite strane di questi oggetti, tenendo conto degli altri otto pianeti nel Sistema Solare.

L’ipotesi del Planet Nine è stata annunciata per la prima volta in uno studio del 2016. Gli astronomi studiando un pianeta nano nella fascia di Kuiper notarono che diversi TNO erano “distaccati” dalla forte influenza gravitazionale dei giganti gassosi del Sistema Solare, e avevano strane orbite, diverse resto della fascia di Kuiper. Le orbite di questi sei oggetti erano orientate in modo simile, un modo non appariva casuale agli astronomi; qualcosa sembrava averli trascinati in quella posizione. Secondo alcuni modelli, la presenza di un gigantesco pianeta, mai identificato finora, avrebbe potuto provocare quell’effetto.

Finora, questo pianeta, se c’è, è riuscito ad eludere ogni ricerca ma non è una cosa necessariamente strana dal momento che ci sono notevoli difficoltà tecniche nel vedere un oggetto oscuro così lontano, specialmente quando non sappiamo dove sia. Ma la sua evasività sta spingendo gli scienziati a cercare spiegazioni alternative.

L’ipotesi del Planet Nine è affascinante, ma se l’ipotizzato nono pianeta esiste, ha finora evitato l’individuazione“, ha detto Sefilian a gennaio, quando il loro studio è stato pubblicato, aggiungendo che lui ed il suo team hanno voluto provare a capire se fosse possibile trovare una spiegazione alternativa per giustificare le orbite insolite di alcuni TNO.

Piuttosto che prendere in considerazione un nono pianeta, e quindi preoccuparci della sua formazione e orbita insolita, abbiamo pensato di provare a vedere cosa potrebbe combinare l’effetto combinato della gravità dei piccoli oggetti che costituiscono un disco oltre l’orbita di Nettuno e vedere cosa fa per noi

I ricercatori hanno creato un modello computerizzato dei TNO distaccati, così come i pianeti del Sistema Solare (e la loro gravità), e un enorme disco di detriti oltre l’orbita di Nettuno. Applicando le modifiche ad elementi come la massa, l’eccentricità e l’orientamento del disco, i ricercatori sono stati in grado di ricreare le orbite di looping in cluster dei TNO distaccati. “Se rimuoviamo il Planet Nine dal modello, e al suo posto prendiamo in considerazione una gran quantità di piccoli oggetti sparsi su una vasta area, l’azione complessiva della gravità generata da questi oggetti può altrettanto facilmente rendere conto delle orbite eccentriche che vediamo in alcuni TNO“, ha spiegato Sefilian.

Questo risolve un problema che gli scienziati dell’Università di Boulder, in Colorado, hanno avuto quando hanno preso in considerazione l’ipotesi della gravità collettiva l’anno scorso. I loro calcoli spiegavano l’effetto gravitazionale sui TNO distaccati ma non potevano spiegare perché le loro orbite si inclinassero tutte nello stesso modo. E c’è ancora un altro problema che entrambi i modelli ancora non risolvono: per produrre l’effetto osservato, la Fascia di Kuiper ha bisogno di una gravità collettiva di almeno alcune masse terrestri.

Le stime attuali, tuttavia, mettono la massa della fascia di Kuiper a solo il 4-10 % della massa terrestre. Secondo i modelli sulla formazione del sistema solare più accettati, però, nella cintura di Kuiper dovrebbe esserci molta più massa di quella che conosciamo. Ma, chiarisce Sefilian, è difficile vedere l’intero disco di detriti che ruota attorno ad una stella se ci sei ci sei dentro, quindi è possibile che nella fascia di Kuiper ci sia molto di più di quanto possiamo vedere. “Non abbiamo prove osservative dirette che il disco abbia massa sufficiente per causare l’effetto gravitazionale perturbante, ma non ne abbiamo nemmeno dell’esistenza del Planet Nine, motivo per cui stiamo studiando altre possibilità“.

È anche possibile che entrambe le cose possano essere vere: potrebbe esserci un enorme disco e un nono pianeta. Con la scoperta di ogni nuovo TNO, raccogliamo più prove che potrebbero aiutare a spiegare il loro comportamento“.

Questa ricerca è stata pubblicata sull’Astronomical Journal e l’intero documento è disponibile gratuitamente su arXiv.