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Allarme della NASA: il cambiamento climatico da riscaldamento globale potrebbe avvenire anche diminuendo le nostre emissioni di gas serra

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Da diversi anni i climatologi sono preoccupati dall’aumento della temperatura globale. La loro paura era che lo scongelamento dei ghiacci artici potesse liberare la CO2 intrappolata nel suolo ghiacciato, accelerando il ritmo dei cambiamenti climatici. Ora, però, un allarme lanciato dalla NASA fa temere che lo scongelamento potrebbe essere ancora più pericoloso.

Questo sarebbe il risultato di uno studio effettuato dalla NASA, durato 10 anni e finalizzato a studiare come si svolgerà il cambiamento climatico nella gelida regione artica.

La nuova ricerca si basa su misurazioni e modelli di come il cambiamento climatico e lo scioglimento del permafrost interagiscono. Nello specifico, il team di scienziati ha esaminato il permafrost che si è sciolto sotto i corpi idrici conosciuti come laghi termoarici.

La ricerca ha misurato il rilascio di carbonio in 72 diverse località su 11 laghi termoarici in Siberia e in Alaska, oltre a cinque località senza laghi, per calcolare la quantità di gas serra prodotta e quanti anni aveva il carbonio che conteneva. Quindi, questi dati sono stati usati per tarare i modelli di simulazione computerizzata realizzati per valutare la faccenda.

Uno dei problemi evidenziati dalle simulazioni dimostra che lo scioglimento dei ghiacci provoca il risveglio dei batteri intrappolati all’inteno, i quali, ritornando attivi, riavviano il proprio metabolismo producendo anidride carbonica e metano, entrambi potenti gas serra.

Al di sotto dei laghi termali, inoltre, il riscaldamento dell’acqua in superficie accelera lo scioglimento del permafrost sottostante provocando il rilascio di gas intrappolati tra i 2.000 e i 43.000 anni fa. Questi gas si sollevano rapidamente attraverso il lago e vengono rilasciati in atmosfera.

Molti paleontologi sospettano da tempo che almeno una delle grandi estinzioni che si sono succedute sulla Terra sia dipesa dal rilascio di CO2 e metano in atmosfera causato dallo scioglimento dei ghiacci.

Questa scoperta potrebbe diventare motivo di preoccupazione anche in uno scenario in cui l’umanità riuscirà a frenare decisamente la produzione di gas serra e a rallentare il cambiamento climatico dovuto al riscaldamento globale.

In pratica, il riscaldamento globale dovuto ad attività antropiche avrebbe solo avviato un processo che potremmo non essere in grado di frenare o controllare: più le temperature medie crescono, maggiore è la quantità di permafrost che si scioglie. Lo scioglimento del permafrost, provocando il rilascio di gas serra, farebbe accelerare la fusione di altro permafrost, provocando la liberazione di sempre maggiori quantità di gas serra.

Una conferma di queste informazioni sarebbe molto preoccupante e ci porterebbe a dover considerare scenari che temevamo di dover affontare tra due o trecento anni, già nel corso dall’esistenza delle generazioni attualmente in vita.

La ricerca in questione è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications.

Scoperta la ricetta per l’imbalsamazione utilizzata dagli antichi egizi

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Una serie di test chimici forensi condotti su una mummia risalente al 3.700-3.500 a. C. custodita al Museo Egizio di Torino, hanno letteralmente rivelato gli ingredienti che utilizzavano gli imbalsamatori dell’antico Egitto. La scoperta ha anche confermato l’ipotesi che la procedura di imbalsamazione è stata sviluppata molto prima di quanto si pensasse  e utilizzata più ampiamente di quanto finora creduto.

I risultati sono pubblicati sul Journal of Archaeological Science.

Il dott. Stephen Buckley, un archeologo dell’Università di York, ha dichiarato in un’intervista rilasciata alla BBC, che questa mummia “incarna letteralmente i metodi di imbalsamazione utilizzati per ottenere la mummificazione dei cadaveri durante almeno 4.000 anni“.

Il dott. Buckley e i suoi colleghi hanno elaborato la “impronta digitale” chimica di ogni ingrediente, anche se ogni elemento poteva provenire da diverse fonti.

Secondo i risultati delle analisi chimiche la ricetta base era:

  • un olio vegetale – probabilmente olio di sesamo;
  • una pianta o un estratto di radice tipo “balsamo” che potrebbe provenire dai giunchi;
  • una gomma a base vegetale – uno zucchero naturale che potrebbe essere stato estratto dall’acacia;
  • L’elemento cruciale sembra essere stato una resina di conifera, ricavata probabilmente dal pino

Mescolando la resina all’olio si otteneva una mistura con proprietà antibatteriche, in grado di preservare il corpo dalla decomposizione.

L’individuazione dei componenti esatti coinvolti nel processo di mummificazione è costata al dottor Buckley diversi anni di studio. Il lavoro iniziò studiando le sostanze chimiche estratte dai tessuti utilizzati dagli antichi egizi per avvolgere le mummie custodite al Bolton Museum nel nord dell’Inghilterra.

La mano della mummia antica avvolta in tessutoImmagine copyright: STEPHEN BUCKLEY / UNIVERSITÀ DI YORK – tessuti utilizzati per avvolgere le mummie egiziane hanno fornito le basi per questo studio

Risalenti al 4000 a.C. circa, questi particolari tessuti erano molto più antichi del momento in cui si riteneva che fosse entrata in uso la pratica dell’imbalsamazione. Generalmente, si riteneva che la pratica di imbalsamare e mummificare i corpi sia iniziata intorno al 2.600 a.C., più o meno all’epoca in cui fu costruita la Grande Piramide”.

Gli studi sui tessuti e le scoperte risultatene hanno portato Buckley ad esaminare un’antichissima mummia preistorica per anni dimenticata nel deposito del museo di Torino. L’interesse per questa mummia particolare derivava dal fatto che non aveva mai subito trattamenti per conservarla, fornendo quindi un’opportunità unica per studiare la chimica utilizzata dagli antichi egizi incontaminata.

La dott.ssa Jana Jones, egittologa ed esperta di antiche pratiche di sepoltura egizia della Macquarie University di Sydney, ha dichiarato: “L’esame del corpo di Torino ha fornito un contributo importante alla nostra conoscenza limitata del periodo preistorico egizio, dandoci anche nuove informazioni circa l’uso delle pratiche di mummificazione in epoca preistorica. Combinando l’analisi chimica con l’esame visivo del corpo, le indagini genetiche, la datazione al radiocarbonio e l’analisi microscopica degli involucri di lino, abbiamo confermato che, nel caso di questa mummia, il processo rituale di mummificazione è avvenuto intorno al 3.600 a.C. su un maschio, di età compresa tra 20 e 30 anni. In rpatica mille anni prima di quanto si riteneva che fosse entrata in uso questa pratica”.

L’identificazione dell’epoca in cui entrò in uso la procedura di imbalsamazione ci dice che la cultura della preservazione del corpo dopo la morte esisteva già, ben prima che si fomasse il primo stato nazione del mondo nel 3100 a.C.. 

L’imbalsamazione era solo uno dei passi del processo di conservazione di un corpo. I passaggi chiave della mummificazione erano:

  • Rimozione del cervello, probabilmente utilizzando uno strumento che permetteva di di “frullare” e liquefare il cervello
  • Rimozione degli organi interni
  • Il corpo veniva ricoperto di un sale naturale con lo scopo di asciugarlo
  • il corpo veniva poi immerso nella mistura di cui abiamo parlato sopra per sterilizzarlo e proteggerlo dalla decomposizione batterica
  • Infine, il corpo veniva avvolto nel lino

Di tutti questi passaggi, però, quelli fondamentali per la conservazione erano quelli relativi all’essiccamento e alla sterilizzazione del corpo“, come ha spiegato il dott. Buckley.

La mummificazione era, per gli anitchi egizi, il centro della loro cultura. L’aldilà era considerato solo una continuazione del godimento della vita e la preservazione del corpo era considerata necessaria affinchè lo spirito avesse un posto dove risiedere“.

Segnala Reccom Magazine al Premio “Macchia Nera Internet Awards 2018”

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Sono in corso le segnalazioni per il “Macchia Nera Internet Awards 2018”.

Si tratta di un concorso che intende premiare i migliori protagonisti della comunicazione multimediale in Italia. Sono molte le categorie per le quali si possono esprimere le proprie preferenze ma, affinché la scheda di segnalazione sia considerata valida, è necessario segnalare almeno 8 categorie.

Reccom Magazine è stato segnalato tra i possibili candidati per la categoria “Miglior sito divulgativo”.

Il meccanismo del premio prevede che sia possibile segnalare i propri siti preferiti fino a sabato 25. Terminata questa fase, i dieci siti che, per ogni categoria, avranno ricevuto più segnalazioni si misureranno nella votazione vera e propria che stabilirà, alla fine, il vincitore di ogni categoria.

La redazione di Reccom Magazine non si aspetta di vincere questo premio nè di essere selezionata tra i dieci finalisti ma, se qualcuno dei nostri lettori volesse segnalarci, ci sentiremmo già premiati per il lavoro svolto. Ricordiamo che, affinchè la scheda di segnalazione sia considerata valida è necessario segnalare almeno 8 categorie.

Chi volesse può effettuare la sua segnalazione direttamente sul sito del premio Macchia Nera Internet Awards 2018 al seguente indirizzo:

Macchianera Internet Awards 2018 (#MIA18) – La scheda per fare le tue proposte /1

Ringraziamo anticipatamente chi vorrà dedicare 5 minuti del suo tempo a regalarci una piccola soddisfazione.

La Redazione

A dicembre, la missione cinese Chang’e-4 scenderà sulla faccia nascosta della Luna

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Ci siamo, dopo alcuni rinvii tecnici la Cina lancerà a dicembre la missione Chang’e-4, provvista di un Lander e di un Rover in quello che sarà il primo tentativo di atterraggio morbido sul lato nascosto della luna.

L’annuncio è stato fatto durante una conferenza stampa a Pechino, organizzata dall’Amministrazione statale per la scienza, la tecnologia e l’industria per la difesa nazionale (SASTIND), che sovrintende alle attività spaziali della Cina. Sono state inoltre svelate la configurazione della navicella spaziale e un concorso per nominare il rover della missione.

Chang’e-4 partirà dal centro di lancio Xichang, situato nel sud-ovest del paese, lanciato da un vettore Long March 3B. La navicella spaziale Chang’e-4 avrà come obbiettivo per l’allunaggio del lander una regione all’interno del bacino del Polo Sud-Aitken, un vasto cratere da impatto di immenso interesse scientifico. Altre potenziali aree di atterraggio già identificate all’interno e attorno al cratere Von Kármán. Si capisce che il sito di atterraggio finale è stato selezionato ma non è stato rivelato.

Il concorso online per la scelta del nome del rover sarà aperto fino al 5 settembre, mentre il nome ufficiale sarà annunciato a ottobre e i vincitori saranno invitati a partecipare al lancio.

Chang’e-4 è stato inizialmente concepito come seguito della missione Chang’e-3 che riuscì a far allunare un lander e un rover nel Mare Imbrium, sulla faccia visibile della Luna nel dicembre 2013 rendendo la Cina il terzo paese del mondo in grado di effettuare un atterraggio controllato sulla Luna. Precedentemente, la Cina aveva lanciato altre due misisoni, Chang’e-1 e Chang’e-2, con soli orbiter, lanciati nel 2007 e nel 2010.

Il successo del Chang’e-3 ha spinto i responsabili cinesi a riconfigurare il Chang’e-4 per una missione più impegnativa. Il lander e il rover sono in gran parte simili per aspetto e dimensioni ai loro predecessori, ma sono stati adattati alle specificità della nuova missione.

Wu Weiren, capo progettista del programma lunare robotico cinese, ha dichiarato all’agenzia di stampa statale Xinhua che la navicella ha parti adattabili e una configurazione del carico utile regolabile per affrontare il complesso terreno sul lato nascosto della luna, le comunicazioni avverranno tramite un satellite relay, il Queqiao, e trasporterà alcuni esperimenti scientifici.

Un rendering del rover Chang'e-4 visto dall'alto (Credito: CASC)
Un rendering del rover Chang’e-4 visto dall’alto (Credito: CASC)

Visibili sul rendering del lander sono le antenne per lo spettrometro a bassa frequenza (LFS), che sfrutteranno l’ambiente elettromagnetico eccezionalmente silenzioso offerto dal lato nascosto della luna. Il lander trasporterà anche una Landing Camera (LCAM), una Terrain Camera (TCAM), e i Lunar Lander Neutrons e Dosimetry (LND) sviluppati in Germania.

Come Chang’e-3, il rover trasporterà una Camera panoramica (PCAM) e Lunar Penetrating Radar (LPR). Inoltre, saranno disponibili anche uno spettrometro di imaging visibile e vicino all’infrarosso (VNIS) e un analizzatore avanzato per i neutroni (ASAN), quest’ultimo sviluppato dall’Istituto svedese di fisica spaziale, Kiruna.

Farà parte della missione anche un piccolo esperimento sulla biosfera progettato da 28 università cinesi, contenenti semi di patate e semi di Arabidopsis e uova di bachi da seta.

Relay satellite in posizione e funzionamento

Poiché dal lato nascosto della luna non sono possibili le comunicazioni dirette è necessario un satellite relè per facilitare le comunicazioni tra il veicolo spaziale e le stazioni di ascolto sulla Terra.

Chiamato Queqiao, è un satellite con un’antenna parabolica di 4,2 metri lanciato il 20 maggio scorso da Xichang, è entrato in un’orbita di Lissajous il 14 giugno oltre la luna attorno al punto Lagrange terra-luna 2.

Queqiao ritrasmetterà i comandi dalla terra al veicolo spaziale lunare Chang’e-4 e trasmetterà i dati e la telemetria sulla Terra tramite la banda S, mentre userà la banda X per comunicare con il lander e il rover.

Durante la conferenza stampa di mercoledì è stato affermato che i test del satellite relay hanno avuto successo, consentendo alla Cina di procedere con il lancio di Chang’e-4 a dicembre.

Una rappresentazione del lander lunare lontano Chang'e-4, rilasciato il 15 agosto 2018 (Credit: CASC)
Una rappresentazione del lander lunare Chang’e-4 (Credit: CASC)

Ultim’ora: nuova scossa di terremoto in Molise: magnitudo 5.2, durata 90 secondi. Avvertita praticamente in tutto il centro, da Rieti a Salerno. Notizia in aggiornamento

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22.29: mentre continua lo sciame sismico, pochi minuti fa una scossa di magnitudo 4.6, si cominciano a rilevare i danni alle strutture ma, per fortuna, non vengono riferiti per il momento danni alle persone. Carlo Doglioni, prsidente dell’INGV, invita a non abbassare la guardia, memore di quanto accaduto nel 2002, quando si verificarono due eventi di 5.7 a distanza di pochi giorni. L’area interessata alla sequenza sismica in corso ha una storia sismica importante anche se non sono documentati in storia sismi superiori a magnitudo 6.

22.14: La rete ferroviaria italiana ha interrotto il traffico su alcune linee che attraversano l’area terremotata per verifiche di sicurezza.

22.10: Anche a Larino viene riferito il crollo di un edificio.

22.02: Squadre di tecnici stanno raggiungendo la diga del Liscione e il viadotto sulla Statale 87 che attraversa l’invaso per ispezionare le strutture. L’invaso, costruito con una barriera in terra battuta, sarà monitorato dai tecnici di Molise Acque. Anas e Vigili del fuoco, invece, con l’ausilio di gommoni, dovranno ispezionare i piloni del viadotto, costruito negli anni Settanta. PIccoli crolli registrati ad Acquaviva Collecroce. Per ora, fortunatamente, non sono riferiti danni alle persone. A Montecilfone è saltata l’illuminazione pubblica, la chiesa del paese ha riportato lesioni ed è crollato un vecchio edificio.

21.52: Prosegue lo sciame sismico, sono ormai quasi una ventina le scosse succedutesi in poco più di un’ora. Poco fa una scossa di magnitudo 3.5 si è verificata ad Acquaviva Collecroce.

21.40: Ad Acquaviva Collecroce è stato aperto lo stadio comunale per ospitare la popolazione. Il sindaco ha annunciato su facebook di avere chiamato i tecnici della protezione civile per una valutazione dei danni. Riferiti crolli a Montecilfone, mentre sono ora 11 le repliche alla prima scossa, tutte concentrate nella stessa area.

21.30: L’INGV ha corretto la magnitudo della prima scossa in 5.1. Questa volta, rispetto alla scossa di magnitudo 4.7 registrata due notti fa, si irferiscono un po’ ovunque crolli di cornicioni e danni vari alle case. Le autorità hanno appena inziato le verifiche, soprattutto sui cavalcavia autostradali e agli invasi. Al momento non risultano danni a persone tranne una donna che ha avuto un malore dopo essere rimasta bloccata in ascensore durante la prima scossa.

21.25: Rainews 24 riferisce di crolli a Larino e situazione preoccupante a Guglionesi.

21.21: secondo una prima ricognizione a palata si registrano danni alle case, con crepe nei muri e danni interni.

21.17: Altre scosse si sono succedute. alle 21,43 3.0 a Guglionesi, alle 20.45 2.1 a Palata e alle 20.59, 2.5 a Guglionesi. Altra scossa 2.1 alle 20.59 a Larino.

21.15: A palata vengono riferiti opggetti caduti dalle case.

21.11: comunicato della protezione civile:

Terremoto: magnitudo 5.2 in provincia di campobasso

16 agosto 2018

In corso le verifiche da parte della Sala Situazione Italia

A seguito dell’evento sismico registrato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in provincia di Campobasso alle ore 20.19 del 16 agosto con magnitudo ML 5.2, la Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile si è messa in contatto con le strutture locali del Servizio nazionale della protezione civile.

Dalle verifiche effettuate, l’evento sismico – con epicentro localizzato tra i comuni di Montecilfone, Guglionesi e Palata in provincia di Campobasso – risulta avvertito dalla popolazione e sono in corso tutte le necessarie verifiche per eventuali danni a persone o cose.

21.05: La scossa è stata sguita da altre tre scosse avvertite dalla popolazione, alle 20,26 di 208 con epicentro a Palata, alle 20,30 di 3.0 con epicentro a Larino e unìaltra alle 20..38 con epicentro di nuovo a Guglionesi.

La prima scossa si è verificata alle 20.19, con epicentro a Guglionesi (CB) 5.2. Sexcondo i dati provvisori dell’INGV si è verificata ad una profondità 9,4 km.

Per il momento non si hanno notizie di danni a cose o persone ma è presto. La protezione civile non ha anocra emesso nessun comunicato in proposito. L’unica certezza è che la gente è scesa in strada spavntata. La scossa è stata distintamente avvertita anche in provincia di Rieti, a Roma, nel napoletano e nel Salernitano oltre ch su tutta la costa adriatica fino a Bari.

Notizia in aggiornamento.

Gli astronomi stanno per aprire la caccia alle mini lune che potrebbero essere state catturate dalla gravità terrestre

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Tempo fa, alcuni ricercatori teorizzarono l’esistenza di “mini-lune“, ovvero piccoli asteroidi trascinati nell’orbita terrestre dalla forza di gravità del nostro pianeta, e l’ipotesi parve confermata quando, nel 2006, ne fu scoperto uno con il Catalina Sky Survey della NASA.

Questi asteroidi si muoverebberoo molto velocemente mentre ruotano attorno al pianeta prima di cadere verso la superficie come una meteora o essere espulsi nello spazio. 

In realtà, dopo il piccolo asteroide scoperto nel 2006 non ne sono stati rilevati altri, forse anche a causa della loro velocità e delle piccole dimensioni, portando i ricercatori a chiedersi se, effettivamente, ne esistano davvero altri.

Presto, però, verrà utilizzato il nuovo telescopio orbitale, il Large Synoptic Survey Telescope (LSST), per provare ad individuare queste piccole lune ed a tracciarne le orbite. Scoprire piccoli asteroidi in orbita intorno alla Terra potrebbe aiutarci a costruire un’idea più precisa circa la loro natura e costituzione. 

Uno studio teorico pubblicato su Frontiers in Astronomy and Space Sciences a maggio, ipotizza che questi piccoli asteroidi siano grandi al massimo pochi metri e che provengano dalla fascia di asteroidi tra Marte e Giove. L’attrazione gravitazionale del Sole e dei pianeti del sistema solare interno probabilmente ne hanno modificato lentamente l’orbita portandoli ad uscire dalla cintura di asteroidi e ad inoltrarsi nel sistema solare interno dove sarebbero stati catturati dalla gravità della Terra.

Definirli mini lune è probabilmente sbagliato, infatti questi vagabondi dello spazio dovrebbero finire per incontrare invariabilmente uno di questi due destini: percorrere una o più orbite intorno alla Terra e poi precipitarvi sopra, oppure, se la loro velocità è sufficiente, sfuggire alla Terra e perdersi nello spazio.  

Secondo gli astronomi, questi piccoli asteroidi trascorrerebbero, in media, un periodo di circa nove mesi nell’orbita terrestre, che non è un periodo lunghissimo ma, se individuati per tempo, sarebbe un periodo sufficiente per studiarli e, forse, anche per catturarli, a scopo di studio o per estrazione di minerali. 

Al momento non comprendiamo appieno di cosa siano fatti gli asteroidi“, ha detto il coautore dello studio Mikael Granvik della Luleå University of Technology, in Svezia, in un comunicato stampa. “Finora abbiamo potuto effettuare studi solo sui meteoriti caduti sulla Terra ma l’atmosfera distrugge molti dei loro materiali mentre la attraversano a grande velocità diventando roventi.” 

Presto, con l’aiuto dell’LSST, potremmo saperne di più. Il telescopio ad alta potenza, pronto per il lancio nel 2022, sarà equipaggiato con un’ampia telecamera da campo, in grado di sorvegliare l’intero cielo una volta alla settimana, e uno specchio da 8 metri in grado di raccogliere anche la debole luce riflessa da questi piccoli asteroidi, permettendo ai ricercatori di localizzarli più facilmente e seguirne le orbite. 

Una volta che avremo individuato un buon numero di mini-lune, queste saranno obiettivi perfetti per missioni satellitari. Siamo in grado si inviare satelliti di studio per missioni brevi e quindi più economiche, utilizzandole anche come banchi di prova per le missioni spaziali più estese, fornendo nuove opportunità per l’industria mineraria degli asteroidi che deve sperimentare le tecnologie ideate per l’estrazione di minerali dagli asteroidi“, ha spiegato l’autore principale dell’articolo Robert Jedicke, dell’Università delle Hawaii, Honolulu

L’idea sarebbe di portare alcuni di questi asteroidi sulla Terra a scopo di studio, catturandoli all’interno di veicoli spaziali appositamente progettati, per poterli osservare integri. Poter studiare campioni di asteroidi nel loro stato naturale aiuterebbe a far luce sulla loro composizione, sulle condizioni in cui si sono formati ed evoluti fino allo stato attuale.

Austerità e pareggio di bilancio non valgono le vite degli italiani

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Ancora una volta ci troviamo a piangere le vittime di una tragedia prevedibile e, forse, prevista e, ancora una volta, dopo il disatro proliferano sui media ed i social i proclami dei politici, sempre pronti a dare la colpa a tutti tranne che a sè stessi, misti alle espressioni di rabbia della gente comune.

Eppure, per una volta, in qualche modo, le responsabilità di questo ennesimo disastro dovrebbero essere equamente ripartiti.

Solo negli ultimi cinque anni sono stati diversi i ponti ed i viadotti crollati, a cominciare dal crollo del ponte a Carasco sul torrente Sturla (guarda un po’, proprio in Liguria), nel 2013, in cui morirono due persone. Due mesi dopo, durante un nubifragio, crollò un ponte in Sardegna, sulla provinciale Oliena-Dorgali, provocando un morto e tre feriti mentre nel 2014 ci furono quattro feriti nel crollo di un tratto del viadotto Lauricella lungo la statale 626 tra Ravanusa e Licata, in provincia di Agrigento. Era stato inaugurato il 23 dicembre 2014 con tre mesi di anticipo sui tempi previsti.

Il 10 aprile 2015 crollò un pilone del Viadotto Himera sull’Autostrada A19 Palermo-Catania, seguito il 28 ottobre 2016 da un cavalcavia sulla provinciale 49 Molteno-Oggiono che crollò al passaggio di un Tir all’altezza del chilometro 41,9 della superstrada Milano-Lecco. Nell’occasione si registrano un morto e quattro feriti.

Il 18 aprile 2017 le cronache registrarono il crollo di un viadotto della tangenziale di Fossano che solo per miracolo non costò la vita ai Carabinieri che si trovavano sotto per controlli alla viabilità sulla strada provinciale. La struttura era stata realizzata negli anni ’90 e inaugurata nel 2000. Meno di un mese prima era crollato il ponte lungo l’autostrada A14 Adriatica all’altezza del chilometro 235 tra Camerano e Ancona Sud, nelle Marche: erano in corso lavori di ristrutturazione. Nell’occasione vi furono due morti e due feriti. A cedere fu un ponteggio provvisorio montato a sostegno nell’ambito dei lavori di ampliamento delle terza corsia dell’autostrada.

Dopo tanti casi così ravvicinati è impossibile parlare di fatalità. Qualcosa in quella parte del sistema Italia che dovrebbe gestire le infrastrutture non funziona (non solo in quella ma ora parliamo di infrastrutture).

La verità è che sono troppi anni che manutenzione e nuove opere sono ferme al palo o fatte al minimo per molteplici ragioni. Forze politiche e comitati di cittadini da almeno trent’anni si sono sistematicamente opposti ad ogni rinnovo e miglioramento delle infrastrutture nel nostro paese. Ricordiamo tutti, credo, il presidente della federazione dei verdi Pecoraro-Scanio che, da  Ministro delle politiche agricole e forestali nel governo Amato II e Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare nel governo Prodi II  divenne noto con il soprannome di “signor no” per la sua decisa opposizione a qualsiasi grande opera che coinvolgesse territorio ed ambiente; tentò anche, e non fu il solo, di fermare la variante di valico della Firenze-Bologna, poi fortunatamente completata.

In tempi più recenti, tramontati i verdi, sono stati i comitati spontanei di cittadini, sostenuti in particolare dal Movimento 5 Stelle ad opporsi alla realizzazione di qualsiasi grande opera e sono famosi i comitati NO-TAV, NO-TAP, quelli schierati contro la variante terzo valico e la stessa fronda contro la variante delal Gronda che doveva alleggerire il traffico proprio su quel tratto dell’A-10 che passa sopra a Genova, proprio quel ponte Morandi che è crollato ieri provocando, sono ancora dati provvisori, 35 morti e 15 feriti.

Ma nessuno può attggiarsi a vergine in materia: dal governo Monti ai vari governi a guida PD che si sono succeduti negli ultimi anni, hanno di fatto rinunciato alla manutenzione e all’ammodernamento della rete viaria ed autostradale. Certo, si sono portati a compimento lavori appaltati da decenni, ad esempio sulla Salerno-Reggio Calabria ma in nome dell’austerità, del pareggio di bilancio immesso in costituzione con la scusa che ce lo chiedeva l’Europa (e non era vero) si sono tagliate spese fondamentali a tutti i compartimenti ed ai servizi e quando si è proposto qualcosa, è il caso della variante della Gronda, tutto è rimasto fermo, prigioniero di un iter burocratico complicatissimo e dell’opposizione feroce dei partiti non di governo.

L’Italia è servita da una rete viaria interamente ricostruita e ampliata quasi completamente tra gli anni ’50 e ’60, con tecnologie ormai superate e per necessità infinitamente inferiori a quelle attuali. In quell’epoca il traffico automobilistico era molto inferiore mentre quello commerciale si basava su camion e furgoni lontanissimi dal tonnellaggio degli attuali TIR. Nel frattempo il cemento armato con cui furono costruiti i piloni di sostegno dei viadotti è invecchiato, si è cominciato a sbriciolare mentre i tondini di ferro interni si sono arrugginiti.

Aggiungiamo che gli appalti incontrollati al ribasso in cui la malavita ha per anni primeggiato, insieme alla disonestà di molti costruttori, ha portato a realizzare molte nuove opere con materiali di bassa qualità incrementando il pericolo. Anche gli affidatari della gestione delle autostrade non sono esenti da colpe, dovrebbero fare manutenzione ordinaria e straordinaria ma è ormai evidente che la fanno investendo il minimo sindacale, preferendo investire nella realizzazione di opere all’estero, soprattutto nei paesi sudamericani, chissà perchè, contravvenendo così agli obblighi risultati dai contratti di appalto.

È ormai chiaro che con la politica dei NO e dell’austerità non si può andare avanti. Urge una revisione rapida e completa della nostra rete stradale ed autostradale per poi procedere ad una seria ristrutturazione e modernizzazione della stessa, portando avanti, e se ne parla da decenni, lo sviluppo della rete frroviaria in grado di trasportare le merci su ferro, alleviando così la pressione provocata dal trasporto su gomma.

Servono investimenti e servono le grandi opere, la decrescita auspicata dall’ideologia grillina non può essere felice perchè provocherà sempre disastri e morti mentre scienza e tecnologia vanno avanti mettendo a disposizione di geometri ed ingegneri materiali e strumenti sempre più efficienti e funzionali. Gli investimenti in tecnologia, ricerca e miglioramento delle infrastrutture hanno, storicamente, sempre portato ad un miglioramento della qualità della vita e dei servizi, contribuendo in maniera non secondaria alla crescita dell’economia e all’incremento degli investimenti sul nostro paese da parte delle imprese, italiane e straniere.

Se assistiamo sempre di più alla fuga delel imprese dal nostro paese è certamente colpa della pressione fiscale, di leggi spesso incomprensibili e della spaventosa burocratizzazione ma anche delle difficoltà della distribuzione logistica dovute alla rete viaria obsoleta ed insufficiente. Basti pensare allo scarso interesse che le imprese che importano in Europa hano dimostrato per il porto di Gioia Tauro, il più grande in Italia per il throughput container, il 9° in Europa ed il 6° nel Mediterraneo. Chi importa merci attraverso il canale di Suez preferisce fare giorni in più di mare ma attraccare in porti più funzionali dal punto di vista logistico. Per trasportare merci e container da Gioia Tauro bisogna ricorrere ad una ferrovia concettualmente ancora ottocentesca o alla Salerno-Reggio Calabria, da sempre caratterizzata da rallenamenti se non blocchi a causa degli onnipresenti cantieri.

Ora governano un movimento, il 5 Stelle, che dichiaratamente preferisce gestire l’esistente ed un partito che nella sua storia ha sempre sostenuto l’avvio delle grandi opere (anche se nei priodi cin cui ha governato insieme con il centrodestra nesono partite pochissime). È, purtroppo, lecito temere che questo provocherà uno stallo che aggraverà ulteriormente il ritardo nella modernizzazione delle nostre infrastrutture e della messa in sicurezza dell’esistente.

L’unica cosa che può salvarci dal tracollo tecnologico e logistico è la pressione dell’opinione pubblica. Limitarsi a fare propaganda e cercare di additare come colpevoli sempre gli altri alla lunga non pagherà, serve che i cittadini si ribellino finalmente a questo stato di cose, obbligando i politici a passare dalle parole ai fatti, a preoccuparsi di ciò che si può e deve fare e non di ciò che hanno fatto o non fatto coloro che li hanno preceduti.

Governare significa prendersi le responsabilità, obblighiamoli a farlo. Siamo stanchi di piangere morti che si potevano evitare.

 

 

Scossa di Terremoto avvertita al centrosud. l’epicentro in Molise, magnitudo 4.7.

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09.30: Incrementati da parte dei vigili del fuoco i controlli nelle aree colpite dal sisma. Finora non risultano feriti e sono stati rilevati danni solo ad alcuni cornicioni. INsomma, tanta paura ma, fortunatamente, solo quella.

01.19: “Abbiamo avvertito il terremoto in paese, la scossa è stata molto forte, più intensa dello scorso 25 aprile”. È quanto riferito all’ANSA dal sindaco di Acquaviva Collecroce Francesco Trolio, sceso in strada dopo il sisma per una prima ricognizione delle abitazioni. “Le prime case visitate questa notte, apparentemente non hanno riportato lesioni ad una prima visione. Domani effettueremo sopralluoghi più approfonditi“.

01.05: “Non si segnalano danni ma stiamo comunque controllando la diga del Liscione”, Ha dichiarato il presidente della Regione Molise Donato Toma. per ora sia i Vigili del Fuoco che le forze dell’ordine riferiscono di non avere segnalazioni di danni.

00.54: una nuova scossa di magnitudo 2.3 è stata riportata dall’INGV con epicentro Palata. Dalla prefettura di Campobasso riferiscono che, per ora, non risultano danni a cose e persone. La gente è scesa in strada nelle aree colpite. Le forze di polizia stanno procedendo ad accertamenti sui luoghi.

00.45: comunicato della protezione civile –

Terremoto: magnitudo 4.7 in provincia di Campobasso

15 agosto 2018

In corso le verifiche da parte della Sala Situazione Italia

A seguito dell’evento sismico registrato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in provincia di Campobasso alle ore 23.48 del 14 agosto con magnitudo ML 4.7, sono in corso le verifiche da parte della Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile in contatto con le strutture locali del Servizio nazionale della protezione civile.

L’evento sismico – con epicentro localizzato nel Comune di Montecifone in provincia di Campobasso – risulta avvertito dalla popolazione. Al momento non sono stati segnalati danni a persone o cose.

00.20: La scossa è stata avvertita anche in puglia e nella provincia di Avellino. Secondo l’INGV, la magnitudo è stata di 4.7. L’epicentro a  6 km da Palata e Montecilfone, due comuni in provincia di Campobasso, in Molise, alla profondità di 19 chilometri. Al momento non sono riferiti danni a persone o cose, la protezione civile sta verificando al situazione. Sui social network chi ha avvertito la scossa parla di un evento molto lungo, di almeno 15 secondi. Qualcuno ha rifrito di avere sentito un boato.

23,48: Una forte scossa di terremoto è stata avvertita in diverse regioni del centro-sud.

La notizia è stata inizialmente diffusa dagli utenti dei social network, twitter e facebook.

La scossa è avvenuta alle 23.48 ed è stata percepita chiaramente a Campobasso e per tutta la costa abbruzzese ma anche a Caserta e Napoli.L’epicentro sarebbe situato nella zona di Termoli e la magnitudo di 4.9.

Siamo in attesa di ulteriori aggiornamenti dall’NGV. La notizia verrà aggiornata appena possibile

Ferragosto, cucina e tradizioni

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La festività di ferragosto ha origini molto antiche, deriva dalla locuzione latina Feriae Augusti (riposo di Augusto) indicante una festività istituita dall’imperatore Augusto nel 18 a.C. che cadeva il primo di agosto e poteva durare anche parecchi giorni. L’antico Ferragosto aveva lo scopo di collegare tra loro le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse nei campi durante le settimane precedenti.

Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l’impero si organizzavano corse di cavalli e gli animali da tiro, buoi, asini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. Tali antiche tradizioni rivivono oggi, pressoché immutate nella forma e nella partecipazione, durante il “Palio dell’Assunta” che si svolge a Siena il 16 agosto. La stessa denominazione “Palio” deriva dal “pallium“, il drappo di stoffa pregiata che era il consueto premio per i vincitori delle corse di cavalli nell’Antica Roma.

Anche durante epoche più recenti vigeva, sia pur in forme non ufficiali, la tradizione del Ferragosto, durante il quale i lavoratori porgevano auguri ai padroni, ottenendo in cambio una mancia: l’usanza si radicò fortemente, tanto che in età rinascimentale fu resa obbligatoria nello Stato Pontificio.

La festa originariamente cadeva il 1º agosto. Lo spostamento si deve alla Chiesa cattolica, che volle far coincidere la ricorrenza laica con la festa religiosa dell’Assunzione di Maria.

La tradizione popolare della gita turistica di Ferragosto nasce durante il ventennio fascista. A partire dalla seconda metà degli anni venti, nel periodo ferragostano il regime organizzava, attraverso le associazioni dopolavoristiche delle varie corporazioni, centinaia di gite popolari, grazie all’istituzione dei “Treni popolari di Ferragosto“, con prezzi fortemente scontati.

L’iniziativa offriva la possibilità anche alle classi sociali meno abbienti di visitare le città italiane o di raggiungere le località marine o montane. L’offerta era limitata ai giorni 13, 14 e 15 agosto e comprendeva le due formule della “Gita di un sol giorno“, nel raggio di circa 50-100 km, e della “Gita dei tre giorni” con raggio di circa 100–200 km.

Durante queste gite popolari la maggior parte delle famiglie italiane ebbe per la prima volta la possibilità di vedere con i propri occhi il mare, la montagna e le città d’arte. Nondimeno, dato che le gite non prevedevano il vitto, nacque anche la collegata tradizione del pranzo al sacco.

Cucina popolare tradizione di ferragosto

Un detto popolare legato al ferragosto recita che “A ferragosto si mangiano i piccioni arrosto” e, infatti, il piatto tradizionale per eccellenza del pranzo di Ferragosto è il piccione arrostito. Tale usanza, un tempo diffusa in buona parte d’Italia e che ancora sopravvive in alcune zone, pare sia nata in Toscana, in epoca carolingia.

A Piacenza la tradizione prevede la preparazione della bomba di riso con piccioni, una sorta di grosso cilindro di riso cotto al forno, con pezzi di piccione all’interno.

In Sicilia si usa preparare per Ferragosto il tipico gelu di muluna, un tipico dolce siciliano a base di anguria, decorato con foglie di limone e fiori di gelsomino.

A Roma il piatto tradizionale del pranzo di Ferragosto è costituito dal pollo in umido con peperoni, spesso preceduto dalle fettuccine ai fegatelli e seguito da cocomero ben freddo.

In Puglia il piatto tipico di Ferragosto è costituito dal galluccio, un gallo di circa 3 kg ripieno, cotto al forno con patate.

Le Margheritine di Stresa sono i biscotti che venivano tradizionalmente offerti agli ospiti dalla regina Margherita, in occasione dei ricevimenti di Ferragosto della Casa Reale.

Sull’Appennino tosco-emiliano, per Ferragosto è costumanza sfornare e consumare piccole ciambelle all’anice, variamente confezionate, come il Biscotto di mezz’agosto di Pitigliano o lo Zuccherino montanaro bolognese di Grizzana Morandi.

Nella costiera amalfitana sono tradizionali gli Zitoni di ferragosto, lunghissimi cilindri di pasta secca, spezzati prima della cottura e poi conditi con un sugo in cui, alla succosità del pomodoro fresco, fanno da contraltare la golosità dei pomodori secchi e la sapidità dei capperi. 

In Umbria, il 15 agosto, si portao in tavola gli gnocchi al ragù d’anatra, un ricco ragù ottenuto con la carne delle oche, avicoli meno magri dei polli e quindi capaci di dare agli gnocchi una goduriosa grassezza.

 

Crollato il ponte Morandi a Genova, 35 morti e 13 feriti – Video – news in aggiornamento

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20.00: il bilancio della tragedia sembra essersi assestato a 31 morti e 13 feriti. La procura di Genova si prepara ad aprire un fascicolo per individuare eventuale responsabilità.

17,40: Un testimone oculare ha riferito all’ANSA che un fulmine avrebbe colpito la base del pilone centrale del ponte.

17,30:  Sono 35 le vittime accertate e 13 i feriti finora salvati secondo il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi.

16,30: Altre persone estratte vive dalle macerie. Intanto Autostrade per l’Italia ha emesso un comunicato in cui afferma che il ponte era in fase di consolidamento.

16,10: Ad ora il conteggio ufficiale delle vittime, ancora provvisorio è di 22 morti e 13 feriti. Si cominciano a registrare le prime reazioni della politica. M5S e Lega, per bocca dei ministri Toninelli e Salvini, hanno fatto sapere che si andrà fino in fondo per accertare le responsabilità di questa immane tragedia.

14,45: Le autorità ora stanno ricorrendo ai droni per verificare dall’alto la situazione poichè non è facile intervenire in ogni punto dove le macerie si sono accumulate…

14,15: Sarebbero circa 200 i metri di viadotto crollati. Al momento le fonti ufficiali parlano di 11 morti, tra cui un bambino, e 5 feriti ricoverati in codice rosso. Si continua a scavare tra le macerie, secondo il 118 le vittime potrebbero essere decine.

13,05: Il direttore del 118 di genova parla di decine di vittime, intanto giunge notizia dei primi due estratti vivi dalle macerie. Secondo il Secolo XIX sarebbero già state accertate almeno 3 vittime.

12,56: Traffico nel caos nel capoluogo ligure, intanto vigili del fuoco, forze dell’ordine e ambulanze si stanno concentrando sul luogo del disastro. Su Genova era in corso un forte diluvio al momento del crollo. Il viadotto Polcevera dell’autostrada A10, chiamato ponte Morandi poiché intitolato a Riccardo Morandi, attraversava il torrente Polcevera, a Genova, tra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano. Il ponte, progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi, fu costruito tra il 1963 e il 1967 dalla Società Italiana per Condotte d’Acqua. Aveva una lunghezza di 1.182 metri, un’altezza al piano stradale di 45 metri e 3 piloni in cemento armato che raggiungevano i 90 metri di altezza; la luce massima era di 210 metri.

12,50: Il primo filmato uscito su You tube del crollo:

12,45: Ancora nessun aggiornamento sul crollo del ponte, si teme vi siano vittime sotto le macerie. Pare si sia sbriciolato, letteralmente, il pilone centrale e poi è venuto giù tutto il resto. Ovviamente l’A10 nel tratto di Genova è stata chiusa. Cominciano ad uscire le prime foto fatte dai testimoni oculari:

morandi2 ponte morandi

12,25: sono circa 100 metri del viadotto ad essere crollati sulla sottostante via Fillac. Si parla di automobili precipitate con le macerie del ponte ed abitazioni sottostanti coinvolte. Testimoni riferiscono di persone sotto le macerie.

Intorno alle 12.00 il ponte sull’A10 che passa sopra il centro di Genova è improvvisamente crollato. Il crollo potrebbero aver coinvolto automobili e, forse, anche le sottostanti abitazioni.

Forze dell’ordine e tutte le ambulanze disponibili sul territorio sono state dirottate sul posto.

Non sono ancora note le cause del crollo, le autorità sono ora concentrate sul salvataggio delle persone coinvolte…

Siamo in attesa di ulteriore notizie.