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La rana-toro da sei chili

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di Oliver Melis

Il 25 maggio 2017, la pagina Facebook della South Texas Hunting Association ha pubblicato due immagini di un uomo con una rana toro insolitamente grande:

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Markcuz Rangel ha condiviso una mostruosa rana-toro catturata il pomeriggio del giorno precedente in uno stagno luogo di pesca nel sud del Texas situato a Batesville.

Sebbene la South Texas Hunting Association abbia affermato che questa immagine mostrava una vera rana toro da quais sei chili, il sito Snopes.com, che ha commentato la notizia, si è detto da subito scettico nei confronti di questa affermazione riguardo alle dimensioni della creatura.

Semplicemente, 6 chili è un peso troppo grande per una rana. Le rane toro americane adulte, le rane più grandi degli Stati Uniti, pesano solo circa 1,5 chili che comunque è già un peso ragguardevole.
Anche la rana più grande del mondo, la rana di Golia, è troppo piccola per soddisfare i requisiti di questa affermazione. La Rana Golia, che ha una gamma di habitat relativamente piccola in Camerun e Guinea Equatoriale (e non si trova nel Sud del Texas), pesa solo circa tre chili.

Oltre al suo peso esagerato, si è sospettato che l immagine renda la rana più grande di quanto non sia in realtà forzando sulla prospettiva. È molto probabile che il cacciatore usi un attrezzo di qualche tipo per tenere la rana più vicina alla telecamera. Questo pone la rana in primo piano, facendola apparire molto più grande rispetto all’uomo, che resta in piedi sullo sfondo.

Ci sono tante fotografie curiose che mostrano che “tengono in mano” un monumento o magari il Sole o la Luna e questi sono buoni esempi di fotografia prospettica forzata. Provate a immaginare un uomo che tiene fermo un enorme monumento o un aereo e chiaramente non ha le stesse dimensioni dell’oggetto che ha apparentemente vicino.

La rana non è grande come sembra dall’immagine, è solo un’illusione ottica creata dalla posizione della rana verso la telecamera.

Un’affermazione simile, con una fotografia simile, che usava lo stesso trucco ottico, è stata fatta circolare nel novembre 2015. Quell’immagine era anch’essa falsa.

secondo un nuovo studio ci sarebbe un collegamento tra possibilità di sviluppare autismo ed inquinamento

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L’autismo preoccupa sempre di più  la salute pubblica: sempre più casi vengono registrati ogni anno, grazie anche  alle nostre abilità di diagnosticare più accuratamente la condizione.

Sebbene le cause dell’autismo non sono ancora state pienamente comprese, si ritiene che più della metà dei fattori che contribuiscano a questo disordine siano genetici. Tuttavia aumenta sempre più il riconoscimento di alcune  componenti ambientali e altri fattori come cause potenziali dell’autismo.

A questo proposito emerge un’analisi che esamina gli effetti a lungo termine dell’esposizione all’inquinamento durante i primi anni dell’infanzia su persone affette da DSA ( disturbi dello spettro autistico).

Secondo questo studio,  pubblicato sulla rivista  multidisciplinare Environment International,  l’esposizione all’inquinamento atmosferico può causare autismo e tratti di tipo autistico.

All’interno di questo dibattito, Yuming Guo – professore associato della Monash University’s School della Pubblica Salute e Medicina Preventiva –  afferma che  ‘’Il cervello in sviluppo dei bambini molto piccoli risulta  più vulnerabile  alle esposizioni tossiche dell’ambiente e vari studi hanno suggerito che ciò  può avere un impatto sulla funzione cerebrale e sul  sistema immunitario’’.

Un grande passo avanti, ma con ancora tanta strada da percorrere. Infatti il professore riconosce che ‘’questi effetti possono spiegare il forte collegamento che troviamo tra esposizione a sostanze inquinanti nell’aria e DSA, ma sono necessarie  nuove e ulteriori ricerche per esplorare più ampiamente  l’associazione tra inquinamento atmosferico e salute mentale’’.

La situazione è preoccupante in quanto, come afferma l’esperto,  l’inquinamento atmosferico globale sta rapidamente peggiorando.

Con la pubblicazione del  suo lavoro su Environment International, i ricercatori eseguono studi multipli su esseri umani e animali, esaminando gli effetti  a lungo termine dell’esposizione all’inquinamento su DSA  nell’utero e durante i primi anni di vita del bambino. Inoltre viene dato uno sguardo più attento e specifico sugli effetti che hanno sulla salute tre tipi di particolari sostanze – tra le quali  troviamo le  polveri sottili aerodisperse, che sono sottoprodotti di emissioni di industrie, costruzioni edilizie e inquinamento di veicoli.

Lo studio incorpora un totale di 124 bambini affetti da DSA e 1240  bambini in salute. Il team ha scoperto che l’esposizione  a certi tipi di inquinamento può aumentare il rischio di sviluppare DSA fino al 78%.

Ne emerge un quadro allarmante, perché si parla di inquinamento e dei suoi prodotti diretti : in particolare  un sottoprodotto chiamato diossina genera dei cambiamenti e delle  malfunzioni dei mitocondri, della ghiandola tiroidea e della comunicazione delle cellule nervose, che possono sfociare  in autismo.

Le diossine sono un sottoprodotto di certi processi industriali come lo sbiancamento della carta o la produzione di certi pesticidi ed erbicidi. Sin da quando cominciano il loro insano degrado, le diossine si accumulano  nell’ambiente e nell’atmosfera fino ad arrivare agli organismi viventi. Le persone  che sono più comunemente esposte ad esse conducono  un alimentazione basata su cibi di derivazione animale, latticini o carne.

E quando un bambino si trova esposto alle diossine durante la fase più vulnerabile dello sviluppo del suo cervello, si rileverebbe un aumento del rischio di sviluppare DSA o tratti di tipo autistico.

Comunque gli autori notano anche la presenza di altre sostanze inquinanti che probabilmente concorrono nello sviluppo del disturbo da spettro autistico , in questo modo è difficoltoso dire se le diossine conducano direttamente a questa condizione.

Negli ultimi 50 anni, sono stati prodotti ed elaborati più di 80 mila agenti chimici, 3000 dei quali sono usati largamente e senza dubbio costituiscono un rischio per l’uomo.

La situazione sembrerebbe ormai senza via d’uscita, ma sebbene sia indubbiamente complicata da gestire, occorre agire in maniera tempestiva.

Comprendendo la problematica  e come questi agenti si ripercuotono sulla salute umana, con una giusta  informazione  delle politiche standard globali si potrebbe addirittura arrivare a ridurre il danno  in futuro.

Tenerissimo questo video con l’orsetto ma gli esperti storcono la bocca

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Sicuramente, negli ultimi giorni sarà capitato a molti di vedere questo video diventato ormai virale.

Si tratta dell’ennesimo video carino, con  protagonista un graziosissimo e cuccioloso animale: un orsetto che arranca nel seguire la madre nella scalata di un ripido pendio nevoso, cadendo e rotolando giù ma senza mai arrendersi fino a riuscire a raggiungere la cresta già scalata dalla madre.

Il video è diventato virale, con oltre 14 milioni di visualizzazioni. In pratica, la scorsa settimana i social sono stati invasi dal video di questo cucciolo d’orso che cerca di arrampicarsi goffamente e con non poca fatica su di una montagna innevata per raggiungere mamma orsa.

Assistiamo a numerosi tentativi falliti da parte del cucciolo, non mancano esilaranti scivoloni, a volte snervanti, lungo il fianco della montagna. Il web impazzisce per queste cose. Ma alla fine  il cucciolo finalmente ce la fa  e riesce a ricongiungersi con la madre. Niente di più tenero e carino, se vogliamo anche commovente, insomma un’ esca perfetta per gli amanti dei video coccolosi .

Di fronte a tanta tenerezza, il popolo del web ha cominciato a condividere il video con hashtag come ‘’mai arrendersi’’ e mentre migliaia di persone erano intente a commentare la simpatia dell’impresa, i ricercatori e gli operatori di droni invece hanno notato qualcosa di preoccupante. Il drone che ha catturato la sequenza sembrerebbe trovarsi pericolosamente vicino alla vita della fauna selvatica.

Insieme ai commenti dei piloti di droni è arrivato quello della paleoecologista e assistente professore di  Scienze climatiche dell’Università del Maine, Dott.ssa. Jacquelyn Gill che con un tweet ha definito il video ‘’una bravata pericolosa da parte un operatore irresponsabile’’ – specificando che  ‘’Tormentare la vita selvatica degli animali per una foto, un selfie o un video non è mai ok. Rispettate gli animali dando loro spazio, e non condividendo posts che li vedono chiaramente in difficoltà o in pericolo solo perché qualcuno si è messo in testa di far diventare i video virali’’.

Senza dubbio, i droni sono incredibilmente utili per documentare e farci apprendere la vita degli animali selvatici nel mondo . Infatti nel giro degli ultimi anni, si sono dimostrati strumenti indispensabili per un incredibile numero di studi e progetti scientifici sulle biodiversità e sulla natura.

Basti vedere alcune delle incredibili riprese ad opera di droni per il documentario “Planet Earth II” della BBC.

Senza dubbio alcuno, i droni rappresentano un modo per osservare la fauna da vicino. Ma non troppo da vicino: sono strumenti il cui potenziale non è da sottovalutare, ma si potrebbe dire lo stesse delle conseguenze. Per tale motivo, non dovrebbero essere usati in modo incosciente e sconsiderato, dato che, risultando a volte rumorosi, potrebbero potenzialmente disturbare la tranquillità delle specie e della natura stessa.

Una ricerca pubblicata nel 2015 sugli orsi bruni nel nordovest del Minnesota, ha mostrato come gli apparecchi UAV (sigla di Unmanned aerial vehicle, veicoli aerei telecomandati – quali i droni) nelle vicinanze aumentino la frequenza cardiaca degli orsi, di ben 123 battiti al minuto.

I droni volando possono anche proiettare ombre o fattezze simili a quelle di uccelli rapaci e  predatori, cosa che potrebbe turbare certe specie.

Anche se gli effetti dei droni sul comportamento animale non  sono ancora stati sufficientemente studiati, scienziati e operatori di droni stanno prestando sempre più attenzione ai problemi che ne potrebbero derivare e stanno acquisendo sempre più consapevolezza delle conseguenze che possono procurare agli animali.

Lo dimostra un tweet dell’ecologista geografa dottoranda all’Università di Calgary, Lucy Gem Poley che sostiene che ‘’come  operatrice di droni, posso confermare che questi strumenti sono rumorosi e inaspettatamente spaventosi. Posso solo immaginare quanto siano fastidiosi per le specie animali’’ aggiungendo ‘’ Anche se i droni non generano un rilevante reazione sul comportamento animale, potrebbero comunque influenzarlo fisiologicamente (stress ormonale, frequenza cardiaca…)’’

Tornando al video in questione la risposta su twitter di un’altra operatrice di droni, Lida Far, non lascia spazio a dubbi,  definendosi ‘’disgustata dal modo in cui  l’operatore si sia spinto così fino a fondo per ottenere lo scatto perfetto’’

Ora, è  impossibile dire se gli orsi protagonisti del video in questione siano stati influenzati dalla presenza del drone ma il video serva di lezione per riflettere  e prestare maggior attenzione ai nostri comportamenti perché da questi ne possono derivare conseguenze, a volte spiacevoli, sulla vita delle specie che si trovano in natura.

Pezzi di un “UFO” caduti dal cielo danneggiano case ed edifici in un remoto villaggio cambogiano

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I residenti di un piccolo e remoto villaggio cambogiano sono stati svegliati da una sorpresa insolita – e un po’ pericolosa – la settimana scorsa, quando sono stati visti pezzi di metallo piovere dal cielo. Ad ora, le autorità non hanno ancora diffuso una versione ufficiale sulle cause dell’insolito fenomeno, portando alcuni a credere che dietro l’incidente potrebbe esserci qualcosa di extraterrestre.

Gli abitanti dell’area di Preah Vihear hanno detto di aver sentito un forte boato intorno alle 6:00 ora locale. Sono corsi fuori dalle case e hanno visto dozzine di pezzi di alluminio del peso di oltre 40 chilogrammi cadere dal cielo, colpendo le case e facendo danni per un raggio di 10 chilometri. Fortunatamente, non vengono riferiti feriti.

” Era mattina presto ed ho sentito un grande rumore che mi ha spaventato. Subito ho pensato che fosse successo qualcosa di brutto”, ha detto Sok Nol, un abitante del villaggio.” Quando sono andato a vedere c’era un grosso pezzo di metallo in terra in un campo e altri pezzi più piccoli intorno. Al momento abbiamo pensato si fosse schiantato un aereo ma nessuno dei pezzi faceva pensare ad un aereo…”

Anche la polizia locale non ha saputo spiegare l’eventi. Yin Chamnan, capo della polizia di Preah Vihear, ha confermato che i resti metallici sono state recuperati nel villaggio e ha spiegato che neanche la polizia regionale è riuscita a individuare la provenienza dei resti. Il caso verrà ora gestito da un team di specialisti.

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Complessivamente, 17 pezzi di alluminio e gomma sono caduti dal cielo.

”Abbiamo trovato più di 17 frammenti di alluminio e gomma. Ma stiamo continuando la ricerca e stiamo raccogliendo ulteriori informazioni dai testimoni”, ha detto.

Alcuni pensano che qualcosa fuori dal mondo possa essere responsabile.

Altri pensano che potrebbero essere frammenti di un drone perché i pezzi ritrovati non erano molto grandi. Quanto all’effettiva provenienza, nessuno se la sente di azzardare ipotesi.

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Si stima che i frammenti pesassero circa 40 chilogrammi 
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Come detto, al momento le autorità non hanno rilasciato alcuna spiegazione ufficiale riguardo all’accaduto e le ipotesi si susseguono.

La più probabile appare quella relativa alla possibilità che i frammenti appartengano a qualche grosso satellite o ad un grosso pezzo di spazzatura spaziale.

Elon Musk ritiene necessaria una Space Force. Novità sul BFR e Marte

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L’amministratore delegato di SpaceX, Elon Musk, afferma di sentirsi in sintonia con l’amministrazione Trump circa l’idea di creare una Space Force separata dalle altre forze armate.

In un’ampia intervista concessa al sito specializzato in tecnologia Recode, Musk ha sottolineato che anche quando fu creata l’arma dell’aeronautica militare, all’indomani della seconda guerra mondiale, ci furono molte reazioni negative e l’idea fu messa ripetuta mente in ridicolo, anche sottolineando l’inutilità dello spendere tanti soldi per creare un’arma indipendente. Per Musk, la nascita di una Space Force sarà inevitabile ed è bene cominciare a pensarci fin da ora.

Non sappiamo se il fatto che SpaceX e Blue Origin oggi sono le sole aziende private in grado di fornire un adeguato supporto logistico alla nuova branca delle forze armate abbia un qualche peso nella valutazione dell’istrionico imprenditore ma, in ogni caso Musk, nelle sue dichiarazioni, è apparso entusiasta del progetto dando il suo endorsement.

Secondo Musk, “Molta gente non ricorda quanto fu considerato ridicolo ed inutile creare l’Air force ma oggi tutti considerano una cosa ovvia che esista. Così sarà anche per la Space Force: oggi può apparire un’idea controversa ma col tempo diventerà ovvia l’utilità di una forza spaziale.

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Elon Musk, nell’intervista, ha collegato la Space Force e l’esplorazione spaziale, un’attività tradizionalmente associata ad agenzie civili come la NASA. “Sai, la difesa nello spazio è fondamentale, tutti quei satelliti valgono un sacco di soldi. E poi penso anche che potrebbe essere molto utile per espandere la nostra civiltà quando ci avventureremo nello spazio esterno.

Penso che potremmo avere una base sulla luna, per esempio. Una base su Marte. Bisogna pensare in grande ed espandere l’idea di una Space Force“, ha continuato.

Musk ha riconosciuto nell’intervista di non avere avuto “conversazioni dettagliate” con l’amministrazione Trump sui suoi piani per la Space Force e su quanto seria sia la Casa Bianca nella sua attuazione. “Ma penso che diventerà ovvio nel tempo che una Space Force è una cosa sensata da fare.”

Nell’intervista, che si concentrava più sulla sua altra società, la casa automobilistica Tesla, Musk non ha parlato molto delle attività di SpaceX. Ha, però, confermato che che SpaceX “punta ancora al 2024” per la sua prima missione su Marte, ma ha detto che la prima missione marziana del Big Falcon Rocket (BFR) potrebbe essere senza equipaggio. “Non sono sicuro che ci saranno persone a bordo o no“. Musk aveva detto, in un discorso del settembre 2017, che le prime due missioni verso Marte di SpaceX con equipaggio sarebbero andate su Marte nel 2024 con il BFR, un obbiettivo temporale che lo stesso Musk aveva successivamente indicato come “un’aspirazione“.

Speriamo che ci siano persone a bordo“, ha detto a proposito della missione del 2024. “Ma penso che ci sia una buona possibilità che almeno un velivolo senza pilota vada su Marte. Penso che proveremo a fare questo.”

Musk ha anche aggiunto che sta pensando di battezzare il primo BFR che si recherà su Marte “Heart of Gold“, e ricordiamo che “Cuore d’oro” è il nome dell’astronave con motore ad improbabilità infinità de “Guida galattica per gli autostoppisti”.

Aleksei Leonov e la prima passeggiata nello spazio – video

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di Oliver Melis

Aleksej Archipovic Leonov è nato a Listvjanka il 30 maggio del 1934 ed è stato il primo essere umano a lasciare la sua capsula spaziale per rimanere sospeso liberamente nello spazio.

Leonov iniziò il suo addestramento da pilota nel 1953 presso la scuola di piloti di Kremenchug in Ucraina che lasciò solo due anni dopo ottenendo il massimo dei voti con lode. Successivamente venne addestrato fino al 1957 a pilotare aerei caccia presso la scuola di piloti di Cuhuïv in Ucraina.

Diventato sottotenente dell’aeronautica militare sovietica, venne selezionato nel 1959 nel cerchio più ristretto dei piloti aspiranti per l’addestramento da cosmonauti. Insieme ad ulteriori 19 piloti fece parte del primo gruppo di cosmonauti dell’Unione Sovietica selezionati e nominati ufficialmente il 7 marzo 1960.

Nel giugno del 1963 venne nominato pilota di riserva per Valerij Fëdorovic Bykovskij per il volo nello spazio della Vostok 5, il secondo volo di gruppo (Vostok 6 con a bordo Valentina Vladimirovna Tereškova – la prima donna nello spazio – venne lanciato solo pochi giorni più tardi e pertanto due navicelle spaziali si trovarono nello spazio  contemporaneamente) nella storia dell’esplorazione umana nello spazio. Pertanto Leonov divenne candidato per una successiva missione della Vostok e, diversamente dagli altri cosmonauti, nel 1964 non iniziò l’addestramento per la nuova capsula spaziale Sojuz.

Nella primavera del 1964 venne deciso, che le successive missioni nello spazio sarebbero state eseguite con capsule spaziali del tipo Vostok appositamente modificate ed ora ufficialmente denominate Voschod. Questa navicella infatti era capace di trasportare un equipaggio di tre membri. Il primo volo della Voschod venne programmato per trasportare tre scienziati-cosmonauta nello spazio mentre il secondo volo fu programmato per fare in modo che un cosmonauta lasciasse il suo veicolo spaziale.

Leonov venne selezionato per la seconda missione ed a partire dal luglio dello stesso anno iniziò l’addestramento, in particolare per la manovra di uscita dalla capsula spaziale. Il 9 febbraio 1965 venne annunciata e confermata in via ufficiale la sua selezione quale membro dell’equipaggio di questa missione ed il suo particolare incarico, cioè quello di svolgere la prima attività extraveicolare della storia dell’esplorazione umana nello spazio.

Il 18 marzo del 1965 il cosmonauta trentenne Alexey Leonov si trovò alle prese con una sfida senza precedenti: Assieme al suo capo missione Pavel Belyayev era a bordo della navicella sovietica Voskhod 2, dalla quale sarebbe uscito nello spazio.

Cosmonauti russi ed astronauti americani avevano già orbitato intorno alla Terra, ma era la prima volta che un essere umano si sarebbe esposto al vuoto dello spazio. Leonov avrebbe effettuato la prima passeggiata spaziale.

90 minuti dopo il decollo, Leonov si diresse verso la camera di decompressione Volga della nave, assicurò un cavo da 5,35 metri intorno al suo torace, apri il portellone e si lasciò andare nel vuoto, con solo la tuta spaziale a proteggerlo. Per la prima volta un essere umano lasciava la sua navicella spaziale per galleggiare in orbita.

Una cinepresa montata su Volga, che Leonov aveva azionato uscendo, ha catturato la prima attività extraveicolare umana.

Leonov aveva una seconda telecamera fissata sul petto ma, a causa di un problema alla tuta, che a causa della pressione si era gonfiata impedendo all’astronauta di raggiungere il pulsante posizionato sulla coscia, non fu attivata.

Inizialmente Leonov pare non si fosse preoccupato dell’eccessivo volume raggiunto dalla sua tuta sicuramente rapito dal panorama mozzafiato e libero di orbitare attorno alla Terra.
Ma al momento del rientro Leonov si trovò in grande difficoltà: la sua tuta spaziale dopo 12 minuti di attività extraveicolare era diventata troppo rigida e voluminosa.

Che fare?

Leonov fece, forse, l’unica cosa possibile, sgonfiò la tuta aprendo una valvola e riuscì a rientrare all’interno del modulo Volga prima che la tuta si sgonfiasse del tutto, rischiando la decompressione. I guai però non erano finiti, poco dopo il rientro si accorse che il sistema di guida non era funzionante e i due compagni di missione dovettero cercare in fretta una soluzione per non finire bruciati nell’atmosfera o perdersi nello spazio riuscendo a orientare manualmente la capsula e calcolare l’esatta sequenza di accensione dei retrorazzi per riuscire a rientrare sani e salvi in patria.

La discesa fu molto brusca e l’atterraggio avvenne in una foresta siberiana nei pressi della cittadina di Solikamsk a 400 Km dal punto previsto. Il giorno seguente un team di ricerca li ritrovò sani e salvi nonostante la notte gelida passata senza riscaldamento.
Leonov oggi ha 84 anni ed è un eroe entrato nella storia dell’astronautica.

Individuati, su Marte, antichi laghi simili a quelli presenti sulla Terra

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Prima che Marte diventasse un mondo terribilmente freddo e arido, l’acqua scorreva sulla superficie del pianeta, proprio come succede qui sulla Terra. Ora, gli scienziati hanno identificato le tracce di tre diversi gruppi di antichi laghi, alcuni molto grandi, con un diametro di oltre 70 chilometri.

Si tratta di tre gruppi di laghi, ognuno di diversa origina: precipitazioni, sorgenti sotterranee e fiumi. Questi laghi sono stati individuati tutti nella regione chiamata Hellas Planitia, una depressione enorme prodotta da un grande ed antico impatto.

Nello studio, che arriva dal SETI, si afferma che la maggior parte di questi laghi presentano caratteristiche simili a laghi di origine analoga sulla Terra. Ad esempio, uno dei laghi di origine pluviale somiglia molto ad un’area caratteristica formata da un’alluvione che si trova nella parte orientale dello stato di Washington, negli USA. Un altro sembra avere caratteristiche simili a certe aree che si trovano lungo il Mississippi. Un altro lago marziano, pieno di sedimenti sembra quasi uguale ai laghi salati nelle Ande, dove il clima è freddo e secco. 

Gli autori dello studio arrivano ad affermare che, essendo l’area dove sono stati individuati questi laghi non troppo lontana da una zona vulcanica, i laghi potrebbero aver attraversato un’epoca in cui hanno goduto di temperature sufficientemente calde da poter ospitare nelle loro acque la vita.

Fonte: Astrobiology 

Un geyser inarrestabile di fango si sta lentamente diffondendo in California dalla faglia di San Andreas

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Una pozzanghera di fango non sembrerebbe una gran minaccia ma ce n’è una nella Imperial County della California che è così problematica, che è stato dichiarato lo stato d’emergenza.

Si chiama Niland Geyser ed è esattamente questo, un geyser di fango. il problema sta nel fatto che questa pozzanghera si sta lentamente muovendo sul terreno ed è arrivata ora a minacciare i binari della ferrovia e una strada statale.

Il Geyser del Niland apparve per la prima volta nel 1953 ma poi rimase tranquillo, senza causare problemi per decenni. Poi, circa 11 anni fa, è improvvisamente diventato attivo, diffondendo il fango sul terreno. Ora, le cose sono diventate più serie: negli ultimi sei mesi l’espansione della pozzanghera è aumentata considerevolmente. In pochi mesi, il Geyser Niland ha percorso 18,3 metri.

In seguito, ha percorso altri 18 metri in un solo giorno, arrivando in modo preoccupante vicino alle linee ferroviarie della Union Pacific, alla State Route 111, a un oleodotto e alle linee di telecomunicazione a fibre ottiche.

Nel complesso, questa pozzanghera ribollente si è spostata di circa 73 metri da dove era un decennio fa.

foto aerea del geyser del Niland

(Imperial county, nel cerchio rossa la pozza di fango)

È un disastro lento“, ha commentato Alfredo Estrada, capo dei vigili del fuoco della contea e coordinatore dei servizi di emergenza. Il mese scorso, la contea ha annunciato lo stato d’emergenza per l’area interessata.

Ci sono stati diversi tentativi di fermare il fango. Il bacino è stato prosciugato, sono stati scavati pozzi per cercare di alleviare la pressione sul geyser. I materiali di risulta dello scavo sono stati addirittura gettati dentro il Geyser nella speranza di chiuderlo.

La Union Pacific Railroad, preoccupata dall’avanzare della grande pozzanghera ha costruito un muro di acciaio e massi di 22,9 metri di profondità e 36,6 metridi lunghezza tra la sorgente di fango e la ferrovia ma non c’è stato nulla da fare: il mese scorso, il fango si è infiltrato sotto al muro ed ha continuato ad insinuarsi verso i binari.

La fonte del fango, conosciuta come la sorgente di fango, si trova all’estremità meridionale della faglia di San Andreas, al confine tra le placche tettoniche del Nord America e del Pacifico.

Tuttavia, è importante notare che la presenza e il movimento del geyser non sono segni di attività sismica. Il fango è associato a un limite tettonico, ma in realtà è un po’ come un sinkhole (sia pure pieno di fango).

Niland Geyser Railroad

(I lavori per tentare di fermare la marea di fango nella sua avanzata)

Il geyser Niland ha un’origine geotermica per cui l’acqua è forzata verso l’alto attraverso il terreno. L’acqua non è molto calda, solo 27 gradi Celsius ma il fango ribolle per via del gas di anidride carbonica che si diffonde da sotto il terreno, liberato da precedenti attività sismiche.

Stando a quanto riportano le cronache, dalla pozza si alza un leggero odore di uova marce, non insolito per questo tipo di fenomeni, causato da idrogeno solforato sciolto nell’acqua.

Insomma, nonostante tutti i tentativi di fermarla, la pozza continua a muoversi lungo la morbida roccia sedimentaria chiamata pietra fangosa di cui è costituito il suolo nell’area, lasciando una scia umida che indebolisce l’integrità del terreno fino a una profondità di circa 9-12 metri, rendendolo paludoso e inadatto al supporto strutture.

Visto quello che sta succedendo, la California, quindi, non ha bisogno di preoccuparsi che il tanto atteso terremoto “Big One colpisca. Il Geyser Niland è abbastanza grande da provocare grandi preoccupazioni già da solo.

La Union Pacific Railroad ha già costruito un percorso alternativo per i suoi treni. Se il fango continuerà ad espandersi e ad insinuarsi nel terreno potrebbe essere necessario implementare una soluzione più permanente, come un ponte o un viadotto per scavalcare l’area interessata.

Ora le preoccupazioni sono puntate verso la statale 111: se il fango dovesse continuare ad avanzare ed arrivasse ad insinuarsi sotto la strada, il dipartimento dei trasporti della California è già pronto a chiudere l’arteria.

Sorpresa: il DNA non ha solo una struttura a doppia elica

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All’inizio di quest’anno, gli scienziati hanno identificato l’esistenza di una nuovissima struttura del DNA mai vista prima nelle cellule viventi. La struttura del DNA non è solo a doppia elica.

La scoperta di ciò che viene descritto come un “nodo contorto” del DNA nelle cellule viventi conferma che il nostro codice genetico è realizzato con una simmetria più complessa della semplice struttura a doppia elica che tutti associano al DNA. È importante sottolineare che le forme di queste varianti molecolari influenzano il funzionamento della nostra biologia.

Quando la maggior parte di noi pensa al DNA, visualizza la doppia elica“, ha spiegato Daniel Christ, immunologo del Garvan Institute of Medical Research in Australia ad aprile, quando è stata fatta la scoperta. “Questa nuova ricerca ci ricorda che esistono strutture del DNA completamente diverse – e potrebbe essere importante per le nostre cellule“.

La componente del DNA identificata dal team è chiamata struttura intercalata (i-motif), che fu identificata già negli anni ’90 , ma fino ad ora era stata osservata solo in vitro, non nelle cellule viventi.

Grazie al team di Christ, ora sappiamo che l’i-motif si trova naturalmente nelle cellule umane, il che significa che il significato della struttura per la biologia cellulare – che è stato precedentemente messo in dubbio, dato che era stato dimostrato solo in laboratorio – richiede una nuova attenzione da parte dei ricercatori.

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(Zeraati et al., Nat Chem, 2018)

Se la tua unica familiarità con le forme del DNA sono le doppie spirali elicoidali rese famose da Watson e Crick, la configurazione del motivo intercalato potrebbe essere una sorpresa.

L’i-motif è un” nodo “di DNA a quattro fili,” ha spiegato il genomicista Marcel Dinger, che ha co-diretto la ricerca.

Nella struttura a nodo, le lettere C [citosina] sullo stesso filamento di DNA si legano l’una all’altra – in modo molto diverso da una doppia elica, dove “lettere” poste su fili opposti si riconoscono e dove C si lega a Gs [ guanina]“.

Secondo Mahdi Zeraati di Garvan, il primo autore del nuovo studio, l’i-motif è solo una delle numerose strutture del DNA che non prendono la forma a doppia elica – inclusi A-DNA, Z-DNA, triplex DNA e Cruciform DNA – e che potrebbe anche esistere nelle nostre cellule.

Un altro tipo di struttura del DNA, chiamata G-quadruplex (G4) DNA, è stato visualizzato per la prima volta da ricercatori in cellule umane nel 2013, utilizzando un anticorpo ingegnerizzato per rivelare il G4 all’interno delle cellule.

Nello studio dello scorso aprile, Zeraati e gli altri ricercatori impegnati nello studio hanno utilizzato lo stesso tipo di tecnica, sviluppando un frammento di anticorpo (chiamato iMab) che poteva specificamente riconoscere e legarsi a i-motifs.

In tal modo, ha evidenziato la sua posizione nella cellula attraverso l’immunofluorescenza.

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Rappresentazione artistica sovrapposta all’imaging dell’anticorpo iMab (verde) nei nuclei delle cellule (Chris Hammang)

Ciò che ci ha eccitato di più è che abbiamo potuto vedere i punti verdi – i-motivi – apparire e scomparire nel tempo, quindi sappiamo che si stanno formando, dissolvendo e formando di nuovo“, ha detto Zeraati.

Mentre c’è ancora molto da imparare su come funziona la struttura i-motif, i risultati indicano che gli i-motif transitori generalmente si formano tardivamente nel “ciclo di vita” di una cellula – specificamente chiamata fase tardiva G1, quando il DNA viene attivamente ‘letto’ .

Gli i-motif tendono anche ad apparire in quelle che sono conosciute come regioni “promotore” – aree del DNA che controllano l’attivazione o la disattivazione dei geni – e nei telomeri, marcatori genetici associati all’invecchiamento.

Pensiamo che l’andare e venire degli i-motif sia un indizio della loro funzione e attività. Sembra probabile che siano lì per aiutare a attivare o disattivare i geni e per influenzare la lettura o meno di un gene.”

Ora che sappiamo definitivamente dell’esistenza effettiva di questa forma di DNA nelle cellule in vivo, i ricercatori dovranno impegnarsi per capire esattamente quale sia la funzione di queste strutture all’interno delle cellule.

Come spiega Zeraati, le risposte potrebbero essere davvero importanti – non solo per l’i-motif, ma anche per l’A-DNA, lo Z-DNA, il triplex e il DNA cruciforme.

Queste conformazioni alternative del DNA potrebbero essere importanti per le proteine ​​cellulari per riconoscere la loro sequenza di DNA cognitivo ed esercitare le loro funzioni di regolazione. Pertanto, la formazione di queste strutture potrebbe essere di fondamentale importanza affinché la cellula funzioni normalmente e qualsiasi aberrazione in queste strutture potrebbe avere conseguenze patologiche“.

I risultati di questo studio sono stati riportati in Nature Chemistry.

Trump va avanti sulla Space Force

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Tempo fa, il presidente Trump diede incarico al pentagono di studiare le modalità operative necessarie per attivare una nuova forza armata, la Space force, che dovrebbe avere come compito la sicurezza del territorio americano contro tutte le minacce in arrivo dallo spazio, ad esempio asteroidi come i NEO che potrebbero collidere con il nostro pianeta. Ora la Casa Bianca ha rilasciato alcuni dettagli su questo nuovo ramo delle forze armate statunitensi.

La US Space Force sarà la sesta branca delle forze armate, dopo la Marina, l’Aeronautica, l’Esercito, i Marines e la Guardia Costiera. Secondo la Casa Bianca, la Space Forcesalvaguarderà il dominio americano nello spazio“.

Gli Stati Uniti sono la nazione del mondo come maggiore attività nello spazio anche se negli ultimi anni Cina, Europa e Russia hanno incrementato le loro attività mentre altre piccole nazioni come l’Australia, l’India, il Giappone e anche alcuni paesi arabi. Al contempo sono ormai diversi i soggetti privati, non solo americani, che si accingono ad avviare lo sfruttamento economico dello spazio.

L’implementazione della Space Force sarà guidata da sei raccomandazioni del National Space Council.

Il National Space Council fu originariamente istituito nel 1989 sotto George Bush Sr. È stato sciolto nel 1993, poi ristabilito dall’attuale Presidente nel 2017.

C’è da aggiungere che Trump, a differenza dei suoi predecessori sembra nutrire un effettivo interesse verso l’esplorazione spaziale, tanto che ha ordinato alla NASA di tornare sulla Luna e di posporre i piani di esplorazione umana di Marte a dopo aver stabilito una presenza permanente americana sul nostro satellite.

Secondo le informazioni diffuse dalla Casa Bianca, le sei raccomandazioni sono:

  • Formare un Comando Spaziale degli Stati Uniti per coordinamento e controllo delle nostre forze spaziali statunitensi, in grado di sviluppare tattiche, tecniche e procedure per operazioni spaziali militari.
  • Stabilire la Space Force come ramo separato e distinto dell’esercito la cui missione sarà organizzare, addestrare e equipaggiare le forze spaziali di combattimento.
  • Chiedere al Congresso di autorizzare l’istituzione di una Forza Spaziale e fornire finanziamenti per il Comando Spaziale degli Stati Uniti.
  • Avvio di una revisione congiunta da parte del Consiglio nazionale dello spazio e del Consiglio di sicurezza nazionale delle autorità operative spaziali esistenti per il conseguimento degli obiettivi di sicurezza nazionale, informata dalla valutazione delle autorità richiesta da parte di DOD.
  • Creare un’Agenzia di sviluppo spaziale per garantire che gli americani nella Space Force abbiano capacità di combattimento all’avanguardia.
  • Creare meccanismi collaborativi con la comunità di intelligence per migliorare l’unità degli sforzi per lo sviluppo di capacità e operazioni spaziali.

L’obiettivo dichiarato del presidente è preparare i militari ad affrontare le sfide nello spazio ora e nel futuro. La Casa Bianca afferma che lo spazio è ora un “dominio di guerra“, anche se non è chiaro cosa significhi. Non ci sono state, finora, guerre nello spazio.

Aspetti critici della Space force

Il presidente Trump ha molti critici che senza dubbio condanneranno questo annuncio. Ad esempio, potrebbero fare riferimento al Trattato sullo spazio extraatmosferico, firmato nel 1967 dagli Stati Uniti e Unione Sovietica e, successivamente, da altri 106 paesi, che potrebbe essere una buona ragione per non perseguire attività militari nello spazio.

Quel trattato, però, non proibisce il posizionamento di armi convenzionali nello spazio, ma solo le armi di distruzione di massa (ADM). In ogni caso, l’attuale Presidente non ha mostrato alcuna riluttanza a rompere i trattati sottoscritti dai precedenti governi degli Stati Uniti.

I critici potrebbero anche dire che per un paese armato fino ai denti, tutto sembra un potenziale campo di battaglia.

Non c’è dubbio, però, che gli Stati Uniti abbiano avversari reali che non hanno esitato a cercare di influenzare le ultime elezioni, rubare tecnologie e ricorrere allo spionaggio militare ed industriale. Potrebbe apparire non irragionevole che una nazione come gli Stati Uniti possano sentire la necessità di proteggere i suoi beni spaziali, quali ad esempio le reti satellitari, da eventuali sabotaggi o altri tentativi di distruzione.

La Casa Bianca riconosce la vulnerabilità spaziale degli Stati Uniti e afferma che “il presidente Trump sta intervenendo per assicurare che l’esercito americano sia equipaggiato per proteggere la nostra nazione e preservare la nostra libertà di operare nello, dallo e verso lo spazio“.

Space Force: argomenti a favore

Ci sono obiettivi più ampi legati alla creazione della Space Force, secondo la dichiarazione della Casa Bianca. Il presidente vuole rivitalizzare le attività americane nello spazio.

Tre politiche delineano questa rivitalizzazione:

  • Riorienta il nostro programma spaziale verso l’esplorazione umana dello spazio profondo.
  • Libera le possibilità dell’impresa spaziale commerciale americana.
  • Protegge le risorse spaziali vitali migliorando la gestione del traffico spaziale.

I lettori di Universe Today saranno particolarmente interessati al primo aspetto della direttiva spaziale della politica trumpiana. Lo slancio che sta alla base delle missioni umane per esplorare lo spazio profondo è in corso da molto tempo.

C’è un desiderio represso negli appassionati del settore a causa delle ultime amministrazioni. La NASA, però, appare pronta per la nuova sfida imposta dal presidente Trump. Per il 2020 lo Space Launch System (SLS) con la navicella spaziale Orion dovrebbero compiere il loro primo volo (automatico) circumlunare e negli anni seguenti sarà costruita la nuova stazione spaziale in orbita cislunare. ed è già in fase progettuale la prima missione umana verso Marte che dovrebbe svolgersi sul finire degli anni ’30.

Forse l’annuncio della Space Force provocherà un maggiore slancio verso gli obiettivi spaziali della NASA.

Ci sono attori ostili in tutto il mondo, alcuni dei quali hanno già lanciato missili anti-satellite ad ascesa diretta …” Ha affermato qualche tempo fa l’amministratore della NASA Jim Bridenstine.

Eppure, lo spazio sta diventando un luogo molto commerciale, almeno in Low Earth Orbit (LEO) e non conviene a nessuno renderlo un luogo poco sicuro. Bridenstine, afferma che lo spazio attualmente muove un’economia annuale di 383 miliardi di dollari USA, destinata a crescere e sono decine di migliaia di posti di lavoro collegati all’industria spaziale.

La stessa NASA ha centinaia di miliardi di dollari di risorse nello spazio. Lo spazio è la prossima frontiera non solo per l’esplorazione e la scoperta, ma anche per il capitalismo. E, dal punto di vista di Trump, quest’attività economica deve essere salvaguardata da rivali e incidenti.

Nel video sottostante, Bridenstine afferma che ci sono “attori ostili in tutto il mondo“, alcuni dei quali hanno già lanciato e sono in grado di lanciare ancora missili anti-satellite. In un contesto simile, la creazione di una Space Force è una risposta ragionevole ma apre anche le porte ad una possibile escalation nel caso che le nazioni rivali degli Stati Uniti decidessero di fare altrettanto.

La Space Force, comunque, permetterà agli Stati Uniti di riorganizzare le proprie attività nello spazio sotto un unico ombrello. Attualmente, il personale che lavora su attività militari legate allo spazio viene spesso prelevato da altre organizzazioni e filiali delle Forze Armate.

La Space Force consentirà ai professionisti di rimanere in un’organizzazione per tutta la loro carriera.

Bisogna anche ricordare che, affinché la Space Force di Trump divenga realtà sarà necessaria l’approvazione del congresso che dovrà autorizzarne la costituzione e stanziare un bilancio apposito. In questo senso, le elezioni di medio termine che si svolgeranno il 6 novembre saranno fondamentali per Trump.

Il presidente ha rianimato il Consiglio nazionale dello spazio con un ordine esecutivo, ma i finanziamenti per quel consiglio devono ancora essere approvati dal Congresso.

Quindi, per ora, stiamo continuando a parlare solo di un’idea. Pare improbabile, però, che di fronte ad una questione di sicurezza nazionale qualche politico negli Stati Uniti decida di pronunciarsi contro, indipendentemente da quanto sia grande il deficit federale.

L’America, ormai da decenni, agisce letteralmente come forza di polizia mondiale, spesso con risultati controversi, bisogna aggiungere.

È chiaro che con l’aumento dell’attività nello spazio da parte di un numero maggiore di nazioni, alcune delle quali possono avere obiettivi diversi dall’esplorazione e dalla scoperta, è necessaria una sorta di presenza forzata per scoraggiare qualsiasi attività indesiderabile.

Forse la Space Force può fornirlo, e forse la sua presenza in LEO può impedire che si verifichi qualsiasi attività illegale.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Universe Today. Leggi l’articolo originale.