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Newton, l’antipatico

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Isaac Newton uno delle più geniali menti della storia della scienza aveva un pessimo carattere. Assolutamente incapace di sopportare critiche e con un ego smisurato diede vita ad alcuni scontri in ambito scientifico che hanno fatto epoca.
Dopo la pubblicazione dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica nel 1687, divenne una vera e propria celebrità, venne nominato Presidente della Royal Society e fu il primo scienziato a ricevere il titolo di cavaliere.
Questo non gli impedì di scontrarsi con l’astronomo reale John Flamsteed, che in precedenza gli aveva fornito una serie di dati preziosi per i Principia, ma che ora si rifiutava di dargli le informazioni da lui cercate. Newton era un uomo che non accettava un rifiuto. Si fece nominare nel Direttivo del Royal Observatory e cercò quindi di imporre la pubblicazione immediata di questi dati. Alla fine, riuscì a far sì che il lavoro di Flamsteed venisse confiscato e preparato per la pubblicazione da un nemico mortale dello stesso Flamsteed, Edmond Halley.
L’astronomo reale riuscì però all’ultimo istante ad ottenere un’ordinanza della corte che bloccava l’opera trafugata. Newton, infuriato, si vendicò cancellando sistematicamente ogni riferimento a Flamsteed nelle successive edizioni dei Principia.
Questo scontro però non raggiunse i livelli al calor bianco che riguardarono quello che il buon Newton ebbe con il filosofo e matematico tedesco Gottfried Leibniz. Sia Leibniz sia Newton, indipendentemente, avevano sviluppato una branca della matematica nota come calcolo infinitesimale, che sta alla base della maggior parte della fisica moderna.
Oggi sappiamo che il calcolo infinitesimale era stato scoperto alcuni anni prima da Newton che però non aveva pubblicato i risultati per il solito problema che finché non era super sicuro di ogni teoria o scoperta preferiva non esporsi pubblicamente per la sua congenita incapacità di sopportare le critiche.
Ne seguì quindi un’aspra controversia sulla paternità della scoperta che divise la comunità scientifica. Ancora una volta Isaac non esitò a giocare le sue carte con una disinvoltura altamente criticabile. Si scoprì in seguito che la maggior parte degli articoli che lo avevano appoggiato nel suo scontro con Leibnitz, firmati da suoi amici, erano in realtà stati scritti da lui stesso.
Leibniz però fece un errore madornale appellandosi alla Royal Society per dirimere la controversia. In quanto Presidente, Newton nominò un comitato «imparziale» per indagare sulla questione e, guarda caso, i membri di questo comitato erano tutti suoi amici! Ma non solo: fu poi lo stesso Newton a stilare il rapporto del comitato e a farlo pubblicare dalla Royal Society, accusando ufficialmente Leibniz di plagio.
Non ancora soddisfatto Newton scrisse una recensione anonima in una pubblicazione della Royal Society conosciuta come Commercium Epistolicum, che condanna Leibniz come un plagiario colpevole di avere nascosto la propria conoscenza delle idee altrui.
Quando il matematico tedesco morì nel 1716, Newton crudelmente dichiarò di aver provato una grande soddisfazione nello «spezzare il cuore di Leibniz».

Breaking News: primi due casi in Italia di nuovo coronavirus – Live update

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Sono stati confermati due casi di nuovo coronavirus a Roma. Lo ha annunciato in presidente del consiglio Conte in conferenza stampa congiunta con il ministro della sanità Speranza.
Conte ha chiarito che si tratta di due cittadini cinesi a Roma per turismo, trattenuti in osservazione allo Spallanzani da ieri ed oggi confermati come casi di nuovo Coronavirus.
Secondo quanto riportato nella conferenza stampa, i due la stanza d’albergo dei due turisti cinesi è stata sigillata mentre sono in corso indagini per accertare eventuali contatti dei due turisti durante il loro soggiorno.
I due cinesi erano in Italia da dieci giorni, arrivati a Milano sono poi giunti a Roma. Al momento non è chiaro se abbiano visitato altre località.
Il premier ha annunciato anche che il traffico aereo da e per la Cina è stato chiuso.
La stanza dove i due soggiornavano nell’Hotel Palatino in via Cavour è stata sigillata. Ora si trovano ricoverati allo Spallanzani.
A quanto pare, inoltre, un pullman con a bordo turisti cinesi arrivati in Italia con lo stesso tour operator della coppia e diretto allo stesso albergo è stato scortato dalla polizia fino all’ospedale Spallanzani per controlli e misure preventive.
Ulteriori misure di prevenzione potrebbero essere applicate nei confronti delle persone con cui potrebbe essere entrata in contatto la coppia. “Siamo vigili e molto attenti: non ci siamo fatti trovare impreparati“, ha spiegato il premier. “Lo Spallanzani è la Bibbia in questo settore. Non c’è nessun motivo di creare panico e allarme sociale – ha spiegato Conte – domani mattina ho convocato un consiglio dei ministri. Adotteremo altre misure in modo da mettere in campo tutte le strutture competente, ivi compresa la protezione civile”.
Per gli italiani provenienti da Wuhan che stanno per essere rimpatriati, quarantena in una caserma situata all’interno della “città militare” della Cecchignola, alla periferia sud di Roma.

L’esopianeta Kelt-9b è così caldo da riuscire a disintegrare le sue stesse molecole

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KELT-9b, un esopianeta da poco scoperto, presenta temperature altissime, più alte persino di molte stelle.

KELT-9b è un gigantesco esopianeta, la sua temperatura superficiale raggiunge i 7.800  gradi Fahrenheit ma, nonostante ciò, presenta un’atmosfera. Un nuovo studio, che utilizza i dati dello Spitzer Space Telescope della NASA, ha rivelato che le sue molecole vengono costantemente disintegrate.

L’esopianeta è stato scoperto dagli astronomi nel 2017, grazie al progetto Kilodegree Extremely Little Telescope, che combina insieme la capacità di osservazione di due telescopi, uno in Sudafrica e l’altro nell’Arizona meridionale.
Il pianeta ultra caldo ha ferro e titanio nella sua atmosfera
Il pianeta ultra caldo presenta molecole di ferro e di titanio nella sua atmosfera.
L’esopianeta è ciò che gli astronomi chiamano “Giove ultra-caldo”. Gli Hot Jupiter sono tra i primi esopianeti ad essere stati scoperti. Questi giganti rossi gassosi sono diversi da qualsiasi pianeta del nostro sistema solare, e le loro orbite sono troppo vicine alle loro stelle per poter ospitare la vita sulla loro superficie.
KELT-9b, è una rarità all’interno della classe degli esopianeti, posizionato nella costellazione del cigno, orbita attorno a una stella a 670 anni luce dalla Terra. KELT-9 presenta un raggio quasi tre volte più grande di quello di Giove, ed è cosi vicino alla sua stella che impiega un giorno e mezzo terrestre per completare la sua rotazione.
Il pianeta presenta una risonanza orbitale, ciò determina la stessa condizione che si crea tra la nostra Luna e la Terra, quindi anche KELT-9 mostra sempre la stessa faccia alla sua stella. I nuovi dati forniti dallo Spitzer, un telescopio orbitale ad infrarossi della NASA, che oggi andrà ufficialmente in pensione, hanno mostrato che le molecole di idrogeno gassoso vengono distrutte nella parte del pianeta illuminata dalla stella. Le molecole che durante il giorno vengono distrutte, non si riformano fino a che non si trovano nel lato notturno del pianeta, che risulta leggermente più fresco. Il processo si ripete ogni qualvolta le molecole si trovano nel lato illuminato del pianeta. I risultati scoperti sono stati pubblicati, questa settimana, sulla rivista Astrophysical Journal Letters.
Megan Mansfield, autore principale dello studio e studente universitario presso l’Università di Chicago, dichiara che KELT-9 presenta delle temperature cosi estreme da risultare molto più caldo degli altri esopianeti”. Lo Spitzer, grazie alla sua sensibilità alle variazioni di calore, ha permesso agli astronomi di rilevare il flusso di temperatura tra il giorno e la notte. La differenza di temperatura non è molta, ciò dimostra che il calore probabilmente scorre dal lato diurno verso il lato notturno.
Quindi, nonostante il pianeta sia formato da un “lato caldo“, visto che la vicinanza con la stella “blocca” Kelt-9 b con una faccia perennemente rivolta verso il corpo celeste, e un “lato freddo”, i ricercatori hanno scoperto che le due parti sono più equilibrate di quanto si aspettavano.
Lo stesso vale per il punto più caldo del pianeta: si pensava che si trovasse durante la fase di mezzogiorno, quando la superficie del pianeta si trova direttamente di fronte alla sua stella ospite. Invece, i nuovi dati suggeriscono che il punto caldo di KELT-9b non si trova direttamente sotto i raggi diretti della stella, bensì si trova a circa 20 gradi ad est di mezzogiorno. I ricercatori sono convinti che KELT-9b, sarà in grado di sorprendere ancora molto.

Coronavirus di Wuhan, nuova “peste nera” o psicosi globale?

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Il coranavirus che ha scatenato un focolaio epidemico inizialmente nella città di Wuhan e che poi si è diffuso nel resto della Cina e da li, attraverso casi per adesso relativamente isolati, in diversi altri paesi del mondo sta ingenerando una vera e propria psicosi globale.
Ma ci troviamo davvero di fronte ad una sorte di “nuova peste”? Ad oggi, 30 gennaio 2020, i dati ci dicono il contrario. Le persone infettate dal virus sono  8.235 anche se questi numeri potrebbero essere sottostimati ed i decessi 171. Centoquarantatre i pazienti guariti dopo aver contratto il virus.
Il  tasso di mortalità, sempre ad oggi, è del 2-3%. L’epidemia della SARS che colpì la Cina tra il 2002 ed il 2003 colpì oltre 8.000 persone e causò 750 decessi con un tasso di mortalità del 9%. Secondo i dati del Ministero della Sanità,gli italiani deceduti per complicazioni dovute all’influenza nella stagione 2018-2019 sono stati 198. Questo dato riguarda i “normali” virus influenzali che per la stragrande maggioranza della popolazione colpita provocano soltanto qualche giorno di febbre, spossatezza e raffreddore ma che comunque ogni inverno mietono qualche centinaia di vittime tra i soggetti a rischio. Ogni persona colpita dal coronavirus di Wuhan infetta mediamente tra 1,5 e 3 persone. Un malato di morbillo può infettare dalle 7 alle 29 persone.
Per quanto riguarda invece le ripercussioni economiche dovute al coronavirus queste sono attualmente più allarmanti di quelle che si ebbero sempre in Cina in conseguenza dell’epidemia di SARS tra il 2002 e il 2003 considerando che siamo ancora  lontani  dal picco epidemico. Si stima al momento un rallentamento del PIL cinese intorno al 1%. Con la SARS, nel 2003, l’economia del gigante asiatico arretrò del 3% con una perdita di 40 miliardi di dollari.
Ovviamente tutti questi dati, sia quelli di natura epidemiologica che quelli di natura economica, sono soggetti a possibili e anche significative variazioni in base all’andamento dell’epidemia.

Fare attività fisica prima di colazione, fa bruciare più grasso?

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Da anni c’è un dibattito che riguarda quando fare colazione, in relazione all’esercizio fisico. Bisogna mangiare prima o dopo aver fatto attività fisica?
Alcuni sostengono che mangiare prima di fare attività fisica, fa aumentare gli zuccheri nel sangue e da al corpo la possibilità di aumentare la durata e l’intensità dell’allenamento. Inoltre impedirebbe anche l’affaticamento o le vertigini. Altri sostengono, invece, che se si digiuna prima dell’allenamento, si brucia nettamente più grasso.
Un piccolo studio del Regno Unito sostiene quest’ultimo punto di vista: su 30 uomini obesi o in sovrappeso, coloro che si sono esercitati prima di colazione, hanno bruciato il doppio del grasso, rispetto agli uomini che hanno mangiato prima di allenarsi.
I ricercatori dichiarano che sfortunatamente il gruppo “mangia-dopo” non ha perso più peso del gruppo “mangia-prima” durante le sei settimane dello studio, ma che digiunare prima degli esercizi fisici, ha avuto effetti positivi sulla salute di quel gruppo.
Saltare il pasto prima dell’esercizio ha reso i muscoli degli uomini più sensibili all’insulina, che controlla i livelli elevati di zuccheri nel sangue, riducendo così il rischio di diabete e malattie cardiache.
Il gruppo che si è esercitato prima di colazione ha aumentato la propria capacità di rispondere all’insulina, il che è ancora più notevole dato che entrambi i gruppi hanno perso una quantità simile di peso ed hanno guadagnato una forma fisica molto simile“, ha dichiarato il fisiologo dell’esercizio Javier Gonzalez, un professore associato presso il dipartimento di salute dell’Università di Bath.
L’unica differenza è stata la tempistica dell’assunzione di cibo“, ha aggiunto Gonzalez.
Uno studio del 2017 dell’Università di Bath, anch’esso scritto da Gonzalez, ha esaminato 10 uomini ottenendo gli stessi risultati: a causa dei bassi livelli di zucchero nel sangue dopo il digiuno, gli uomini hanno bruciato più grassi.
Uno studio del 2010 ha trovato risultati simili, studiando un gruppo di 28 uomini sani e fisicamente attivi. Alcuni non si sono allenati, altri sono stati divisi in due gruppi e sono stati sottoposti a estenuanti esercizi mattutini di corsa e ciclismo quattro volte a settimana. Un gruppo ha mangiato prima di svolgere attività sportiva, mentre l’altro dopo averla svolta.
Probabilmente non è una sorpresa che il gruppo che non ha svolto attività fisica, abbia guadagnato peso. Contrariamente allo studio del 2017, anche il gruppo che ha fatto colazione prima dell’allenamento ha guadagnato peso. A mantenere il proprio peso, a perdere grasso e mantenere ottimi livelli di zuccheri nel sangue, è stato il gruppo che si è allenato a stomaco vuoto.
Se si sceglie di allenarsi a stomaco vuoto, bisogna tenere a mente alcuni suggerimenti per evitare che il tessuto muscolare si rompa: bisogna utilizzare le quattro R di recupero (reidratare, riempire, riparare e rinforzare), bisogna bere acqua o bevande energetiche, bisogna consumare un pasto al termine dell’allenamento, entro 15-30 minuti, con un rapporto di carboidrati 4: 1 e proteine di alta qualità.
Alcune buone scelte sono frutta e yogurt greco magro oppure una banana con burro di arachidi.

Avvengono sempre più scoperte archeologiche, contribuendo a migliorare la nostra conoscenza dell’origine dell’uomo

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Nel 1924, il cranio di un bambino di 3 anni trovato in Sudafrica cambiò per sempre il nostro modo di pensare alle origini umane.
Il Taung Child, il nostro primo incontro con un antico gruppo di proto-umani o ominini chiamati australopitecine, è stato un punto di svolta nello studio dell’evoluzione umana. Questa scoperta ha spostato il focus della ricerca delle origini umane da Europa e Asia sull’Africa, ponendo le basi per l’ultimo secolo di ricerca nel continente “culla del genere umano.”
Poche persone allora sarebbero state in grado di prevedere ciò che gli scienziati sanno dell’evoluzione oggi, e ora il ritmo delle scoperte è più veloce che mai. Anche dall’inizio del XXI secolo, i libri di testo sulle origini umane sono stati riscritti più volte. Solo 20 anni fa, nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che gli scienziati sanno oggi sul passato dell’umanità, per non parlare di quanta conoscenza si potesse estrarre da un ditale di sporcizia, un graffio su una placca dentale o dai satelliti nello spazio.

I fossili umani stanno superando l’albero genealogico

In Africa, ora ci sono diversi candidati fossili per il primo ominino datati tra 5 e 7 milioni di anni fa, più o meno il momento in cui, in base alle differenze nel nostro DNA, pensiamo che gli umani probabilmente si sono separati dalle altre Grandi scimmie.
Sebbene scoperto negli anni ’90, la pubblicazione dello scheletro di 4,4 milioni di anni soprannominato “Ardi” nel 2009 ha cambiato il punto di vista degli scienziati su come gli ominidi hanno iniziato a camminare.

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Fossili come quello di Australopithecus sediba, scoperto in Sudafrica, stanno rimodellando l’albero genealogico umano. Foto di Brett Eloff. Per gentile concessione del professor Berger e Wits University , CC BY-SA

A completare i nostri nuovi parenti ci sono alcune australopitecine, tra cui Australopithecus deryiremeda e Australopithecus sediba, oltre a una specie potenzialmente remota del primo Homo che riaccese il dibattito su quando gli umani iniziarono a seppellire i loro morti.
Anche le prospettive sulla nostra stessa specie sono cambiate. Gli archeologi in precedenza pensavano che l’ Homo sapiens si fosse evoluto in Africa circa 200.000 anni fa, ma la storia è diventata più complicataI fossili scoperti in Marocco risalgono a 300.000 anni fa, in linea con le prove del DNA antico. Ciò solleva dubbi sul fatto che la nostra specie sia emersa in ogni singolo posto.
Questo secolo ha portato anche scoperte inaspettate in Europa e in Asia. Dagli enigmatici “hobbit” sull’isola indonesiana di Flores ai Denisovani in Siberia, i nostri antenati potrebbero aver incontrato una varietà di altri ominidi quando si sono diffusi fuori dall’Africa. Proprio quest’anno, i ricercatori hanno segnalato una nuova specie scoperta nelle Filippine.
Gli antropologi si stanno rendendo conto che i nostri antenati Homo sapiens avevano molti più contatti con altre specie umane di quanto si pensasse in precedenza. Oggi l’evoluzione umana assomiglia meno all’albero di Darwin e più a un flusso fangoso e intrecciato.

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L’ascesa dell’archeologia biomolecolare significa nuove opportunità di collaborazione interdisciplinare tra scienziati sul campo e di laboratorio. Christina Warinner , CC BY-ND

Il DNA antico rivela vecchie relazioni

Molte scoperte recenti sono state rese possibili dalla nuova scienza del DNA antico.
Da quando gli scienziati hanno sequenziato completamente il primo antico genoma umano nel 2010, i dati di migliaia di individui hanno fornito nuove intuizioni sulle origini e sulla storia antica della nostra specie.

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Lo scavo del 2010 nella Galleria orientale della grotta di Denisova, dove sono state scoperte le antiche specie di ominidi conosciute come i Denisovani. Bence Viola. Dipartimento di Antropologia, Università di Toronto , CC BY-ND

Una scoperta scioccante è che sebbene i nostri lignaggi si siano separati fino a 800.000 anni fa, gli umani moderni e i Neanderthal si accoppiarono più volte durante l’ultima era glaciale. Questo è il motivo per cui molte persone oggi possiedono un po’ di DNA di Neanderthal.
Grazie al DNA antico i ricercatori hanno identificato per la prima volta i misteriosi Denisovani, che si sono incrociati con noi ed i Neanderthal. E mentre la maggior parte degli studi sono ancora condotti su ossa e denti, è ora possibile estrarre il DNA antico da altre fonti come lo sporco delle caverne e la gomma da masticare vecchia di 6000 anni.
I metodi genetici stanno anche ricostruendo le relazioni individuali e familiari e collegando gli individui antichi ai popoli viventi ponendo fine a dibattiti di decenni.
Le applicazioni vanno ben oltre gli umani. La paleogenomica sta producendo sorprendenti scoperte su piante e animali da semi e scheletri antichi nascosti nel retro dei musei.

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I musei di storia naturale sono ricchi di informazioni, alcune delle quali possono essere sfruttate solo attraverso nuovi metodi biomolecolari. Gli scienziati analizzano scheletri di animali moderni e fossili per porre domande sul passato usando proteine ​​antiche. Mary Prendergast presso i musei nazionali del Kenya , CC BY-ND

Le biomolecole stanno rendendo visibile l’invisibile

Il DNA non è l’unica molecola che rivoluziona gli studi del passato.
La paleoproteomica, lo studio di antiche proteine, è in grado di determinare le specie di un fossile e recentemente ha collegato una scimmia estinta alta 9 piedi e 1300 libbre che visse quasi 2 milioni di anni fa con gli oranghi di oggi.
Il calcolo dentale è particolarmente istruttiva, rivelando tutto da chi beveva latte 6000 anni fa alla sorprendente diversità di piante, alcune probabilmente medicinali, nelle diete di Neanderthal. Questo studio può aiutare gli scienziati a comprendere le malattie antiche e come il microbioma intestinale umano è cambiato nel tempo. I ricercatori hanno persino trovato indizi culturali: il lapislazzuli blu brillante intrappolato nel calcolo renale di una suora medievale ha portato gli storici a riconsiderare chi ha scritto manoscritti miniati.

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Gli scienziati hanno inaspettatamente trovato il pigmento di lazurite nella placca calcificata aggrappata a un dente di donna dell’XI-XII secolo, sfidando l’ipotesi che i monaci maschi fossero i principali produttori di manoscritti medievali. Christina Warinner , CC BY-ND

I residui lipidici intrappolati nelle ceramiche hanno rivelato le origini del consumo di latte nel Sahara e hanno dimostrato che i vasi dalla forma strana trovati in tutta l’età del bronzo e dell’età del ferro erano antichi biberon.
I ricercatori usano “codici a barre” a base di collagene di diverse specie animali per rispondere a domande che vanno da quando i ratti asiatici arrivavano come naufraghi su navi dirette in Africa a quali animali venivano usati per produrre pergamene medievali o persino per rilevare microbi lasciati dal bacio di un monaco su una pagina.

I big data stanno rivelando grandi schemi

Mentre le biomolecole aiutano i ricercatori a ingrandire i dettagli microscopici, altri approcci consentono loro di rimpicciolire. Gli archeologi hanno utilizzato la fotografia aerea dagli anni ’30, ma le immagini satellitari ampiamente disponibili ora consentono ai ricercatori di scoprire nuovi siti e monitorare quelli esistenti a rischio. I droni che sorvolano i siti aiutano a indagare su come e perché sono stati realizzati e combattono il saccheggio.

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Gli archeologi usano sempre più la tecnologia per capire come i siti si adattano al loro ambiente e per documentare i siti a rischio. Qui, un drone ha catturato un indizio (un tumulo che indica l’accumulo di antichi insediamenti) nella regione del Kurdistan in Iraq. Jason Ur , CC BY-ND

Originariamente sviluppato per applicazioni spaziali, gli scienziati ora utilizzano LIDAR, una tecnica di telerilevamento che utilizza i laser per misurare le distanze, per mappare le superfici 3D e visualizzare i paesaggi qui sulla Terra. Di conseguenza, antiche città stanno emergendo dalla fitta vegetazione in luoghi come il Messico, la Cambogia e il Sudafrica.
Anche le tecnologie che possono scrutare sottoterra dalla superficie, come Ground Penetrating Radar, stanno rivoluzionando il campo, ad esempio rivelando strutture precedentemente sconosciute a Stonehenge. Sempre più, gli archeologi sono in grado di fare il loro lavoro senza nemmeno scavare una buca.

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I metodi di rilevamento geofisico consentono agli archeologi di rilevare caratteristiche sepolte senza scavare grandi buchi, massimizzando la conoscenza e minimizzando la distruzione. Mary Prendergast e Thomas Fitton , CC BY-ND

I team di archeologi stanno combinando grandi set di dati in nuovi modi per comprendere i processi su larga scala. Nel 2019, oltre 250 archeologi hanno unito le loro scoperte per dimostrare che gli esseri umani hanno alterato il pianeta per migliaia di anni, ad esempio, con un sistema di irrigazione di 2000 anni fa in Cina. Questo fa eco ad altri studi  che sfidano l’idea che l’Antropocene, l’attuale periodo definito dalle influenze umane sul pianeta, sia iniziato solo nel 20° secolo.

Nuove connessioni stanno aumentando nuove possibilità

Questi progressi riuniscono i ricercatori in modi nuovi ed entusiasmanti. Oltre 140 nuove linee di Nazca, antiche immagini scolpite in un deserto peruviano, sono state scoperte usando l’intelligenza artificiale per setacciare immagini di droni e satelliti. Con la ricchezza di immagini satellitari online ad alta risoluzione, i team si stanno anche rivolgendo al crowdsourcing per trovare nuovi siti archeologici.
Sebbene le nuove partnership tra archeologi e specialisti scientifici non siano sempre prive di tensioni, vi è un crescente consenso sul fatto che studiare il passato significhi raggiungere campi diversi.
Il movimento Open Science mira a rendere questo lavoro accessibile a tutti. Gli scienziati, tra cui gli archeologi, condividono i dati più liberamente all’interno e all’esterno dell’Accademia. Programmi di archeologia pubblicascavi di comunità e collezioni di musei digitali stanno diventando comuni. Puoi persino stampare la tua copia di fossili famosi da scansioni 3D disponibili gratuitamente o un libro da colorare archeologico in oltre 30 lingue.

Studiare il passato per cambiare il nostro presente

Poiché i nuovi metodi consentono una visione profonda della storia condivisa dell’umanità, una delle sfide è garantire che queste intuizioni siano rilevanti e utili nel presente e nel futuro.
In un anno caratterizzato da scioperi climatici guidati dai giovani e da una maggiore consapevolezza di un pianeta in crisi, può sembrare controproducente guardare indietro nel tempo.
Tuttavia, così facendo, gli archeologi stanno fornendo supporto empirico ai cambiamenti climatici e rivelando come i popoli antichi hanno affrontato ambienti difficili.
Ad esempio, gli studi dimostrano che mentre la produzione industriale di carne ha costi ambientali gravi, la transumanza – una pratica tradizionale del bestiame che si muove stagionalmente, ora riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale – ha contribuito a promuovere la biodiversità e la salute paesaggistica in passato.
Oggi gli archeologi stanno contribuendo con i loro metodi, dati e prospettive ad una visione per un pianeta meno danneggiato e più giusto. Mentre è difficile prevedere esattamente cosa riserva il prossimo secolo in termini di scoperte archeologiche, una nuova attenzione ai “passati utilizzabili” punta in una direzione positiva.

Il Voyager 2 ha problemi di alimentazione; si sta lavorando per ripristinare la normale operatività

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Il team di missione delle sonde Voyager della NASA sta lavorando per riportare la missione alle condizioni operative dopo l’attivazione di una delle routine autonome di protezione dai guasti del Voyager 2. Routine multiple di protezione dai guasti sono state programmate sia nel Voyager 1 che nel Voyager 2 per consentire al veicolo spaziale di agire automaticamente per proteggersi in caso di circostanze potenzialmente dannose. Al Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California, gli ingegneri sono ancora in comunicazione con il Voyager 2 e stanno ricevendo la telemetria.
Lanciati nel 1977, Voyager 1 e Voyager 2 sono entrambi . Sabato 25 gennaio, il Voyager 2 non ha eseguito una manovra programmata in cui il veicolo spaziale ruota di 360 gradi per calibrare il suo strumento di campo magnetico di bordo. L’analisi della telemetria dal veicolo spaziale ha indicato che un ritardo inspiegabile nell’esecuzione a bordo dei comandi di manovra ha lasciato attivi due sistemi che consumano livelli relativamente elevati di potenza operativa contemporaneamente. Ciò ha causato un sovraccarico nel sistema di alimentazione.
La routine del software di protezione dai guasti è stata progettata per gestire automaticamente un evento del genere e, in base alla progettazione, sembra aver disattivato gli strumenti scientifici del Voyager 2 per compensare il deficit di alimentazione. Il 28 gennaio, gli ingegneri Voyager sono riusciti a spegnere uno dei sistemi ad alta potenza e riacceso gli strumenti scientifici, ma non hanno ancora ripreso a prendere i dati. Il team sta ora rivedendo lo stato del resto del veicolo spaziale e sta lavorando per riportarlo alla normale operatività.
L’alimentazione del Voyager 2 proviene da un generatore termoelettrico radioisotopico (RTG), che trasforma il calore generato dal decadimento di un materiale radioattivo in elettricità per alimentare il veicolo spaziale.
A causa del naturale decadimento del materiale all’interno dell’RTG, il budget energetico del Voyager 2 diminuisce di circa 4 watt all’anno. L’anno scorso, gli ingegneri hanno spento il riscaldatore primario per lo strumento del sottosistema di raggi cosmici Voyager 2 al fine di compensare questa perdita di potenza e lo strumento continua a funzionare.
Oltre a gestire l’alimentazione di ciascun Voyager, gli operatori di missione devono anche gestire la temperatura di alcuni sistemi sul veicolo spaziale. Se, ad esempio, le linee del carburante del veicolo spaziale dovessero congelarsi e rompersi, Voyager non sarebbe più in grado di puntare la sua antenna verso la Terra per inviare dati e ricevere comandi. La temperatura del veicolo spaziale viene mantenuta mediante l’uso di riscaldatori o sfruttando il calore in eccesso proveniente da altri strumenti e sistemi di bordo.
Il team ha impiegato diversi giorni per valutare la situazione attuale principalmente a causa della distanza del Voyager 2 dalla Terra, calcolata attualmente in circa 18,5 miliardi di chilometri. Le comunicazioni, che viaggiano alla velocità della luce, impiegano circa 17 ore per raggiungere in veicolo spaziale e occorrono altre 17 ore affinché una risposta dell’astronave ritorni sulla Terra. Di conseguenza, gli ingegneri di missione devono attendere circa 34 ore per scoprire se i loro comandi hanno avuto l’effetto desiderato sul veicolo spaziale.

Coronavirus: gli specialisti dell’Hong Kong University parlano di 44 mila persone infettate

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Esperti medici dell’Università di Hong Kong hanno avvertito che i governi dovrebbero attuare “misure draconiane” per limitare la diffusione del nuovo virus Wuhan, affermando che il numero di casi è probabilmente molto più alto di quanto riportato.
Il preside della facoltà di medicina dell’università, Gabriel Leung, ha dichiarato che il suo team ha stimato che da sabato circa 44.000 persone nella sola Wuhan sarebbero state probabilmente infettate dal nuovo virus.
Circa 25.000 di questi erano probabilmente malati, con gli altri solo nella fase di incubazione e che non mostravano ancora sintomi.
Con la stima di una percentuale di infezione drasticamente superiore all’ultimo conteggio ufficiale di casi confermati – e le infezioni ora riportate in una dozzina di paesi – gli esperti dell’HKU hanno affermato che un’epidemia globale potrebbe essere imminente.
Leung ha affermato che fino ad oggi si ritiene che il numero di persone che infettate sia raddoppiato ogni 6 giorni.
Ha detto che l’epidemia dovrebbe raggiungere il picco a Chongqing, Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen in aprile o maggio e che potrebbe attenuarsi gradualmente tra giugno e luglio.
Secondo Leung, le città do0vrebbero prendere immediatamente quelle che ha definito misure “sostanziali e draconiane” per limitare la mobilità della popolazione.
L’epidemiologo ha affermato che il suo team ha inviato il suo rapporto all’Organizzazione mondiale della sanità e ai governi centrale e di Hong Kong, poiché ciò potrebbe influire sulle loro politiche.
La notizia è stata ripresa dal sito Medical facts del Professor Roberto Burioni, non certo un complottista.

Aggiornamento coronavirus 30 gennaio 2020

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Nelle ultime 24 ore i casi confermati sono saliti a 7783 con 170 morti accertati. Non sembra vi sia ancora un calo dei casi registrati giornalmente in Cina mentre aumentano leggermente i casi registrati fuori della Cina, complice anche il rimpatrio dei cittadini stranieri dalla Cina. In Giappone, ad esempio, tre dei giapponesi rimpatriati da Wuhan sono risultati positivi al coronavirus, due dei quali ancora asintomatici.
Centinaia di cittadini stranieri vengono ora evacuati da Wuhan, il centro dell’epidemia di coronavirus in Cina. L’Australia prevede di mettere in quarantena i suoi evacuati sull’isola di Natale a 2000 km dalla terraferma. Anche il Giappone, gli Stati Uniti e l’UE stanno rimpatriando i loro cittadini.
British Airways ha sospeso tutti i voli da e verso la Cina continentale, in quanto il Foreign Office del Regno Unito ha messo in guardia contro “tutti i viaggi tranne quelli essenziali“. Diverse altre compagnie aeree hanno adottato misure simili. United Airlines e Cathay Pacific stanno limitando i voli, mentre Lion Air, una delle maggiori compagnie aeree della regione, fermerà i voli per la Cina da sabato.
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Sono ormai un centinaio di casi confermati in paesi diversi dalla Cina, tra questi 14 in Thailandia e 11 in Giappone. In Italia continuano le segnalazioni di casi sospetti ma, fino ad ora, nessun caso è stato confermato ufficialmente. Nel resto d’Europa sono saliti a 5 i casi accertati in Francia e sono 4 quelli registrati in Germania.
In Cina, intanto, il People’s Daily, il più grande quotidiano cinese e portavoce del Partito Comunista, ha lanciato una campagna di “confutazione dei rumors“. Il giornale sta diffondendo sull’app WeChat, molto utilizzata in Cina, poster digitali condivisibili che confutano una serie di dicerie perniciose che si sono diffuse sui social cinesi. Questi brevi annunci dai colori lilla, a loro volta, fanno luce su quali voci hanno raggiunto il pubblico più vasto e / o che il governo ritiene più dannose.

La serie “Non credete a queste voci!” Ha affrontato una serie di paure: “un uomo che viaggiava in treno aveva una sosta di 10 minuti a Wuhan ed era stato infettato dal virus”. “La SARS fu un attacco di guerra biologica”. “Un ospedale di Pechino aveva un paziente infetto che è fuggito diffondendo il virus”. “Bere radice di indaco e aceto affumicato può aiutare a prevenire dal contrarre il virus”.

Insomma, tutto il mondo è paese complottismo e fake news sono diffuse anche sotto un regime centralizzato come quello cinese ma qui ogni voce viene rapidamente smentita. In risposta alle voci sulla guerra biologica, ad esempio, il poster spiega che si tratta di una teoria della cospirazione infondata che non fornisce alcun vantaggio nel prevenire la diffusione del virus. Critica la voce come “assolutamente infondata e senza merito; crea solo terrore e aggiunge caos al caos“.

Il clima sta cambiando? 10 segni che lo dimostrano

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Il cambiamento climatico è indubbiamente in atto, ci sono molte prove alcune delle quali schiaccianti. Il nostro pianeta cambia velocemente e molte specie non riusciranno ad adattarsi.
A conferma di quanto le cose stiano cambiando, la natura ci manda dei segnali inaspettati. Vediamone alcuni.

Invasione di orsi polari

All’inizio di quest’anno 52 orsi polari hanno invaso un insediamento russo in un remoto arcipelago. Spesso gli orsi, nella stagione invernale, si avvicinano alle coste meridionali della Russia per cacciare le foche, ma il processo di fusione dei ghiacci ha probabilmente spinto gli animali nelle zone interne in cerca di cibo, attratti dalla spazzatura e dalle discariche.

Livelli record di biossido di carbonio

Quest’anno gli scienziati hanno rilevato una quantità di CO2 maggiore rispetto a quella presente nell’atmosfera 800 mila anni fa, molto prima che la nostra specie si evolvesse. I livelli di gas serra nel maggio scorso erano pari a 415 parti per milione, a effettuare le misurazioni è stato il NOAA dal suo osservatorio di Mauna Loa alle Hawaii. Durante le ere glaciali, i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera erano pari a circa 200 ppm, mentre nei periodi interglaciali si attestavano a circa 280 ppm. Oggi ci troviamo nel bel mezzo di un’era interglaciale e stiamo emettendo CO2 e altri gas serra aumentando di 3 ppm il contenuto di anidride carbonica ogni anno.

Accelerazione della scomparsa del permafrost artico

Gli scienziati si sono accorti che quest’anno gli strati di permafrost presenti nell’artico canadese, che sarebbero dovuti durare settanta anni, hanno iniziato a sciogliersi. La notizia è giunta come uno shock perché si riteneva che la temperatura dell’aria non sarebbe aumentata così tanto da avviare lo scioglimento. I ricercatori comunque hanno individuato altre possibili cause, temperature estive sopra la media, scarsità di vegetazione e altri fattori potrebbero aver accelerato in maniera insolita lo scioglimento.

La scorsa estate, in Alaska ha fatto più caldo che a New York

Il 2019 è stato il primo anno nella storia registrata in cui Anchorage posta a 595 Km dal circolo polare artico, in Alaska, ha raggiunto i 32 gradi Celsius. Una temperatura veramente afosa registrata il 4 luglio quando a New York si registravano solo 29° Celsius.

Gli incendi artici erano visibili dallo spazio

Gli incendi che hanno devastato ampie zone della Russia hanno generato così tanto fumo l’estate scorsa che sono stati visibili dallo spazio. L’Osservatorio della Terra della NASA ha catturato immagini degli oltre 100 incendi che si sono verificati nell’Artico alla fine di luglio. L’artico si riscalda più rapidamente di altre parti del pianeta aumentando i rischi di causare incendi, i più estesi dei quali scatenati forse da fulmini. Nelle regioni di Irkutsk, Krasnoyarsk e Buriazia hanno bruciato oltre 1.295 chilometri quadrati di terra.

Più di 200 renne sono morte per fame

Quest’estate, sono state rinvenute oltre 200 renne morte sull’isola di Svalbard in Norvegia. Gli animali muoiono di fame a causa dei cambiamenti climatici che ha interrotto il loro accesso ai vegetali che consumano. Nella zona, le temperature più alte portano più pioggia, il terreno intriso d’acqua gela in inverno ricoprendo la tundra di una calotta ghiacciata che ha impedito alle renne di raggiungere i pascoli invernali.

Luglio è stato il mese più caldo mai registrato

Luglio 2019 è stato davvero caldo, addirittura più caldo del giugno 2016. Ora il 2019 è tra i primi 5 anni più caldi della storia.

Più della metà della calotta glaciale della Groenlandia si è sciolta

A luglio 217 miliardi di tonnellate (197 miliardi di tonnellate) di acqua di fusione sono finite dalla calotta glaciale della Groenlandia nell’Oceano Atlantico. Il disgelo massiccio rappresenta alcuni dei peggiori scioglimenti dal 2012. A luglio, il 56% della calotta glaciale si era sciolto, con temperature, da 15 a 20 F al di sopra la media, il solo scioglimento di luglio è stato sufficiente per aumentare il livello medio globale del mare di 0,5 mm, secondo il Post.

Record delle temperature a settembre

Anche settembre è entrato nella lista dei mesi più caldi mai registrati. E’ stato il settembre più caldo del pianeta da quando, 140 anni fa, è iniziata la registrazione delle temperature nel Nord America.

I batteri “carnivori” si stanno diffondendo

Quest’anno, gli scienziati hanno pubblicato un rapporto che descrive in che modo i batteri “carnivori” che vivono nell’oceano potrebbero diffondersi in acque basse precedentemente non interessate, grazie ai cambiamenti climatici. Gli autori descrivono cinque casi di gravi infezioni batteriche che mangiano carne nelle persone che sono state esposte all’acqua o ai frutti di mare dalla baia di Delaware. Tali infezioni sono state storicamente rare nella baia di Delaware, poiché il batterio responsabile della malattia, chiamato Vibrio vulnificus, preferisce acque più calde, come quelle nel Golfo del Messico.
Ma con l’aumento della temperatura degli oceani a causa dei cambiamenti climatici, il V. vulnificus potrebbe spostarsi più a nord, rendendo queste infezioni più comuni in aree precedentemente vietate.
Fonte: https://www.livescience.com/10-signs-of-climate-change-in-2019.html