martedì, Aprile 22, 2025
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Il talento di Mr. Hubble

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Tutti i grandi  scienziati sono ovviamente dotati di un talento fuori dal comune, ma tutti hanno  bisogno anche di una  generosa dose di fortuna per completare studi e ricerche che lasceranno il  segno nella  storia dell’evoluzione  del  sapere umano.
Non fa quindi eccezione Edwin Hubble (1889-1953) colui  che ha di fatto scoperto l’universo. Da giovane  Hubble era un ottimo atleta, tanto che detiene ancora il record di salto in alto delle scuole superiori dell’Illinois. Queste doti  sportive gli consentirono  frequentando l’Università dell’Illinois di vincere  una borsa di studio Rhodes (per meriti sportivi) e passare tre anni nella  prestigiosa università di  Oxford, in  Inghilterra. Al  suo rientro in patria, Hubble trascorse un periodo  a Louisville,  nel Kentucky, dove per compiacere il padre perfezionò  i suoi studi  in legge.
Alla morte del genitore però il buon Edwin  tornò al suo amore vero, quello  per  la scienza e prese il dottorato in astronomia all’Università di Chicago fotografando  le cosiddette nebulose deboli. Dopo un breve periodo di servizio militare  nella Grande Guerra, Hubble incassò il  primo colpo di fortuna, fu assunto da George Ellery Hale all’osservatorio di Mount  Wilson.
L’osservatorio di Yerkes dove aveva svolto le ricerche per il  dottorato possedeva il più grande telescopio rifrattore del mondo, con un metro di diametro (per inciso è  ancora il più grande di questa tipologia). Per avere un’idea della potenza dello strumento il cannocchiale di Galileo aveva un diametro di 3,7 centimetri e con questo rudimentale congegno il  genio pisano aveva osservato le stelle nella banda luminosa chiamata Via Lattea.
Yerkes ha  un diametro 27 volte più grande  e quindi aveva 729 volte  la capacità di raccogliere la  luce di quello  di Galileo. La Dea Bendata aveva fatto si che Hubble venisse assunto da Hale  proprio mentre  questi costruiva il più grande telescopio riflettore del mondo con un diametro di ben 2,5 metri. Per ragioni intrinseche i telescopi rifrattori non possono avere un diametro maggiore di un metro, quindi  Hubble si trovò a disposizione uno strumento in grado di osservare singole stelle distanti fino a 1,6 anni  luce e attraverso la  tecnica fotografica ad alta esposizione andare ancora più  in  la nello spazio e nel tempo.
Il funzionamento del telescopio riflettore inventato  da Sir Isaac  Newton si fonda  sulla luce che entra dall’estremità anteriore e colpisce un grande  specchio  posto sul fondo che la riflette. Grazie ad un piccolo specchio  secondario la  luce viene poi indirizzata verso un punto  focale esterno al tubo dove  si piazza l’oculare. Questa tipologia di telescopi permette  di sostenere specchi decisamente  più grandi di un metro di diametro.
Hubble  arrivò a Los Angeles nel 1919 ed iniziò a lavorare con il nuovo potentissimo telescopio  appena  fu finito  di realizzare. Scattò numerose fotografia di quella che allora era chiamata la Nebulosa  di Andromeda e scoprì che in realtà  M31 era piena di stelle.
Notò anche alcune stelle splendenti che individuò come variabili Cefeidi  che emettevano la loro luminosità  in modo regolare nel  tempo e  così riuscì a calcolare  la distanza di M31 Andromeda sia pure sotto stimandola.
Grazie a quella fortunata assunzione Edwin Hubble ottenne un posto imperituro nella storia dell’astronomia.

COVID-19: combinazione di trattamenti antivirali e antinfiammatori

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Sia la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) sia la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) sono caratterizzate da una risposta infiammatoria sovraesuberante e, per la SARS, la carica virale non è correlata al peggioramento dei sintomi.

Nella nostra precedente corrispondenza con The Lancet, abbiamo descritto come il grafico della conoscenza derivata dall’intelligenza artificiale proprietaria BenevolentAI, interrogato da una serie di algoritmi, ha permesso l’identificazione di un bersaglio e un potenziale terapeutico contro la coronavirus 2 della SARS (SARS-CoV-2; l’agente che causa la COVID-19). Abbiamo identificato un gruppo di farmaci approvati che potrebbero inibire l’endocitosi mediata da clatrina e quindi inibire l’infezione virale delle cellule. I bersagli farmacologici sono membri della famiglia della chinasi associata a intorpidimento (NAK), inclusi AAK1 e GAK, la cui inibizione ha dimostrato di ridurre l’infezione virale in vitro.

Baricitinib è stato identificato come un inibitore NAK, con un’affinità particolarmente elevata per AAK1, un regolatore fondamentale dell’endocitosi mediata dalla clatrina. Abbiamo suggerito che questo farmaco potrebbe essere utile nel contrastare le infezioni da SARS-CoV-2, previo adeguato test clinico.
Per portare avanti questo lavoro in un breve lasso di tempo, una necessità quando si tratta di un nuovo patogeno umano, abbiamo riesaminato l’affinità e la selettività di tutti i farmaci approvati nel nostro grafico delle conoscenze per identificare quelli con proprietà antivirali e antinfiammatorie.
Si prevede che tali farmaci rivestano particolare importanza nel trattamento di casi gravi di COVID-19, quando la risposta infiammatoria dell’ospite diventa una delle principali cause di danno polmonare e successiva mortalità. Il confronto delle proprietà dei tre migliori candidati è mostrato nella tabellaBaricitinib, fedratinib e ruxolitinib sono potenti e selettivi inibitori della JAK approvati per indicazioni come l’artrite reumatoide e la mielofibrosi. Tutti e tre sono potenti antinfiammatori che, in quanto inibitori della segnalazione JAK-STAT, sono probabilmente efficaci contro le conseguenze degli elevati livelli di citochine (incluso l’interferone-γ) generalmente osservate nelle persone con COVID-19 ·

Sebbene i tre candidati abbiano analoghi poteri inibitori JAK, un’elevata affinità per AAK1 suggerisce che baricitinib sia il migliore del gruppo, soprattutto dato il suo dosaggio orale giornaliero e il profilo accettabile di effetti collaterali.

L’effetto collaterale più significativo osservato in oltre 4214 anni-paziente nei programmi di sperimentazione clinica utilizzati per la registrazione dell’Agenzia europea per i medicinali è stato un piccolo aumento delle infezioni del tratto respiratorio superiore (simile a quello osservato con metotrexato), ma l’incidenza di infezioni gravi (ad es. herpes zoster) in oltre 52 settimane è stata piccola (3,2 per 100 pazienti-anno) e simile al placebo.

L’uso di questo agente in pazienti con COVID-19 per 7-14 giorni, ad esempio, suggerisce che gli effetti collaterali sarebbero banali.

Tabella Proprietà di tre farmaci candidati antivirali e antinfiammatori
Baricitinib ruxolitinib Fedratinib
Dose giornaliera, mg 2-10 25 400
Affinità e l’efficacia: K d o IC 50 , Nuovo Messico

AAK1

Senza cellule 17 100 32
Cellula 34 700 960
GAK

Senza cellule 136 120 1
Cellula 272 840 30
BICICLETTA

Senza cellule 40 210 32
Cellula 80 1470 960
JAK1
Senza cellule 6 3 20
Cellula 12 20 600
JAK2
Senza cellule 6 3 3
Cellula 11 21 100
JAK3
Senza cellule > 400 2 79
Cellula > 800 14 2370
TYK2
Senza cellule 53 1 20
Cellula 106 7 600
farmacocinetica
Legame alle proteine ​​plasmatiche 50% 97% 95%
max (nessun impegno), nM 103

117 170
Sicurezza: dose tollerata ≤10 mg / giorno ≤20 mg due volte al giorno ≤400 mg / giorno
Vedere i documenti di approvazione normativa per ulteriori informazioni su questi farmaci. K d = costante di dissociazione. IC 50 = concentrazione inibitoria semi-massima. C max = concentrazione sierica massima.
* Tutti i valori sono IC 50 tranne i valori liberi da cella per AAK1, GAK e BIKE; Valori “liberi da cellule” indicano l’attività inibitoria contro le proteine ​​purificate nel test biochimico; I valori di “cellula” indicano l’attività di inibizione enzimatica all’interno di una cellula.
† In assenza di misurazioni dirette dell’inibizione del farmaco nelle cellule, i valori di affinità e efficacia previsti per le cellule sono derivati ​​dal rapporto di ciascun composto per il loro obiettivo primario; ad esempio, per baricitinib, IC 50 AAK1 [cell] = (IC 50 AK1 [cell] / IC 50 AK1 [cell free]) × IC 50 AAK1 [cell free].
‡ Alla dose di 10 mg.
Altri inibitori NAK previsti dall’algoritmo AI includono una combinazione dei farmaci oncologici sunitinib ed erlotinib, che hanno dimostrato di ridurre l’infettività di una vasta gamma di virus, tra cui il virus dell’epatite C, il virus della dengue, il virus dell’Ebola e il virus respiratorio sinciziale.

Tuttavia, sunitinib ed erlotinib sarebbero difficili da tollerare per i pazienti alle dosi richieste per inibire AAK1 e GAK. Al contrario, alle dosi terapeutiche utilizzate per il trattamento di pazienti con artrite reumatoide, si prevede che le concentrazioni plasmatiche libere di baricitinib siano sufficienti per inibire l’AAK1, e potenzialmente GAK, nei test cellulari.

È improbabile che l’inibizione prevista dell’endocitosi mediata da clatrina da parte di baricitinib venga osservata con altri farmaci antiartritici o inibitori della JAK. La nostra analisi degli inibitori JAK strettamente correlati ruxolitinib e fedratinib ( tabella) illustra che l’esposizione al plasma non legata prevista necessaria per inibire gli enzimi necessari per l’endocitosi mediata dalla clatrina supera notevolmente le esposizioni attualmente tollerate utilizzate terapeuticamente.
È pertanto improbabile che questi farmaci riducano l’infettività virale a dosi tollerate, sebbene possano ridurre la risposta infiammatoria dell’ospite attraverso l’inibizione di JAK.
Curiosamente, un altro inibitore di JAK, il tofacitinib, non mostra alcuna inibizione rilevabile di AAK1.
L’elevata affinità di baricitinib per i NAK, le sue proprietà antinfiammatorie e la sua capacità di migliorare l’infiammazione cronica associata nelle interferonopatie, insieme alle sue vantaggiose proprietà farmacocinetiche, sembrano renderlo un caso speciale tra i farmaci approvati.
Inoltre, il potenziale di terapia di combinazione con baracitinib è elevato a causa del suo basso legame con le proteine ​​plasmatiche e della minima interazione con gli enzimi CYP e i trasportatori di farmaci.
Esiste anche la possibilità di combinare baricitinib con gli antivirali ad azione diretta (lopinavir o ritonavir e remdesivir) attualmente in uso nell’epidemia di COVID-19, poiché ha una minima interazione con i relativi enzimi metabolizzatori del farmaco CYP. Le combinazioni di baricitinib con questi antivirali ad azione diretta potrebbero ridurre l’infettività virale, la replicazione virale e la risposta infiammatoria aberrante dell’ospite.
Questo lavoro dimostra che l’uso di un grafico della conoscenza basato sull’intelligenza artificiale può facilitare lo sviluppo rapido di farmaci.
Fonte: The Lancet

Ambiente: quanto pesa l’alimentazione sul bilancio delle emissioni di carbonio?

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Secondo recenti studi scientifici evitare il consumo di carne e di latticini è uno dei migliori metodi per poter ridurre il proprio impatto ambientale.

Secondo un importante rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite, il passaggio ad una dieta a base di vegetali può aiutare a combattere i cambiamenti climatici. Inoltre il rapporto afferma che l’alto consumo di carne e latticini in Occidente sta alimentando il surriscaldamento globale.
Ci si pongono molte domande sull’alimentazione, ma qual’è la differenza tra i vari alimenti, tra la produzione di un pollo e di un manzo chi inquina di più? Una ciotola di riso produce più gas serra di un piatto di patatine con un impatto maggiore sul clima? Il vino è più ecologico della birra? In seguito elencheremo alcuni accorgimenti da poter adottare per minimizzare l’impatto ambientale dovuto dall’alimentazione.
Secondo uno studio dell’Università di Oxford la produzione alimentare è responsabile di un quarto di tutte le emissioni del gas serra, contribuendo così al riscaldamento globale. I ricercatori sono riusciti a scoprire che l’impatto ambientale dei diversi alimenti può variare molto. I risultati hanno dimostrato che la produzione di carne e altri prodotti di origine animale sono responsabili di oltre la metà delle emissioni di gas serra legate alla produzione alimentare, nonostante riescano a fornire solo un quinto delle calorie che si mangiano e bevono.
Su tutti i prodotti analizzati dallo studio, è stato riscontrato che la carne bovina e l’agnello sono quelle che hanno di gran lunga l’effetto più dannoso sull’ambiente.
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La ricerca, attraverso i risultati ottenuti, cerca di dare raccomandazioni su come gli individui possono ridurre i cambiamenti climatici attraverso il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). La IPCC afferma che bisogna diminuire la quantità di carne, latte, formaggio e burro nelle diete, ma sopratutto mangiare cibo stagionale di provenienza locale e ridurre al minimo gli sprechi.
La IPCC raccomanda di migliorare l’isolamento delle abitazioni per ridurre gli sprechi, prediligere gli spostamenti in treno o in autobus piuttosto che in aereo e utilizzare le videoconferenze piuttosto che i viaggi d’affari.
Secondo lo studio di Oxford pubblicato sulla rivista Science, riuscire a tagliare dalle diete il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari potrebbe ridurre di due terzi l’impatto di carbonio che ogni individuo produce con il cibo.
Il ricercatore dello studio Joseph Poore ha dichiarato alla BBC News che “Quello che mangiamo è uno delle prime causa delle principali problematiche ambientali del mondo, come il cambiamento climatico o la perdita di biodiversità”.
Un cambio di dieta può fare molta differenza per quanto riguarda l’impatto ambientale che crea ogni singolo individuo, per un maggior risparmio idrico, per la riduzione dell’inquinamento e per diminuire la deforestazione.

Joseph Poore ha spiegato che “Bisognerebbe arrivare a ridurre la quantità di terra necessaria per produrre cibo del 75%, una riduzione enorme, sopratutto se la si considera a livello globale”.
Ci sono anche altri metodi per ridurre la produzione di carbonio, non solo modificare la dieta, ma anche evitare l’utilizzo di aerei, sopratutto se si vola regolarmente, e prediligere altre forme di trasporto. Infatti, l’impatto di carbonio di un passeggero di un volo di sola andata da Londra a New York è di circa mezza tonnellata di gas serra. Un altro modo per ridurre l’inquinamento è passare da un veicolo a carburante ad un’auto elettrica, risparmiando più del doppio nell’arco di un anno. 104751648 range chart 640 v2 3x optimised nc
Un altro aiuto importante per l’ambiente è sapere come e dove viene prodotto il cibo, visto che lo stesso cibo può avere enormi differenze sull’impatto ambientale. Ad esempio, i bovini di carne allevati sui terreni ricavati dal disboscamento sono responsabili di emissioni di gas serra 12 volte superiori, rispetto a quelli allevati su pascoli naturali. La carne che viene prodotta ed esportata dal Sud America produce una quantità di gas serra tre volte superiore a quella prodotta in Europa, inoltre utilizza una quantità di terra 10 volte superiore.
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Ma la carne e i latticini non sono gli unici alimenti in cui le scelte che vengono fatte possono fare molta differenza.
Il cioccolato e il caffè che vengono prodotti nelle foreste pluviali disboscate sono una causa di produzione di gas serra relativamente alta.
Altri accorgimenti da adottare riguardano ad esempio il pomodoro, per non incidere sul clima bisogna scegliere quelli coltivati all’aperto o in alternativa in serre con tecnologia all’avanguardia, anziché in serre riscaldate a gas o a petrolio. I consumatori di birra attenti all’ambiente dovrebbero sapere che la birra alla spina in confronto a quelle in lattina o peggio alle bottiglie di vetro, producono minori emissioni. Le opzioni di carne anche quelle più rispettose per l’ambiente e il clima, producono più gas serra rispetto alle fonti proteiche vegetariane, come fagioli o noci.
Come viene calcolato l’impatto ambientale?
Joseph Poore ricercatore all’Università di Oxford e Thomas Nemecek della Divisione di ricerca sull’agroecologia e l’ambiente a Zurigo, in Svizzera, hanno esaminato l’impatto ambientale di 40 dei più importanti prodotti alimentari, che rappresentano la stragrande maggioranza di ciò che viene consumato a livello globale. I ricercatori hanno valutato l’effetto che producono questi alimenti sulle emissioni di gas serra, prendendo ogni singolo aspetto, la quantità di surriscaldamento prodotto, la quantità di terra e acqua dolce utilizzata in tutte le fasi di produzione, compresa la lavorazione, il confezionamento e il trasporto, senza calcolare il processo di cottura.
Poore e Nemecek attraverso l’analisi di dati raccolti da quasi 40.000 fattorie, 1.600 trasformatori, tipi di confezionamento e rivenditori, sono stati in grado di valutare come le diverse pratiche di produzione a le diverse aeree geografiche hanno conseguenze difformi sul pianeta.

Che dire delle porzioni?

Lo studio ha preso in esame l’impatto ambientale che ha 1 kg di ciascuno dei diversi prodotti alimentari. Per valutare ogni tipo di alimento, e quindi valutare l’impatto ambientale, sono state preso in esame le  porzioni della British Dietetic Association (BDA) e le porzioni di dieta sana di BUPA. Le dimensioni delle porzioni della BDA e della BUPA prese in esame sono risultate inferiori alle normali quantità di porzioni che si trovano comunemente nei ristoranti, quindi le cifre dell’impatto che ogni individuo produce restituite dall’analisi sono in realtà più alte.
L’impatto degli alimenti ricchi di proteine è stato calcolato utilizzando 100 grammi di proteine dettate dalla ricerca di Poore e Nemecek e dai dati sulle proteine per porzioni della BDA, per poter evitare differenze tra cibi cotti e crudi.

Cosa sono i gas serra?

I dati relativi alle emissioni di gas a effetto serra sono espressi in chilogrammi di equivalenti di biossido di carbonio (CO2eq). Questa è un’unità che converte l’impatto di diversi tipi di gas serra, come metano e protossido di azoto, nella quantità equivalente di anidride carbonica.

Come si fa a sapere a cosa corrisponde la mia dieta?

L’impatto annuale derivante dal consumo di un determinato alimento viene calcolato moltiplicando l’impatto di una porzione di tale alimento per i tempi in cui viene consumato in un anno, in base alle stime settimanali presentate dall’utente. I dati ottenuti vengono confrontati con le emissioni prodotte da altre abitudini quotidiane. L’ Agenzia europea dell’ambiente stima che guidare una normale automobile a benzina produce 392 g di CO2eq / miglio per l’intero ciclo di vita, comprese le emissioni prodotte dal veicolo, la produzione di carburante e le emissioni di gas di scarico per miglio.
Il riscaldamento in un casa media nel Regno Unito produce 2,34 tonnellate di CO2eq ogni anno, secondo i dati della commissione per i cambiamenti climatici, e l’impatto di carbonio di un passeggero per un volo di ritorno da Londra a Malaga è di 320 kg di CO2eq, in base ai dati del calcolatore del carbonio neutro.
Il terreno utilizzato per produrre il consumo annuale di ogni alimento, viene confrontato con le dimensioni di un doppio campo da tennis, che equivale a 261 metri quadrati.
La quantità annuale di acqua utilizzata viene confrontata con una doccia, sulla base di dati che suggeriscono che la doccia media dura otto minuti, e consuma fino a 65 litri. Nei dati è inclusa solo “acqua blu”, ovvero l’acqua prelevata da fiumi o dal suolo.

La maschera protettiva come presidio contro l’infezione da nuovo coronavirus è efficace?

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Innanzitutto, le maschere morbide, quelle di tipo chirurgico sono davvero di efficacia molto scarsa nella prevenzione a causa della difficile aderenza alle fattezze della persona che la indossa, cosa per cui, facilmente, l’effetto filtro della maschera è poco efficace.
I respiratori N95 sono più comodi, ma possono essere difficili da montare correttamente. In effetti, gli operatori sanitari devono sottoporsi a un test annuale per dimostrare che possono adattare correttamente il dispositivo alle proprie fattezze e sigillare così naso e bocca contro le infiltrazioni sui lati.
Inoltre, le maschere per il viso possono essere scomode, quindi potresti ritrovarti a regolare frequentemente la maschera. Oppure potresti toglierla per mangiare o bere e poi rimetterla su dopo. Questo ne azzera l’efficacia, le persone si contaminano di più toccando la maschera e indossandola e togliendola dal viso che se non la usassero.
Sia le maschere chirurgiche che i respiratori N95 devono essere usati una sola volta e poi gettati via: gli operatori sanitari usano una nuova maschera per ogni paziente, in parte perché le maschere possono essere contaminate dai germi durante l’uso. Ma i consumatori potrebbero essere tentati di riutilizzarle, eventualmente diffondendo il virus su altre superfici o oggetti.
Per evitare questa possibilità, gli operatori sanitari si puliscono le mani ogni volta che rimuovono una maschera, inoltre, la maschera non va mai manipolata o tolta afferrandola dal davanti ma agendo sugli elastici di fissaggio.
Uno studio condotto da The BMJ nel 2015 ha scoperto che gli operatori sanitari che usano maschere di stoffa hanno maggiori probabilità di essere infettati da malattie respiratorie rispetto a quelli che usano maschere chirurgiche monouso, anche quando gli operatori le lavano alla fine del turno.
In generale, il potenziale di contaminazione di tali maschere di stoffa è una vera preoccupazione, soprattutto se non vengono pulite in modo adeguato.
Ovviamente, con le dovute precauzioni, usare una maschera è meglio che non usare nulla, purché non la si tocchi con le mani dopo averla fissata e ci si lavo di nuovo le mani dopo averla levata.
Chiaramente, indossare la maschera non ha alcun senso se poi ci si tocca gli occhi e la faccia con le mani o la si tocca per aggiustarla sul viso.
Una buona idea può essere quella di associare alla maschera degli occhiali protettivi per disincentivarsi dal toccarsi gli occhi con le mani non disinfettate.

Chi deve usare la maschera?

In realtà, l’OMS raccomanda che le persone che presentano sintomi che potrebbero essere COVID-19, come febbre, tosse e respiro corto, dovrebbero indossare una maschera quando si trovano vicino ad altre persone.

Inoltre, poiché si ritiene che il nuovo coronavirus si diffonda principalmente tra persone a stretto contatto – ovvero entro un raggio di poco meno di due metri – anche coloro che si prendono cura di qualcuno sospettato di avere la COVID-19 dovrebbero considerare di indossare una maschera.
Se fai parte di uno di queste categorie, è importante utilizzare correttamente le maschere. Lavati le mani prima di indossare la maschera, quindi cerca di non toccarla. Se lo fai, lavati di nuovo le mani. Eliminare la maschera non appena è umida. Per rimuoverla, maneggiarla dall’elastico intorno alle orecchie (non la parte anteriore della maschera), e gettala immediatamente in un sacchetto di plastica chiuso o in un bidone con un coperchio, e lava di nuovo le mani. Non riutilizzare la maschera.
Gli operatori sanitari dovrebbero anche usare le maschere per proteggersi – preferibilmente una N95 – quando si prendono cura di persone sospettate di avere COVID-19.

I migliori passi per la prevenzione

Mentre le maschere sono considerate appropriate solo per una piccola percentuale di persone, tutti dovrebbero adottare le seguenti misure per aiutare a prevenire la diffusione del coronavirus e altre infezioni.
L’igiene delle mani impeccabile è fondamentale. Questo per proteggerti dall’esposizione a goccioline di liquido da tosse o starnuti che contengono il virus.
Lavarsi frequentemente le mani, strofinando accuratamente per i 20 secondi consigliati.
Usa il disinfettante per le mani quando non puoi arrivare a un lavandino, ad esempio subito dopo aver toccato un corrimano o una maniglia della porta, con i mezzi pubblici o usando una tastiera condivisa in biblioteca.
Anche l’astenersi dal toccare il viso è importante, perché è così che i germi vengono trasferiti dalle mani alla bocca o al naso ed entrano nel tuo corpo.
E, naturalmente, copri eventuali tosse o starnuti con un fazzoletto di carta e, se non puoi, starnutisci o tossisci nell’incavo del gomito.
Insomma, le maschere, specie se non si sa usarle, non garantiscono dal contagio ma potrebbero essere una buona misura per sentirsi più tranquilli e, soprattutto, associate a degli occhiali protettivi, per prendere l’abitudine a lavarsi spesso le mani e per perdere quella di toccarsi il viso e gli occhi senza prima aver lavato o disinfettato le mani.

L’EPA ha rilasciato un elenco di disinfettanti da utilizzare contro il SARS-CoV-2, il nuovo coronavirus che causa la COVID-19

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L’EPA, United States Environmental Protection Agency, ha pubblicato un elenco di disinfettanti da utilizzare contro il SARS-CoV-2, il virus responsabile della malattia COVID-19, conosciuto anche con “nuovo coronavirus“, che si sono qualificati attraverso il Programma Emerging Viral Pathogen dell’EPA.
L’elenco contiene una vasta gamma di disinfettanti disponibili e in vendita al pubblico; si tratta di spray, gel, salviette e liquidi diluibili. A seguito della pubblicazione effettuata dall’EPA, i produttori dei prodotti presenti nell’elenco possono ora scrivere sull’etichetta della comprovata efficacia per l’uso contro SARS-CoV-2, e possono comunicare la cosa anche attraverso i social media, la letteratura tecnica e in altre pubblicità.
Secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, le buone pratiche igieniche sono ancora la migliore difesa per evitare di contrarre la COVID-19, ma la pulizia e la disinfezione di oggetti e superfici toccati con uno spray o un panno per la pulizia della casa possono aiutare a prevenire la diffusione da persona a persona.
Ora, l’EPA ha indicato quali spray o salviette per la pulizia della casa considera approvati per tali usi. Sebbene alcuni disinfettanti possano essere scarsamente disponibili sul mercato, i produttori stanno aumentando la produzione nel tentativo di soddisfare la domanda.

La NASA incarica SpaceX per lanciare la sonda verso Psiche

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La missione senza equipaggio della NASA verso l’asteroide ricco di metalli “Psiche”, è stata assegnata a SpaceX. La compagnia missilistica di Elon Musk sarà responsabile del lancio della sonda a bordo di un Falcon Heavy.
La missione Psiche raggiungerà un unico asteroide ricco di metalli, chiamato Psiche, che orbita attorno al Sole tra Marte e Giove“, si legge in un comunicato stampa della NASA. “L’asteroide è considerato unico, in quanto sembra essere in gran parte costituito dal nucleo di ferro nichelato di un pianeta primordiale, uno dei “mattoni” del nostro sistema solare“.
La NASA considera 16 Psyche come il sopravvissuto a violente collisioni tra pianeti che erano comuni quando il sistema solare si stava ancora formando. Questo significa che potrebbe dirci molte cose su come si siano formati il nucleo della Terra e quelli di altri pianeti.

Data di lancio

Se tutto andrà bene, la missione decollerà nell’estate 2022 da Cape Canaveral. L’agile sonda Psiche, che ha lo stesso nome dell’asteroide che dovrà esplorare, sarà caricata con le attrezzature dei ricercatori, che verranno utilizzate per indagare sulla composizione dell’asteroide.

Psiche anormale

16-Psyche è uno dei più grandi asteroidi della Fascia principale e misura circa 250 chilometri di diametro. 16-Psyche fu scoperto il 17 marzo 1852 da Annibale De Gasparis dall’Osservatorio astronomico di Capodimonte a Napoli. Fu battezzato così in onore di Psiche, figura della mitologia greca.
L’analisi dello spettro elettromagnetico indica una composizione praticamente ricca di oro, platino, ferro e nichel. Secondo una stima, i materiali che compongono l’asteroide 16-Psiche, valgono l’incredibile cifra di $ 10.000 quadrilioni (10.000 milioni di miliardi di dollari), anche se, sarebbe costoso riportarli sulla Terra con la tecnologia attuale. Però se ciò accadesse, distruggerebbe i prezzi delle materie prime e provocherebbe il collasso dell’economica mondiale (valore 75,5 trilioni di dollari).
L’obiettivo della NASA, tuttavia, non è finanziario; infatti, spera che i nuovi dati su Psiche possano aiutare a spiegare l’antica storia del sistema solare.
Fonte: Futurism.com

I laghi subglaciali antartici sono freddi, scuri e pieni di segreti

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Comprendere uno degli ambienti più estremi al mondo, un lago antartico, che si trova sotto 800 metri di ghiaccio, e ottenere campioni d’acqua, richiede diversi giorni di perforazione, attrezzature adatte, molta pazienza ed entusiasmo.
Più della metà dell’acqua dolce del pianeta è in Antartide. La maggior parte è congelata nelle calotte glaciali e sotto i laghi di ghiaccio; i corsi d’acqua scorrono l’uno nell’altro e sfociano nell’Oceano Antartico che circonda il continente. Comprendere il movimento di quest’acqua e ciò che si dissolve in essa, rivela come il carbonio e i nutrienti della terra possano sostenere la vita nell’oceano.
Raccogliere dati sulla biogeochimica di questi sistemi è un’impresa di “proporzioni antartiche”. Trista Vick-Majors, assistente professoressa di Scienze biologiche alla Michigan Technological University, fa parte di un team che ha raccolto campioni dal lago subglaciale Whillans, nell’Antartide occidentale, ed è autrice principale di un documento, recentemente pubblicato su Global Biogeochemical Cycles.
Questo documento unisce ciò che sappiamo della biologia e del ghiaccio antartico con informazioni sulla composizione del carbonio organico nel lago“, ha dichiarato Vick-Majors.
La vita sotto il ghiaccio non è semplice poiché non c’è luce solare e la pressione proveniente dal ghiaccio sopra, in combinazione con il calore che si irradia dal nucleo terrestre, scioglie l’acqua per formare il lago, quindi la temperatura si alza appena sotto lo zero. Il carbonio organico, un’importante fonte alimentare per i microrganismi, è presente in concentrazioni relativamente elevate nel lago subglaciale di Whillans. Invece, quando le telecamere mandate all’interno del Mercer Subglacial Lake (un lago vicino al Whillans) rivelano che questo è buio, freddo e pieno di sedimenti.
Lo studio di ambienti estremi fornisce informazioni su come potrebbe essere la vita extraterrestre o su come la vita terrestre possa sopravvivere in condizioni simili. Non che umani, pinguini o pesci possano sopravvivere facilmente in quelle condizioni. Infatti la vita nelle acque sotto il ghiaccio dell’Antartide è prevalentemente microbica.
Usando i calcoli del bilancio di massa, la ricerca del team mostra che un pool di carbonio organico, disciolto nel lago subglaciale Whillans, può essere prodotto in 4,8-11,9 anni. Mentre il lago si riempie, il che richiede circa la stessa quantità di tempo, tutti quei nutrienti vanno verso la costa coperta di ghiaccio dell’Oceano Antartico. Sulla base dei calcoli del team, i laghi subglaciali nella regione forniscono il 5.400% in più di carbonio organico rispetto a ciò di cui la vita microbica, nell’oceano coperto di ghiaccio, ha bisogno per sopravvivere.
Non c’è fotosintesi sotto il ghiaccio nell’oceano a valle di questo lago, questo limita le fonti di cibo e di energia disponibili in un modo che non potremmo mai trovare in un lago di superficie o nell’oceano aperto“, ha dichiarato Vick-Majors. “L’idea è che questi laghi subglaciali a monte, possano fornire importanti fonti di energia e sostanze nutritive per gli organismi che vivono nelle regioni coperte di ghiaccio dell’Oceano Antartico“.

Perforazione per i dati

Anche se il lago subglaciale di Whillans indica che i nutrienti a monte possono essere un fattore importante, resta solo una singola fonte di dati poiché esistono tanti altri laghi sotterranei, torrenti e zone di foci a estuario che subiscono flussi stagionali.
Per ampliare il loro punto di vista, Vick-Majors e il resto del team hanno raccolto dati in altri siti (Mercer Subglacial Lake è stato campionato dal team SALSA all’inizio del 2019). Per lo studio, fatto in una settimana di clima polare estivo (che può scendere a 20 gradi sotto lo zero), è stato usato un trapano ad acqua calda, un tubo appositamente progettato, una bottiglia di campionamento dell’acqua da 10 litri ed alcuni dispositivi di carotaggio dei sedimenti. L’equipaggio indossa tute Tyvek servendosi di attrezzature che vengono accuratamente pulite per garantirne un migliore uso. Filtrano l’acqua di perforazione, facendola passare attraverso delle parti con luci ultraviolette per abbattere la contaminazione microbica, per poi riscaldarla ed aprire un pozzo di circa 1000 metri verso il lago.
Parte di quell’acqua ghiacciata sciolta, che è passata attraverso il trapano, viene rimossa dal foro in modo che quando il lago viene perforato, l’acqua del lago sale su per il pozzo“, ha dichiarato Vick-Majors, spiegando che l’equipaggiamento riesce a mantenere l’acqua calda del trapano separata dall’acqua del lago, per tenere puliti i campioni prelevati e il lago stesso. “Ci vogliono circa 24 ore per perforare e creare un pozzo che verrà tenuto aperto per alcuni giorni; infatti raccogliere un singolo campione può richiedere oltre più di due ore, a seconda dell’attrezzatura“. In tutto ciò, il foro fatto per raccogliere i campioni, rischia di ricongelarsi un’altra volta.
C’è acqua e c’è vita sotto il ghiaccio“, ha detto Vick-Majors. “Da qui possiamo raccogliere molte informazioni sul nostro pianeta perché questo è un ottimo posto per osservare ecosistemi un po’ semplificati, senza la presenza di organismi più evoluti”.
Il rovescio della medaglia è che le interazioni fisico-biologiche possono essere ancora complicate in questi ambienti. I laghi subglaciali (quasi ultraterreni) dell’Antartide occidentale svelano i segreti profondi e ben conservati del nostro mondo.
Riferimenti: Trista J. Vick ‐ Majors et al. Connettività biogeochimica tra ecosistemi di acqua dolce sotto la calotta glaciale dell’Antartico occidentale e l’ambiente marino sottomarino, cicli biogeochimici globali (2020). DOI: 10.1029 / 2019GB006446
FONTE: Phys.org

L’intramontabile Isaac Newton, ritrovata una importante opera

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Isaac Newton nato a Woolsthorpe nel 1642, fu un fisico, matematico e astronomo inglese. Poco prima della nascita perse il padre, cosi in seguito fu accudito dalla nonna materna. Frequentò la scuola a Grantham e in seguito entrò al Trinity College di Cambridge dove fu allievo di Isaac Barrow uno dei matematici a cui dobbiamo lo sviluppo del calcolo moderno. Ancora giovanissimo, tra il 1664 e il 1666 Isaac Newton pose le basi di quelle che in seguito diventarono scoperte fondamentali della matematica, dell’ottica e della meccanica. Newton diventò cosi il più grande e conosciuto matematico d’Europa e uno dei fisici più importanti di quel periodo.
In quegli anni, i fisici si chiedevano quale forza agisse sui pianeti determinandone il loro orbitare attorno al Sole. Fu solo nel 1665, dopo lo scoppio di un’epidemia di peste, che Newton dovette rientrare a Woolsthorpe dove, riflettendo su questi dilemmi e in particolare sul rapporto tra la forza centrifuga della Luna nel moto attorno alla Terra e la forza di gravità con cui la Terra attira la Luna, giunse ad un’intuizione fondamentale che rappresenterà la base della legge di gravitazione universale formulata nel 1687.
A cavallo degli anni 1679 e 1680, Newton dimostrò che la forza necessaria a far percorrere a un corpo un’orbita ellittica deve variare con l’inverso del quadrato della distanza. Tale intuizione trovò il favore dell’astronomo Edmond Halley che incoraggiò Newton a proseguire gli studi.
Nel 1687 Newton pubblicò Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, opera nella quale sviluppò la teoria della gravitazione universale, lo studio del moto dei fluidi, la teoria delle maree, le leggi dell’urto e il calcolo della precessione degli equinozi. Tale opera, la cui edizione fu curata da Halley, rappresenterà la base per la moderna fisica – matematica.
Proprio una copia di quest’opera rivoluzionaria “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica” è stata fortunatamente ritrovata in una biblioteca francese in Corsica.
A fare la scoperta è stata Vannina Schirinsky-Schikhmatoff, direttrice della conservazione presso la biblioteca del patrimonio pubblico di Fesch ad Ajaccio. La direttrice ha ritrovato l’opera mentre studiava un indice del fondatore della biblioteca Lucien Bonaparte, uno dei fratelli di Napoleone.
Vannina Schirinsky-Schikhmatoff ha dichiarato questa settimana ad AFP: “Ho trovato il Santo Graal nella stanza principale, nascosto negli scaffali superiori” Aggiungendo: “La copertina ha un piccolo danno ma al suo interno è in ottime condizioni questa è la pietra angolare della matematica moderna“.
Il testo scritto in latino del “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica” (Principi matematici di filosofia naturale) come detto, fu pubblicato per la prima volta da Newton nel 1687. Le traduzioni in inglese furono pubblicate solo in seguito, ma le edizioni originali rimangono molto apprezzate dai collezionisti.
Un’edizione in latino è stata venduta per 3,7 milioni di dollari in un’asta tenuta da Christie’s qualche anno fa, la stessa edizione della biblioteca di Ajaccio“, ha chiarito Schirinsky-Schikhmatoff, riferendosi a una vendita risalente al dicembre 2016 a New York a un acquirente rimasto sconosciuto.
Una bella scoperta che ci ricorda quanto di grande ha fatto Newton per la scienza e per l’umanità, ampliandone gli orizzonti. Il geniale fisico, matematico e astronomo terminò la sua attività a causa di gravi problemi di salute nel 1693, pochi anni dopo, nel 1703 fu eletto presidente della Royal Society, carica ricoperta fino alla scomparsa.
Newton è spesso ricordato per la celebre espressione Hypotheses non fingo (non invento ipotesi), riportata proprio nei Principia. Morì il 20 marzo 1727 e fu sepolto con grandi onori nell’abbazia di Westminster.
Qui è sepolto Isaac Newton, cavaliere, che da una forza d’animo quasi divina, e dai principi matematici da lui trovati, ha esplorato il corso e le figure dei pianeti, i percorsi di comete, le maree, le differenze nei raggi di luce, e, ciò che nessun altro studioso ha mai immaginato, le proprietà dei colori“.

Aggiornamento 5 marzo 2020 nuovo coronavirus: 3858 casi confermati in Italia e 148 deceduti.

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Nella comunicazione ufficiale delle autorità italiane continua a venire effettuata la tara, sottraendo dal totale dei colpiti da nuoco coronavirus i pazienti dichiarati guariti ed i pazienti deceduti. A stasera, il numero totale dei contagiati in Italia è di 3.858, di cui 3.296 attualmente malati, con un totale di nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore di 769. Sono 41 i deceduti nelle ultime 24 ore per un totale dall’inizio dell’epidemia di 148 con coronavirus. Dei malati attivi sono 351 quelli attualmente ricoverati in terapia intensiva. Sono 414, invece, le persone considerate guarite.
Questi dati comprendono solo persone con sintomi in quanto il protocollo ormai utilizzato da una settimana in Italia non prevede l’effettuazione dei tamponi su persone asintomatiche.
Fonti della regione Lazio hanno anche riferito di una persona di un paziente positivo deceduto al l’ospedale San Giovanni di Roma non ancora compreso nelle statistiche in quanto si è ancora in attesa di conferma dall’Istituto Superiore della Sanità.
Si è intanto negativizzata ed è stata dimessa la moglie del paziente 1 prossima al termine della gravidanza. Il marito, primo caso italiano di malattia da nuovo coronavirus, è ancora, dal 18 febbraio, ricoverato in terapia intensiva in condizioni gravi ma stazionarie.

I dati per regione:

Ecco il numero dei contagiati (totali) nelle singole regioni:
2.251 Lombardia
698 Emilia-Romagna
407 Veneto
108 Piemonte
124 Marche
45 Campania
28 Liguria
61 Toscana
44 Lazio
21 Friuli-Venezia Giulia
18 Sicilia
14 Puglia
8 Abruzzo
7 Provincia autonoma di Trento
7 Molise
9 Umbria
1 Provincia autonoma di Bolzano
2 Calabria
2 Sardegna
1 Basilicata
2 Valle d’Aosta

I dati provincia per provincia

Lombardia
Bergamo:537
Lodi: 658
Cremona: 406
In fase di verifica e aggiornamento: 62
Pavia: 151
Brescia: 155
Milano: 197
Monza Brianza: 19
Mantova: 26
Varese: 17
Sondrio: 4
Como: 11
Lecco: 8
Totale: 2251

Emilia-Romagna
Piacenza 378
Parma 150
Modena 45
Rimini 68
Reggio Emilia 31
Bologna 19
Ravenna 3
Forlì Cesena 4
Ferrara 0
In fase di verifica e aggiornamento /
Totale: 698

Veneto
Padova 175
Treviso 89
Venezia 73
Verona 25
In fase di verifica e aggiornamento 14
Vicenza 19
Belluno 7
Rovigo 5
Totale: 407

Piemonte
Torino 19
Novara 3
Asti 43
Vercelli 8
Alessandria 22
Verbano-Cusio-Ossola 5
Viella 2
In fase di verifica e aggiornamento 6
Totale: 108

Marche
Pesaro 100
Ancona 19
Macerata 2
Fermo 3
Totale: 124

Liguria
Savona 20
Imperia 2
Genova 1
La Spezia 1
Da aggiornare 4
Totale: 28

Campania
Napoli 17
Da aggiornare 28
Totale: 45

Toscana
Firenze 20
Siena 12
Massa Carrara 6
Pistoia 1
Lucca 6
Arezzo 5
Pisa 5
Livorno 3
Prato 1
Grosseto 2
Totale: 61

Friuli-Venezia Giulia
Trieste 5
Gorizia 5
Udine 11
Totale: 21
Lazio
Roma 42
Frosinone 1
In fase di verifica 1
Totale: 44
Sicilia
Palermo 3
Da aggiornare 14
Catania 1
Totale 18
Abruzzo
Teramo 4
Pescara 1
L’Aquila 1
Chieti 2
Totale: 8
Puglia
Taranto 3
Bari 2
Brindisi |
Bat 1
Lecce 1
Foggia 7
Totale: 14
Umbria
Perugia 6
Terni 3
Totale: 9

Trentino Alto-Adige
Bolzano 1
Trento 7
Totale: 8

Calabria
Cosenza 1
Catanzaro 1
Totale: 2
Molise
Campobasso: 7
Totale: 7
Bsilicata
Potenza: 1
Totale 1
Sardegna
Cagliari 2
Totale: 2
Valle D’Aosta
Aosta 2
Totale: 2

Due volontari della Croce Rossa in Lombardia, nel nord Italia, si sono dimostrati positivi per il coronavirus, secondo Riccardo Giudici, capo della Croce Rossa italiana nella regione.

La Croce Rossa in Lombardia ha migliaia di volontari che lavorano nel sistema sanitario, ha detto.

Oltre ai due volontari che sono risultati positivi, “140 sono considerati” a rischio “di aver contratto il virus, la maggior parte dei quali si trova nella” zona rossa “e ha avuto contatti con pazienti affetti da coronavirus nei primi due giorni di crisi “, Ha detto Giudici. Sono stati testati o stanno aspettando il test, ha aggiunto il funzionario.

Principali aggiornamenti dall’estero

Il National Institute for Public Health and Environment (RIVM) ha dichiarato che il numero di casi di coronavirus nei Paesi Bassi è raddoppiato a 82, dopo che 44 nuovi pazienti sono stati identificati oggi.
In Francia, il numero di casi di nuovo coronavirus è salito a 377, +92 rispetto a ieri, con 6 deceduti complessivi.
In Germania il numero degli infetti è salito a 482, +220 rispetto a ieri, con nessun decesso.
In Cina, i casi sono saliti ad 80.140, +160 rispetto a ieri, con un totale di decessi arrivato a 3013.
In Corea del sud i casi confermati sono ora 6.088, +467 rispetto a ieri con un totale di 40 deceduti.
I casi conferma in Iran sono oggi 3.513, +591 rispetto a ieri, con 107 decessi.

L’Italia ha annullato la maratona di Roma prevista per il 29 marzo, ha detto oggi l’ufficio stampa per gli organizzatori. Sarà riprogrammata per il 2021.

Un terzo caso di è registrato oggi in Egitto.
Quasi 300 milioni di studenti in tredici paesi hanno interrotto la propria istruzione a causa della chiusura delle scuole per il nuovo coronavirus, ha affermato oggi l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura.
Ci sono 161 casi del nuovo coronavirus negli Stati Uniti, secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, così come i governi statali e locali.
Le farmacie tedesche sono state autorizzate dal ministero della salute del paese a produrre soluzioni disinfettanti a causa delle carenze dovute al coronavirus.

In Gran Bretagna sono cresciuti i timori per i cambiamenti climatici

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Secondo il Met Office il mese scorso è stato il febbraio più piovoso nel Regno Unito, battendo ogni record dal 1862.
Il Regno Unito ha avuto una media di precipitazioni di 209,1 mm il mese scorso, arrivando a toccare il 237% in più rispetto alla media, considerando i dati raccolti dal 1981 al 2010 per il mese di febbraio.
Un sondaggio effettuato suggerisce che quasi un quarto delle persone ritiene che il cambiamento climatico sia “una questione urgente da affrontare per il Regno Unito. Inoltre le persone che hanno partecipato al sondaggio, che sono 1.401, hanno dimostrato che la preoccupazione per i cambiamenti climatici è letteralmente raddoppiata dal 2016.
Su gran parte del Regno Unito il passaggio delle tempeste Ciara, Dennis e Joerge, nel mese di febbraio, ha causato precipitazioni che hanno rovesciato un enorme quantità d’acqua.
La tempesta Dennis è riuscita a raggiungere la seconda posizione nel database di dati presi dal 1891 ad oggi, per quanto riguarda le precipitazioni medie registrate in un giorno. Le tempeste Ciara e Jorge sono riuscite a comparire per la quantità di piogge nelle medie di precipitazioni del Regno Unito.
Il dott. Mark McCarthy, capo del National Climate Information Center ha dichiarato che “Avere tre eventi così estremi nel corso dello stesso mese è eccezionalmente raro”.
Lo studio effettuato dal Met Office è riuscita a dimostrare, grazie ad una serie di prove, che le precipitazioni estreme che avvengono nel Regno Unito sono un fattore di rischio significativo, e che i cambiamenti climatici hanno aumentato di molto la quantità di eventi con precipitazioni estreme.
Uno studio effettuato dall’Understanding Risk Group dell’Università di Cardiff, che si è basato su 1.401 persone intervistate a livello nazionale, dimostra che l’impatto dei cambiamenti climatici desta una crescente preoccupazione. Secondo lo studio il 23% degli intervistati ha affermato che il cambiamento climatico è il problema più urgente per il Regno Unito per i prossimi due decenni, secondo solo alla Brexit che raggiunge il 25%.
Il sondaggio rivela anche che la preoccupazione per i cambiamenti climatici è aumentata, arrivando a toccare la quota del 40% degli intervistati, il doppio rispetto al 2016, che hanno inoltre dichiarato di essere molto o addirittura estremamente preoccupati per la situazione climatica. Nel gruppo campione è stato rivelato che lo scetticismo era molto basso, il 64% degli intervistati ha dichiarato che la Gran Bretagna sta già subendo gli effetti del cambiamento climatico, dato decisamente mutato rispetto al 41% registrato nel 2010.
Il prof. Nick Pidgeon, uno degli autori dello studio, ha affermato che “La crescita dell’attivismo e la copertura mediatica del problema dei cambiamenti climatici, hanno fatto si che i risultati ottenuti, riguardanti la crescente preoccupazione per il clima, non mi sorprendesse poi molto”. Tuttavia, è rimasto davvero sorpreso dall’atteggiamento delle persone nei confronti dei cambiamenti climatici, come le ondate di calore o il riscaldamento, radicalmente cambiato in confronto al sondaggio effettuato nel 2013.
Pidgeon ha dichiarato alla BBC News che “nell’ultimo sondaggio effettuato era abbastanza chiaro che le persone non vedessero le ondate di calore come parte del cambiamento climatico nel Regno Unito. Ora la situazione è notevolmente cambiata, fattore molto importante sia per la politica che per le persone”.

Cambio del paradigma

Il prof. Nick Pidgeon afferma che il sondaggio, effettuato nell’ottobre 2019 e quindi molto prima della diffusione globale del coronavirus, rileva che la preoccupazione per i cambiamenti climatici si stanno inculcando nelle menti delle persone. Inoltre, si sta verificando un cambiamento di paradigma, che sta portando ad una maggiore consapevolezza ambientale nella società.
I risultati dello studio, finanziato dal consiglio della ricerca britannica, saranno utilizzati dal comitato per i cambiamenti climatici, che si occupa di fornire consulenza al governo del Regno Unito in questa materia.
La dott.ssa Kate Lonsdale, co-campionessa del programma di resilienza climatica del Regno Unito, ha osservato che “Il consenso scientifico riguardante l’aumento delle probabilità e della gravità dei rischi climatici è sempre più evidente. Ogni giorno che passa si nota sempre di più che le persone in Gran Bretagna vedono in modo tangibile l’aumentare dei rischi dei cambiamenti climatici nelle loro vite, ma sopratutto lo vedono come una cosa che sta già accadendo e non in futuro lontano o in altri luoghi”.
L’arrivo delle tre tempeste nel mese di febbraio ha portato ad enormi difficoltà nei sistemi fluviali e provocato l’allagamento di migliaia di case nello Yorkshire, nel Galles e nelle Midlands occidentali.
John Curtin, direttore esecutivo della gestione delle inondazioni e dei rischi costieri dell’Agenzia per l’ambiente, ha affermato che le precipitazioni da record e il livello dei fiumi hanno messo a dura prova tutte le difese contro le alluvioni nella nazione, che comunque sono state in grado di proteggere più di 80.000 case. Nonostante ciò John Curtin ha aggiunto che “Ogni casa allagata è un immane tragedia personale, e con un clima così che cambia in modo veloce, bisognerà diventare sempre più resistenti alle inondazioni”.