martedì, Aprile 22, 2025
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La disinfezione delle strade è utile?

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Negli ultimi giorni leggendo i social pare che sia in atto una vera e propria psicosi indotta dal nuovo coronavirus e la parola d’ordine che rimbalza nei gruppi cittadini e di quartiere è: disinfettare, disinfettare ovunque, anche all’aperto – strade, marciapiedi, parchi, alberi.

L’obbiettivo dei tanti cittadini che invocano la disinfezione delle strade e che, spesso, si indignano perché non è stata ancora effettuata è mettere un freno ai contagi da nuovo coronavirus Sars-Cov-2.

In tanti hanno visto video e immagini provenienti dalla Cina e dalla Corea del Sud dove le strade sono state irrorate di soluzioni disinfettanti e adesso in molti invocano questa ulteriore misura di contenimento e mitigazione anche in Italia. Molte amministrazioni comunali, sempre attente alle richieste della cittadinanza in agitazione, hanno iniziato questa non semplice e non economica operazione, pur di tenere tranquilli i cittadini.

Eppure non si è chiaro quanto spruzzare candeggina negli ambienti esterni possa essere effettivamente utile. Gli esperti nutrono dei dubbi, e insistono – piuttosto – sul bisogno di limitare i contatti e quindi la trasmissione da persona a persona.

Le modalità di trasmissione del virus

Già, perché i virus non hanno le gambe e anche il SARS-COV-2 non fa eccezione. Siamo noi le sue gambe. Per questo è necessario rimanere in casa il più possibile e uscire solo per reali necessità, evitando il più possibile contatti con altre persone. Da giorni ricercatori e medici insistono su questo punto.
Il modo attraverso cui il virus viaggia sono le microscopiche goccioline che tutti emettiamo respirando, starnutendo o tossendo. Stando vicini a una persona infetta, respirando queste goccioline, il rischio di contrarre a propria volta l’infezione è molto alto. Più raro ma possibile è il contagio per aver toccato qualcosa di infetto. Per questo vige la raccomandazione di evitare di toccarsi la faccia (bocca, naso, occhi) e di lavarsi spesso le mani con il sapone e/o disinfettanti a base di alcool o candeggina per almeno 20-40 secondi.

Quanto tempo sopravvive il virus sulle superfici?

Anche questa è un’informazione ancora non ben definita. Gli studi sulla sopravvivenza del nuovo coronavirus sulle superfici sono ancora in corso. Ci sono però delle informazioni che derivano dalle ricerche fatte per altri coronavirus, in particolare il Sars-Cov, responsabile della Sindrome respiratoria acuta grave (Sars), che condivide con Sars-Cov-2 oltre il 90% del genoma. Sappiamo che Sars-Cov persiste fino a 9 giorni su superfici non porose come l’acciaio inossidabile e la plastica. Uno studio preliminare su Sars-Cov-2, disponibile in preprint su medRxiv, sembra indicare una persistenza di 2-3 giorni.
Alla luce di ciò, il buonsenso vuole che l’attenzione all’igiene delle superfici debba essere maggiore rispetto al solito, specialmente negli spazi di condivisione e quelli dove la probabilità di venire a contatto con il virus è più alta – ospedali, mezzi pubblici, uffici, ascensori, bagni pubblici (uno studio da poco pubblicato sula rivista Jama ha dimostrato che Sars-Cov-2 è presente anche nelle feci degli infetti), e quindi il contagio attraverso le superfici può avvenire a causa di persone che non si lavano bene le mani dopo essere state in bagno.
I comuni disinfettanti domestici sono comunque sufficienti allo scopo: saponi e soluzioni di candeggina diluita danneggiano il guscio protettivo dell’rna virale neutralizzandolo.

Vale anche per le superfici all’aperto?

Premessa l’incertezza di base, gli esperti ritengono che la persistenza del virus in spazi aperti potrebbe subire delle variazioni ed essere notevolmente più breve. Un fattore che fa la differenza è la luce solare, perché i raggi Uv emessi dal Sole sono sterilizzanti.
La perplessità degli scienziati sull’utilità delle disinfezioni all’aperto – che avvengono attraverso autocisterne o furgoni che spruzzano di sostanze chimiche le strade oppure per mezzo di personale armato di lance a pressione per raggiungere marciapiedi, semafori, corrimano, alberi – sta anche nel tipo di prodotti che vengono usati.
A Shanghai e in Corea del Sud sembra si siano usate soluzioni diluite di candeggina.
Non si sa, però, quanto la candeggina sia davvero efficace sui coronavirus, ma si sa invece che irrita le mucose e che alcune categorie professionali che fanno spesso ricorso a disinfettanti di questo genere (come gli infermieri) sono più a rischio di sviluppare malattie respiratorie croniche come la Bpco o l’asma.
E non si può non tenere conto dell’inquinamento ambientale prodotto dalle sostanze disinfettanti, a fronte di vantaggi sanitari probabilmente minimi.
In una recente trasmissione televisiva della CCTV, una televisione statale cinese, Zhang Liubo, un ricercatore del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha avvertito il pubblico che “Le superfici esterne, come strade, piazze, prati, non devono essere spruzzate ripetutamente con disinfettanti. …Spruzzare disinfettanti su una vasta area e ripetutamente può causare inquinamento ambientale e dovrebbe essere evitato“.
In fondo, ha ironizzato sull’argomento in un articolo pubblicato su Science Magazine Juan Leon dell’università di Emory, “nessuno, tranne forse i nostri cani, che ne trarrebbero più danno che beneficio, va in giro a leccare i marciapiedi o gli alberi”.
Fonti: Science.

UFO crash a Paradise Valley

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Francis Joseph Scully (New York, 28 aprile 1892 – Palm Springs, 23 giugno 1964), conosciuto come Frank Scully, è stato un giornalista e scrittore americano che ha indagato il fenomeno UFO sostenendo che l’esercito americano aveva recuperato e preso in custodia una nave spaziale con il suo equipaggio. Nel 1950 Frank Scully ha raccontato questa e altre storie di UFO crash nel suo unico libro di ufologia, “Behind the Flying Saucers”, che ha avuto un notevole successo.
Nel libro, Frank Scully racconta di un velivolo extraterrestre con al suo interno due esseri alieni recuperato nella Paradise Valley. Quasi quattro decenni dopo, un ignaro testimone avrebbe fatto delle rivelazioni su quello riteneva essere l’incidente raccontato da Scully.
Appena a nord di Phoenix, in Arizona, a inizio ottobre del 1947 pochi mesi dopo il caso Roswell, un’altro UFO venne recuperato e nascosto dai militari. Selman E. Graves, uomo d’affari e pilota privato avrebbe assistito a parte dell’incidente durante una battuta di caccia con gli amici. Graves in seguito avrebbe parlato del suo incontro con il ricercatore UFO, Timothy Good, nel 1987, e la storia sembrava avere molto in comune con quanto raccontato da Frank Scully.

Il racconto di Graves

Graves, insieme ad altri quattro uomini, così come il suo amico Walt Sayler stavano progettando di cacciare nella Paradise Valley. Sayler, al suo ritorno a casa, in ritardo per salutare i suoi ospiti, li informò che la zona di caccia che avevano scelto era purtroppo vietata in quanto l’Aeronautica militare aveva “interdetto l’area” e non avrebbe permesso a nessuno di avvicinarsi e tanto meno di usare le armi.
Graves decise così di esplorare delle miniere vicine e una piccola collina, in una direzione simile, ma promise di non usare le armi. Lui e due componenti del gruppo lasciarono il gruppo principale e si avviarono.
Una volta arrivati a destinazione dalla loro posizione potevano osservare l’intera area circostante. La loro visuale permetteva di guardare nella direzione in cui avevano inizialmente progettato di cacciare. Graves e i due amici videro in quella direzione una grande cupola in alluminio delle dimensioni di una casa.
Graves descrisse una scena dove erano presenti “edifici, tende e uomini che si muovevano” Al momento, lui ed i suoi amici pensarono che lo spettacolo non fosse altro che “la cupola di un osservatorio“.
Anni dopo Graves lesse il libro di Frank Scully, e in particolare l’episodio dell’incidente di Paradise Valley, gli fece tornare in mente quanto visto anni addietro, in particolare “la cupola dell’osservatorio” che secondo quanto raccontato da Scully nel suo libro: “Behind the Flying Saucersaltro non era che un veicolo alieno precipitato.
Graves riuscì a incontrare almeno una delle fonti di Scully durante le sue indagini e, quando finalmente raccontò l’incidente a Timothy Good, potè offrire una versione più completa, anche se speculativa, degli eventi.
Secondo Graves, era probabile che Sayler avesse trovato il velivolo precipitato mentre ispezionava la zona di caccia programmata quella mattina. Dato che Sayler era un ex militare, secondo Graves era anche probabile che fosse stato lui ad avvisare i militari, facendo quindi del suo meglio per tenere i suoi ospiti lontani dalla zona e dai guai.
Graves raccontò di aver visto “camion militari dotati di pianali” abbandonare l’area, e sebbene non pensasse nulla in quel momento, si convinse che qualcosa venne trasportato via dalla scena. Sulla storia si raccontava anche una sorta di leggenda locale di un uomo che avrebbe tenuto i due alieni morti recuperati dal crash al sicuro in un congelatore fino a quando i militari non li presero in consegna.
Graves avrebbe notato altre stranezze, le “mappe topografiche” dell’area che improvvisamente cambiarono quando vennero aggiornate dopo l’incidente. Le versioni aggiornate spostarono la posizione originale di Cave Creek Road, l’area dove venne rinvenuta la nave spaziale caduta. Quando Graves chiese come ottenere una mappa originale, la risposta fu che non ne esisteva nessuna copia. Graves avrebbe anche raccontato a Timoty Good di un progetto per “nascondere” qualsiasi prova dell’oggetto volante.
Anni dopo i fatti raccontati da Graves sono sorte diverse leggende come quella della diga di Dreamy Draw Dan che, secondo alcuni, sarebbe stata realizzata per coprire l’UFO crash del 47.
Lo stesso Graves raccontò di essere stato testimone di un progetto del governo di rinnovamento dell’area che, in realtà, sempre secondo quanto sostenuto da Graves, venne deliberatamente distrutta.
Secondo un residente della zona, nonostante l’area sia aperta al pubblico non mancano i cartelli di divieto e chi ha la fortuna di avvicinarsi a una di queste zone off-limits sentirebbe provenire dal sottosuolo un ronzio misterioso.
Forse Graves si è lasciato trasportare dalla fantasia e si è basato sul racconto di Scully costruendo una storia comunque non verificabile, una storia raccontata anche dagli stessi uomini che vendettero con successo dispositivi elettronici in grado di sondare il terreno e capaci di localizzare petrolio e metalli preziosi.
La stessa macchina a detta loro fu costruita usando la tecnologia di ingegneria inversa dall’UFO precipitato.
Ma diciamo pure che un UFO si è schiantato li nel 1947. Perché il governo avrebbe aspettato 26 anni per costruire una diga per coprire fisicamente l’oggetto volante che non è stato possibile rimuovere?
La storia è molto simile a quella raccontata da Scully nota come “Crash di Atzec” che sarebbe accaduto solo l’anno successivo; a raccontare la storia di Atzec a Scully furono Leo Gebauer e Silas Newton identificati dal giornalista Philip Cahn, del San Francisco Chronicle.
Newton e Gebauer vendendo un dispositivo elettronico capace di sondare il terreno riuscirono a truffare diverse persone che grazie all’articolo che Cahn pubblicò su True che, però, nel 1952 vennero allo scoperto e denunciarono i due che nel 1953 finirono in galera.
Fonti: https://www.ufoinsight.com/recovered-alien-craft-arizonas-paradise-valley/; https://thephoenixenigma.com/dreamy-draw-dam-revisited/

Defender Europe 20, nessun complotto. Facciamo un po’ di chiarezza

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Il 3 marzo scorso è comparso un articolo su “Il Manifesto” dove si racconta dello sbarco in Europa di 30 mila soldati provenienti dagli Stati Uniti nonostante le misure di sicurezza imposte per contrastare il coronavirus-Sars-Cov-2. La notizia nei giorni successivi, precisamente il 6 marzo, è stata riportata anche da “Il Fatto Quotidiano” in un articolo del filosofo Diego Fusaro con il titolo: “I trentamila soldati Usa sbarcati in Europa confermano ancora la sudditanza dell’Ue
Ma cosa si nasconde dietro lo sbarco di 30 mila soldati, dotati di ogni tipo di mezzo, e perché ci sarebbe bisogno dei soldati americani lo apprendiamo da Diego Fusaro che scrive:
…perché vi sarebbe bisogno di una “grande forza di combattimento” in Europa? Dagli Usa, poi. E, soprattutto, da chi dovrebbero difendere l’Europa gli Usa? Giacché il tutto si svolge precipuamente sul fronte orientale, in direzione del confine russo, o addirittura negli ex spazi sovietici ora atlantizzati (come la Lettonia e l’Estonia), la risposta è autoevidente: l’obiettivo è difendere l’Europa dalla Russia di Putin”.
Fusaro, dunque, nel suo articolo si concentra sulla Russia, come a voler convincere il lettore che quel paese sia il nemico sul quale l’esercitazione si concentra.
Quanto espresso da Fusaro è in accordo almeno in parte con la ricostruzione offerta della rivista di geopolitica Limes, l’esercitazione ha lo scopo di riaffermare il legame Usa-Europa (e quindi la supremazia militare americana nel vecchio continente), di mandare un chiaro segnale alla Russia su chi abbia l’indiscussa supremazia militare e di consolidare il controllo americano sull’Europa dell’Est.
Tuttavia, in queste esercitazioni erano programmate da circa un anno e non vi è nulla di misterioso; inoltre, forse Fusaro dimentica che i paesi che aderiscono alla NATO da decenni si esercitano simulando scenari di guerra utili affinchè le nazioni alleate collaborino in modo efficace.
Il mondo, anche se a molti non sembra, non attraversa certamente un periodo di unità e di pace e in diversi paesi si vivono situazioni critiche o conflitti che spesso la NATO è chiamata ad arginare, proprio per questo i paesi che ne fanno parte si esercitano, per poter rispondere in maniera adeguata.
Un addestramento simile avviene, ovviamente, anche tra i paesi membri del ODKB Organizatsiya Dogovora o Kollektivnoy Bezopasnosti (Collective Treaty Organization), simulazioni militari utili a migliorare la collaborazione tra gli alleati.
L’esercitazione tanto criticata da diversi cospirazionisti da “social” viene organizzata dalle forze armate USA in Europa con il coinvolgimento della NATO e è denominata Defender Europe 20.
L’esercitazione, secondo le specifiche doveva protrarsi dallo scorso febbraio fino a luglio 2020, con l’obbiettivo di verificare le capacità logistiche dell’US Army di dispiegare in Europa in tempi rapidi una forza combattente trasportata attraverso l’Atlantico.
Mai negli ultimi 25 anni è stato movimentato dagli USA in Europa un simile dispiegamento di uomini e mezzi che prevede l’impiego di 37 mila uomini di cui 20 mila in arrivo dagli Stati Uniti, 9 mila già presenti in territorio europeo, che in realtà sono solo una minoranza rispetto alla normale presenza USA che in Europa conta su oltre 66 mila uomini, i restanti 8 mila sono soldati europei.
Su “Il Manifesto” del 3 marzo Manlio Dinucci scrive:
Si svolge quindi con tempi e procedure che rendono praticamente impossibile sottoporre decine di migliaia di soldati alle norme sanitarie sul Coronavirus e impedire che, nei turni di riposo, entrino in contatto con gli abitanti. Per di più la US Army Europe Rock Band terrà in Germania, Polonia e Lituania una serie di concerti a ingresso libero che attireranno un grande pubblico. I 30.000 soldati Usa, che «si spargeranno attraverso la regione europea», sono di fatto esentati dalle norme preventive sul Coronavirus che invece valgono per i civili”.
Preoccupazioni sacrosante, ma dobbiamo anche tenere in considerazione che in altri paesi europei le restrizioni sono diverse da quelle oggi in atto in Italia e, per ora, non si registrano restrizioni per le esercitazioni che si terranno tra aprile e luglio in Belgio, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, e, soprattutto, riteniamo che una nazione straniera, che manda i suoi uomini in territori dove è presente una pandemia, prenda tutte le necessarie precauzioni per non riportare in patria i propri uomini infetti.
Anche il presunto concerto della Army Europe Rock Band va contestualizzato, infatti uno dei concerti in Polonia prevedeva un teatro con 180 posti a sedere, cosa in Italia oggi vietata o forse permessa in altri paesi mantenendo le giuste distanze, ma in Polonia ad oggi non sono state prese misure cosi restrittive.
Anche Diego Fusaro su “Il Fatto quotidiano” ha criticato i concerti scrivendo:
… come ricorda Dinucci, la “Us Army Europe Rock Band” terrà in Germania, Polonia e Lituania “una serie di concerti a ingresso libero che attireranno un grande pubblico”. La solita pratica del panem et circenses, com’è evidente. Obiettivo? Il solito: far sì che gli schiavi amino le loro catene e seguitino a essere cultori ignari della propria schiavitù”.
Qui non si capisce come un concerto per un pubblico di 180 persone possa far si che gli europei continuino a essere dei sudditi degli USA ma tant’è.
Su “Il Manifesto” ancora Dinucci sottolinea i problemi ambientali che un’esercitazione del genere potrebbe creare e scrive:
Vi parteciperanno carri armati Usa Abrams, pesanti 70 tonnellate con corazze di uranio impoverito, che consumano 400 litri di carburante per 100 km producendo forte inquinamento per erogare la massima potenza.In tale situazione, che cosa fanno le autorità Ue e nazionali, che cosa fa l’Organizzazione mondiale della Sanità? Si mettono la mascherina, oltre che su bocca e naso, sugli occhi”.
Possiamo certamente condividere le preoccupazioni di Dinucci per l’ambiente, ma preferiamo che la popolazione non venga messa in allarme perché quando si parla di uranio impoverito, che è si presente nella corazza del carro armato M1A1 fin dal 1987, certamente questo elemento non verrà disperso nell’atmosfera in quanto nelle esercitazioni militari si va incontro a delle restrizioni per quanto riguarda l’armamento.
Anche l’Italia doveva essere coinvolta nelle esercitazioni ma l’11 marzo 2020 il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, ha annunciato che il nostro paese non parteciperà perché impegnato nel contrasto al nuovo coronavirus Sars-Cov-2.
Secondo le cartine, consultabili sul sito ufficiale di Defender Europe 20, comunque, l’Italia avrebbe avuto un ruolo marginale nel dispiegamento delle truppe, i paesi maggiormente interessati infatti sono: Belgio, Olanda, Germania, Polonia e repubbliche baltiche.
Sono circolate altre voci sul coronavirus Sars-Cov-2, esso non rappresenterebbe un pericolo per i militari USA, alludendo forse all’esistenza di un possibile vaccino inoculato ai militari statunitensi.
Tuttavia, se si consulta il sito Defender Europe 20, si scopre che molte attività sono state ridimensionate proprio a causa della pandemia che ha fatto segnare la cancellazione in Norvegia di un’altra esercitazione NATO, la Cold Response. Falso quindi che i militari, perché giovani e sani siano al sicuro dal virus, non esiste nessun vaccino per ora e non lo posseggono nemmeno i militari americani.
In chiusura segnaliamo la pubblicazione di immagini di mezzi che, secondo alcuni riguarderebbero proprio la Defender Europe 20, ma che, una volta analizzate, si è capito che non riguardano ne l’Italia e nemmeno il territorio europeo in quanto risalenti ad eventi del 2025 e del 2017 come scrive il sito Pagella politica.
Come si può capire, anche stavolta non pochi utenti della rete iscritti ai social, che in queste settimane di paura si erano trasformati in “esperti virologi”,  hanno per un attimo smesso quei panni per diventare “esperti militari” trasformando la notizia in una vera e propria cospirazione.
Fonti: https://ilmanifesto.it/30mila-soldati-dagli-usa-in-europa-senza-mascherina/ ; https://www.butac.it/i-soldati-americani-e-la-sudditanza-dellue/ ; https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/06/i-trentamila-soldati-usa-sbarcati-in-europa-confermano-ancora-la-sudditanza-dellue/5727604/ ; https://www.pagellapolitica.it/blog/show/637/che-cosa-sappiamo-di-defender-europe-20-e-quanto-centra-con-il-coronavirus

Il nuovo coronavirus potrebbe essere più contagioso nella fase iniziale dell’infezione, quando i sintomi sono più lievi

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Le persone infette dal nuovo coronavirus rilasciano grandi quantità di virus all’inizio della loro malattia e probabilmente diventano meno infettivi man mano che la malattia procede, secondo uno studio realizzato su un numero limitato di soggetti.
La ricerca, pubblicata l’8 marzo nel database di prestampa medRxiv, è ancora preliminare, perché non è ancora stata sottoposta a revisione paritaria e perché include solo nove partecipanti. Tuttavia, può suggerire il motivo per cui il nuovo virus si diffonde così facilmente: molte persone possono essere più contagiose quando mostrano solo sintomi lievi, simili a quelli del raffreddore o dell’influenza.

Si tratta di ubn comportamento in netto contrasto con la SARS“, una malattia correlata causata da un diverso coronavirus, osservano gli autori. Nei pazienti affetti da SARS, la diffusione virale ha raggiunge il picco da circa 7 a 10 giorni dall’infezione, dopo che l’infezione si è diffusa dal tratto respiratorio superiore al tessuto polmonare profondo. In sette pazienti con COVID-19, la malattia causata dal nuovo virus, “le concentrazioni di picco sono state raggiunte prima del 5 ° giorno ed erano più di 1.000 volte superiori rispetto a quelle osservate nei pazienti con SARS“, hanno scritto gli autori.
Questo picco è apparso in due pazienti le cui infezioni erano progredite nei polmoni, provocando i primi segni di polmonite. In questi casi gravi, l’infettività ha raggiunto i livelli massimi intorno al 10° o 11° giorno. Nei casi lievi, lo spargimento virale è diminuito costantemente dopo il 5° giorno e, al 10° giorno, i pazienti probabilmente non erano più contagiosi, hanno osservato gli autori.
In base ai questi risultati, la dimissione precoce con conseguente isolamento domiciliare potrebbe essere scelta per i pazienti che vanno oltre il giorno 10 dei sintomi“, a condizione che i campioni di tampone dalla gola contengano meno di 100.000 copie di materiale genetico virale per millilitro, hanno scritto gli autori.
Questo è un contributo molto importante per comprendere sia la storia naturale della malattia clinica COVID-19 sia le implicazioni per la salute pubblica della diffusione virale“, ha dichiaratoMichael Osterholm, direttore del Center for Infectious Disease Research and Policy dell’Università del Minnesota.
I ricercatori hanno condotto le loro analisi prendendo i tamponi dal naso e dalla gola dei pazienti, esaminando anche il loro sangue, urina, feci e espettorato – una miscela di saliva e muco che si accumula nel tratto respiratorio durante l’infezione. Il team ha esaminato ciascun campione alla ricerca di frammenti di materiale genetico virale per determinare la quantità di virus presente nelle diverse fasi della malattia.
I ricercatori hanno monitorato l’ascesa e la caduta del virus nel tempo. Tuttavia, la carica virale non può rivelare se i pazienti sono rimasti infettivi, poiché l’RNA del virus può essere presente nel tessuto umano ma non funzionale. Per scoprire chi era contagioso e quando, i ricercatori hanno isolato campioni del virus durante lo studio e hanno tentato di farli crescere in laboratorio.
I ricercatori hanno scoperto di poter far crescere virus dalla gola, dal naso e dall’espettorato raccolti all’inizio del decorso della malattia, ma dopo l’8° giorno, i campioni prelevati da pazienti con casi lievi non hanno prodotto crescita virale. Questo cambiamento indica che quei pazienti erano diventati meno infettivi. Nonostante il loro miglioramento, sono comunque rimasti “positivi” al test per il virus. La scoperta può aiutare a spiegare i rapporti giunti dalla Cina che suggeriscono che il virus può persistere nel corpo per almeno due settimane dopo che i sintomi di COVID-19 sono regrediti.
Il team del nuovo studio non è riuscito a far riprodurre il virus da campioni di sangue o di urina raccolti durante lo studio, né a far crescere virus dalle feci. L’analisi delle feci si basava su 13 campioni raccolti tra il giorno 6 e il giorno 12 da quattro pazienti, poiché contenevano le maggiori quantità di RNA virale e consentivano ai ricercatori di isolare i campioni. Un precedente rapporto della Cina e dell’Organizzazione mondiale della sanità suggeriva che il “virus vitale” possa essere recuperato dalle feci delle persone infette, ma non era chiaro se questi frammenti contribuissero alla trasmissione della malattia.
Poiché il nuovo studio si basa su un numero selezionato di casi relativamente lievi, saranno necessarie ulteriori ricerche per determinare in che modo le feci potrebbero contribuire alla trasmissione di COVID-19, hanno osservato gli autori.
In particolare, il team ha rilevato anticorpi contro il virus in ciascuno dei pazienti tra il giorno 6 e il giorno 12, suggerendo che il sistema immunitario inizia a costruire una difesa contro l’agente patogeno subito dopo l’esposizione. Gli scienziati non sanno ancora se questa rapida risposta immunitaria appare nella maggior parte dei pazienti, in particolare quelli con infezioni più gravi.

In certi esopianeti “Heavy metal” potrebbe essere una previsione meteorologica

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Il pianeta, soprannominato WASP 76b, è un tipo estremo di esopianeta noto come un gigante gassoso ultra-caldo. “Questi pianeti sono molto strani; si potrebbe, infatti, dire che su questo pianeta piove tutte le sere, peccato che piova ferro”, afferma l’astronomo David Ehrenreich dell’Università di Ginevra. “I lati diurni di questi pianeti sono sempre esposti alla radiazione della loro stella madre, e le loro temperature esterne possono fare concorrenza alle temperature di alcune stelle. Al contrario, i lati notturni dei giganti di gas tendono ad essere molto meno caldi”.
Fino ad ora, nessuno ha analizzato, in maniera abbastanza ravvicinata un gigante gassoso ultra-caldo per vedere come tali forti contrasti di temperatura influenzano la chimica dell’atmosfera in tutto il pianeta. Nel 2018, il team di Ehrenreich ha utilizzato il Very Large Telescope in Cile per esaminare lo spettro della luce della sua stella filtrata attraverso l’atmosfera del WASP 76b.
WASP-76b mostra sempre la stessa faccia alla sua stella madre, proprio come la Luna alla Terra, e il lato illuminato ha delle temperature altissime, attorno ai 2500 gradi. Il lato notturno è molto più freddo; l’estrema differenza di temperatura tra il lato diurno e quello notturno provoca venti vigorosi, che portano il vapore di ferro dal lato-giorno ultra-caldo al lato-notte più freddo, dove le temperature diminuiscono a circa 1500 gradi Celsius.
Mentre l’atmosfera ha mostrato tracce di particelle di ferro durante la transizione dal giorno alla notte, nessuna di queste tracce è stata rilevata durante il passaggio dalla notte al giorno. Ciò suggerisce che, mentre il vapore di ferro dal lato diurno di WASP 76b si sposta verso il lato notturno, il ferro si condensa in gocce di pioggia liquide. Poiché quelle gocce di pioggia cadono in profondità nell’atmosfera durante la notte, non vediamo il ferro nel gas atmosferico mentre si muove dalla notte al giorno”.
Secondo alcuni ricercatori è probabile che le gocce di pioggia do ferro fuso raggiungano profondità così calde da vaporizzare di nuovo in ferro gassoso.
Fonte: Science News

Nuovo coronavirus, 2.214 nuovi casi nelle ultime 24 ore, 189 nuovi decessi. Un altro calciatore di serie A positivo

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La Protezione Civile ha comunicato i dati odierni relativi alla situazione dell’epidemia di nuovo coronavirus. Il numero delle nuove vittime è di 189, dato che porta il totale dei decessi a 1.016: Il 67% dei deceduti aveva delle patologie pregresse. Il numero di persone attualmente positive sale a 12.839, mentre i casi totali sono 15.113: 2214 più di ieri. Guariti 213 pazienti, per un totale 1.258. 6.650 sono le persone ricoverate in ospedale.
Diminuisce il numero delle persone in più in terapia intensiva: sono 1.153, 125 in più rispetto ai 1.028 di ieri (che a loro volta erano 151 in più rispetto a martedì). Delle 12.839 persone attualmente positive, 6.650 sono ricoverati in ospedale con sintomi (numero che non conta quelli in terapia intensiva) – ieri erano 5.838 – e 5.036 sono in isolamento domiciliare (ieri erano 3.724).

Dati protezione civile 12 marzo

I pazienti attualmente positivi regione per regione

  • 8.725 in Lombardia
  • 1947 in Emilia Romagna
  • 1384 in Veneto
  • 592 nelle Marche
  • 580 in Piemonte
  • 364 in Toscana
  • 200 in Lazio
  • 179 in Campania
  • 274 in Liguria
  • 167 in Friuli Venezia Giulia
  • 115 in Sicilia
  • 98 in Puglia
  • 62 in Umbria
  • 16 in Molise
  • 102 in Trentino Alto-Adige
  • 78 in Abruzzo
  • 39 in Sardegna
  • 8 in Basilicata
  • 32 in Calabria
  • 26 in Valle d’Aosta

Quanto alle vittime, questi sono i numeri divisi per regione: 744 in Lombardia (+127), 146 in Emilia Romagna, (+33), 32 in Veneto (+3), 26 in Piemonte (+5), 22 nelle Marche (+4), 5 in Toscana (+4), 11 in Liguria (+3), una in Campania (+0), 9 Lazio (+3), 8 in Friuli Venezia Giulia (+2), 5 in Puglia (+0), 2 in Abruzzo (+1), uno in Valle d’Aosta (+0). I tamponi complessivi sono 86.011, quasi 60mila dei quali in
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
La ministra Catalfo ha annunciato il raddoppio dei fondi per la cassa integrazione. Resta da definire il destino dei tanti lavoratori a partita iva.

Le borse azionarie europee hanno avuto il giorno peggiore della storia, poiché i timori sono aumentati a causa delle ricadute economiche del nuovo coronavirus e le misure adottate dalla Banca centrale europea per attutire il colpo della crisi non hanno impressionato gli investitori. La BCE ha affermato che accelererà gli acquisti di obbligazioni per aiutare a sostenere l’economia, unendosi ai responsabili politici di tutto il mondo in fretta per contenere le ricadute della pandemia di coronavirus. Ma la banca centrale, che ha anche preso provvedimenti per aumentare la liquidità, non ha spinto i tassi di interesse in un territorio negativo, una mossa che alcuni investitori si aspettavano. Ciò ha alimentato una caduta libera delle azioni europee, colpite anche dalla decisione del presidente Donald Trump di vietare i viaggi da oltre due dozzine di paesi nel continente.

Il peggio della pandemia di coronavirus deve ancora arrivare nel Regno Unito, ha detto oggi il Primo Ministro britannico.  “Il periodo più pericoloso non è ora, ma mancano alcune settimane a seconda della velocità con cui si diffonde”, ha dichiarato Boris Johnson durante la conferenza stampa effettuata per annunciare il passaggio del Regno Unito alla fase di “contenimento. Il virus è più pericoloso dell’influenza stagionale e più persone lo prenderanno. Altre famiglie perderanno i loro cari”, ha avvertito Johnson. Secondo il piano, se il Regno Unito riuscirà a ritardare il “picco” del virus di “poche settimane”, il Sistema Sanitario Nazionale sarà meglio posizionato per gestirlo. Se il picco viene ritardato fino a quando il clima sarà più caldo, ci saranno meno persone che affette da malattie legate al tratto respiratorio e permetteranno al SSN di resistere meglio.

L’attaccante della Sampdoria Manolo Gabbiadini è diventato il secondo giocatore di Serie A positivo al coronavirus. Oggi il club di Genova ha annunciato la diagnosi in una dichiarazione: “(Gabbiadini) ha la febbre, ma sta andando bene. Il club sta attualmente attivando tutte le procedure di isolamento previste dalla legge“. L’attaccante 28enne ha confermato la notizia in un tweet: “Sono positivo al Coronavirus“, ha scritto. “Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno scritto. Seguite tutte le regole, restate a casa e tutto andrà bene“.

Mentre l’Italia impone un blocco a livello nazionale e l’ Irlanda annuncia la chiusura delle scuole, i divieti generali non sono così semplici in Germania. In sostanza, il cancelliere tedesco Angela Merkel non ha il potere di chiudere gran parte della vita pubblica in tutto il paese. La Germania è uno stato federale. Quindi, quando si tratta di decisioni politiche come la cancellazione di eventi pubblici, la chiusura di scuole o l’attuazione di nuove norme sanitarie, queste vengono prese a livello statale.

La Merkel e i suoi ministri nazionali possono solo formulare raccomandazioni. Negli ultimi giorni, il ministro della sanità tedesco, Jens Spahn, ha ripetutamente raccomandato di annullare le riunioni pubbliche di massa con oltre 1.000 persone. Alcune delle regioni più colpite della Germania hanno già implementato questo divieto, ma non tutte. Lo stesso vale per la chiusura di scuole e università. Alcuni sono stati chiusi, mentre altri continuano a funzionare.

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Trovato il cranio di un minuscolo dinosauro conservato nell’ambra da 99 milioni di anni

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E’ stato scoperto un intero cranio, appartenente a una specie sconosciuta di dinosauro simile a un uccello, intrappolato in un pezzo di ambra di circa 99 milioni di anni.
Questo cranio, più piccolo di un colibrì, ci rivela che la creatura aveva la mascella piena di denti seghettati e gli occhi sporgenti, simili a quelli delle lucertole. Nonostante la sua piccola statura, era probabilmente un predatore. I ricercatori hanno dichiarato che il fossile, chiamato Oculudentavis, rappresenta il più piccolo dinosauro mai trovato.
Non ho mai visto niente del genere“, ha commentato Jingmai O’Connor, professore senior presso l’Istituto di paleontologia dei vertebrati e paleoantropologia dell’Accademia cinese delle scienze di Pechino e ricercatore associato presso il Museo di storia naturale della contea di Los Angeles.
Ci sono oltre 100 denti presenti nelle mascelle. Questi strani occhi sporgono guardando di lato. Non c’è niente di simile vivo oggi“. Mentre si tende a pensare ai dinosauri come a enormi e pesanti creature, questo teschio e altri recenti ritrovamenti nell’ambra, suggeriscono che la vita ai tempi dei dinosauri era probabilmente più diversificata di quanto possiamo immaginare.
Uno dei messaggi chiave di questo studio è che probabilmente ci manca un grosso pezzo dell’ecosistema dei dinosauri“, ha affermato Lars Schmitz, professore di biologia presso lo Scripps College di Claremont, California, che insieme a O’Connor, ha curato un articolo pubblicato sulla rivista Nature.
La fossilizzazione di ossa in sedimenti come argilla, limo e sabbia può schiacciare e distruggere i resti di piccoli animali, ma l’ambra, che si forma dalla resina delle conifere, ne consente la totale conservazione. “Quando si trova un animale conservato nell’ambra, si ha la sensazione che sia morto da poco“, ha dichiarato O’Connor.

Oltre la nostra immaginazione

Il primo scheletro di dinosauro è stato trovato sepolto nell’ambra nel 2016 dal paleontologo cinese Lida Xing; si tratta di una coda di dinosauro, trovata in un mercato di ambra nel nord del Myanmar.
Penso che la diversità dei dinosauri vada oltre la nostra immaginazione. In precedenza avevamo trovato un’impronta di dinosauro di 1 centimetro di lunghezza, che pensavo fosse la lunghezza minima di un esemplare. Fino a quando non abbiamo trovato questo Oculudentavis“, il cui nome significa uccello occhio-dente, ha detto Xing.
David Grimaldi, curatore dell’ambra presso il Museo americano di storia naturale, ha affermato che i ricchi depositi di ambra del Myanmar si sono formati in blocchi più grandi rispetto ad altre parti e sono spesso estratti e messi in commercio. In questo modo, sono diventati una fonte di molte scoperte interessanti di piante antiche, insetti e funghi e, più recentemente, di dinosauri.
Questa sembra una scoperta estremamente interessante, a causa dell’eccellente conservazione del fossile e delle dimensioni minuscole del dinosauro simile ad un uccello“. Ha dichiarato Grimaldi, che non era coinvolto nella ricerca.

Tratti unici

I tratti unici del piccolo dinosauro fanno luce su come gli uccelli, che discendono dai dinosauri, si siano evoluti. “Questo processo, chiamato miniaturizzazione, si verifica comunemente in ambienti isolati. Non sorprende che si pensi che l’ambra birmana di 99 milioni di anni provenga da un’antica isola“, ha dichiarato O’Connor.
La miniaturizzazione è comunemente associata a tratti come la perdita dei denti e gli occhi proporzionalmente grandi. Tuttavia, poiché Oculudentavis ha più denti del solito, mostra che l’evoluzione non segue sempre le stesse regole“.
Dal cranio non è chiaro come l’Oculudentavis sia in relazione con i primi uccelli e dinosauri (simili a uccelli). Schmitz ha dichiarato che c’erano solo alcune specie di rane e lucertole che erano più piccole di questo dinosauro “lillipuziano”. A differenza dei colibrì, che non hanno denti e si nutrono di nettare, i ricercatori pensano che Oculudentavis cacciava piccoli insetti; sono anche convinti che questa creatura fosse dotata di piume, anche se, all’interno dell’ambra, non ne sono state trovare.
I suoi occhi erano particolarmente insoliti; infatti, le ossa dell’orbita dell’occhio erano a forma di cono, come le ossa degli occhi nei gufi, suggerendo che avesse una vista molto acuta. I suoi occhi erano laterali e quindi diversi da quelli di un gufo.
Xu Xing, un paleontologo cinese, ha dichiarato che sebbene l’ambra abbia prodotto alcune scoperte affascinanti, possiede ancora alcune limitazioni.
Normalmente conserva solo piccoli organismi, e se conserva quelli più grandi, sono spesso incompleti e quindi è difficile analizzarli fino in fondo“.
Alcuni scienziati sperano che l’ambra possa essere una fonte di materiale genetico delle creature intrappolate all’interno, come nella trama del film “Jurassic Park“, quando gli scienziati estraggono il DNA di dinosauro dal sangue trovato all’interno degli insetti intrappolati nell’ambra. Ma Xu sostiene che sia ancora improbabile.
Fonte: https://edition.cnn.com/2020/03/11/world/dinosaur-bird-head-skull-amber-scn/index.html

L’immagine iconica dell’evoluzione è sbagliata

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L’evoluzione ci racconta come gli esseri viventi sul nostro pianeta sono cambiati adattandosi all’ambiente. Sarebbe facile pensare che l’evoluzione funzioni aggiungendo continuamente funzionalità agli organismi, aumentandone costantemente la complessità.
Alcuni pesci si sono evoluti sviluppando gli arti per camminare sulla terra. Alcuni dinosauri si sono evoluti sviluppando le ali e hanno iniziato a volare. Altri animali hanno sviluppato una placenta e hanno iniziato a partorire i piccoli invece che a deporre uova.
Tutte queste asserzioni sono però idee sbagliate che nonostante tutto continuano a circolare. L’evoluzione infatti non è una marcia inarrestabile verso la complessità, molti rami dell’albero della vita hanno portato allo sviluppo di esseri viventi molto semplici come i batteri, altri come i parassiti hanno invece ridotto la loro complessità eppure, questi due rami prosperano indisturbati e, ancora oggi, occupando moltissime nicchie ecologiche.
Su Nature Ecology and Evolution è stato pubblicato uno studio dove vengono confrontati i genomi completi di oltre 100 organismi quasi tutti appartenenti al regno animale per studiarne l’evoluzione.
Il risultati sono sconvolgenti e indicano che l’origine di grandi gruppi di animali, esseri umani compresi, è legata alla perdita di materiale genetico e non alla sua aggiunta.
Il biologo evoluzionista Stephen Jay Gould è stato uno dei più forti oppositori della “marcia del progresso“, l’idea che l’evoluzione si traduce sempre in una maggiore complessità. Nel suo libro Full House (1996), Gould usa il modello della passeggiata degli ubriachi.
Un ubriacone lascia un bar in una stazione ferroviaria e goffamente cammina avanti e indietro sulla piattaforma, oscillando tra il bar e i binari del treno. Dato un tempo sufficiente, l’ubriacone cadrà nei binari e rimarrà bloccato.
La piattaforma rappresenta la scala di complessità, il pub è la complessità più bassa i binari il massimo. La vita è emersa uscendo dal pub, con la minima complessità possibile.
A volte inciampa casualmente verso i binari (evolvendosi in modo da aumentare la complessità) e altre volte verso il pub (riducendo la complessità).
Nessuna opzione è migliore dell’altra. Rimanere semplici o ridurre la complessità può essere migliore per la sopravvivenza che evolvere con una maggiore complessità, a seconda dell’ambiente in cui si cerca di prosperare.
Ma in alcuni casi, gruppi di animali sviluppano caratteristiche complesse che sono intrinseche al modo in cui funzionano i loro corpi e non possono più perdere quei geni per diventare più semplici rimangono quindi bloccati nei “binari del treno”.
Un esempio, gli organismi multicellulari raramente tornano a diventare unicellulari.
Concentrarsi solo sugli organismi intrappolati nei “binari del treno”, distorce la percezione della vita facendo sembrare l’evoluzione una linea retta che si evolve da uno stato semplice a uno stato complesso, credendo erroneamente che le forme di vita più vecchie siano sempre semplici e quelle nuove siano sempre più complesse. In realtà il percorso verso la complessità è più tortuoso.
Jordi Paps, Cristina Guijarro-Clarke, insieme a Peter Holland dell’Università di Oxford, hanno studiato come la complessità genetica si è evoluta negli animali dimostrando che l’aggiunta di nuovi geni era la chiave della prima evoluzione del regno animale. La domanda seguente è stata: Cosa è avvenuto nell’evoluzione successiva?
La maggior parte degli animali può essere raggruppata in grandi lignaggi evolutivi, rami dell’albero della vita che mostrano come gli animali che vediamo oggi si siano evoluti da una serie di antenati comuni.
Il team ha studiato ogni lignaggio animale per il quale era disponibile una sequenza genomica e molti lignaggi non animali con cui confrontarli.
Una discendenza animale è quella dei deuterostomi, che comprende umani e altri vertebrati, nonché stelle marine o ricci di mare. Un altro sono gli ecdisozoi, che comprendono gli artropodi (insetti, aragoste, ragni, millepiedi) e altri animali come i nematodi.
I vertebrati e gli insetti sono considerati alcuni degli animali più complessi. Infine, abbiamo un lignaggio, i lophotrochozoans, che include animali come molluschi (lumache, per esempio) o anellidi (lombrichi), tra molti altri.
Il team ha preso questa variegata selezione di organismi e ha cercato di osservare come fossero correlati all’albero della vita e quali geni condividessero e non condividessero. Il team ha dedotto che se un gene era presente in un ramo più vecchio dell’albero e non in un ramo più giovane, questo gene era andato perso.
Se un gene non era presente nei rami più vecchi ma appariva in un ramo più giovane, il team lo considera un nuovo gene che era stato acquisito nel ramo più giovane.
I risultati hanno mostrato un grande numero di geni persi e acquisiti, cosa mai registrata nelle analisi precedenti. Due dei principali lignaggi, i deuterostomi (dove sono compresi gli esseri umani) e gli ecdisozoi (che comprendono gli insetti), hanno mostrato il maggior numero di perdite geniche.
Al contrario, i lophotrochozoans mostrano un equilibrio tra nuovi geni acquisiti e geni persi. I risultati ottenuti dal team confermano il quadro fornito da Stephen Jay Gould dimostrando che, a livello genico, la vita animale è emersa lasciando il “pub” e facendo un grande salto in termini di complessità.
Ma dopo l’entusiasmo iniziale, alcuni lignaggi si sono riavvicinati al “pub” perdendo geni, mentre altri lignaggi si sono spostati verso le rotaie acquisendo nuovi geni.
Il team considera questo il perfetto riassunto dell’evoluzione.count
Jordi Paps, Docente, Facoltà di Scienze Biologiche, Università di Bristol, Università di Bristol e Cristina Guijarro-Clarke, PhD Candidate in Evolution, University of Essex.
Questo articolo è stato ripubblicato da The Conversation con una licenza Creative Commons.

Nuovo coronavirus, oltre 2000 nuovi contagiati e quasi 200 morti in Italia nelle ultime 24 ore. L’OMS proclama la pandemia globale

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Dopo il miglioramento di ieri, con nessun nuovo contagio verificatosi a Codogno, l’epicentro iniziale dell’epidemia, e il drastico calo dei nuovi contagi, complice però la mancanza dei dati lombardi, oggi il nuovo coronavirus torna a fare molta paura: nelle ultime 24 ore sono stati registrati 2.313 nuovi contagi, per un totale di 12.462 casi confermati registrati in Italia (si tratta solo dei caso con sintomi, ai soggetti asintomatici non viene fatto il test). I casi attivi sono al momento 10.590, con 1.045 persone dichiarate guarite. Purtroppo, nella giornata di ieri si è registrato il nuovo record di morti in sole 24 ore, 196, che ha portato il totale dei decessi in Italia a 827.
Dai numeri della protezione civile, emerge che i pazienti attualmente malati di Covid-19 sono:

  • 5763 in Lombardia
  • 1588 in Emilia Romagna
  • 940 in Veneto
  • 461 nelle Marche
  • 480 in Piemonte
  • 314 in Toscana
  • 125 in Lazio
  • 149 in Campania
  • 181 in Liguria
  • 110 in Friuli Venezia Giulia
  • 81 in Sicilia
  • 71 in Puglia
  • 44 in Umbria
  • 16 in Molise
  • 149 in Trentino Alto-Adige
  • 37 in Abruzzo
  • 37 in Sardegna
  • 8 in Basilicata
  • 17 in Calabria
  • 19 in Valle d’Aosta

Circolano voci secondo le quali il governo si prepara a varare il lockdown totale, cioè il blocco totale dei movimenti.
A livello globale siamo arrivati a 124.775 casi confermati, con 4.585 decessi e 67.050 pazienti guariti.
Intanto, il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato oggi durante un briefing stampa che l’agenzia è “profondamente preoccupata sia dai livelli allarmanti di diffusione e gravità, sia dai livelli allarmanti di inazione” quando ha affermato che il nuovo coronavirus ha ormai raggiunto il livello di pandemia. “Non possiamo dirlo abbastanza forte, o abbastanza chiaramente, o abbastanza spesso: tutti i paesi possono ancora cambiare il corso di questa pandemia“.
Se i paesi rilevano, testano, trattano, isolano, rintracciano e mobilitano le loro persone nella risposta, ha aggiunto, quelli con una manciata di nuovi casi di coronavirus possono impedire che quei casi diventino ammassi e questi ammassi diventino epidemia.
Descrivere la situazione come una pandemia non cambia la valutazione dell’OMS sulla minaccia rappresentata da questo coronavirus. Non cambia ciò che l’OMS sta facendo e non cambia ciò che i paesi dovrebbero fare“, ha aggiunto.
I criteri specifici per una pandemia non sono universalmente definiti, ma ci sono tre criteri generali: un virus che può causare malattia o morte; trasmissione da persona a persona sostenuta di quel virus; e prove di diffusione in tutto il mondo.
L’Irlanda ha avuto oggi la sua prima morte correlata al coronavirus, ha comunicato il governo.
Anche la Svezia ha annunciato la sua prima morte per coronavirus.
Ecco, infine, i dati attuali della diffusione del virus nei paesi a maggiore diffusione:
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Breaking news: OMS, la COVID-19 è pandemia

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La malattia virale COVID-19 che si è diffusa in almeno 114 paesi e ha ucciso oltre 4.000 persone è ora ufficialmente una pandemia, ha annunciato l‘Organizzazione mondiale della sanità.
Questa è la prima pandemia causata da coronavirus“, ha dichiarato il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Sono attualmente otto i paesi dove vi sono più di 1.000 casi di COVID-19, causati dal virus che ha infettato oltre 120.000 persone in tutto il mondo.
Nelle ultime due settimane, il numero di casi di COVID-19 al di fuori della Cina è aumentato di 13 volte e il numero di paesi colpiti è triplicato“, ha affermato Tedros.
Notando il crescente bilancio delle vittime del virus respiratorio, il capo dell’OMS ha dichiarato: “Nei giorni e nelle settimane a venire, prevediamo di vedere un numero ancora maggiore di casi e numero di decessi“.

Nelle Americhe, Honduras, Giamaica e Panama sono appena state confermate le prime infezioni da coronavirus“, riferisce Jason Beaubien della NPR. “Anche Mongolia e Cipro hanno appena segnalato i primi casi“.

Per impedire la diffusione del coronavirus, si consiglia di lavarsi le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi o di utilizzare un disinfettante per le mani se non è possibile. L’Organizzazione mondiale della sanità afferma che le persone dovrebbero indossare maschere solo se sono malate o si prendono cura di qualcuno che lo è.
Per la maggior parte delle persone, l’infezione da COVID-19 causerà una lieve malattia; tuttavia, può rendere alcune persone molto malate e, in alcune persone, può essere fatale”, afferma l’OMS . “Le persone anziane e quelle con condizioni mediche preesistenti (come malattie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche o diabete) sono a rischio di malattie gravi“.
I sintomi più comuni di COVID-19, secondo un recente rapporto dell’OMS che attinge più di 70.000 casi in Cina: febbre (nell’88% dei casi); tosse secca (68%); affaticamento (38%); produzione espettorato / catarro (33%).
Il respiro corto si è verificato in quasi il 20% dei casi e circa il 13% ha avuto mal di gola o mal di testa, ha affermato l’OMS.