Il Bayraktar TB2 può decidere le sorti della guerra in Ucraina?

Sono ormai settimane che sui social media i cittadini ucraini postano e condividono i filmati dei droni Bayraktar TB2 in dotazione all’esercito che combattono con efficacia l’avanzata russa nel Paese

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Sono ormai settimane che sui social media i cittadini ucraini postano e condividono i filmati dei droni Bayraktar TB2 in dotazione all’esercito che combattono con efficacia l’avanzata russa nel Paese.

Questi video, che dimostrano come Kiev possa essere, almeno all’apparenza, militarmente all’altezza di Mosca hanno contribuito senz’ombra di dubbio ad incentivare i civili a prendere parte attiva nella resistenza. Al momento, però, non è chiaro quanti siano effettivamente i Bayraktar TB2 in dotazione all’esercito ucraino – sebbene le stime li valutino tra le 50 e le 100 unità – così come non è chiaro quanti siano attualmente in funzione e quanti siano già stati abbattuti dall’esercito della Russia.

Il Bayraktar e la guerra del Karabakh

Il possesso di tale armamento in fondo si è già rivelato discriminante in almeno una delle guerre recenti: quella del Nagorno-Karabakh. Il Bayraktar TB2, infatti, è stato ampiamente e ripetutamente utilizzato dall’esercito azerbagiano per coprire l’avanzata del proprio esercito e per colpire obiettivi militari e truppe nemiche senza esporre le truppe al fuoco nemico.

Tuttavia, nel contesto ucraino è difficile trarre delle reali stime circa gli esiti che ha avuto il suo dispiegamento. Sia perché le fonti che ci giungono sono quasi esclusivamente di matrice ucraina e “filtrate” dai social network, sia perché il divario tecnologico tra Russia ed Ucraina potrebbe essere sufficiente a inibire buona parte del potenziale bellico del drone.

Baykar Technology, il fiore all’occhiello dell’industria bellica Turca

Attiva sin dal 1986, la Bayktar Technology – legata alla famiglia del genero del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan – è una delle tante avanguardie mondiali. Capofila delle industria bellica turca, la Baykar si è specializzata dal 2006 in avanti nella progettazione di droni da combattimento, tra i quali proprio il Bayraktar TB2 in dotazione all’esercito ucraino. Ma non solo l’Ucraina: anche l’Azerbaijan, la Polonia, la Tunisia, il Marocco e il Qatar vantano nel proprio arsenale il drone turco, evidenziandone il prestigio in termini di potenzialità belliche.

In uno scenario che vede l’Ucraina e la Russia contrapposte in modo trasversale, considerando inoltre come già negli scorsi giorni Ankara abbia deciso di chiudere gli accessi al Mar Nero alle navi russe, verrebbe quasi da penare che la Turchia abbia preso le parti di Kiev nel conflitto.



Tuttavia, le cose potrebbero non stare in questo modo. Mentre l’Ucraina si configura come acquirente, la Russia è invece per Ankara un importante fornitore di strumenti bellici, che potrebbe però cessare di esserlo nella misura in cui venissero imposte sanzioni simili e speculari a quelle introdotte dall’Occidente nei confronti di Mosca. E proprio questa considerazione, forse, potrebbe essere la chiave di lettura che spiega i tentennamenti di Ankara nello schierarsi apertamente contro le mosse di Vladimir Putin nell’Oriente d’Europa.

I droni possono fermare l’avanzata russa?

Sebbene la potenza bellica del Bayraktar TB2 non possa essere messa in discussione, è inopinabile però che il dominio dei cieli ucraini – almeno in questo momento – sia principalmente in mano a Mosca. Il loro dispiegamento, di conseguenza, è più facilmente limitabile a incursioni volte a scoraggiare il morale russo e colpire le file di mezzi corazzati in avanzata sul Paese.

Difficilmente, però, essi avrebbero la capacità di decidere le sorti di un conflitto dove il divario in termini balistici e di truppe dell’esercito regolare in gioco è così sproporzionato.

Non bisogna dimenticare infatti, come sottolineato al Deutsche Welle dall’ex colonello in pensione dell’esercito tedesco Wolfgang Richter, che i droni siano studiati per colpire un singolo bersaglio alla volta. E in un contesto all’interno del quale colonne di oltre 60 chilometri di carri armati avanzano verso la capitale del Paese, la tesi che essi possano essere la salvezza dell’Ucraina rischia di essere più una speranza che una verità.

Tuttavia, il loro dispiegamento in battaglia potrebbe aver favorito il rallentamento della compagine russa, allungando i tempi di quella che, nelle prime ore della guerra, poteva rischiare addirittura di concludersi come una guerra-lampo. E, soprattutto, la loro precisione in battaglia è servita a dare animo al popolo ucraino, convincendolo in questo modo che, nonostante la sua grandezza territoriale e la sua potenza bellica, la Russia possa non essere un nemico così invincibile.

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