Una nuova analisi dei dati raccolti da oltre 10.000 adulti ha rivelato una correlazione tra attività fisica e un aumento della tolleranza ai dolori cronici.
Coloro che conducevano uno stile di vità basato sulle attività sportive hanno dimostrato una tolleranza maggiore al dolore rispetto agli individui con una vita più sedentaria. In poche parole, più si tiene il corpo in movimento, maggiore sarebbe la resistenza al dolore.
Anders Årnes e colleghi, dell’Ospedale universitario della Norvegia settentrionale, hanno recentemente pubblicato i loro risultati sulla rivista PLOS ONE.
Sebbene la ricerca precedente abbia accennato ai potenziali benefici dell’attività fisica regolare, inclusa la possibile mitigazione o prevenzione del dolore cronico migliorando la propria capacità di tollerare il dolore, la maggior parte di essa era stata di portata limitata e focalizzata su specifici dati demografici.
Insomma, la questione deve essere ancora approfondita con ulteriori analisi e studi, ma la pubblicazione di Årnes è sicuramente una conferma in più. Lo studio è stato approvato dal Comitato etico regionale della Norvegia settentrionale (caso numero REK Nord, 2016/1794). Il consenso informato scritto è stato acquisito per tutti i partecipanti.
Lo studio di Årnes
Per aiutare a chiarire la relazione tra attività fisica e tolleranza al dolore, Årnes e colleghi hanno analizzato i dati di 10.732 adulti norvegesi che hanno partecipato a un ampio studio di indagine sulla popolazione, il Tromsø Study, condotto periodicamente in Norvegia. I ricercatori hanno utilizzato i dati di due cicli dello studio Tromsø, uno condotto dal 2007 al 2008 e l’altro dal 2015 al 2016. I dati includevano i livelli di attività fisica dichiarati dai partecipanti e i loro livelli di tolleranza al dolore, valutati in un test che prevedeva l’immersione delle mani in acqua fredda.
L’analisi statistica dei dati ha mostrato che i partecipanti che hanno riferito di essere fisicamente attivi nelle due sessioni dello studio Tromsø avevano una maggiore tolleranza al dolore rispetto a quelli che hanno riportato uno stile di vita sedentario in entrambe le sessioni. I partecipanti con livelli di attività più elevati avevano una tolleranza al dolore più elevata e coloro che avevano un’attività più elevata nel 2015/2016 rispetto al 2007/2008 avevano un livello complessivo più elevato di tolleranza al dolore.
C’è ancora molto da puntualizzare
Come informa SchiTechDaily, l’analisi non ha mostrato una relazione statisticamente significativa tra livello di attività e cambiamenti nella tolleranza al dolore tra i due cicli dello studio. Tuttavia, suggerisce che rimanere fisicamente attivi, diventare attivi o aumentare l’attività è legato a una maggiore tolleranza al dolore. Sulla base delle loro scoperte, i ricercatori suggeriscono che aumentare l’attività fisica potrebbe essere una potenziale strategia per alleviare o allontanare il dolore cronico.
La ricerca futura potrebbe aiutare a confermare se esiste davvero una relazione di causa ed effetto tra attività e tolleranza al dolore e valutare potenziali applicazioni terapeutiche. Gli autori aggiungono: “Diventare o rimanere fisicamente attivi nel tempo può giovare alla tua tolleranza al dolore. Qualunque cosa tu faccia, la cosa più importante è che tu faccia qualcosa!”.
Cosa sono i dolori cronici?
I dolori cronici sono sensazioni dolorose che persistono per un lungo periodo di tempo, generalmente oltre i tre mesi, anche dopo che la causa originale del dolore si è risolta. Questi dolori possono diventare una condizione a sé stante e avere un impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre. Esempi comuni di dolori cronici includono mal di schiena cronico, dolore neuropatico, artrite e cefalee croniche.
La formazione dei dolori cronici è un processo complesso e può variare a seconda della causa specifica. In alcuni casi, il dolore cronico può essere il risultato di un danno o di una lesione precedente, come un infortunio o un trauma. Altre volte, il dolore cronico può derivare da condizioni mediche sottostanti, come l’artrite o la fibromialgia, che colpiscono i tessuti molli e le articolazioni del corpo.