Arriva dalle piante un barlume di speranza per il clima e per l’ambiente

In oltre 20 anni di studi si è potuto notare come gli appezzamenti di Fanerogame che erano stati precedentemente restaurati accumulassero carbonio e azoto a una velocità simili a quelle che avrebbero immagazzinato le praterie naturali e indisturbate nella stessa posizione

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Nell’ambito di un progetto di oltre 20 anni, ricercatori e volontari hanno diffuso più di 70 milioni di semi di Zostera, un genere di pianta acquatica, appartenente alla famiglia delle Zosteraceae. Questi semi sono stati sparsi su appezzamenti che coprono più di 200 ettari, appena oltre le ampie distese di palude salata, al largo dell’estremità meridionale della costa orientale della Virginia.
Lo studio puntava a capire la capacità di questo habitat nell’immagazzinare carbonio.
Gli scienziati hanno dunque osservato un ecosistema dalla sua nascita alla sua piena fioritura. Il monitoraggio a lungo termine delle praterie marine ripristinate, rivela un ecosistema straordinariamente resistente con la capacità di intrappolare carbonio e azoto. Elementi che altrimenti contribuirebbero al riscaldamento globale e all’inquinamento.
Il progetto, guidato dal Virginia Institute of Marine Science e The Nature Conservancy, è ora cresciuto fino a coprire oltre 3.612 ettari in nuovi prati di alghe. In confronto, il più grande progetto di questo tipo in Australia mira a ripristinare 10 ettari di fanerogame, tipologia di pianta sia terrestre che acquatica, con capacità di riprodursi.
I risultati ottenuti dai ricercatori sono un punto di svolta, sono un esempio di come le soluzioni basate sulla natura possono aiutare a mitigare il cambiamento climatico.
Per attuare questo studio, il team ha iniziato con una tabula rasa: l’erba marina in queste lagune costiere era stata spazzata via dalle malattie e da un uragano nei primi anni ’30. L’acqua però era ancora abbastanza limpida da trasmettere la luce solare richiesta dalle piante. Così il progetto ha potuto avere inizio.
L’equipe ha monitorato la quantità di carbonio e azoto che i prati catturavano dall’ambiente e immagazzinavano nel sedimento man mano che la copertura di fanerogame si espandeva. Dai dati è emerso che i prati presenti per nove o più anni hanno immagazzinato, in media, 1,3 volte più carbonio e 2,2 volte più azoto rispetto ai terreni più giovani, suggerendo che la capacità di stoccaggio aumenta con la maturazione dei prati.
In questi 20 anni di studi si è potuto notare come gli appezzamenti che erano stati precedentemente restaurati accumulassero carbonio e azoto a una velocità simili a quelle che avrebbero immagazzinato le praterie naturali e indisturbate nella stessa posizione. I letti di fanerogame ripristinate stanno infatti ora sequestrando in media circa 3.000 tonnellate di carbonio all’anno e più di 600 tonnellate di azoto, una magnifica scoperta per la scienza, e una grande passo avanti per il futuro del nostro ecosistema.
Può capitare però che le fanerogame marine possano essere esposte a pericoli, ma si è registrata la loro capacità di rigenerazione. Quando infatti un’improvvisa ondata di caldo marino ha ucciso una porzione di fanerogame, ci sono voluti solo tre anni perché il prato recuperasse completamente la sua densità vegetale. Questa scoperta per gli studiosi è stata davvero una piacevole sorpresa: la resilienza di queste praterie di fanerogame marine è strepitosa.
Il lavoro del team offre, dunque, un modello per ripristinare e mantenere sani gli ecosistemi e si può adattare anche in altre parti del mondo.
Queste piante acquatiche sono tra gli ecosistemi più preziosi e più minacciati della Terra. Sono importanti a livello globale come serbatoi di quello che è noto col nome di carbonio blu: il carbonio immagazzinato negli ecosistemi oceanici e costieri.
Le fanerogame immagazzinano più carbonio, per molto più tempo, di qualsiasi altro habitat terrestre o oceanico, impedendogli di sfuggire all’atmosfera sotto forma di anidride carbonica. Queste praterie sottomarine supportano anche la pesca vicino alla costa e in mare aperto, e proteggono le coste e altri habitat marini. Nonostante la loro importanza, le fanerogame marine sono purtroppo diminuite a livello globale di circa il 30% dal 1879.
La ricerca effettuata in Virginia aiuta a colmare alcune grandi lacune sulla nostra comprensione di come il carbonio blu può contribuire al ripristino del clima.
Lo studio riesce a dare un numero alla quantità di carbonio ripristinata dai prati, sottratta dall’atmosfera e immagazzinata per decenni e potenzialmente per secoli.
Una vera rivoluzione per il nostro ecosistema, una preziosa risorsa contro l’inquinamento che è attualmente il più grande problema del pianeta.
Il progetto, ad esempio, potrebbe indicare la strada per altri ecosistemi in difficoltà come la Biscayne Bay della Florida, un tempo ricca di fanerogame, ma che ora riversa nel pieno degrado e che vede la moria di tanti pesci.
Basterebbe ripulire l’acqua in modo da dare la possibilità alle fanerogame marine di riprendersi rapidamente. La scoperta delle proprietà di queste piante dovrebbe essere incoraggiante anche per le altre comunità costiere che vedrebbero così i loro mari tornare finalmente agli antichi splendori.
Infatti grazie a alle fanerogame, li dove ci sono, abbiamo fauna e flora rigogliose: ci sono prati, razze, cavallucci marini e tante altre specie che prima non c’erano. La natura, se trattata bene, si aiuta e ci aiuta a vivere.

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