Apophis 2068: rischio virtuale o reale?

L'asteroide Apophis potrebbe davvero colpire la Terra nel 2068? Oppure come sostengono alcuni ricercatori si tratterebbe di semplici congetture tratte da conclusioni arbitrarie? S’ipotizzò che il corpo celeste nel movimento orbitale si sarebbe avvicinato senza pericolo alla terra nel 2029 e nel 2036 … Ma ecco l’effetto Yarkovsky che rimette in gioco tutto

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Galassie, esopianeti, corpi astrali … diciamocelo: sono un mondo affascinante e fonte inesauribile, dal punto di vista della conoscenza. Gli stessi asteroidi che, tanto terrore suscitano e tanto magnetismo incutono, sono probabilmente tra gli oggetti più studiati dagli astronomi.
Eppure questi corpi celesti, che risalgono agli albori della formazione del sistema solare, orbitano intorno al Sole per la stessa intrinseca funzionalità gravitazionale che regola l’evoluzione dei pianeti.
A molti ricercatori, fa quasi sorridere l’idea di denominarli “piccoli corpi celesti”; soprattutto se consideriamo sia la loro composizione rocciosa, sia la possibilità – com’è accaduto secoli e secoli orsono –  che basterebbe una di queste “piccole rocce” per estinguere completamente il genere umano. Terrorismo? No mera realtà. Che la si accetti oppure no.
Generalmente privi di forma sferica, secondo i più grandi esperti, questi titani rocciosi, non sono frutto di un romanzo – dove la cosa importante è impressionare una società precaria e fragile; o permettere a dita arcigne e critiche, di ticchettare le falangi sulle loro tastiere da leoni.
Queste sono realtà. Tangibili, vere concrete. Oggettività, che per quanto inquietanti, restano la folle scommessa di astronomi e scienziati tra i più illustri, longevi e prestigiosi.
Proprio in queste ultime ore torna a far parlare di sé l’asteroide Apophis, di cui si è discusso già tempo addietro. Infatti, fu avvistato da un gruppo di astronomi già nel 2004. Ma gli scienziati, elaborandone un ipotetico percorso orbitale, ritennero che lo stesso al momento era innocuo per la terra.

L’asteroide Apophis e l’effetto Yarkovsky

Diversamente, nuovi modelli permisero di ricalcolarne il diametro, che si aggirava intorno ai 340 metri di larghezza, e la traiettoria e si scoprì che il corpo roccioso si sarebbe avvicinato alla terra nel 2029, 2036 e di nuovo nel 2068.
Durante l’osservazione virtuale presso la Divisione di Scienze Planetarie della Società Astronomiche Americana, David Tholen, un astronomo dell’Università delle Hawaii, ha riferito – proprio nelle scorse ore – lo stato in cui si trova l’asteroide Apophis.
Le sue condizioni gravitazionali, secondo quanto esposto da Tholen e il suo team, hanno permesso di esporre e spiegare dettagliatamente il probabile percorso che il corpo celeste potrebbe seguire e le reali possibilità che possa colpire la terra.
In realtà, sull’asteroide Apophis c’è una diatriba accesa; perché molti trattati, intendono dimostrare che le probabilità che questi colpisca la terra siano davvero poche. E lo escludono come possibile minaccia.
Ma oggi Tholen e il suo team si sono accorti di un fattore determinante ai fini della ricerca. Nessuno studio precedente ha mai tenuto conto dell’effetto Yarkovsky.
Si tratta dell’effetto con cui il Sole colpisce una parte laterale della parete rocciosa. Mentre il calore s’irradia lontano dal corpo celeste, una piccola quantità di energia spinge contro l’asteroide, costringendolo a girare leggermente.

L’effetto Yarkovsky

I ricercatori dell’Università delle Hawaii sostengono che l’effetto Yarkovsky spinga il corpo celeste su un lato. Questo di conseguenza non fa altro che forzare e provocare una deriva misurata in circa 170 metri all’anno. Mica poco.
In base, poi, ad uno studio matematico associato che permette di descrivere l’orbita di Apophis, è risultato che la deriva sta cambiando la rotta dell’asteroide in un modo che lo porterà più vicino alla Terra di quanto previsto.
Tholen tranquillizza sostenendo che, al momento, nessun modello o studio indica che il piccolo corpo celeste in questione nel 2029 o nel 2036 colpirà la terra. Ma il 2068?
L’astronomo sostiene però che la cosa migliore da fare è quella di tener d’occhio Apophis mentre si avvicina la data del suo rendez-vous.
Sicuramente, in campo scientifico-tecnico, rileva il ricercatore, siamo molto avanti. Non a caso ricorda la brillante missione DART/Hera che NASA ed ESA, porteranno avanti congiuntamente nel 2022. Il compito implicherà l’invio di una navicella spaziale su un asteroide chiamato Didymos e il suo utilizzo per alterare il percorso di Dimorphos, una delle sue lune.
L’ipotesi è quella di utilizzare lo stesso metodo per deviare Apophis se ci accorgessimo che il pericolo di impatto diventi concreto. Per questo sarà importante continuare a studiare con attenzione ogni movimento di Apophis.

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