È una vecchia teoria che ogni tanto torna di moda e riguarda la possibile esistenza di un “antiuniverso” che sarebbe l’immagine speculare del nostro stesso universo. Se questa teoria si rivelasse vera, potrebbe spiegare l’esistenza della materia oscura.
Innanzitutto, un po’ di background: “Big Bang” è un termine collettivo che include una varietà di teorie studiate dai cosmologi, gli scienziati che cercano di riavvolgere l’orologio il più vicino possibile all’inizio dell’universo. La maggior parte concorda sul fatto che che vi sia stato un punto che improvvisamente, per ragioni ancora non chiare, ha iniziato ad espandersi, ma ci sono opinioni diverse, ad esempio, sul fatto che la temperatura in quel momento fosse estremamente calda o allo zero assoluto.
Ci sono anche disaccordi su ciò che potrebbe essere accaduto prima del botto stesso. Potrebbe essere che quello che chiamiamo Big Bang fosse il punto di svolta di un rimbalzo ancora più grande in corso?
La materia oscura, se una cosa del genere esiste, è per gli scienziati forse ancora più sconcertante del Big Bang. Questo perché la materia oscura è un pezzo chiave che aiuta a completare un puzzle poco chiaro: la domanda su cosa forma l’universo intorno a noi oggi, non miliardi di anni fa. La materia oscura dovrebbe costituire la maggior parte della materia nell’universo, ma non siamo ancora riusciti a capire di cosa sia fatta.
In che modo la materia oscura è nascosta in bella vista e quali sono le sue qualità? Questi sono enormi misteri su cui devono poggiare un sacco di altre idee. Per il momento, un modo per descrivere la materia oscura è molto letterale: con “oscura” intendiamo che non è luminosa, che è il termine tecnico per la materia che non riflette o emette fotoni in un modo che possiamo identificare, ma possiamo misurarne gli effetti fisici (non visivi) in cose come le onde gravitazionali.
Ora torniamo alla nuova/vecchia teoria. Potrebbe essere che un “antiuniverso” possa correre parallelo al nostro universo, ma indietro nel tempo? Se così fosse, si estenderebbe “indietro” nel tempo, verso il Big Bang, nello stesso modo in cui il nostro universo progredisce “avanti” nel tempo. In un nuovo articolo, pubblicato il mese scorso sulla rivista Annals of Physics, i ricercatori del Perimeter Institute for Theoretical Physics in Ontario, Canada, suggeriscono che il Big Bang potrebbe essere stato più piccolo e simmetrico di quanto pensiamo.
“Tra le altre cose, descriveremo in dettaglio una notevole conseguenza di questa ipotesi, vale a dire una nuova spiegazione altamente economica per la materia oscura cosmologica“, scrivono i ricercatori.
Una cosa interessante di questo modello del Big Bang è che elimina la necessità di ciò che gli scienziati chiamano “inflazione“, un periodo di tempo in cui l’universo si è espanso in a tutta velocità subito dopo la nascita. Invece, la questione avrebbe potuto naturalmente espandersi nel tempo in modo meno energico, il che potrebbe semplificare la nostra spiegazione di ciò che è accaduto.
E affinché questi due universi prima e dopo siano veramente simmetrici, dovremmo aggiungere una particella alla nostra attuale comprensione dell’universo che ci circonda. Oggi conosciamo i neutrini, particelle misteriose extra minuscole coinvolte solo nella gravità e nell’interazione debole. Se davvero il nostro universo si specchiasse un universo simile che corre indietro nel tempo, allora quella che chiamiamo materia oscura potrebbe in realtà essere una versione di un neutrino che è “destro”, un termine che si riferisce alla direzione del movimento in il neutrino. Sarebbe l’opposto naturale dei neutrini mancini nell’altro universo.
Insomma, potrebbe esistere un antiuniverso dove il tempo procede al contrario e, invece di correre verso la morte termica, correrebbe verso il Big Bang. La sua esistenza spiegherebbe la materia oscura che sarebbe composta di neutrini destrogiri che filtrano nel nostro universo.
Se questo ti suona un po’ folle, hai assolutamente ragione. Ma l’iterazione usando questo tipo di teoria dell’antiuniverso è una parte critica della cosmologia, perché gli scienziati devono avere teorie esistenti e pubblicate per studiarle e decidere quale sarà il loro prossimo passo teorico. È molto più facile farlo rispondendo pubblicamente usando osservazioni e misurazioni, e questo lascia una bella scia di idee nel tempo mentre perfezioniamo la nostra comprensione e sviluppiamo modi più sofisticati per osservare l’universo.