Un uomo di 53 anni in Germania si è ammalato gravemente e ha richiesto cure ospedaliere dopo aver ingerito un prodotto omeopatico preparato in modo errato.
Il rimedio era stato preparato da un medico omeopata ed era stato somministrato all’uomo dopo che si era lamentato di dolori allo stomaco.
L’uomo ha ingerito 30 gocce del preparato una sera dopo cena e circa 10 minuti dopo, ha iniziato a sviluppare una serie di sintomi tra cui confusione, vertigini, disabilità visiva e perdita della parola e della capacità di camminare o stare in piedi.
Un’ora e mezza dopo aver ingerito il prodotto omeopatico, il suo compagno lo ha portato al pronto soccorso dell’ospedale.
All’ospedale sono stati eseguiti test per identificare la fonte dell’avvelenamento, escludendo subito metanolo, oppiacei, tranquillanti e diverse droghe illegali come la cocaina. Tutti i test erano risultati negativi e non risultava l’assunzione di alcool o cannabis.
Il paziente aveva comunque riferito di aver ingerito un prodotto omeopatico e lo ha consegnato ai medici per ulteriori analisi.
I test sul prodotto omeopatico hanno scoperto che conteneva una concentrazione di circa 3 mg/ml di atropina solfato, una sostanza chimica che si estrae dalla pianta mortale atropa belladonna.
La belladonna è una pianta a fiore (angiosperme dicotiledoni) della famiglia delle Solanaceae.
Il nome deriva dai suoi letali effetti e dall’impiego cosmetico. Atropo era infatti il nome (in greco: Ἄτροπος, cioè in nessun modo, l’immutabile, l’inevitabile) di una delle tre Moire, quella che, nella mitologia greca, taglia il filo della vita, ciò a ricordare che l’ingestione delle bacche di questa pianta può causare la morte.
L’epiteto specifico belladonna fa riferimento ad una pratica che risale al Rinascimento: le dame usavano un collirio basato su questa pianta per dare risalto e lucentezza agli occhi a causa della sua capacità di dilatare la pupilla, un effetto detto midriasi dovuto all’atropina, che agisce direttamente sul sistema nervoso parasimpatico.
I medici hanno quindi rianalizzato il sangue prelevato al paziente trovando atropina in alte concentrazioni anche nel suo sangue.
L’atropina è usata comunemente in medicina per dilatare gli occhi durante gli esami oculistici e anche per trattare alcuni casi di bradicardia o battito cardiaco basso. Non viene usata per trattare il mal di stomaco e può infatti causare svariati tipi di sintomi addominali.
Nel caso del paziente di 53 anni, la persona che ha preparato il prodotto omeopatico non aveva diluito correttamente l’atropina, al punto che la soluzione ne conteneva 600 volte più del previsto.
Il praticante è stato immediatamente informato dell’errore e, fortunatamente, solo un’altra persona aveva ricevuto l’intruglio, prontamente rintracciata, che non aveva ancora ingerito il rimedio.
Come funziona un prodotto omeopatico
L’omeopatia funziona in base alla convinzione che più un ingrediente è diluito, più diventa potente. Molti rimedi contengono ingredienti diluiti a tal punto che spesso è probabile che siano del tutto assenti in molte delle formulazioni in vendita.
Spesso mancano anche prove scientifiche a sostegno delle affermazioni sui rimedi omeopatici. Nonostante ciò, si prevede che l’industria globale dell’omeopatia varrà 16 miliardi di dollari entro il 2024.
L’uomo avvelenato è rimasto in osservazione in ospedale e fortunatamente si è ripreso completamente, anche se ha riferito di non essere stato in grado di urinare per un giorno intero dopo il ricovero e di aver sofferto di stanchezza e debolezza per altri tre giorni.
Gli autori del caso di studio affermano:
“Vorremmo ricordare ai medici clinici di informarsi anche sui farmaci alternativi e di essere vigili per l’insorgenza di sintomi legati a preparati omeopatici o olistici. Quando si prescrivono rimedi omeopatici, è preferibile utilizzare preparati originali di produttori di farmaci affermati”.