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Dobbiamo temere un’invasione aliena o no?

Non ci sono ragioni razionali per temere un incontro ostile con una razza senziente extraterrestre, forse. Vediamo perché.

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Uno dei più grandi e visionari scrittori di fantascienza, Arthur C. Clarke, scriveva: “Esistono due possibilità: o siamo soli nell’universo o non lo siamo. Entrambe sono ugualmente terrificanti”. 

Anche il  compianto Stephen Hawking, negli ultimi anni della sua vita, pur sostenendo un progetto per la ricerca della vita aliena, ammoniva sui pericoli di un’eventuale contatto con una razza senziente extraterrestre per i pericoli impliciti che questo contatto avrebbe potuto comportare.

Insomma, dobbiamo  proprio temere un incontro ravvicinato del terzo tipo?

Da poco più di un secolo la civiltà terrestre propaga inavvertitamente o volontariamente onde radio verso lo spazio profondo. Queste onde hanno percorso fino ad oggi circa un centinaio di anni luce, eppure nessuna civiltà aliena ha mai risposto a questi segnali. Si tratta di una distanza molto piccola considerato che la Via Lattea ha un diametro di circa 100.000 anni luce e quindi il fatto di non avere finora ricevuto una risposta non significa in assoluto che siamo l’unica specie senziente della nostra galassia.

Eppure, secondo molti esperti, possiamo dormire sonni tranquilli. Ma, anche ammettendo la presenza di una civiltà aliena, tecnologicamente evoluta, perché non dobbiamo temere, come nei grandi classici della letteratura o del cinema di fantascienza, di vedere un bel giorno spuntare una potente e sinistra flotta di invasione?

Uno dei motivi classici della fantascienza per giustificare un’invasione aliena è la schiavizzazione dell’umanità per ragioni produttive o il nostro uso come “fattori” riproduttivi della specie aliena. Nel primo caso, appare del tutto illogico che una civiltà in grado di dominare i viaggi interstellari e quindi in possesso diuna sofisticata scienza nel campo della robotica e della tecnologia spaziale e militare cerchi dei deboli schiavi organici, che devono essere assoggettati, sorvegliati e nutriti quando il lavoro richiesto può essere svolto in modo più efficiente, produttivo e rapido da dei robot.

L’ipotesi che poi utilizzino le nostre donne (e perché no, i nostri maschi) per riprodursi, poi è davvero balzana. Affinché una razza aliena possa concepire un figlio con un partner umano dovrebbe possedere lo stesso polimero, l’acido desossiribonucleico per immagazzinare le sue informazioni genetiche, ma anche le stesse quattro “lettere” del nostro alfabeto genetico e lo stesso sistema di codificazione per tradurre quelle sequenze di lettere genetiche in proteine. Decisamente inverosimile.

In questo campo non basta una generica somiglianza. Gli uomini non possono incrociarsi neppure con i più stretti parenti del processo evolutivo (gli scimpanzé) figuriamoci con una specie aliena.

E se gli alieni volessero usarci come cibo?

Per nutrirsi di un essere umano un invasore extraterrestre dovrebbe avere una biochimica molto simile alla nostra ed avere gli enzimi indispensabili per metabolizzarci. Le molecole organiche semplici come gli aminoacidi e gli zuccheri esistono in due forme speculari l’una dell’altra ma non sovrapponibili. Queste due versioni sono chiamate enantiomeri e tutta la vita terrestre usa aminoacidi sinistrorsi e zuccheri destrorsi.

Anche se gli invasori alieni avessero le nostre stesse basi molecolari organiche non si potrebbero cibare di noi se la vita sul loro pianeta di origine si fondasse sugli enantiomeri opposti. Insomma saremmo alquanto indigesti per loro.

Forse la flotta di invasione extraterrestre potrebbe essere interessata alle nostre materie prime?

La Terra si è formata da uno strato di fusione che ha fatto precipitare il ferro verso il nucleo, la crosta terrestre è quindi relativamente povera di metalli utili come ferro, oro, nickel, tungsteno. C’è di più, perché una civiltà aliena dovrebbe allestire un’industria estrattiva in condizioni di gravità quando gli asteroidi contengono in misura abbondante questi elementi in un ambiente privo di gravità e della fastidiosa presenza di esseri umani?

Non ha molto senso, ricordiamoci che stiamo considerando una civiltà grandemente evoluta in grado di allestire una potente flotta di invasione e quindi con grandissime capacità tecnologiche e robotiche.

Infine, forse, gli alieni potrebbero star semplicemente cercando nuovi mondi da colonizzare per ampliare il loro “spazio vitale” oppure fuggire dal loro pianeta di origine per ragioni ambientali.

Anche questo aspetto è, però, poco convincente. Anche al netto dei problemi connessi al soggiogamento della razza umana, una civiltà cosi evoluta da dominare i viaggi interstellari, potrebbe avere le capacità scientifiche e tecnologiche per complessi interventi di geoingegneria.

Noi stessi stiamo progettando idee e soluzioni per, in un futuro non lontanissimo, “terraformare” una porzione di Marte, in grado di permettere la sussistenza autonoma di una colonia umana. Per quale motivo gli alieni dovrebbero sobbarcarsi un viaggio lunghissimo, i pericoli e le fatiche legate alla conquista della Terra, se possono ottenere gli stessi risultati nella loro patria o nei pianeti vicini?

L’ipotesi dell’occupazione ai fini di una colonizzazione funzionerebbe solo ammettendo che i pianeti come la Terra siano rarissimi e i processi di terraformazione estremamente lunghi e costosi anche per una civiltà tecnologicamente altamente evoluta.

Resta, infine, la possibilità che una civiltà aliena possa essere poco socevole o istintivamente aggressiva. Un’ipotesi esplorata dallo scrittore di fantascienza cinese Liu Cixin nella sua trilogia The Three Body Problem che l’autore definisce come la teoria della foresta oscura, in cui spiega perché non riceviamo segnali alieni postulando che questi stiano intenzionalmente tacendo.

Il succo della teoria è:

“L’universo è una foresta oscura. Ogni civiltà è un cacciatore armato che si aggira tra gli alberi come un fantasma, spingendo delicatamente da parte i rami che bloccano il sentiero e cercando di camminare senza fare rumore. Anche la respirazione è fatta con cura. Il cacciatore deve stare attento, perché ovunque nella foresta ci sono altri cacciatori, furtivi come lui. Se trova un’altra vita – un altro cacciatore, un angelo o un demone, un bambino delicato o un vecchio barcollante, una fata o un semidio – c’è solo una cosa che può fare: aprire il fuoco ed eliminarli. In questa foresta, l’inferno sono le altre persone. Un’eterna minaccia che qualsiasi vita che esponga la propria esistenza sarà rapidamente spazzata via. Questa è l’immagine della civiltà cosmica. È la spiegazione del Paradosso di Fermi».
― Liu Cixin, La foresta oscura

Ci sono due cose che stanno alla base del concetto:

  • La sopravvivenza è il requisito principale di ogni civiltà
  • La crescita della civiltà è necessaria e l’espansione non si può fermare

Anche il fisico teorico Stephen Hawking ha affermato che l’umanità deve rimanere in silenzio e non attirare l’attenzione, poiché le civiltà aliene potrebbero essere attratte dalla Terra, possedere i mezzi per viaggiare più velocemente della luce e venire alla ricerca delle nostre preziose risorse o, addirittura, proprio del nostro pianeta, intenzionati ad impossessarsene eliminando i legittimi proprietari.

Importanza della teoria della foresta oscura

La Teoria della foresta oscura ha dato una nuova dimensione al pensiero. Non abbiamo idea se una civiltà extraterrestre altamente possa essere amichevole o ostile. Quelle civiltà potrebbero considerarci partner, cacciatori o persino prede. Le risorse necessarie per la sopravvivenza sono rare e ogni civiltà del genere avrebbe un disperato bisogno di ottenere le risorse per la sua espansione e sopravvivenza. Ora, su questa base, potremmo avere una spiegazione per il silenzio nello spazio – forse civiltà altamente avanzate hanno paura di essere rilevate – questa potrebbe essere la ragione per cui non hanno inviato alcun segnale finora.

La probabile mancanza di comprensione tra la nostra civiltà e una civiltà extraterrestre potrebbe sollevare sospetti. Non possiamo conoscere le reali intenzioni delle specie aliene né loro possono conoscere le nostre. Quindi, nel dubbio, la considerazione di attaccare per primi l’altra civiltà potrebbe essere considerata un passo saggio. In questo modo, l’ipotesi della foresta oscura potrebbe avere una base di realtà. E la decisione più saggia potrebbe davvero essere quella di rimanere in silenzio e non rivelarsi.

L’ipotesi della Foresta Oscura ci ricorda l’istinto di sopravvivenza e sottolinea che il principio della sopravvivenza del più adatto potrebbe essere applicabile non solo sul nostro pianeta ma all’intero cosmo e deve essere presa in debita considerazione quando inviamo segnali nello spazio profondo.

D’altra parte, per convincerci della validità di questa ipotesi ci basta guardare alla nostra storia, a come si comportarono le nazioni quando scoprirono le americhe e l’Oceania nei confronti delle popolazioni autoctone meno evolute tecnologicamente.

In conclusione, però, escludendo la teoria della foresta oscura che, al momento, resta solo un’ipotesi priva di conferme, il motivo più plausibile di un’eventuale visita aliena, sarebbe stranamente simile ai motivi che hanno spinto l’uomo ad esplorare oltre le Colonne d’Ercole o sulla Luna: semplice, irresistibile CURIOSITA’.

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