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Il jamais vu: il gemello inquietante del déjà vu

Il déjà vu è un fenomeno affascinante, ma il suo opposto, il jamais vu, è ancora più misterioso. Mentre il déjà vu ci fa sentire stranamente a casa in situazioni nuove, il jamais vu ci fa sentire stranamente estranei in luoghi e momenti che conosciamo bene. Cosa si cela dietro questa illusione percettiva?

La ripetizione, un’esperienza apparentemente banale e quotidiana, cela un mistero profondo e intrigante. Il nostro cervello, infatti, intreccia con la ripetizione una relazione complessa e talvolta inquietante, dando vita a fenomeni come il déjà vu e il jamais vu.

e il jamais vu: il gemello inquietante del déjà vu

La strana relazione tra ripetizione e mente tra déjà vu e jamais vu

Tutti abbiamo provato la sensazione di aver già vissuto una situazione presente, un déjà vu. Questa illusione temporale, che ci fa credere di aver già sperimentato qualcosa di nuovo, è stata a lungo oggetto di studio. La nostra ricerca ha rivelato che il déjà vu è in realtà un meccanismo di “controllo qualità” della nostra memoria. Quando la parte del cervello deputata al riconoscimento della familiarità si “inceppa”, segnalando erroneamente una precedente esperienza, il déjà vu agisce come un campanello d’allarme, invitandoci a verificare la veridicità di quel ricordo.

L’opposto del déjà vu è il jamais vu, un fenomeno meno noto ma altrettanto affascinante. In questo caso, qualcosa di familiare, come un volto, una melodia o un luogo, ci appare improvvisamente estraneo e nuovo. La nostra ricerca, premiata con un Ig Nobel, ha svelato i meccanismi alla base di questo fenomeno. Il jamais vu può essere innescato da una ripetizione eccessiva, da uno sguardo fisso o anche da cause ancora sconosciute. È un’esperienza destabilizzante che può portare a sensazioni di disorientamento e confusione.

Il jamais vu, sebbene meno frequente del déjà vu, è un’esperienza comune a molti. Chiunque abbia provato la sensazione di non riconoscere un luogo familiare o di non ricordare come eseguire un’azione semplice, ha fatto i conti con questo fenomeno che ci costringe a mettere in discussione la nostra capacità di riconoscere ciò che ci è familiare e dimostra che la memoria non è un archivio perfetto, ma un sistema complesso e fallibile.

Potrebbe anche aiutarci a comprendere meglio i meccanismi alla base della coscienza e della consapevolezza di sé. La ripetizione, così come il déjà vu e il jamais vu, ci offrono un’affascinante finestra sul funzionamento del nostro cervello. Questi fenomeni, apparentemente paradossali, ci ricordano che la nostra mente è un organo complesso e misterioso, capace di sorprenderci continuamente. Comprendere i meccanismi alla base di questi fenomeni non solo soddisfa la nostra curiosità, ma potrebbe anche aprire la strada a nuove terapie per disturbi della memoria e della percezione.

Utilizzando tecniche di neuroimaging, gli scienziati cercheranno di individuare le aree del cervello che si attivano durante il déjà vu e il jamais vu. Si cercherà di identificare i fattori che predispongono alcune persone a sperimentare questi fenomeni con maggiore frequenza. Creando modelli matematici, gli scienziati cercheranno di simulare i meccanismi alla base di questi fenomeni.

La ripetizione: La chiave del mistero?

I ricercatori hanno scoperto che ripetere una parola più e più volte può farla apparire estranea e priva di significato. Questo fenomeno, apparentemente paradossale, suggerisce che la nostra mente ha bisogno di una certa variabilità per mantenere un senso di familiarità. L’idea che la ripetizione possa alterare la percezione non è nuova. Già all’inizio del XX secolo, la psicologa Margaret Floy Washburn aveva osservato questo fenomeno. Tuttavia, è solo di recente che la ricerca si è concentrata in modo sistematico sul jamais vu e sul suo legame con la ripetizione.

Perché la ripetizione di una parola può farla sembrare così straniera? Gli esperti ipotizzano che il nostro cervello, quando è sottoposto a stimoli ripetitivi, vada in una sorta di “modalità risparmio energetico”. In questo modo, le parole ripetute vengono elaborate in modo meno profondo, perdendo il loro significato e la loro familiarità. La scoperta del legame tra ripetizione e jamais vu ha importanti implicazioni per diversi campi.

Aiuta a comprendere meglio i meccanismi alla base della percezione, della memoria e dell’apprendimento e potrebbe fornire nuovi indizi per lo studio di disturbi come il disturbo ossessivo compulsivo (DOC), caratterizzato da pensieri ricorrenti e azioni ripetitive. Apre nuove strade per l’esplorazione dei circuiti neurali coinvolti nella percezione della familiarità.

Il jamais vu non si limita al laboratorio. Lo sperimentiamo tutti nella vita quotidiana. Quando camminiamo lungo una strada familiare e improvvisamente tutto ci sembra diverso, o quando leggiamo una parola più e più volte fino a perderne il significato, stiamo vivendo un’esperienza di jamais vu, un fenomeno affascinante e misterioso che ci ricorda quanto sia complessa e affascinante la nostra mente. Comprendere i meccanismi alla base di questo fenomeno ci permette di approfondire la nostra conoscenza di noi stessi e di aprire nuove prospettive per la ricerca futura.

La ricerca  è ancora agli inizi, ma le prospettive sono promettenti. Continuando a esplorare questo affascinante fenomeno, potremo svelare nuovi segreti sulla nostra mente e sulla nostra percezione della realtà.

Conclusioni

Se il déjà vu ci fa sentire stranamente familiari in situazioni nuove, il jamais vu ci fa sentire stranamente estranei in situazioni conosciute. Entrambi questi fenomeni ci invitano a riflettere sulla natura della memoria e della percezione. Le ricerche in corso stanno gradualmente svelando i meccanismi neurali alla base di questo fenomeno, aprendo la strada a nuove comprensioni del nostro cervello.

 

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